La luce al di là

La luce al di là

Racconto di una piccola trasformazione

Dal un articolo di Marga apparso su Osho Times n. 289

 

Spiaggia e mare

 

In questo momento in cui scrivo, c’è un transito planetario nel cielo, che già da prima che arrivasse ho alquanto temuto… Nettuno in Pesci, in quella porzione di cielo che negli I Ching è rappresentata dall’Esagramma 36 e si chiama “L’oscurarsi della luce”. Nello Human Design la ritroviamo come la “Porta della Crisi” e nelle Chiavi Genetiche è addirittura descritta come un viaggio “dalla Turbolenza all’Umanità alla Compassione”.

L’entrata di Nettuno nella Porta 36, il 7 marzo scorso, ha pressappoco coinciso con il mio ingresso in un nuovo appartamento. Da che abitavo in un alloggio di 200 mq al quarto e ultimo piano di una palazzina in mezzo ai campi, mi sono ritrovata in un appartamento molto più piccolo, circondato a distanza non troppo ravvicinata, ma nemmeno molto ampia, da edifici piuttosto alti, sempre al quarto piano, ma in un palazzo di otto.

Sebbene mi sia mossa di pochi chilometri, nell’ambito dello stesso quartiere di una piccola città, Panjim, della provincia settentrionale di Goa, India, lo scenario si è rivelato completamente diverso.

I campi che circondavano la mia precedente dimora non erano semplici prati, ma erano costellati da grandi stagni in cui trovavano dimora diverse specie di uccelli acquatici, tra cui aironi, cormorani e anatre di diversa forma. E naturalmente tanti cani liberi e persino un grande bufalo!

E poi alberi di mango e cespugli pieni di nidi di piccoli uccelli e palme di cocco abitate da cornacchie e cuculi. Le palme in particolare erano molto vicine alla mia casa e le loro chiome esattamente alla stessa altezza, quindi potevo osservare molto da vicino tutta la vita che vi si svolgeva. E alzando lo sguardo verso il cielo vedevo ogni giorno le aquilotte indiane volteggiare e poi planare, a coppie e a volte insieme ai loro piccoli.

L’appartamento, dotato di ben 5 balconi, aveva un’esposizione a 280˚ che mi permetteva di vedere sia l’alba che il tramonto, del Sole e della Luna.

Il nuovo appartamento era molto diverso e per quanto lo sapessi quando ho deciso di cambiare, trovarmici dentro fu veramente un’esperienza poco piacevole, molto peggio di quanto avessi potuto immaginare.

A peggiorare ulteriormente la situazione, pochi giorni dopo essermi trasferita, hanno iniziato dei lavori di tinteggiatura delle pareti esterne, invadendo i miei balconi di grosse impalcature di acciaio e bambù su cui ogni giorno si destreggiavano decine di imbianchini che oltre a imbiancare (4 mani, 4 diversi colori per ogni diverso elemento della struttura) hanno sporcato tutto e rovinato la tinteggiatura nuova fiammante dei miei balconi appena dipinti.

Ho passato giorni bui e tristi. Al mattino mi mancava il Sole nascente a Est, oscurato dagli alti palazzi, e la tenerezza dei campi verdi e degli stagni luccicanti; la grazia degli uccelli in acqua e in volo, tutti impegnati a prepararsi per la giornata, con canti intensi e vocianti.

Alla sera sentivo la mancanza della palla viola del Sole prima che sprofondasse nel Mar Arabico (solo chi ha visto la costa occidentale dell’India sa a cosa mi riferisco) e l’affrettarsi degli stessi uccelli ai loro ripari notturni e l’apparizione dei grandi pipistrelli indiani e altri uccelli notturni dal canto selvaggio. E più tardi sentivo la mancanza della Luna, che come il Sole, prima mi si mostrava per quasi tutto il suo corso nel cielo…

Insomma, era proprio l’oscurarsi della luce, in senso letterale, perché non vedevo più né il Sole né la Luna né niente di niente di niente.

Solo palazzi, al limite i loro giardini. Il parcheggio delle auto. I bambini che urlavano giocando a calcio (a Goa si gioca più a calcio che a cricket, grazie agli oratori dei Salesiani portati dai Portoghesi ai tempi delle colonie). Una chiara sensazione di “condominio” e l’inevitabile constatazione che l’effetto di Nettuno nella fetta di cielo che si chiama “Oscurarsi della Luce” si stava facendo inequivocabilmente sentire…

Ogni mattina mi svegliavo, se non triste, con un senso di deprivazione, per quello che avevo perso.

Finché una mattina, ho ricordato un esercizio di meditazione che avevo imparato diversi anni fa a Miasto, durante uno dei training con Leela, Prasad e Alvina.

Era come risentire la voce di Leela – che ci ha lasciato nel settembre del 2017 – che ci guidava, durante un esercizio: “Senti la qualità essenziale di cui stai facendo esperienza in questo momento e immagina di portarla nella vita di tutti i giorni, mentre lavori, mentre cucini, mentre fai qualsiasi cosa”.

E io, già in piedi, pronta per andare a farmi il caffè, ho chiuso gli occhi, portando le mani al cuore e ho ricordato il cielo rosa dell’aurora e le palme piene di condominii di uccelli che urlavano il loro namastè al Sole. Una scena che avevo visto e vissuto quasi ogni giorno – appena alzata per prima cosa aprivo la tenda e guardavo il Sole sorgere e tutto il panorama intorno – per quasi 5 anni!

Immediatamente ho sentito arrivare nel cuore e in tutto il corpo e negli anfratti dell’anima la gioia, la pienezza, la tenerezza e la pace piena di vitalità mattutina che provavo allora…

È stata una folgorazione, un’epifania, un momento di satori, accorgermi di quanto è limitata la sensazione di perdita se paragonata alla gratitudine di aver ricevuto.

E le parole di Leela continuavano a fluire dentro di me: “Puoi continuare a ricevere la stessa esperienza per sempre, finché vivi!”.

Ho sentito la mia schiena in fiamme, fiamme dolci, di apertura. Di poesia. E tante lacrime per i doni immensi che ho ricevuto nel tempo, un giorno o tanti giorni non fa differenza, e che posso continuare a ricevere per l’eternità, se solo me ne ricordo…

 

Poi sono andata a farmi il caffè, con un bel sorriso stampato sulle labbra e ho continuato la mia solita vita, senza pensarci più di tanto…

E l’indomani mattina di nuovo… Svegliarmi, il senso di perdita, poi il ricordo e la gioia…

E poi ancora così per molti giorni, fino al momento in cui una rivelazione mi ha attraversato come una lama di consapevolezza.

Ero seduta sul balcone rivolto a Nord Est, a godermi l’aria del tardo pomeriggio, prima del tramonto, un po’ angustiata dalla presenza delle impalcature invadenti, e guardavo a Est, cercando di individuare precisamente la direzione dei prati che avevo perso traslocando e che si trovano a pochi chilometri di distanza, ma sepolti dietro coltri di palazzi come il mio.

Ho ripensato alle albe oramai lontane nel tempo, per me. “L’oscurarsi della luce”. I palazzi di cemento. Nettuno in Pesci, Porta 36. La nostalgia. Tante emozioni desolate e affrante. Una spirale che avrebbe potuto portarmi a vivere un altro brutto momento con la vita.

E poi in un attimo la rivelazione. Banale. Semplice. Tuttavia rivelazione.

Un palazzo non può veramente ostruire la luce. Niente può ostruire la luce. È solo un’immagine, un’illusione, una fantasia.

Un limite della mente.

Il Sole continua a sorgere a Est, al di là del cemento, dei palazzi. Al di là di qualsiasi cosa la luce continua a esistere. Come fuori, così dentro.

 

Da quel giorno qualcosa è tornato a posto dentro di me… Una ferita è guarita…

E, visto che mi piacciono i simboli, le parole, le metafore e il bene che fanno all’anima se usati con poesia, voglio aggiungere qualcosa sull’Esagramma-Porta-Chiave Genetica 36.

Ho fatto delle ricerche etimologiche, per quando limitate visto che non conosco il cinese, ma pare che il nome originale dell’Esagramma 36 nell’I Ching sia “La ferita della luce”, tradotto in origine dal cinese al tedesco Verdunkelung des Lichts* e poi all’inglese Darkening of the light e all’italiano Oscurarsi o Oscuramento della Luce.

L’originale, “ferita”, è molto più suggestivo, soprattutto se si raccoglie l’allusione alla ferita e atavica della luce interiore, cioè quando ci ritroviamo a fare i conti con il nostro dolore, la nostra sofferenza, la perdita della gioia di vivere. L’oscura notte dell’anima. Non c’è ferita più grande e più importante da guarire.

Nettuno rimarrà in questa posizione fino al 10 ottobre 2025, quando traslocherà nella Porta 25, L’Innocenza.

Quindi, fino a quel momento, so che il viaggio sarà contrassegnato da molte rivelazioni. E so che andranno ancora più in profondità…

Una cosa importante da comprendere, quando ci si avvicina alle scienze cosmiche ed esoteriche come l’astrologia, lo Human Design o le Chiavi Genetiche, è che c’è sempre un livello materiale e fattuale che accade veramente, grazie al movimento dei pianeti. Non è soltanto metaforico.

Nel mio caso, la luce è veramente ostruita dai palazzi.

Ma quel che NOI facciamo di quel “livello materiale e fattuale”, di tutti gli accadimenti o situazioni che ne derivano, dipende sempre e solo da noi, dalla nostra coscienza, dalla nostra consapevolezza, dalla nostra connessione con il nostro centro, il nostro essere, e dalla nostra capacità di ritornarci quando il livello materiale ci allontana da esso, catapultandoci alla periferia, come è successo a me.

Quindi non ci resta che affinare la tecnica meditativa, perché al di là dei risultati immediati, serve proprio a cristallizzare qualcosa dentro di noi, dandoci la forza di navigare nei mari turbolenti che a volte la vita ci riserva. E ce li riserva eccome!

Quindi, se vi sentite “oscurati”, ricordate la luce, la gioia, l’amore che avete avuto e riceveteli di nuovo. O magari per la prima volta… Sì, perché non è difficile attraversare delle esperienze di bellezza e grazia senza assaporarle veramente e totalmente… È un po’ il gioco della mente “oscurare” l’esperienza della vita con i suoi giudizi, commenti, lamentele…

Mi piace pensare che questa rimembranza piena di gratitudine che può permetterci di ricevere oggi ciò che abbiamo vissuto nel passato abbia anche un po’ a che fare con sammasati, il “giusto ricordo” di cui parlava il Buddha.

E tra l’altro, c’è una tecnica del Vigyan Bhairav Tantra che usa proprio lo stesso principio…

 

ANCHE RICORDANDO L’UNIONE, SENZA L’ABBRACCIO, LA TRASFORMAZIONE.

 

Non ho mai praticato questa tecnica in particolare, ma ho imparato bene la tecnica di Leela, Prasad e Alvina (magari l’avevano presa proprio da qui!) di imparare a ricevere nel presente ciò che avevo vissuto nel passato… Basta chiudere gli occhi, portare una mano al cuore, ricordare, rivivere la sensazione e portarla nel presente, nel qui e ora… Ed ecco LA TRASFORMAZIONE!

 

 

* Dalla traduzione apparsa nel libro di Richard Wilhelm I Ging Das Buch der Wandlungen, pubblicato nel 1924 con prefazione di Carl Gustav Jung e tradotto in italiano da Adeplhi col titolo I Ching Il Libro dei Mutamenti.

 

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