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Ti aiuto a digerire...

Un insegnamento deve essere nutrimento, non un peso!

 

Un brano di Osho apparso su Osho Times n. 229



“L’indigestione” disse Bahaudin, “è la tua vera malattia. Potrò insegnarti, se sei pronto a seguire le mie istruzioni e stare qui con me a digerire, con l’aiuto di attività che non ti appariranno iniziatorie, ma che equivalgono a mangiare qualcosa che sarà digerito e trasformato in nutrimento, non in peso”.

 

Mangiare va bene se ti dà nutrimento. Non va bene se ti dà solo peso. Va bene se ti dà vitalità, non va bene se ti rende pesante. Non ha senso. Essere pesante significa non essere vitale. Una persona vitale non è pesante, è leggera, quasi senza peso. Si muove sulla terra, ma i suoi piedi non la toccano mai. Può volare in qualsiasi momento, in qualsiasi momento, la forza di gravità non la influenza.

Bahaudin dice: “Ma dovrai soddisfare alcune condizioni, solo così potrò insegnarti”.

Un vero maestro può insegnarti solo se soddisfi alcune condizioni. Da parte tua indica che sei pronto a ricevere.

Molte persone mi chiedono: “Perché non possiamo stare qui a imparare senza essere sannyasin?”. Io rispondo: “Potete stare, e ciò che riuscite a imparare lo imparate, ma se non siete degli ‘interni’, non sarete in grado di ricevere la grazia che vi metto a disposizione”. Diventando un sannyasin fate un semplice gesto, che “le mie porte sono aperte per te” e che “sono pronto a ospitare la tua energia” che “vieni e sii mio ospite”. 

È questo il sannyas, ed è questo che un Sufi deve essere.

“Potrò insegnarti, se sei pronto a seguire le mie istruzioni e stare qui con me...”. 

Ora molte persone… Proprio qualche giorno fa un sannyasin è venuto a chiedere: “Che gruppi dovrei fare?” e io gliene ho suggeriti alcuni. Si è ritirato dal primo gruppo. Ha pensato che non avessi davvero capito le sue reali condizioni. Gli avevo dato il gruppo sbagliato, che non faceva per lui. Gliene avevo suggeriti altri due, ma non ci è mai andato, perché se il primo era sbagliato, naturalmente anche gli altri due lo sarebbero stati. E poi ha chiesto: “Cosa dovrei fare? Perché sento che i gruppi che mi hai suggerito non vanno bene. Posso scegliere i gruppi che voglio?”. Gli ho detto: “Va bene, scegli i gruppi che vuoi”. 

Ha scelto i suoi gruppi, ma si è sconnesso da me. È da solo, è un sannyasin, ma solo in superfice. 

Sì, gli ho dato il primo gruppo sapendo che non andava bene per lui, quello era il progetto. Saprà fidarsi di me e restare in un gruppo per tre giorni? Potrà fidarsi di me? Sì, era vero che il gruppo non era adatto a lui, era solo un pretesto per creare una situazione. La situazione era provare un certo disagio nel gruppo e non è riuscito a tollerarlo nemmeno per tre giorni, non è riuscito a fidarsi nemmeno per tre giorni.

Se si fosse fidato mi avrebbe dimostrato di essere un vero discepolo.

Ora è un sannyasin, ma solo perché veste in arancione e ha il mala. Ma il contatto con me non esiste più, non riesco a trovarlo, le sue porte sono chiuse. E adesso starà qui ma senza di me, e tutto ciò che farà avrebbe potuto farlo ovunque. Ora vuole fare l’Encounter. Avrebbe potuto farlo ovunque.

Se non è con me non sarà nemmeno disponibile all’energia di Teertha, il facilitatore del gruppo, perché Teertha non ha un’altra energia, ma opera in quanto mia energia, è in quello stato in cui si diventa solo un veicolo. Lui non c’è più... Il discepolo in lui è scomparso, e ora opera in quanto me. Le sue mani sono le mie mani, la sua energia è la mia energia. È solo un passaggio. Se questo sannyasin non è disponibile verso di me, non lo sarà nemmeno per Teertha.

Avresti potuto fare l’Encounter negli Usa, in Inghilterra, in Europa, dappertutto. E ora ti perderai la qualità speciale dell’Encounter che si fa qui. Qui non è condotto da un facilitatore, il facilitatore non esiste. È solo un vicario, un bambù cavo. È la mia canzone  a te che filtra attraverso lui.

Non c’è bisogno di venire qui se poi non riesci a seguire le mie istruzioni. E queste sono piccole istruzioni. Se ti affidassi un compito più difficile scapperesti.

Non è riuscito a fare nemmeno un Who is in? di tre giorni. Che razza di ricerca è questa? 

Non hai la passione per la verità, non hai alcuna comprensione del lavoro di un maestro. Vedi questa poltrona dove sono seduto? Quattro giorni fa ho ordinato ad Asheesh e Veena di prepararla specialmente per i discorsi sui Sufi. Hanno lavorato giorno e notte. Sono riusciti a finirla solo all’una di notte, cioè poche ore fa. Ma si sono divertiti, hanno compreso il progetto. E la loro energia è andata sempre più in alto. Ieri notte, quando hanno completato la poltrona, erano quasi in uno stato di psichedelia. E mentre si arrendevano… Era difficile farcela in quattro giorni, ma ci sono riusciti.

E la cosa importante non era la poltrona. Era un naqshbandi, un progetto...

Tratto da: Osho, The Secret #1

Continua su Osho Times n. 229


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