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La legge dell'armonia
Un amore che brucia l’ego
Un prezioso testo di Osho apparso su Osho Times n 223

Osho,
avverto quel qualcosa di meraviglioso e incredibile che accade a te là, sulla tua sedia. E sento sempre più, negli anni, qualcosa di meraviglioso che accade qui, dentro di me.
Nel mio caso non si tratta di illuminazione, questo lo so, ma è come un’armonia con te.
Puoi dire qualcosa riguardo a come farmi strada attraverso il fumo della mente per portare allo scoperto questa meraviglia, questa bellissima sensazione di dono piovuto dal cielo, in modo che possa crescere?
Il fenomeno dell’armonia è una delle esperienze più misteriose possibili. Significa che due corpi sono sempre due corpi, ma le due anime racchiuse in essi non sono più due. Un’anima dentro due corpi: questo è il significato esatto di armonia. È l’esperienza più deliziosa.
Di norma viviamo nel conflitto, nella disarmonia.
Il marito vive in disarmonia con la moglie e lo chiamano vivere insieme. Ma, a meno che non sorga questo essere “uno”, il loro stare insieme non è altro che un conflitto sotterraneo che può eruttare in qualunque momento per qualsiasi sciocchezza insignificante: sono seduti su due vulcani!
I genitori avvertono il divario generazionale tra loro e i figli, e sembra che non ci sia un punto d’intesa comune: l’armonia è una meta lontana. Non comprendono neanche i rispettivi linguaggi! Non che parlino lingue diverse, ma sono diversi la visione, gli atteggiamenti, l’approccio alla vita e sembra che non esista un modo per porvi fine. Genitori e figli hanno sospeso la comunicazione, perché ogni volta che parlano tra loro nasce un litigio.
Lo stesso capita tra mogli e mariti. Quando sono ancora sposini i rapporti sono roventi: litigano, le mogli scagliano oggetti, rompono piatti, tazze e bicchieri, lanciano cuscini. I mariti fanno lo stesso: picchiano la stessa donna della quale una volta pensavano di non poter fare a meno. Non solo la picchiano, ma spesso e volentieri immaginano persino di ucciderla, perché se non lo fanno, sarà la moglie a uccidere loro. È solo questione di chi prende prima l’iniziativa, è una guerra fredda.
Poi gradualmente le cose si intiepidiscono: non si tirano più i cuscini, non rompono più tazze e bicchieri. Ma non vuol dire che abbiano raggiunto un’armonia, vuol dire semplicemente che hanno compreso quanto sia sciocco comportarsi a quel modo: è meglio stare in silenzio. Il marito continua
a leggere il giornale di sempre. La domenica poi si fa un po’ più complicato: si evitano a vicenda, non vogliono ritrovarsi da soli insieme.
Un mio amico – un uomo molto ricco – quando compì cinquant’anni mi disse: “Ho abbastanza denaro. Ho solo due figlie e ora sono sposate. È piuttosto difficile, perché ora in casa siamo rimasti solo io e mia moglie”.
Ma io dissi: “Dovresti rallegrartene. Credevo che il tuo fosse un matrimonio d’amore”.
E lui riprese: “Ora non uso più la parola ‘amore’, è stata questa parola a distruggere la mia vita. È solo per via di mia moglie che continuo a portare avanti gli affari e le imprese; è solo per evitare lei, altrimenti non sarebbe affatto necessario”.
Io aggiunsi: “Allora trovati un bel posto in montagna, trasferisciti lì e vivi in serenità”.
E lui rispose: “Da solo con quella donna in montagna? Stai parlando di omicidio!”.
E io dissi: “Ma che dici? Chi ucciderà chi?”.
E lui rispose: “Dipende da chi prende l’iniziativa per primo. Da solo con quella donna? Non se ne parla! Se tu fossi disposto a venire e stare con noi potrei avere scampo, andrei in qualsiasi posto di montagna. Ma senza un amico io e lei non andiamo nemmeno a vedere un film al cinema. E l’amico deve sedersi in mezzo a noi, altrimenti basta un niente e ci mettiamo a litigare”.
E io dissi: “Non vi vedo mai litigare”.
E disse: “Questo è vero. Per anni è stato tutto sotterraneo. Ma eccome se litighiamo. Dentro di me la prendo a botte e lei fa lo stesso. Ma senza scenate. Cosa penserebbe la gente, la servitù?”.
Non dormivano nella stessa camera. Chiesi il perché alla moglie. Disse: “No, non ci sono problemi, è solo che russa”.
E io le dissi: “Ho dormito nella stessa stanza con lui molte volte. Non l’ho mai sentito russare”.
Così chiesi al mio amico: “Spiegami un po’? Tua moglie dice che russi”.
E lui disse: “Sì, russo, solo per farla stare nell’altra stanza. Non russo mai mentre dormo! Per questo non mi hai mai sentito. Devo sforzarmi di russare, è un’arte molto difficile, bisogna impararla. Ma è solo per darle un pretesto. Lei comunque voleva dormire nell’altra stanza, ma serviva una scusa. E qui è perfettamente tranquillo. Lei sta di là, io chiudo a chiave la porta, perché potrebbe venire nel cuore della notte con qualche idea in testa e mettersi a discutere”.
La gente non vive in armonia.
L’armonia è una parola vuota e per la gran parte delle persone purtroppo resta tale. La gente conosce solo la lotta, la rabbia.
Armonia significa che stai lasciando andare il tuo ego, che stai dicendo: “Vorrei stare con te, così profondamente in unione che l’idea stessa di ‘io’ non è più necessaria”.
Alcune persone hanno vissuto in armonia. Il maestro e il discepolo in special modo non possono avere alcun genere di rapporto se non c’è armonia. Il maestro è senza ego e il discepolo non deve fare altro che abbandonare il suo di ego e così due consapevolezze diventano una; e una grande musica comincia a vibrare... in entrambi, una sola musica.
Succede anche in altri tipi di relazione, ma molto raramente.
Mi viene in mente uno strano libro in sanscrito. È intitolato Bhamiti. È un nome curioso poiché si tratta di un’edizione commentata di uno dei trattati più filosofici che siano mai stati scritti, i Brahmasutra di Badarayan.
Questo autore è forse il filosofo più grande che il mondo abbia mai prodotto e ha scritto queste brevi massime, i Brahmasutra, che parlano della verità suprema.
Non esiste altro libro al mondo al quale siano stati dedicati così tanti commenti – centinaia di migliaia – perché le massime sono talmente brevi e condensate, che a meno che qualcuno non le spieghi e interpreti, non si può carpirne il significato.
È uno strano libro. Nessun altro libro ha mai avuto lo stesso destino dei Brahmasutra di Badarayan. In principio furono scritte delle edizioni commentate del libro, ma visto che erano molto difficili da comprendere a loro volta, nacquero anche le spiegazioni alle edizioni commentate, quindi spiegazioni delle spiegazioni. Ma poi neanche queste erano così semplici, perciò ancora spiegazioni sulle spiegazioni delle spiegazioni... È l’unico libro del quale si trova una lunga serie di edizioni commentate e di cui l’originale è andato perduto. E per migliaia di anni in India sono state scritte spiegazioni alle edizioni commentate per portare il suo significato alle masse.
Una di quelle edizioni – una delle migliori sui Brahmasutra – è per l’appunto Bhamiti ed è curioso, perché Bhamiti è uno strano nome da dare a un commento. È il nome di una certa donna e scegliere questo nome per il libro...
L’autore di questa edizione era un grande filosofo, Vachaspati, la cui moglie si chiamava Bhamiti. Gli ci vollero dodici anni per scrivere l’edizione commentata e aveva deciso che il giorno in cui l’avesse terminata avrebbe rinunciato al mondo e si sarebbe ritirato sull’Himalaya. A un certo punto, in piena notte, fu completa. Prese la candela che aveva illuminato la sua scrittura per tutto quel tempo e andò nella sua stanza. Vi trovò una donna e le chiese: “Chi sei e cosa fai qui?”.
Lei rispose: “Mio signore, eri talmente immerso nella scrittura che hai completamente dimenticato di avermi sposato. Sono tua moglie”.
Vachaspati disse: “Ricordo. E ricordo anche che ogni giorno... Ti chiedo solo di mostrarmi la tua mano, perché so di poterla riconoscere. Eri colei che mi metteva la candela accanto ogni giorno al tramontare del sole. Conosco questa mano. Ma è troppo tardi: ho deciso che il giorno in cui avessi terminato il libro avrei lasciato questa casa. Avresti dovuto ricordarmelo”.
Bhamiti disse: “Disturbarti sarebbe stato molto poco amorevole e sono rimasta in attesa. E non ti preoccupare: se hai deciso di partire, parti senza darti pensiero. Non sarò d’ostacolo alla tua decisione. A me basta vedere che ti preoccupi per me. Mi basterà per tutta la vita, sapere che nutri un certo amore per me”.
Vachaspati disse: “Sei una grande donna. È molto raro trovare una donna come te. Un autore del mio calibro si trova con facilità, ma una donna del tuo calibro, che nutre un tale amore, una tale fiducia, tali attesa e pazienza... E di una tale generosità di cuore: è sufficiente per te che io mi sia preoccupato per te, che è troppo tardi, come se non ci fossero aspettative. Intitolerò il mio libro in tuo onore, Bhamiti, cosicché chiunque lo leggerà dovrà sorprendersi del nome”.
Perché non ha alcuna attinenza, l’edizione commentata è sui Brahmasutra... E “Bhamiti”?
“Ma senza di te e senza il tuo amore, senza la tua pazienza, senza la tua attesa silenziosa... Non ti sei mai offerta alla mia vista e sei talmente bella che una cosa è certa: se l’avessi fatto mi sarei distratto. Avrei potuto scordarmi dell’opera, avrei potuto ritardarne la conclusione solo per rimanere con te”.
Ma Bhamiti disse: “Ho ricevuto più di quanto non meritassi. Non dovresti indugiare in questa casa un minuto di più. Regalami l’orgoglio di avere un marito che onora la sua decisione, benché ora veda che stai esitando. Non esitare. Non ti permetterò di rimanere in questa casa, non sarei capace di portarti lo stesso rispetto di prima”.
Questa è una storia straordinaria, incredibile.
Vachaspati partì per l’Himalaya, ma non riuscì a dimenticare Bhamiti... Una tale qualità d’animo, una tale grazia e una tale bellezza... Qualcosa che va ben oltre le qualità umane.
Soltanto persone così hanno dato prova dell’esistenza di qualcosa che supera le qualità umane, qualcosa che può solo essere definito divino.
Vachaspati resta un grande filosofo, ma Bhamiti dimostra di possedere una personalità molto più divina.
Quindi di tanto in tanto sono esistite, in altri tipi di rapporti, persone che hanno sentito armonia tra loro, ma è estremamente raro: è casuale ed eccezionale.
Ma per quanto riguarda il rapporto tra maestro e discepolo è un’esigenza fondamentale: senza armonia non esiste rapporto.
Essere “uno” con l’armonia di una musica... Un amore talmente profondo da consumare l’ego. Non esistono due persone in relazione, ma solo un’unità armoniosa, un campo energetico.
E se l’hai sperimentato con un maestro puoi farne esperienza anche nelle tue altre relazioni, perché il principio è lo stesso. E se riesci a farne esperienza in tutti i tuoi rapporti e le tue relazioni – tante armonie che ti circondano – la tua vita diventa un autentico dono divino, un’orchestra.
A quel punto il legame maestro-discepolo era soltanto imparare un piccolo trucco: puoi usarlo con tua moglie, con tuo marito, coi tuoi figli, coi tuoi genitori, coi tuoi amici. Puoi espanderlo al mondo intero. Puoi sentirlo con gli alberi, con le stelle: basta imparare il trucco.
Il segreto è come non essere, come scomparire in quanto ego.
A quel punto qualsiasi cosa tocchi crea musica, si trasforma in oro.
Tratto da: Osho, Beyond Enlightenment #11
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