Enneagramma

Enneagramma

Le nove sfumature dell'essere

Marga intervista Satyam. Dal un articolo apparso su Osho Times n. 291

 

Enneagramma


 

Marga: Satyam come sei arrivato all’Enneagramma?

Satyam: Osho ha il grande merito di aver fatto conoscere al mondo l’esistenza di tanti maestri di ogni tradizione, alcuni sottovalutati o ignorati. Ne ha trovato i punti comuni e non le differenze, spaziando dall’Oriente all’Occidente, dal mondo antico fino ai contemporanei. Ci ha sempre invitato a sperimentare ogni tecnica di meditazione per trovare quelle che funzionano per noi, mettendoci in guardia dal pericolo di imitare i grandi del passato, incoraggiandoci a scavare fino a trovare la nostra guida interiore, quello che in India si chiama Sat-Guru.

Quindi non mi sono limitato a praticare tecniche di meditazione, ma ho continuato a percorrere numerosi sentieri di introspezione, ispirati a varie scuole di psicologia del profondo o a tradizioni orientali che andavano dalla Programmazione Neuro Linguistica all’Ipnosi Ericksoniana, dal Counseling al Rebirthing e alle Costellazioni Sistemiche, dal Reiki all’uso del Koan Zen. Ognuna delle esperienze fatte mi aveva in qualche modo arricchito e aperto nuovi orizzonti, nuovi modi di pensare, sentire e agire, fornendomi strumenti preziosi sia per me stesso che da offrire poi ad altri.

Mi mancava comunque un ponte che rompesse una barriera tra due percorsi: alcuni sottilmente rinnegavano il valore di un lavoro paziente nel proprio mondo inconscio, affidando tutto al “divino”. Altri continuavano a guardare con sospetto o diffidenza tutto quello che non rientrasse in canoni tradizionali, riconducibili ai grandi padri fondatori del lavoro dell’inconscio: Freud, Jung e i loro successori.

L’incontro con il lavoro dell’Essenza, attraverso un insegnante, Faisal Muqaddam, fondatore del Diamond Logos Teachings, mi ha fornito uno strumento formidabile per mettere insieme psicologia e mondo spirituale, sulla traccia indicata da Osho. Il nuovo paradigma del Diamond Logos consiste nella rottura di uno schema mentale che considera l’ego come un nemico da abbattere per poter realizzare la propria natura divina. Al contrario di vecchie tradizioni spirituali che pongono l’accento sulla dissoluzione della struttura dell’ego per conseguire la liberazione, o Illuminazione, qui la natura essenziale dell’individuo coesiste semplicemente a un altro livello rispetto a quella del corpo-mente e si tratta solo di riconoscere il nostro ego, senza alcun bisogno di combatterlo, per lasciare emergere il nostro essere individuale, o SÉ superiore. Il sollievo di tale nuova prospettiva che pone l’accento sulla consapevolezza e l’accettazione di se stessi, lasciando andare ogni sforzo di una ricerca di scorciatoie inesistenti, mi ha permesso di fare un salto qualitativo notevole nella mia vita, aprendo una nuova fase di maturazione.

All’interno di questa nuova mappa dell’Essenza, lo strumento fondamentale è l’Ennegramma.

 

Marga: Come si sposano l’Enneagramma e la mappa dell’Essenza con il lavoro di Osho?

Satyam: Per rispondere uso alcune parole di Osho che sento particolarmente in sintonia con questa visione dell’Essenza:

“L’essenziale è la tua individualità; il non essenziale è la tua personalità. In altre parole, l’essenziale è la tua vera anima, il tuo essere; il non essenziale è il tuo ego. (…)

La funzione del maestro è educativa; non informativa, educativa. Educativa nel senso originale del termine. Non spetta a lui darti un certo carattere, perché sarebbe un’imposizione su di te; non spetta a lui renderti cristiano, o induista o buddhista.

Ti deve aiutare a conoscere ciò che puoi essere, perché ciò che puoi essere, lo sei già, in essenza, nel tuo potenziale”. 1

 

Marga: Puoi dire qualcosa sull’Enneagramma in sé, anche a livello storico, come informazione generale per chi non lo conoscesse?

Satyam: Molti secoli fa esisteva una scuola misterica medio-orientale che studiò a fondo l’animo umano, creando una mappa, l’Enneagramma, che descrive e comprende le nove tipologie fondamentali della personalità. All’inizio fu tramandata come tradizione orale e si diffuse in tutto il pianeta; fu usata dal maestro di origine georgiana Gurdjieff, fino a rispuntare in scuole esoteriche in America Latina, per poi esplodere, sul finire del secolo scorso, in una fioritura di studi che attrassero sia gli appassionati della psicologia del profondo, che i Gesuiti, a partire dall’americano Don Riso. I nove enneatipi che compongono il diagramma a forma di stella a nove punte inscritta in un cerchio, sono molto di più di un insieme di caratteristiche negative dei vari tratti di personalità, dei meccanismi di difesa e delle strategie e convinzioni che l’ego costruisce per cercare di sopravvivere in un mondo percepito come “altro da sé”. Ogni tipo racchiude in sé delle qualità essenziali che fanno di ciascun individuo un essere unico e irripetibile. Conoscere a fondo le caratteristiche della propria personalità, o del proprio “enneatipo”, apre la strada nel cammino per ritornare alla propria essenza.

 

Marga: Cosa si intende per ritornare alla propria essenza?

Satyam: Quando siamo venuti in questa realtà manifesta, che chiamiamo mondo, eravamo integri, eravamo una presenza piena di consapevolezza e di amore. Poi, pian piano, abbiamo perduto il “paradiso”, scollegandoci da parti essenziali della nostra natura e, intorno all’età di sette anni, ci siamo stabilizzati in un modello di personalità costituito da una fitta rete di strategie di sopravvivenza. Ogni bambino si costruisce una struttura rigida chiamata personalità e, con l’aiuto dell’ambiente circostante, si convince che sia la sua vera identità. L’Enneagramma ci aiuta in sostanza a seguire il cammino verso la piena realizzazione delle nostre potenzialità per ridiventare, come dicono i Sufi, “ciò che eravamo prima di iniziare a nasconderci dietro una maschera” oppure, come dicono i maestri Zen usando un paradosso, “per ritrovare il volto originale, quello che avevamo prima della nascita”.

 

Marga: Come si conciliano la psicologia moderna e i percorsi spirituali di crescita ed evoluzione?

Satyam: Secondo me è fuorviante dividere la spiritualità dalla psicologia: sono inseparabili. Il lavoro interiore ci porta faccia a faccia con le nostre ferite e i nostri problemi psicologici. D’altra parte, a volte, proprio nel fare esperienza della nostra natura essenziale sorgono i più pesanti problemi narcisistici. L’ego deriva da un senso di mancanza che sentiamo già nel ventre materno. Il cristianesimo dice che siamo “nati nel peccato”. Io quel peccato lo chiamo “buco”. L’ego si dà un gran da fare per evitare di cadere in quel buco, o anche solo di sentire quel vuoto, quella mancanza. Cerca di evitarlo, di riempirlo, ci gravita intorno. Molti, quando si rendono conto della sofferenza che deriva dal proprio ego, cercano di amputarlo, ritenendolo non spirituale. Così non può funzionare. Dobbiamo aprire il nostro cuore, considerando l’ego come un bambino bisognoso di affetto, cercando di capire il suo anelito per aiutarlo a uscire dalla sua confusione. L’ego nasce proprio dalla separazione dal SÉ Superiore. Se combattiamo l’ego, troveremo in esso un nemico formidabile. Possiamo far tesoro delle ricchezze sia dell’Oriente che dell’Occidente. La moderna psicologia del profondo e gli antichi percorsi di crescita “spirituale” non solo non devono essere contrapposti, ma si possono integrare per un obiettivo comune: l’evoluzione dell’essere umano come individuo e come specie. Io mi sento parte di un gruppo di pionieri che cercano di tessere insieme introspezione psicologica e percorsi sapienziali. Lo strumento dell’Enneagramma è utile sicuramente per conoscerci meglio, secondo il principio socratico, ma anche per poterci rapportare in modo migliore con gli altri. Riconoscere nei comportamenti altrui verso di noi la coazione a ripetere e gli schemi coercitivi piuttosto che la cattiva volontà di ferirci o sopraffarci ci dà la possibilità di trasformare la nostra comprensione in compassione. Ci spostiamo dall’ossessione a volerci difendere e proteggere da presunti attacchi esterni alla capacità di osservare e ascoltare veramente la realtà che ci circonda. Indipendentemente dalla visione da cui partiamo, sono convinto che la capacità di vedere la realtà per quello che è costituisca un obiettivo importante per migliorare noi stessi e il pianeta in cui viviamo...



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1. Osho da: Guida Spirituale, discorsi sulla Desiderata, NSC

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Satyam

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