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Parliamo di Ipnosi
Premananda e Prabodhi, Osho therapist e istruttori qualificati in ipnosi ericksoniana, rispondono ad alcune domande sul loro lavoro che conducono da anni con successo a livello internazionale  

 
Da un articolo apparso su Osho Times n 233
 
seduta di ipnosi

Cos’è l’ipnosi? 

Ci sono due scuole di pensiero a riguardo: una sostiene che l’ipnosi è una tecnica molto speciale che si può applicare a un’altra persona, o a se stessi (attraverso l’autoipnosi). L’altra sostiene che la natura stessa della nostra vita di tutti i giorni è altamente ipnotica e che noi entriamo e usciamo da svariate trance ipnotiche durante l’arco della giornata. Personalmente troviamo più utile e appropriata la seconda prospettiva. La trance ipnotica è un fenomeno normale e naturale che si verifica in ciascuno di noi più volte al giorno. Ad esempio quando sogniamo a occhi aperti, o siamo assorbiti da attività come guidare l’auto o scrivere un’email, o siamo assorti in un’attività creativa. È un’esperienza personale molto nota e diffusa. Possiamo comunque affermare che la “trance” è uno stato di coscienza alterato rispetto al nostro normale stato di veglia.

 

Da dove proviene il termine “ipnosi” e cosa significa?

Fu James Braid, un medico scozzese, a coniare la parola ipnosi intorno al 1830. In greco, hypnos significa sonno, diventato poi hypnosis per indicare il sonno cosciente. 

Tuttavia il fenomeno della trance e di stati alterati di coscienza esiste sin dagli albori dell’umanità. L’ipnosi è un’arte molto antica e in sostanza piuttosto semplice, e consiste nello scavalcare la mente conscia e comunicare direttamente con l’inconscio. 

Fu Freud a creare il modello delle due menti usando la metafora dell’iceberg. La parte più piccola, che si trova sopra la superficie dell’acqua, rappresenta la mente conscia; la parte più grande, al di sotto della superficie dell’acqua, rappresenta la mente inconscia. Quest’ultima è a volte definita come subconscio. 

Tuttavia il concetto delle due menti non è la completa verità. Ci sono infatti altri modelli che descrivono molti più strati, o livelli della mente, quali il superconscio, la mente universale, l’inconscio collettivo eccetera. 

Comunque quello freudiano è un modello molto utile e pratico per rappresentare la natura scissa dell’esperienza umana e per lavorare con le persone sul piano terapeutico… 

Abbiamo avuto tutti l’esperienza di volere dei cambiamenti nella nostra vita a livello cosciente: ci impegniamo nelle nostre risoluzioni per il nuovo anno solo per scoprire dopo qualche settimana, se non dopo qualche giorno, che sono finite nel dimenticatoio; oppure non riusciamo a dormire e ce ne stiamo svegli, rigirandoci nel letto, augurandoci consciamente di poter dormire, ma incapaci di farlo. O ancora soffriamo di gelosia e ci sforziamo di “non essere gelosi” e di trasformare questa emozione dolorosa, ma senza successo. 

 

Perché non riusciamo a effettuare tali cambiamenti a livello conscio?

La ragione, naturalmente, è che la parte inconscia della nostra mente si oppone al cambiamento, o può anche essere che ci siano tematiche irrisolte nella nostra mente inconscia che 

non siamo in grado di individuare. Comunque sia, il permesso di apportare dei cambiamenti sembra in effetti risiedere nel nostro inconscio.
 

Potete parlare della differenza tra mente conscia e inconscio?

La nostra mente conscia svolge compiti e funzioni specifiche. È la parte di noi che prende decisioni, quella che utilizziamo per portare a compimento svariate mansioni e per ottenere risultati. È la parte che sa dove occorre portare la nostra attenzione. Quindi se dobbiamo attraversare la strada portiamo la nostra attenzione su eventuali auto che passano. O se stiamo facendo spese andiamo in cerca di ciò che vogliamo acquistare. Per fare un esempio immediato: se nel posto in cui ti trovi in questo momento cerchi il colore giallo, puoi notare che lo fai scartando tutti gli oggetti di altri colori.

La nostra mente inconscia è di gran lunga più vasta. Mentre leggi queste parole sei consapevole del tuo battito cardiaco, della prossima inspirazione, dei tuoi reni che filtrano il sangue, della sensazione dei tuoi occhi che guardano lo schermo e del prossimo pensiero che stai per concepire? Probabilmente risponderai: “Sì, sono consapevole di tutte queste cose nel momento in cui ne parli, ma non lo ero prima che lo facessi”. 

 

Come si è evoluta l’ipnosi ericksoniana?

Milton H. Erickson era uno psichiatra (1901-1980) che fece un ampio uso dell’ipnosi. È famoso per aver sviluppato ciò che è conosciuto come l’approccio indiretto. È considerato il padre dell’ipnosi moderna e i suoi metodi hanno ispirato molte altre forme di terapia. 

Era il perfetto esempio di “guaritore ferito”: a 18 anni contrasse la poliomielite e per oltre un anno soffrì di paralisi quasi totale. Il suo medico a un certo punto lo visitò, poi fece chiamare la madre, alla quale suggerì, bisbigliando, di spostare il letto di Milton per fargli vedere il tramonto. “Sarà la sua ultima notte, dubito che sopravvivrà fino a domani”. Milton udì il suo commento e disse tra sé e sé: “Al diavolo questa idea!” e si ripromise di vivere. 

Osservò molto attentamente come la sua sorellina appena nata imparava a usare le braccia, le mani, le dita e si mise a copiarla. Riapprese così il modo di trovare nuovi percorsi per muovere gli arti. Si riprese abbastanza da intraprendere un’avventura solitaria in kayak lungo un fiume e successivamente frequentò la facoltà di medicina per diventare psichiatra. A 52 anni i sintomi della malattia si ripresentarono e trascorse gli ultimi anni della sua vita su una sedia a rotelle. Spesso soffriva di forti dolori, eppure fu in grado di vivere una vita piena e creativa. Si ritiene che abbia trattato oltre 14000 persone. 

Tradizionalmente l’ipnosi era una tecnica che dopo aver portato le persone in trance profonda le suggestionava con frasi come “smetterai di fumare”, o “adesso ti rilasserai”. Erickson invece adottò un modo di lavorare molto più indiretto, pronunciando frasi come “una persona potrebbe ricordare un tempo in cui, dopo una lunga giornata di lavoro, si sedeva nel parco ad ammirare il tramonto”. Era anche noto per la sua capacità di connettersi con le persone in un modo che rispettava profondamente la loro unicità e la loro libertà di sviluppare la propria vita nel modo più creativo e fruttuoso possibile. Sviluppò altresì un uso del linguaggio congeniale al suo lavoro.   

Osho era chiaramente interessato all’ipnosi e ne parlò spesso a riguardo. Non accennò mai a Erickson, tuttavia nella sua biblioteca c’è una serie di suoi libri. Riguardo all’ipnosi Osho dice che è un prezioso ponte tra terapia e meditazione.  

 

Quali sono i benefici dell’ipnosi ericksoniana?

• Può essere di grande sostegno all’autoguarigione, all’integrazione mente-corpo e all’autoregolazione.

• Si fa amicizia con la propria mente inconscia e si scopre che può operare a proprio favore in tanti modi sorprendenti.

• È un prezioso alleato nel mondo degli affari e delle vendite, in ambito legale, sportivo, educativo, terapeutico tradizionale, nelle terapie alternative, nel lavoro sul corpo, nelle arti creative e nel management.  

• Favorisce la focalizzazione sulle proprie risorse e capacità, e su ciò che è possibile, piuttosto che sui problemi, le difficoltà e ciò che non va nella propria vita.

 

Cosa c’è in questo metodo che ha attirato la vostra attenzione? Ormai sono 30 anni che praticate e insegnate l’ipnosi ericksoniana…

L’approccio ericksoniano all’ipnosi presta particolare attenzione alla scienza della comunicazione. Milton Erickson era famoso per il rispetto e l’amore profondi che portava nel suo lavoro. La sua premura principale era mettere le persone in contatto con le proprie capacità e le proprie ricche esperienze di vita. Il modo specifico in cui usava il linguaggio, e la sua comprensione di come funziona la mente inconscia, resero il suo lavoro altamente efficace e di profondo impatto per i suoi clienti. 

 

Potete accennare a qualche caso di successo nel vostro lavoro di ipnositerapia? 

Si rivolse a noi una donna che aveva sofferto recentemente di cancro al seno. Si era sottoposta a chemioterapia e aveva anche adottato svariate misure per cercare di tenere il cancro alla larga, come modificare il suo stile di vita per ridurre lo stress e migliorare la propria dieta. Venne per chiederci un sostegno nel suo processo. La chiameremo Rachel.

Nell’arco di dieci incontri lavorammo a una serie di tematiche inerenti al cancro, compreso lo stato della sua vita nel momento in cui aveva riscontrato il nodulo al suo seno destro...
 

Continua su Osho Times n. 233



Prabodhi e Premananda

Prabodhi e Premananda

Tratto da un’intervista apparsa su Health, Healing & Meditation Hypnosis e su Oshonews.com

 




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