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Meditazione
e vita di tutti i giorni

Dall’edizione scorsa di Liberi di Essere, ecco un bello scambio di domande e risposte tra i partecipanti e le conduttrici, Siddho e Shunyo… 
 
 
Da un articolo apparso su Osho Times n 231
 
immagine di donna che ascolta

Domanda: È da un paio di mesi che mi sono rimesso a meditare quotidianamente e ci sto riuscendo. La cosa che mi ha fatto ricominciare è stato il libro di Ouspensky In cerca del miracoloso dove Gurdjieff parla di come iniziare a cristallizzare l’essere e che ciò avviene attraverso la frizione tra il sì e il no. Dice che per creare questa frizione la chiave è rinunciare a qualcosa a cui si tiene molto. Da malato di giochi e di fumetti quale sono, ho deciso di provare a smettere e l’ho fatto. Ciò mi ha dato un incentivo per riuscire a mantenere l’impegno della meditazione. Dall’altro lato, però, mi sono reso conto che in questa dinamica manca una parte “morbida” verso me stesso. E arrivato a questo punto non so più come muovermi…

Shunyo: Sei molto zelante rispetto alla tua meditazione, ma ti stai rendendo la vita un po’ difficile. La via di Gurdjieff è piuttosto dura. Sento amore verso di lui e lo ammiro, ma trovo che la via di Osho sia molto più facile e quella morbidezza verso te stesso che ti manca – essere amorevole con te stesso – è una componente estremamente importante quando si entra nella meditazione. Dal momento che stiamo cambiando il modo in cui abbiamo usato la mente, o in cui la mente ha usato noi, essa può diventare molto critica e piena di giudizi. Se manca un atteggiamento amorevole verso noi stessi può diventare molto difficile. È possibile che tu stia dando più energia alla tua forza di volontà. E per quella che è la mia comprensione di Osho, la sua via sta più nel lasciarsi andare e nell’accettare qualsiasi cosa stia succedendo. Quindi quello che mi sento di suggerire – perché è ciò che conosco – è sperimentare un po’ di più con le tecniche di Osho. Prendilo come un semplice esperimento per vedere come ti senti dopo qualche settimana. La via di Ouspensky e di Gurdjieff sarà ancora lì ad aspettarti, se la preferirai...

Siddho: Di Osho mi ha sempre colpito il fatto che non ha mai chiesto di rinunciare a nulla, ma semplicemente di osservare. Ciò che sperimento a volte nella mia vita è che di fronte a un’abitudine non proprio sana, mi fermo a guardare ciò che sto facendo e questo “stop” è come se mi permettesse di ritornare al centro, e a quel punto scelgo, anziché essere così compulsivamente inconscia. E allora non c’è più la volontà, ma c’è la consapevolezza in quanto forza.

Gurdjieff forse non ha mai detto che puoi guardarti anche mentre fai la “cosa sbagliata”, Osho invece lo permette…

 

Domanda: Come faccio a capire che una sensazione è una manifestazione del mio essere e non la mente camuffata?

Siddho: Quando qualcosa mi crea dentro un’espansione, o mi provoca pace e rilassamento, sento che arriva dall’essere. Quando una scelta mi porta tensione, mi ascolto un po’ di più, perché magari è la mia mente che crea un’immagine di come dovrei essere. La mente crea immagini e poi noi corriamo dietro a qualcosa che dovrebbe essere in quel modo, anche se magari non ci fa “espandere”. Così io capisco che una certa cosa non è esattamente “naturale”.

Quel “sì” che abbiamo sperimentato stamattina con il corpo è un sì che possiamo portare dentro a ogni sensazione interna: “Sta succedendo questo, dico di sì e quindi non mi separo, perché sta accadendo”. Questo crea spazio.

 

Domanda: È la mente che crea il desiderio di cambiamento, è lei che decide il metodo per raggiungerlo, è lei che crea l’ansia della meta. È lei che fa tutto. Ma come potrebbe esistere un cambiamento senza quella spinta? Cioè questo desiderio esiste, quindi come viverlo? 

Siddho: C’è differenza tra desiderio e aspirazione. L’aspirazione può essere del cuore, può essere un’apertura al nuovo, all’ignoto, a qualcosa che la mente invece vorrebbe controllare; laddove il cuore sa semplicemente esserci. E a quel punto qualcosa accade, ma non sei “tu” che lo fai; sei lì, totalmente lì, e la vita accade…

Shunyo: Ed è vero che la mente ci aiuta a entrare nella meditazione, perché la tecnica in sé non è la meditazione, e quindi la mente ci aiuta con la tecnica, e la tecnica ci manda nello spazio giusto per far sì che accada la meditazione. È un grosso mistero come la mente si muova in direzione del proprio suicidio... 

E comunque non ti preoccupare, meditazione non significa che non puoi più usare la mente, significa che ne diventi il padrone, mentre ora come ora è la mente il padrone. Ci sono volte in cui non vorremmo pensare, non vorremmo preoccuparci, ma il padrone è la mente e prende il sopravvento. 

Per esempio, quando finisce una storia d’amore è un momento molto forte e saprete bene come i pensieri a quel punto girano e rigirano continuamente in testa, anche se non li volete. Questo è un esempio di quando la mente è il padrone. 

La meditazione vi darà più energia per essere consapevoli e meno sotto il controllo e la presa della mente.  

 

Domanda: Più faccio meditazione, più sento dentro di me un continuo chiacchierare e parlare, e c’è stato un momento in cui ho dato uno stop alla meditazione, perché mi sembrava quasi di impazzire. Mi è successo anche oggi mentre facevo la Chakra Breathing: non riuscivo a dare uno stop ai pensieri.

Siddho: Parte del problema è volerli fermare. Usiamo le tecniche di meditazione per osservarli, per vedere ciò che c’è. Ma se investi la tua energia a volere che i pensieri non ci siano, crei molta tensione e loro diventano ancora più forti. Quindi prova a vedere se riesci a non volere che la mente si fermi: è lì e fa il suo lavoro. E tu sei l’osservatore che glielo lascia fare e non vuoi niente da lei, neanche che si fermi.

 

Domanda: Se mi addormento mentre cerco di meditare è sbagliato?

Shunyo: Accade a tutti i meditatori, perché la nostra mente conosce solo la modalità di veglia o di sonno, e nella meditazione ci spostiamo su livelli di energia diversi. Quindi può succedere di scivolare in un rilassamento molto profondo che non 

è necessariamente sonno. Quindi, quando ritorni, sii semplicemente consapevole dei giudizi che arrivano: “Ah, ti sei addormentato!”. Qui è molto importante avere un atteggiamento amorevole verso te stesso. Quando torni da un qualsiasi spazio che non riconosci di’ semplicemente: “Sono tornato, sono qui!”. Non sprecare quel momento. E a volte il sonno è necessario, quindi non c’è nulla di sbagliato se sei stanco e ti addormenti. Ciò che puoi fare è assicurarti di fare un bella dormita la notte prima, e se fai una meditazione da seduto, assicurati che la schiena sia il più eretta possibile senza tuttavia creare tensioni. Poi rilassati e stai a vedere: quello che arriva, arriva.

 

Ansula (traduttrice): Una persona mi ha fatto una domanda e approfitto di questo momento per porla. Dice che quando medita si sente diverso, poi finisce la meditazione, torna nel mondo ed è di nuovo come prima.

Shunyo: Non è l’unico! 

Negli ultimi anni Osho aveva detto che non voleva più una Comune in cui tutti vivessimo insieme a lui. Voleva che le persone venissero per un breve periodo e poi tornassero nel mondo. Perché il mondo – inteso come lavoro, professione, persone non interessate alla meditazione – accentua la nostra consapevolezza. Quella sfida fa bene alla nostra crescita. È per questo che Osho parla di Zorba il Buddha e non vuole che diventiamo monaci e suore. No, dice: “Porta con te il tuo senso dell’umorismo e rimani nel mondo. Non prenderlo troppo sul serio”.

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