Amrita Suha, al secolo Savina Pia Longhi, cara amica ed ex grafica di Osho Times Italiano, ha da poco pubblicato una raccolta di poesie, Poemi per una giornata qualunque. Dopo averla letta, le abbiamo chiesto di scriverci qualcosa di sé e vi proponiamo anche alcuni piccoli dolci “assaggi” dal libro.
Il mio incontro con Osho avvenne nel 1985, quando mia sorella Jivanmukta mi invitò ad andarla a trovare nella Comune in Oregon. Prima di partire feci un sogno: io seduta sul letto, Osho alla mia sinistra e Jivanmukta alla mia destra. Osho si rivolge a Jivanmukta dicendole: “Ma non mi hai mai detto che tua sorella scrive poesie!”. Chi l’avrebbe mai immaginato che l’avrei fatto davvero! A quell’epoca ne avevo scritte solo due!
Tra il 1986 e il 1988, dopo il ritorno di Osho a Pune, durante dei brevi soggiorni, per tre volte il raggio dello sguardo di Osho penetrò dentro di me, come una doccia di pura luce!
Passando in quegli anni le mie ferie a Pune e osservando i grafici dell’Osho Times Italiano all’opera, prese forma il mio desiderio di fare lo stesso lavoro. Ricordo che sognavo a occhi aperti di camminare spedita nell’ashram (allora si chiamava ancora così) con delle cartelle sotto il braccio! E nel 1991 eccomi di fronte a un computer con un
tutorial a imparare i primi elementi del mestiere. Il mio sogno si stava realizzando e continuò così per sette anni. Non sono mai diventata una grande grafica, ma lavorare in quelle condizioni privilegiate con altri meditatori è stata un’esperienza che mi ha fatto “venir giù dalla pianta!” e una grande scuola di vita e di radicamento!
PUNA 1987
ARMONIA MATTUTINA
Un primo raggio di sole
su un viso,
una foglia si lascia baciare,
una rana risponde
in lontananza
e il sorriso del Maestro,
carezza all’anima
Ora che faccio? Vivo, o meglio lascio che la vita mi viva. Vado dove mi porta il cuore e questo mio cuore ha una traiettoria ben precisa: Milano (la città della famiglia), Parigi (la città di residenza), Pune (la città del cuore) e passo dall’una all’altra raccogliendo il nettare di cui ognuna è generosa. Ma soprattutto, stando in ognuna delle tre città non per molti mesi, mi accorgo che l’intensità è diventata la mia compagna, sia nel fare che nel condividere e questo, noto, mi dà – senza alcuno sforzo o presunzione da parte mia – come una piccola marcia in più: invece del tran-tran della vita a me spetta il vrumm vrumm!
Essere pensionata è una grande fortuna. Quando mi chiedono come faccio a non annoiarmi, meravigliata rispondo: “Ma se viene subito sera, senza che me ne accorga”.
La libertà di rimanere senza fare nulla, ferma, in ascolto; di scrivere e, finalmente, di leggere i libri di cui Osho parla ne I libri che ho amato (li ho raccolti quasi tutti in almeno tre lingue); di condividere con gli amici e le persone che la vita mi presenta. Godermi la vita, mano a mano che si “srotola” sotto i miei occhi stupiti e gioiosi, richiede un’attenzione a tempo pieno! Amo stare sola e amo stare in compagnia, mi rigenero e mi spendo nel flusso continuo della vita.
Ma per farmi meglio un’idea del mio percorso, recentemente, il giorno in cui ho festeggiato i miei “primi” tre quarti di secolo, mi sono guardata indietro e mi sono ricordata con tenerezza che:
una volta avevo paura di mettere i piedi per terra, fino al giorno in cui ho scoperto che stavo camminando sulle ginocchia.
Una volta avevo paura di diventare matta, fino al giorno in cui ho scoperto che matta lo ero di già, e che solo la meditazione poteva rendermi sana. Però un pizzico di follia è pur sempre rimasto ed è, a tutt’oggi, la mia dolce bellezza.
Una volta avevo paura persino dell’ombra dell’altro, fino al giorno in cui ho scoperto che l’altro non esiste e che io sono l’altro e porto in me tutto ciò che nell’altro e intorno a me credo di vedere.
Una volta quando pensavo di capire, non vedevo. Allorché credevo di vedere non capivo. Ora so che né comprendo né vedo altro da quello che porto in me.
Una volta ero preoccupata di tutto, fino al giorno in cui mi sono accorta che i miei piedi erano stanchi di portarsi dietro la mia testa piena.
Una volta correvo dietro alle cose per terminarle, al riconoscimento per sentirmi apprezzata, alle persone per essere ricordata, fino a quando non ho scoperto che il mio cuore mi ama così come sono e che non c’è nulla di speciale da fare per amare e sentirsi amata e che ogni istante della vita è completo e perfetto in se stesso.
L’amore è giunto tardi nella mia vita e ricordo che una volta, guardando il mio compagno, l’ho visto trasparente: io gli passavo attraverso e ne uscivo sola. Mi ha colpito quando ci siamo incontrati (era il 1991 a Pune) intuire che il suo essere uomo (e che uomo Yoga Teertha!) corrispondeva al mio maschile interiore e che il mio essere donna corrispondeva al suo femminile interiore. La meditazione, l’amore per il lavoro che in reparti diversi svolgevamo nell’ashram, insieme al forte interesse per ciò che è altro e diverso da sé, ci ha fatto crescere, nonostante la mancanza di riferimenti culturali comuni: lui indiano, io italiana ed entrambi non più giovani di età!
E, soprattutto, l’amore mi ha dato occhi per vedere, nei momenti più difficili, l’altra faccia di me, la parte negativa, quella che non avevo visto. Assumermene pienamente la responsabilità mi ha permesso di procedere, con il mio bello e con il mio brutto insieme che si tengono per mano. Così mi sono – duramente – guadagnata l’amore per me stessa! Ora sento che la creazione della mia vita è interamente nelle mie mani.
La cosa che oggi mi riesce meglio è ridere di me stessa e trovare in ogni cosa un lato comico che provoca il riso, sia che sia vestita da clown oppure no. Mi fa sentire così bene, così viva e così sconveniente, così scioccante! Per dirla in parole povere, sono felice di essere me esattamente come sono, in questo corpo esattamente come è.
La mia oscurità si sta trasformando in luce, ho immensa fiducia nella vita e la amo con tutto il cuore, qualsiasi cosa essa mi presenti da vivere, il mio cuore è il mio maestro. Solo il mio corpo invecchia, mentre dentro mi sento giovane e fresca, mentre mi lascio portare dalle correnti cangianti della vita, sicura che – presto o tardi – un giorno mi porterà fino all’oceano.
2012
(Dopo la sua scomparsa)
Ascolta, Teertha
Come mi batte forte
… il tuo cuore !
Suha
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