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Verso la purezza e
l’autenticità dell’essere

Osho risponde ai dubbi dei ricercatori sul cammino

 

Un brano di Osho apparso su Osho Times n. 230



Osho, 
durante le meditazioni, mentre cerco di guardare sempre più dentro, spesso sento che non c’è nessuno. È come precipitare in un abisso nero e infinito. E provo molta tensione, la voglia di scappare. Se dentro non c’è un “me”, chi dovrei amare? Per favore aiutami a trovare quell’amore per me stessa di cui hai parlato così tante volte.

 

Shivam Annette, la domanda che poni è una delle più importanti per le persone che meditano. Ma prima di entrarci, vanno comprese alcune necessarie distinzioni.

Quando dico “Vai dentro” non significa che dentro troverai qualcuno ad aspettarti. Al contrario, più dentro vai e meno sei un ego. Sei, ma il senso di “io” comincia a scomparire, per la semplice ragione che l’io esiste solo in riferimento al tu. Se il tu non è presente, l’io comincia a sciogliersi.

All’esterno devi confrontarti con molti “tu” che mantengono in vita il tuo io. Ma dentro non c’è tu, quindi non può esserci un io. Questo non significa che non sei. Significa che sei nella tua purezza, non in riferimento a qualcun altro, ma solo per te stessa, senza riferimenti, nella tua solitudine assoluta. Dal momento che tutta la vita viviamo come ego, come io, questa scomparsa dell’io naturalmente crea paura e una spinta a scappare. E anche se è naturale, non è giusto.

Devi attraversare questa paura, il buio, l’ansia, la tensione, perché il tuo io sta morendo. Finora sei stata identificata con l’io, quindi ti sembra che sia tu a morire. Ma guardala in questo modo: stai osservando la paura, la scomparsa dell’io, la tensione, il nero, il buio, la sensazione di essere nessuno. E chi osserva sei tu.

Andare dentro significa trovare il testimone nella sua purezza assoluta, assolutamente incontaminato, solo un puro specchio che non riflette nulla. Se gli specchi pensassero – e fortunatamente non pensano – ogni persona che si guarda in essi darebbe loro un’idea di chi sono. E a forza di riflettere sempre qualcuno, per anni, creerebbero un’immagine di se stessi, cioè di essere dei riflettori.

Immagina che un giorno nessuno si rifletta nello specchio. Lo specchio avrebbe paura. Sentirebbe di cadere in un profondo abisso, buio, senza fine, una non esistenza: chi è? La sua identità è persa, perché nessuno si guarda nello specchio. Lo specchio non è cambiato, anzi, è puro. Ma non si è mai riconosciuto in quella purezza, nessuno gliel’ha mai presentata. 

La meditazione ti porta alla tua purezza.

La tua purezza è l’essere testimone, l’osservare, la consapevolezza.

Non mi hai chiesto: “Chi è che osserva?”, hai detto: “Non c’è nessuno”.

Chi è che ha scoperto che non c’è nessuno? Sei tu. Troverai il nulla, il nulla che si riflette in te, troverai il vuoto. Devi spostare l’attenzione dall’oggetto alla tua soggettività. Una cosa è certa: il testimone è presente, e il viaggio interiore consiste nel trovare il testimone, il puro specchio del tuo essere. Dici: “Durante le meditazioni, mentre cerco di guardare sempre più dentro, spesso sento che non c’è nessuno”. Ma non sei affatto conscia del fatto che sei tu a scoprire che non c’è nessuno. Eppure sei tu. Pensi che incontrerai te stessa come un qualcuno? Pensi che incontrerai qualcuno che ti dirà: “Ciao Shivam Annette, come stai?”. Se accadesse ti spaventeresti… “Dio mio, non sono una, sono due!”.

La sensazione che non c’è nessuno è assolutamente giusta. Sei sulla buona strada. Continua solo a essere allerta, consapevole di esserci ancora, a osservare. Sono tutti oggetti: nessuno, il buio, la paura, la tensione.  “È come precipitare in un abisso nero e infinito. E provo molta tensione, la voglia di scappare”.

Osserva tutte queste cose. Sono solo le tue vecchie abitudini. Non sei mai entrata prima nelle tue profondità, quindi hai paura del non familiare, dell’ignoto. Sei sempre andata in giro, ma fuori, e hai scordato il sentiero verso la tua casa interiore. All’inizio ti sembrerà un abisso nero e infinito. Lascia che accada. Il nero ha la sua bellezza. È profondo, silenzioso. Goditelo! Non c’è alcun bisogno di scappare.

“Se dentro non c’è un “me”, chi dovrei amare?”.

Certamente non c’è un “me” dentro nessuno. Ma c’è qualcos’altro di molto più importante, qualcosa che può essere definito la tua essenza, il tuo essere, la tua pura esistenza.

La chiami “me” perché all’esterno hai bisogno di chiamarla in qualche modo.

Hai mai osservato i bambini piccoli? All’inizio cominciano a parlare di sé in terza persona, usando il proprio nome: “Johnny ha fame”. Sono molto più precisi, ma la società lo considera folle: “Johnny ha fame? Perché non dici ‘Io ho fame’? Se dici Johnny dai l’idea che sia qualcun altro ad avere fame. Johnny è il tuo nome quando ti chiamano gli altri, non puoi usarlo in riferimento a te stesso. Devi usare io, me, ma non il tuo nome”.

È solo una convenzione sociale chiamare gli altri per nome e te stessa con io e me. Ma dentro non ci sono gli altri, e senza gli altri se ne va anche il me, l’io.

Ma non c’è bisogno di preoccuparti, non troverai l’io, ma qualcosa di molto più grande: la tua essenza, la tua esistenza, il tuo essere.

Quando dico “Ama te stesso” è per chi non è mai andato dentro e quindi può comprendere solo il linguaggio della dualità. Ama te stesso significa che ti dividi in due, l’amante e l’amato. Magari non ci hai mai pensato, ma se vai dentro non amerai te stesso, sarai amore.

Sarai semplicemente l’energia chiamata amore.

Sarai amore, irradierai amore. L’amore sarà la tua fragranza.

Tutti i nomi possono essere usati soltanto all’esterno, dentro sei senza nome, sei senza ego. Dentro sei solo pura esistenza, e da quella pura esistenza si sprigiona la fragranza dell’amore. 

da: Osho, The Golden Future #8

Continua su Osho Times n. 230


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