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Meditare a Osho Miasto
Man mano che il tempo passava, il silenzio nella Maha Vipassana diventava sempre più tangibile, qualcosa che coinvolgeva tutto l’essere, la mente, la pancia... ed evidentemente anche il cuore se alla fine di questa splendida esperienza è bastato disporci tutti in cerchio e salutarci con un inchino e un namastè – il saluto indiano a mani giunte che riconosce la divinità di chi abbiamo di fronte – per far scorrere lacrime di gratitudine e accendere sorrisi di pace profonda e amorevolezza... sorrisi da Buddha, appunto

Il bello della Vipassana sono... le sorprese!
Quando fai un ritiro, dal principio sembra non succeda mai nulla: ti siedi, chiudi gli occhi, inizi a osservare il respiro, osservi anche i pensieri... tornando sempre al respiro quando ti accorgi che ti sei perso in qualche “storia” mentale. E poi è ora di fare i 15 minuti di camminata Zen, lenta, poi di nuovo ti siedi, per giorni... sempre così, tutto uguale, quasi noioso... ma no!
Poi all’improvviso, magari ti servono un paio di giorni, ti accorgi che tutto succede molto più lentamente: tu sei rallentato, non vai più automaticamente così di fretta come al solito, ti dai maggior tempo per gustarti le cose, non sei più sempre così proiettato sul futuro, l’importante non è quello che succederà dopo, ma quello che sta succedendo sul momento, e non importa poi se non succede molto... ti godi te stesso, il semplice essere, il semplice esistere.
Il silenzio comincia ad accompagnarti sempre più in ogni momento, e hai molta più energia e attenzione per quello che realmente ti circonda, e la realtà comincia a sorprenderti!
Anche solo il verde di una foglia, le sfumature di un fiore, i colori del ghiaino che calpesti, assumono improvvisamente una tale bellezza che talvolta ti commuove.
Niente esplosioni, fuochi d’artificio o spettacoli pirotecnici, ma sentire la profonda bellezza di quello che semplicemente è – te compreso! – ti fa quasi comprendere appieno ciò che voleva dire Osho quando parlava di sé come di una persona profondamente ordinaria, anche se illuminata... anzi proprio perché illuminata!
Un ritiro di Vipassana ti strappa dalle grinfie della mente e ti restituisce alla realtà...
Ed è sempre una sorpresa! Sahaja
La parola a Shunyo!
la facilitatrice
Una Vipassana con 100 persone non era mai successa neppure a Pune... e a Miasto nel 2013 erano per lo più italiani e tutti in silenzio! Incredibile!
Ed è stato emozionante vedere vecchi amici di trent’anni fa e così tante persone nuove meditare insieme.
Una cosa ha aiutato molto: un ritiro di Vipassana è qualcosa di molto strutturato e ha bisogno di essere organizzato bene, di un buon team... e qui a Miasto l’organizzazione è stata fantastica, così completa e precisa! Hanno pensato a tutto.
La reception di Miasto
Siamo stati io e Prafulla, tra i membri più “anziani” della Comune, a dare il benvenuto ai partecipanti della Maha Vipassana in Buddha Hall, come si fa all’inizio di ogni gruppo e, fogli alla mano, erano proprio cento. Cento Buddha. Erano tutti lì davanti a noi, aperti, vulnerabili… È stato un momento indimenticabile, di grande amore e gratitudine, anche per noi, per tutto il lavoro che facciamo. Ha un senso, ne vale la pena… Sundi
Lo staff della cucina di Miasto
A volte è molto difficile lavorare in cucina durante i gruppi perché è come se non ci fosse mai abbastanza tempo e quindi il “fare” diventa difficile. Durante la Vipassana, in cui c’erano cento persone, è stato molto facile, sembrava che il lavoro fosse dimezzato, sembrava che ci fossero zero ospiti, perché tutto è fluito facilmente.
Era come se la mente non ci fosse. C’era il cuore, c’era l’accettare gli altri com’erano. Ho notato che alcuni dei partecipanti erano in uno spazio molto profondo, altri erano in difficoltà nell’entrare in quella profondità, però c’era l’accettazione di tutto…
È il mondo che vorrei, sempre.
Sempre così silente. Mouji
Ho notato una grande differenza tra il gruppo di Vipassana e gli altri gruppi, nel senso che ho avuto la sensazione che le persone fossero come un organismo unico e si muovessero insieme. C’era molta attenzione, molta armonia, anche se magari si notava che certe persone erano in uno spazio delicato, fragile. Però si sentiva la presenza, arrivava prima ancora delle persone fisicamente.
A livello personale era come se il silenzio fosse diventato parte anche di me internamente, quindi c’è stato il tempo di assaporarlo e la tendenza, nei momenti in cui non lavoravo, era di stare molto da sola e meditare anch’io in Vipassana, mi veniva proprio spontaneo. È stata un successo incredibile, il fatto che ci sia stata tutta questa risposta, che così tanta gente sia venuta, denota proprio il fatto che c’è bisogno di tanto silenzio e di tanta osservazione. Jaya
Avere cento persone che venivano a mangiare in silenzio è stata per noi una bellissima esperienza.
Arrivavano e dopo mezz’ora andavano via, e non è normale in cucina. Normalmente la gente arriva e c’è casino, tante domande, richieste…
Abbiamo fatto anche noi una settimana di silenzio, praticamente, ed è stato veramente grande, bello per tutti, esserci, farne parte, sentirsi parte di questo progetto. È stato qualcosa che ha coinvolto tutta la Comune. Noi, da parte nostra, abbiamo cercato di preparare dell’ottimo cibo, di rispondere dal cuore e dare sostegno a queste persone. La richiesta di Shunyo era di un cibo normale, ma che se qualcuno voleva mangiare leggero ci fosse anche quella possibilità. Shunyo aveva detto che dovevano essere i partecipanti a scegliere cosa mangiare e non che la cucina dovesse preparare qualcosa di particolare.
Per quanto riguarda l’organizzazione in generale, era una cosa nuova e questo mi ha stimolato molto di più, perché ci siamo davvero preparati per questo evento. È stata proprio una bella settimana.
Alla fine del gruppo ho fatto delle torte molto belle e c’è stata tanta gente che ringraziava, tanti che chiedevano ricette di cucina!
Una cosa che mi ha toccato molto è che sono venuti tutti a ringraziare la cucina e tutti gli altri dipartimenti, a dire che eravamo stati presenti. Tanti erano persino preoccupati che forse era stato troppo, invece per noi è stato un piacere, ci ha portato “dentro” anche noi, è stata proprio una bellissima esperienza. Navino
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