Racconti antichi

Racconti antichi

Due storie raccontate da Osho 

Un raro brano apparso su Osho Times n. 285

 

Osho


Lo scultore e la sua morte

 

Mi viene in mente una storia antichissima...

A Roma c’era un grande scultore. Le sue statue erano così apprezzate che per la prima volta nella storia, i critici dissero all’unanimità: “Non esiste ulteriore possibilità di miglioramento. Ha detto l’ultima parola! Le sue statue sembrano vive, come se da un momento all’altro potessero uscire dalla loro sede e venire a salutarti, a stringerti la mano, ad abbracciarti!”.

Questa fu la valutazione in tutto il mondo: che l’uomo aveva raggiunto il culmine e che da quel punto in poi non restava nulla da aggiungere a quell’arte.

Poi l’uomo diventò vecchio e cominciò ad avere paura della morte. Quando la sua vecchiaia iniziò a stabilizzarsi, l’uomo cominciò a pensare a cosa fare della morte. Essendo uno scultore, un’idea gli venne in mente facilmente: “Farò una statua di me stesso”.

Aveva una bellissima sala rotonda dove si trovavano centinaia di statue, in piedi e sedute. Quindi pensò: “Quando la morte arriverà mi metterò da qualche parte in mezzo alla folla delle mie statue e respirerò il più piano possibile”. Ed era verosimile, perché la gente diceva sempre che sembrava che le sue statue respirassero. Erano così vive che dovevano fare qualcosa, non potevano restare ferme per sempre in quel modo!

La morte arrivò e si stupì. Lo scultore aveva realizzato diverse statue di se stesso e le aveva sistemate in mezzo alle altre. La morte non si capacitava e continuava ad andare in giro a guardare, a cercare di scoprire qualche segno, ma non ci riusciva. Poi disse: “Mio Dio! Ha commesso solo un errore...”.

A quel punto l’artista dimenticò completamente tutta la situazione e disse: “Che cosa?”.

La morte disse: “Che non sei capace di dimenticare te stesso. E quello l’ho visto subito sul tuo naso, ma ho fatto finta di niente. Ho semplicemente continuato a guardarmi intorno. Volevo vedere se saresti riuscito a rimanere in silenzio. Sarebbe stato davvero andare oltre la morte, ma non sei riuscito a dimenticare il tuo ego, ti sentivi sempre più soddisfatto. Più andavo avanti, facendo finta di esserci cascata, più vedevo con la coda dell’occhio che eri sempre più trionfante, certo di aver sconfitto la morte. Posso essere sconfitta, ma non dall’ego”.

 

Chi è senza ego non deve incontrare la morte. Quando sei nato, hai fatto qualcosa di cui puoi prenderti il merito? Per avere due occhi e non tre? Per avere gli occhi? Senza i quali il mondo sarebbe oscuro, senza colori, senza luce, senza bellezza? Invece tutte queste cose ti sono successe. La nascita, la giovinezza, l’amore, la vecchiaia ti sono accaduti, la morte ti accade. Tutto ciò che è essenziale ti accade e ti resta da fare solo tutto ciò che essenziale non è.

Quindi non sprecare la tua vita nel non essenziale.

Anche il non essenziale è necessario, ma ricorda che l’essenziale non deve essere dimenticato.

E non devi fare nulla per averlo. Devi solo essere ricettivo, aperto, vulnerabile, disponibile, in modo che se la chiamata arriva sarai pronto a dire, con tutto il tuo cuore: “Sì. Sto arrivando”. 1



A una condizione

 

Ho sentito una bellissima storia Sufi.

Un mendicante andò da un imperatore e disse: “Se vuoi darmi qualcosa, devi soddisfare una condizione”. L’imperatore aveva visto molti mendicanti, ma mai un mendicante che ponesse delle condizioni. E questo mendicante era davvero strano, era un uomo che emanava potere. Era un mistico sufi. Aveva fascino e carisma, e la sua personalità aveva un’aura. Persino l’imperatore si sentì un po’ invidioso. E la condizione?!

L’imperatore disse: “Cosa vuoi dire? Cosa intendi per condizione?”.

Il mendicante rispose: “Questa è la mia condizione: accetto l’elemosina solo se riesci a riempire la mia ciotola completamente”.

Era una ciotola per l’elemosina molto piccola. L’imperatore disse: “Chi pensi che sia? Un mendicante? Che non possa riempire questa ciotola per l’elemosina piccola e sporca?”.

Il mendicante rispose: “È meglio che te lo dica prima, perché altrimenti potresti metterti nei guai. Se pensi di poterla riempire, riempila”.

L’imperatore chiamò il suo visir e gli ordinò di riempirla di pietre preziose: diamanti, rubini, smeraldi. “Fai sapere a questo mendicante con chi sta parlando!”. Ma si presentò una difficoltà. Provarono a riempire la ciotola, ma ci fu una sorpresa: quando una pietra vi cadeva dentro, scompariva. La ciotola fu riempita molte volte e ogni volta si svuotò. L’imperatore si infuriò moltissimo, ma disse al visir: “Anche se mi costerà tutto il regno, anche se tutti i miei tesori saranno dilapidati, non importa, ma non posso permettere a questo mendicante di sconfiggermi. Questo è troppo”.

E tutti i suoi tesori, si racconta, scomparvero. A poco a poco l’imperatore diventò un mendicante. Ci vollero mesi, sotto gli occhi di tutti: il mendicante, l’imperatore e tutta la capitale. E tutti si chiedevano cosa sarebbe successo, come sarebbe andata a finire. Tutto stava semplicemente scomparendo.

Alla fine l’imperatore cadde ai piedi del mendicante e disse: “Perdonami, ma prima di andartene, dimmi solo una cosa. Qual è il segreto di questa ciotola? È scomparso tutto!”.

Il mendicante iniziò a ridere. Disse: “È fatta di ego umano. Ho costruito questa ciotola per l’elemosina usando un ego umano: tutto scompare in esso, niente mai lo soddisfa”.

 

È una storia immensamente bella.

È quello che sta succedendo a te. Non è una storia, è la tua vita. Continui a mettere nella ciotola dell’elemosina case, automobili, conti in banca, ma tutto scompare. Ogni volta, ti ritrovi vuoto. Mai nessuna soddisfazione, mai nessun appagamento. E torni a mendicare. Lo fai da tante vite. È la tua storia: è vera, letteralmente, non solo simbolicamente. È una verità nella vita di tutti, nella vita di ogni essere umano.

Restiamo sempre dei mendicanti. La nostra ciotola dell’elemosina rimane vuota e sembra che non abbia fondo. Se lasci cadere in essa qualsiasi cosa, semplicemente scompare.

L’ego non è mai appagato. Quindi l’egoico è la persona meno egoista. Ricorda questo paradosso: l’egoico è la persona meno egoista, perché non è mai soddisfatto. Il non egoista è una persona molto egoista, perché è sempre soddisfatto: ha raggiunto la beatitudine. 2

 

Testi di Osho tratti da:

1. Sermons in Stones #6

2. La Disciplina della Trascendenza, #10 Bompiani Editore

 

Due storie apparse, insieme a molte altre, sull'Osho Times n. 285