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Una tecnica per andare
oltre l’
immaginazione

Quando sei presente non c’è immaginazione. E quando c’è l’immaginazione tu non ci sei. Non potete esserci tutti e due insieme

 

Un brano di Osho apparso su Osho Times n. 229



Per una persona che vuole crescere spiritualmente, che vuole sapere qual è la verità, l’immaginazione è l’unica barriera. Quindi arriva il momento in cui non hai speranze, desideri, sogni da proiettare... Semplicemente vedi le cose per quel che sono.

E quando sei diventato capace di vedere le cose come sono, senza l’interferenza dell’immaginazione, ci sono due possibilità: se accade per caso impazzisci e se accade attraverso un preciso metodo di evoluzione ti illumini, ti risvegli. Per questo Nietzsche è impazzito e Buddha si è risvegliato. Ed è per questo che c’è bisogno di un maestro e di arrendersi a un maestro. Se lasci andare l’immaginazione da solo aumentano le probabilità di impazzire: sarebbe troppo. C’è bisogno di un maestro che ti aiuti a diventare più forte, integrato, centrato, e che ti aiuti a lascar andare l’immaginazione solo nelle giuste proporzioni. Non dovrebbe mai essere lasciata andare in misura maggiore di cui puoi sostenere. Dovrebbe accadere lentamente, gradualmente, un pezzetto alla volta. Altrimenti perderesti il controllo, non sapresti più chi sei, dove sei, e cosa sta succedendo.  Quindi una persona che lavora da sola è in uno stato molto pericoloso. Ed è proprio questo il senso del sannyas: stare con un maestro che ha attraversato quel punto pericoloso, in cui o diventi pazzo o ti illumini. Che ha già viaggiato su quel sentiero scosceso e pericoloso dove c’è una maggiore probabilità di perdersi che di trovare la via giusta. Lascia andare l’immaginazione: ciò che è, è. Lascia che diventi il tuo mantra...

Fai tutte le meditazioni che puoi, ma coltiva anche questo metodo speciale, che fa parte dello Zazen. Ogni giorno, per almeno un’ora, siediti in silenzio, dove vuoi: al fiume, in giardino,  o a casa, basta che nessuno ti disturbi. Rilassa i muscoli del corpo, non tenderti. Con gli occhi chiusi di’ alla mente: “Vai, fai tutto quello che vuoi. Io sarò testimone e osserverò”. Ti sorprenderà: per alcuni istanti vedrai che la mente non sarà in funzione. Per alcuni istanti, a volte solo un secondo, vedrai che la mente non funziona affatto e in quell’intervallo avrai un assaggio della realtà senza immaginazione. Ma sarà solo per un istante, un istante brevissimo, e poi la mente ricomincerà. Quando ricomincia e i pensieri iniziano a correre e le immagini a fluttuare, non ne diventerai consapevole immediatamente. Solo dopo alcuni minuti ti accorgerai che la mente è al lavoro e che hai perso la via. E poi di nuovo riprendi l’attenzione e di’ alla mente: “Ora vai, e io sarò solo un testimone” e di nuovo la mente si fermerà per un secondo.

Quei secondi sono di immenso valore, preziosissimi. Sono i primi istanti di realtà... i primi bagliori della realtà, le prime finestre, molto piccoli... Soltanto dei piccoli buchi che vanno e vengono, ma in quei momenti comincerai ad avere un assaggio della realtà. 

Quindi fai anche le altre meditazioni, magari qualche gruppo, ma questo è un metodo speciale che devi coltivare da solo.

E un po’ alla volta, lentamente, vedrai che quegli intervalli diventeranno più lunghi. E accadranno solo quando sarai veramente allerta.

Quando sei veramente allerta la mente non funziona, perché l’attenzione in sé è come una luce in una stanza buia. Quando c’è la luce il buio non c’è. Quando tu sei presente la mente è assente. La tua presenza significa l’assenza della mente. Quando tu non sei presente, la mente comincia a funzionare. La tua assenza è la presenza della mente. 

Quindi quando sei presente non c’è immaginazione. E quando c’è l’immaginazione tu non ci sei. Non potete esserci tutti e due insieme. Non è mai accaduto e non può accadere a causa della natura delle cose.

Quindi pratica questo metodo per conto tuo, come ti ho detto, e se riuscirai a conoscere la realtà per quel che è, senza immaginazione, arriverai a casa!

E non c’è niente altro da raggiungere.
 

Tratto da: Osho, What Is, Is, What Ain’t, Ain’t #1
 

Continua su Osho Times n. 229


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