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newsletter n. 014

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Siamo liberi
di essere ricchi
?

 

O stiamo reagendo sulla spinta
di qualche condizionamento

che ci impedisce di prenderci
ciò che ci meritiamo?

 
Da un articolo di Marga apparso su Osho Times n. 140
 
 

I soldi sono senz’altro una del­le aree della consapevolezza uma­na in cui si addensano più misteri ed enigmi, in quanto rappresenta da un lato la sopravvivenza e dall’altro il riconoscimento del proprio “valore” dal punto di vista del mondo materiale. Ed è anche un’area in cui si manifesta una certa quantità di dolore se non ci sentiamo soddisfatti di ciò che abbiamo, per una nostra intima sensazione di inadeguatezza, o confrontandoci con i parametri che la società, a molti livelli, ci propone. Ognuno di noi ha una serie di credenze e identificazioni relative al denaro e in base a esse agisce, le manifesta nel mondo.
C’è chi nasce ricco e resta ricco, c’è chi nasce povero e diventa ricco, c’è chi nasce povero e resta povero, c’è chi nasce ricco e diventa povero. E naturalmente tutto ciò accade con una serie quasi infinita di varianti che dipendono dalla storia di ciascuno e da come ogni individuo reagisce ai condizionamenti che ha ricevuto. C’è chi si conforma agli standard ricevuti dalla famiglia, c’è chi reagisce per contrasto, facendo esattamente l’opposto di ciò che gli è stato insegnato.
A questo punto la domanda da farsi è: siamo veramente liberi in quest’area o stiamo agendo/reagendo sulla spinta di un qualche condizionamento che ci impedisce di prenderci a livello materiale ciò che ci spetta o che ci costringe a seguire determinati modelli che non ci appartengono veramente? In altre parole, quali sono le nostre idee sul denaro? Da dove vengono? In quale modo ci condizionano?
In una cultura storicamente frammentata e variopinta come quella italiana, le variabili da prendere in considerazione sono moltissime e possono cambiare in modo considerevole da una regione all’altra. Ma tutti quanti abbiamo più o meno ricevuto il messaggio evangelico che i ricchi non potranno mai raggiungere il regno dei cieli perché sono in un modo o nell’altro intrinsecamente “cattivi”. Questo può tradursi in una serie di risposte che vanno dal fare della povertà un valore e accettare la nostra condizione di mediocrità anche se non siamo soddisfatti, a metterci al lavoro per fare soldi e aspettarci più o meno consciamente che presto o tardi saremo costretti a fare delle scelte poco pulite, poco oneste che ci apriranno le porte dell’inferno.
E la “cultura della povertà” è stata divulgata, e consolidata, anche dalle aree culturali tendenzialmente atee e anticattoliche che si sono espresse con l’intellettualismo di sinistra nelle sue varie forme. Il capitalismo è stato demonizzato come radice di tutti i mali della società. E le soluzioni proposte sono sempre state varianti del tema di fondo “livelliamo le risorse, togliamo ai ricchi e diamo ai poveri”.
Per quanto queste credenze possano suonare antiquate e improbabili, se andiamo a scavare un po’ nel nostro inconscio le troveremo.
Sono ferite profonde e vecchie di secoli: l’associazione tra povertà e spiritualità, il senso di colpa nei confronti del benessere e dell’abbondanza, la vita vissuta in attesa di una falce livellatrice che avrebbe punito i ricchi e finalmente ricompensato i poveri, gli umili, coloro che hanno vissuto una vita di stenti, sacrifici, privazioni; l’ideologia consolatoria della chiesa cattolica e l’abbaglio del comunismo che si è rivelato essere ben più fallimentare e pericoloso della falce livellatrice, perché ha semplicemente reso tutti poveri, niente ricompense… e nemmeno la prospettiva di un paradiso futuro.
Anche dal “fronte orientale” ci arriva un messaggio di rinuncia… Gautama il Buddha nasce imperatore e rinuncia a tutto per cercare se stesso… e non è il solo esempio in Oriente!
Difficilmente la ricchezza è stata definita semplicemente come abbondanza. Difficilmente si è dato risalto al valore creativo della capacità di produrre ricchezza. Difficilmente si è riusciti a prescindere dalle questioni religiose, sociali, politiche e di massa per osservare semplicemente cos’è che permette al­l’individuo di essere capace di creare ricchezza e abbondanza nella propria vita… senza per questo sfruttare gli altri, diventare un criminale senza scrupoli o un “parassita” dei ceti poveri.
E naturalmente la definizione di ricchezza ha molti aspetti, non è solo la capacità di fare soldi, ma la capacità di vivere la propria vita al meglio, al massimo delle proprie potenzialità. Godendo di tutto ciò che la vita ha da offrire in perfetta armonia con chi e che cosa ci circonda. E allo stesso modo anche la povertà ha molte facce. Non c’è bisogno di essere mendicanti agli angoli di strada per essere poveri, specialmente in una società opulenta come la nostra. Basta essere tra coloro che vivono la propria vita trascinandosi e barcamenandosi tra scoperti sulle carte di credito, rate da pagare, richieste di prestiti per pagare i debiti... per avere cose che certo non fanno della vita un mare di gioia, amore e creatività.

Marga


"Senza soldi non può esistere una cultura evoluta, una società, una civiltà.
Immagina che il denaro sparisca dal mondo. Tutto ciò che è comodo, confortevole scomparirebbe con esso. La gente sarebbe ridotta in estrema povertà. I soldi rendono un incredibile servizio, va apprezzato.
Non c’è alcun bisogno di rinunciare al denaro. I soldi vanno creati, la ricchezza va creata. Senza ricchezza la scienza sparirebbe, la tecnologia sparirebbe, tutte le grandi scoperte sparirebbero.
Non si potrebbe più andare sulla luna, non si potrebbe più volare. Senza soldi la vita diventa molto ristretta, ottusa… proprio come senza linguaggi tutte le arti, la poesia, la letteratura, la musica sparirebbero. Così come i linguaggi ti aiutano a scambiare pensieri, concetti, a comunicare, così i soldi ti permettono di scambiare cose; anche questa è una forma di comunicazione.
Io non sono per il dentro o per il fuori… io sono per entrambi. Si deve essere ricchi dentro e fuori. La ricchezza è bella, la ricchezza esteriore è bella proprio come la ricchezza interiore. Non c’è niente di male nel creare soldi… si può vivere in ricchezza totale, interiore e esteriore; e non c’è alcun bisogno di essere poveri.1
Io rispetto i soldi. I soldi sono una delle più grandi invenzioni dell’uomo. È un mezzo. Solo gli idioti possono condannarlo. Magari sono solo gelosi, perché gli altri hanno soldi e loro no. La loro invidia dà origine alla condanna.
Il denaro non è altro che un modo scientifico di scambiarsi le cose. Prima del denaro la gente era in grande difficoltà. Ad esempio: avevi una mucca e volevi un cavallo. Ti ci potevano volere anni! Dovevi trovare uno che avesse un cavallo e volesse una mucca! E magari trovavi uno che aveva i cavalli, ma non voleva mucche. O uno che voleva mucche, ma non aveva cavalli! Un compito difficilissimo!
Questa era la situazione prima del denaro. Naturalmente la gente era destinata a rimanere povera. Non si poteva vendere nulla, non si poteva comprare. Era così difficile.
Il denaro ha semplificato tutto. Chi vuole vendere la mucca non ha bisogno di cercare uno che ha anche il cavallo. Vende la mucca e con i soldi si compra il cavallo.
Il denaro divenne il mezzo di scambio e il sistema del baratto scomparve. Il denaro ha reso un grande servizio all’umanità. E siccome la gente imparò l’arte di comprare e vendere, naturalmente molti diventarono ricchi.
Questo va compreso. Più fai muovere il denaro e più denaro hai".
2


1. Osho, Philosophia Ultima #12
2. Osho, La Bibbia di Rajneesh, Bompiani Editore

Per approfondire: a Miasto 18-21 settembre, All about Money
 



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