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newsletter n. 052

Ciao! 
Ogni anno, a metà aprile, in Italia si assiste all’arrivo delle rondini: migrano da posti lontani e si ritrovano nel nostro paese. In primavera è bellissimo alzare la testa e vederle volteggiare nello sconfinato cielo blu. Con le loro evoluzioni solitarie o con le loro danze aeree eseguite in grandi stormi, emanano gioia di vivere, senso di libertà, voglia di sprigionare energia...
Ricorda quello che succede anche a Bellaria: un grande stormo di ricercatori, di meditatori, o di semplici curiosi di sapere cosa sia la meditazione, si trova per dare vita al più bell’appuntamento dell’anno: l’OshoFestival.
Ma cosa attira qui tutte queste persone? La meditazione? Il piacere di stare con gli amici? Il desiderio di conoscere meglio se stesse e di incontrare altre persone? Cosa crea la magia che si sente durante quei giorni? Noi organizzatori promuoviamo meglio che possiamo l’evento, ma le persone non tornano certamente, anno dopo anno, solo perché facciamo una buona pubblicità!
Un ingrediente importante è la qualità degli eventi proposti, ma c’è qualcosa che va aldilà di tutto questo: c’è qualcosa di sottile che ci unisce, noi che organizziamo l’OshoFestival, chi conduce i workshop, chi aiuta con il lavoro volontario, le persone per cui è un appuntamento fisso da non perdere, e quelle che si avvicinano per la prima volta. Questo qualcosa lo possiamo chiamare in tanti modi, a me piace chiamarlo Osho. Un grande campo di energia si crea ogni anno, forte, bello, in grado di sostenere la nostra meditazione a lungo, non solo durante quei pochi giorni intensi. Le persone che partecipano sono così tante e così diverse che non trovo un denominatore comune tra di loro, se non l’amore, o per alcuni anche solo una certa attrazione, verso Osho.
Che poi, naturalmente, vuol dire verso se stessi, la propria crescita, la propria meditazione. Solo un vero maestro può fare da collante per così tante persone, ma come faccia a me rimane misterioso. Posso osservare le persone appena arrivate al Palacongressi, vedere la trasformazione che succede sotto gli occhi di tutti e gioire della radiosità di centinaia di volti che, dopo un processo interiore a volte molto veloce (può succedere in un pomeriggio!), irradiano bellezza e gioia di vivere. Non sono un ornitologo, ma la trasformazione di un intero stormo di “rondini”, è uno spettacolo che anche quest’anno non mi voglio certo perdere… Buona lettura, rondinella! - Dhana



La grazia
della totalità

Una condivisione
di Siddho
sui vantaggi
dell’essere consapevoli



Da un articolo apparso su Osho Times



Aver vissuto nelle comunità di Osho, sin da quando avevo poco più di vent’anni, mi ha sicuramente insegnato molte cose: la condivisione, il lavorare senza pensare in termini “economici”, non nel senso del danaro, perché Osho non ha mai giudicato il danaro o la ricchezza; parlo piuttosto della mente “economica”, in contrapposizione alla generosità che scaturisce dalla presenza, rispetto alle azioni.
Osho ci insegna ad agire da un spazio di consapevolezza, di osservazione e come conseguenza naturale ne scaturisce la totalità.
Nell’essere totalmente presente in un gesto, come ad esempio sorseggiare una tazza di tè, la consapevolezza si espande, tutti i sensi ne sono coinvolti. Il tatto, la sensazione della mano che sorregge la tazza, la sensazione del tipo di ceramica, liscia o ruvida, sottile o più grossa, le labbra che si appoggiano e percepiscono lo spessore della tazza, il caldo del tè, il gusto, e la sensazione dello stomaco che riceve un liquido caldo. Tutto questo accade all’interno di un ritmo e tu puoi essere partecipe di
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Il concorso

A una domanda
molto seria
Osho risponde
con una storiella
piena di sorprese...


Un prezioso testo di Osho
 


Osho, perché ti chiamano
il maestro dei maestri?


Osho: È una domanda difficile. Ho dovuto cercare nei registri “akashici” e non in quelli del passato, perché non è registrato lì, ma in quelli del futuro. Questa è una storia del futuro, ascoltate attentamente.
Accade a Moksha, il luogo di riposo per i risvegliati. Un giornalista del quotidiano locale, The Nirvana Timeless, stava disperatamente cercando materiale per riempire la pagina centrale della prossima edizione, che avrebbe dovuto uscire dopo duemilacinquecento anni. Non succedeva molto a Moksha e ben presto si rese conto che
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