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Il dono dei Sufi

Una piccola antologia di storie Sufi – patrimonio di valore inestimabile di questa tradizione meditativa – raccontate da Osho
 


Un prezioso testo di Osho apparso su Osho Times n 218

Un’immensa fiducia
Un uomo, appena sposato, tornava a casa con la moglie. Mentre stavano attraversando un lago con la barca, improvvisamente scoppiò una tempesta. L’uomo era un guerriero, ma la donna era molto spaventata. Sembrava che non ci fosse più niente da fare: la barca era piccola, la tempesta era davvero forte e a ogni istante che passava avrebbero potuto affondare. Ma l’uomo si sedette in silenzio, calmo e tranquillo, come se niente fosse.
La donna, tremante, disse: “Non hai paura? Questi potrebbero essere gli ultimi istanti della nostra vita! Sembra proprio che non riusciremo mai a raggiungere l’altra sponda. Solo un miracolo ci può salvare, altrimenti la morte è certa. Non hai paura? Sei pazzo o cosa? Sei fatto di pietra o qualcosa del genere?”.
L’uomo sorrise e tirò fuori la spada dal fodero. La donna si fece ancora più confusa: che cosa sta facendo? L’uomo avvicinò la spada nuda al collo della donna, così vicino che restava solo qualche frazione di millimetro prima di sfiorarlo. L’uomo disse: “Hai paura?”. Lei iniziò a ridacchiare e ridere e poi disse: “Perché mai dovrei avere paura? Se la spada è nelle tue mani, perché mai dovrei avere paura? Lo so che mi ami”.
L’uomo ripose la spada e disse: “Questa è la mia risposta. Lo so che dio ama e la spada è nelle sue mani, la tempesta è nelle sue mani, quindi qualunque cosa accadrà, andrà bene. Se sopravvivremo, bene e se non sopravvivremo, bene, perché tutto è nelle sue mani e non può fare niente di male”.
Questa è la fiducia che un meditatore deve assorbire. Una tale immensa fiducia è in grado di trasformare tutta la vita. Solo una tale immensa fiducia è in grado di trasformare la tua vita: meno di così non funzionerà.
da: Osho, The Rainbow Bridge # 7

Prendi per mano l’ignoto
Si racconta che un giovane pienissimo d’ego andò a incontrare un grande mistico Sufi, Hassan. Il ragazzo aveva tutte le ragioni di essere egoico. Faceva parte della famiglia reale e aveva avuto come insegnanti i più illustri precettori della nazione. Aveva conosciuto gli illustri maestri di ogni eccelsa disciplina e si era recato da ogni illuminato di cui fosse venuto a conoscenza. Sapeva molte cose, aveva raccolto una vasta conoscenza, ed era un grande intellettuale. La sua memoria era perfetta e conosceva alla perfezione tutto il Corano, quindi aveva ogni ragione per essere egoico.
Quando arrivò da Hassan, cominciò col raccontargli che aveva vissuto con quel maestro e quell’altro, che aveva let­to questo e quest’altro. Hassan iniziò a ridere e quindi il giovane disse: “Perché ridi?” e si sentì un po’ irritato.
Hassan rispose: “Sarebbe stato
me­glio se avessi permesso a questi maestri di studiare te, piuttosto che tu studiare loro. Che grande sventura averli studiati e non aver permesso loro di studiare te. Avrebbero dovuto essere loro a studiarti, sarebbe stato molto meglio”.
Esistono misteri che è meglio non comprendere, piuttosto, lascia che il mistero comprenda te, ti darà una beatitudine più grande. Lascia che sia il divino a comprendere te, permettigli di conoscerti, perché non c’è altro modo per noi di conoscerlo. La nostra conoscenza non può che essere limitata.
Perciò, ti dico, invece di conoscere, partecipa. Tutto ciò che accade è mistico. Non è metafisica. Dissolviti in esso. Lascia andare la mente perché la mente cerca continuamente di capire solo per potere avere il controllo. La conoscenza è violenza e in profondità è conflitto. E ancora più in profondità è paura.
Per questo abbiamo paura di un estraneo. Dopo aver capito chi è, da dove arriva, a quale comunità appartiene, hai meno paura, perché pensi di sapere qualcosa di lui. E se ci vivi insieme per un anno hai ancora meno paura perché ne capisci gli umori, lo stile, ogni cosa. E se vivi con lui per vent’anni, te ne dimentichi totalmente. Che entra o esca dalla stanza non fa differenza. Ma quando lo hai incontrato, il primo giorno, era uno straniero. Avevi paura perché non potevi controllarlo, ora sai come farlo.
Quindi ricorda, il bisogno stesso di conoscere è frutto della paura. Partecipa, piuttosto, rilassati, prendi per mano l’ignoto e seguilo. Abbi fiducia e succederanno molte cose.
da: Osho, A Rose is a Rose is a Rose #15

Riempire il vuoto
C’è una famosa storia Sufi, parla di un re che stava morendo. Aveva tre figli, tutti molto saggi, ed era preoccupato di chi scegliere come successore. Avevano più o meno la stessa età, quindi l’età non poteva essere il fattore decisivo ed erano tutti e tre belli, in salute, intelligenti. Era quasi impossibile decidere, quindi chiese aiuto a un suo anziano consigliere. Il vecchio disse: “Farò una specie di prova”.
Chiamò i tre ragazzi e diede ciascuno un palazzo e del denaro, una piccola somma, e disse loro: “Con questi soldi dovete riempire il palazzo completamente, non dovete lasciare alcun vuoto”. Era difficile. I palazzi erano enormi e i soldi pochi!
Il primo pensò e ripensò, rimuginando. Era impossibile riempire quel palazzo con quei pochi soldi. Non erano abbastanza per i mobili, nemmeno per le tende. Quadri e candelieri? Impossibile! Quindi, cosa fare? Riuscì a pensare solo una cosa: con quei pochi soldi avrebbe potuto riempire il palazzo di immondizia. Quindi così fece, tanto il consigliere non aveva detto di cosa riempirlo, bastava che fosse pieno! Quindi disse: “Una logica perfetta”.
Il secondo ci pensò su tantissimo e non riuscì a trovare una soluzione. Pensò e ripensò fino all’ultimo, ma fu impossibile. Non era disposto a riempirlo di immondizia e non c’era altro che potesse acquistare con quella somma di denaro, quindi il palazzo restò vuoto.
Il terzo comprò delle piccole lanterne di terra cotta, dell’incenso e dei fiori. Bruciò l’incenso e tutto il palazzo si riempì di profumo. E accese le piccole lanterne, molto economiche, e il palazzo si riempì di luce. E quando il re arrivò, c’era solo una piccola ghirlanda e dei fiori per lui, niente altro.
Il re rifiutò il primo palazzo, perché la condizione era stata soddisfatta, aveva riempito la casa, ma di immondizia! Il secondo fu un fallimento, perché il palazzo era vuoto e invaso dall’oscurità: il ragazzo non era riuscito a decidere cosa fare.
Fu scelto il terzo come successore, perché con quella piccola somma di denaro era riuscito a riempire il palazzo e non solo: era strapieno, abbondante. La luce arrivava sin sulla strada e il profumo si diffondeva insieme al vento.
La tua casa adesso è come il palazzo del secondo ragazzo, vuota. Prima era piena di immondizia, come il palazzo del primo ragazzo, ma è stata rimossa. È come il palazzo del secondo.
Aspetta! Solo la fragranza dell’amore e la luce della meditazione funzioneranno. E il tuo palazzo si riempirà nuovamente e di qualcosa che ha un immenso valore e che naturalmente non costa nulla. Quindi non preoccuparti. Ama e medita di più, il vuoto è bello!
da: Osho, A Rose is a Rose is a Rose #18

Il gioco di dio
Si dice che Mansoor, il grande mistico Sufi, quando fu ucciso, rise. Lo stavano assassinando, macellando, in modo molto più crudele di quanto fecero con Gesù. Lo smembrarono pezzo per pezzo: prima i piedi, poi le mani, poi gli occhi, poi la lingua. Fu ucciso pezzo per pezzo e fu una tremenda agonia, ma mentre lo uccidevano, lui rideva. Guardò il cielo e rise fragorosamente, una risata che era un ruggito! La gente restò scioccata, non riuscivano a crederci “È impazzito? Non è certo il caso di ridere!”.
E quando qualcuno tra la folla gli chiese: “Perché ridi, Mansoor?” lui rispose: “Rido perché non può ingannarmi, in qualsiasi forma arrivi, lo riconoscerò. Quindi rido a dio!”. Rideva a dio dicendo: “Non puoi ingannarmi, in qualsiasi forma arrivi, io ti amo! Non puoi imbrogliarmi. Ti ho conosciuto e ti ho conosciuto una volta per tutte!”.
Quindi, d’ora in poi, agisci in modo molto amorevole. Se qualcuno ti tratta male, è comunque dio, che semplicemente non ha scelto di trattarti bene, in questo momento, quindi va bene. Ma non fa alcuna differenza. Anche se qualcuno arriva e ti ammazza, è dio che è arrivato sotto le spoglie di un assassino. Va bene se ha scelto quel modo, ma non togliere il divino dalla persona. Forse è un assassino, ma è sempre dio. È dio che sta giocando in quel modo…
da: Osho, A Rose is a Rose is a Rose #18

L’occhio del desiderio
Una storia Sufi racconta che quando Alessandro Magno morì e raggiunse il paradiso, portò con sé tutto il suo carico: tutto il regno, l’oro, i diamanti. Naturalmente non nella realtà, ma come idea. Le idee hanno lo stesso peso, anzi è l’idea il reale peso. Era troppo appesantito dall’essere Alessandro. Il guardiano cominciò a ridere e disse: “Perché ti porti dietro un tale peso?”. Alessandro rispose: “Quale peso?” perché nella realtà non aveva niente con sé. Era tutto nella testa, era la testa a essere pesante.
Il guardiano gli diede una bilancia e mise un occhio su uno dei due piatti. Disse ad Alessandro di mettere tutto il suo carico, la sua grandezza, i tesori, il regno sull’altro piatto. Alessandro obbedì, ma l’occhio continuava a essere più pesante. Quindi Alessandro salì sulla bilancia lui stesso, ma l’occhio era ancora più pesante.
Disse al guardiano: “Non capisco come può essere così pesante questo minuscolo occhio. Che cos’è? È un trucco, una magia?”.
Il guardiano rispose: “Questo è un occhio umano. Rappresenta il desiderio umano… il desiderio verso l’esterno. Non può essere appagato, per quanto grande sia il tuo regno e grandi i tuoi sforzi. Nemmeno un solo occhio umano pieno di desideri può essere appagato”. Alessandro a quel punto disse: “Allora qual è il modo per appagarlo?”. Il guardiano gli gettò un po’ di sabbia negli occhi. L’occhio immediatamente batté la palpebra e perse ogni peso, fu privo di peso all’istante!
È una bella storia. Nell’occhio del desiderio deve essere gettata un po’ di polvere di comprensione. Il desiderio scompare e resta solo il bisogno che non è pesante. I bisogni sono pochi… e sono belli. I desideri sono orrendi e fanno degli uomini dei mostri. Creano dei folli.
Ricordalo sempre e scegli sempre ciò che porta più pace. Quando inizi a imparare a scegliere ciò che porta pace, una stanzetta sarà abbastanza, poco cibo sarà abbastanza, pochi vestiti saranno abbastanza, un amante, un uomo molto normale, sarà abbastanza. Ma se continui a chiedere sempre di più, diecimila uomini non ti basteranno. Anche l’uomo più meraviglioso si esaurisce prima o poi. Il tuo desiderio è inarrestabile, non conosce fine, non si ferma mai.
da: Osho, Beloved of My Heart #5

Ciò di cui hai bisogno
Un mistico Sufi, Bayazid, pregava dio ogni giorno, esprimendo riconoscenza e gratitudine. A volte non aveva nulla di cui essere grato.
Una volta, lui e i suoi discepoli, rimasero senza niente da mangiare per tre giorni. In ogni città davano loro la caccia, i musulmani ce l’avevano con loro. Ma anche quella sera, Bayazid ringraziò dio. Un discepolo disse: “Questo è troppo. Non lo tolleriamo più. Per cosa ringrazi dio?”. Bayazid aveva appena detto: “Sei così buono, mio signore. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dai sempre”. Il discepolo disse: “Ora stai esagerando. Abbiamo fame da tre giorni e siamo stati scacciati da ogni villaggio e la gente ci cerca per ucciderci. E tu dici: ‘Tutto ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dai sempre’? Cosa ci ha dato in tre giorni?”.
Bayazid rise e rispose: “Ci ha dato tre giorni di povertà, fame e gente che vuole la nostra pelle. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ce lo dà. Di questo c’è bisogno. Deve essere così, perché lui la sa più lunga di noi”.
Questo è l’atteggiamento religioso. Ed è un atteggiamento molto alchemico, trasforma ogni cosa. Il vile metallo diventa immediatamente oro se gli dai uno sguardo religioso. Lo sguardo religioso è la pietra filosofale. Tocchi una cosa e diventa immediatamente oro.
Quindi tocca la tua tristezza con un cuore grato e religioso e improvvisamente vedrai che persino la tristezza ha una bellezza. Un silenzio immediatamente discenderà tutto intorno a te e ti sentirai grato della tristezza. Al momento giusto ti dà sempre ciò di cui c’era bisogno. Potresti non comprenderlo, potresti fraintendere, ma non fa alcuna differenza.
da: Osho, Beloved of My Heart #13

È dappertutto!
Una parabola Sufi. Due discepoli si recarono da un maestro per essere iniziati. Il maestro diede a entrambi un pappagallo e disse loro di andare in un posto assolutamente solitario, dove nessuno li avrebbe visti, uccidere il pappagallo e tornare. Il primo tornò dopo pochi minuti. Era uscito, era andato sul retro della casa, aveva guardato che non ci fosse nessuno, poi aveva ucciso il pappagallo ed era tornato. Il maestro disse: “Aspetta. Lascia che torni anche l’altro”.
Passarono i giorni, i mesi e poi gli anni. Dopo tre anni il secondo uomo tornò col pappagallo ancora vivo. Disse: “Riprenditi il tuo pappagallo. Se questa è la condizione per essere iniziato è impossibile per me soddisfarla. Ci ho provato in tutti i modi: sono stato sulle montagne, in caverne oscure, in grotte sotterranee, ma è impossibile!”
Il maestro chiese: “Cosa è impossibile?”. Rispose: “In primo luogo, io ero presente, il pappagallo non era solo. Ho chiuso gli occhi, mi sono bendato, ho messo il pappagallo alle mie spalle, ma era presente il pappagallo. L’ho drogato, lo reso inconscio, ma poi all’improvviso sono diventato consapevole che dio è presente ed è presente dappertutto. Ho provato di tutto per tre anni e non ho trovato un solo luogo in cui non fosse presente. Quindi per favore riprenditi il pappagallo. Mi dispiace, ho fallito”.
Il maestro rise e disse: “Ce l’hai fatta, è il tuo amico che ha fallito” e disse al primo: “Vai a farti fottere. Sei semplicemente stupido. Ti ci vorranno intere vite per comprendere ciò che insegno”. Ma all’altro disse: “Ti accetto, sei il benvenuto. Questa era una prova e tu l’hai passata”.
Non c’è bisogno di andare chissà dove per trovarlo. È dappertutto. E il modo di onorarlo è amare la vita e amare tutto ciò che la vita contiene.

da: Osho, Don’t Let Yourself Be Upset by the Sutra, rather Upset the Sutra Yourself #22


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