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Parliamo di gelosia
Un inferno confortevole...
Marga intervista Prashantam  

Da un articolo apparso su Osho Times n 234
 
prashantam e africa

Marga: Gelosia. Raccontami cos’è per te.

Prashantam: Mi prendi un po’ alla sprovvista, ma posso dire che è un tema ricorrente nella mia vita. Nella mia esperienza non è altro che un programma della mente, con il quale naturalmente siamo abituati a identificarci. Se voglio lo ritrovo nella mia mente, anche in questo preciso istante. Da quasi due anni, sono innamoratissimo di una donna, il suo nome è Africa, che in questo momento si trova dall’altra parte della Terra, in Russia. Ci vediamo ogni giorno su Skype, eppure quello che fa, o se dorme a casa sua, non lo so veramente. Se volessi potrei lasciare libera la mia testa di vagare su questo tema, potrei trovare tantissima energia per identificarmi con la gelosia, alla fine. Ma considero la gelosia un posto comodo per quelli che hanno paura dell’amore. Ripeto: la gelosia è un posto comodo quando si ha paura di amare: quando sei geloso finisce lì, non c’è più campo visivo, non c’è più lucidità; smetti di sentire. Nella gelosia ti perdi e basta, non c’è alternativa, non c’è altro modo di relazionarsi con il mondo, con se stessi. E questo è comodo, è confortevole! D’accordo, è un inferno confortevole, ma è pur sempre confortevole!

Essere gelosi rientra nella comfort-zone, amare veramente è molto più pericoloso.

 

Marga: E quando invece si decide di amare cosa succede? Quando si decide di correre il rischio? 

Prashantam: Ti guardi le tue aspettative. Ti guardi i tuoi limiti, i tuoi tabù, ma essenzialmente le tue aspettative; alla fine è con quelle che fai i conti. 

E allora anziché parlare di gelosia parliamo di cosa consideri sia il tuo rapporto con l’altro. Se ti metti in una posizione di avere dei diritti nei confronti dell’altro, è evidente che finirai per essere frustrato nei tuoi diritti, perché prima o poi non saranno soddisfatti, o corrisposti. Se è davvero questa la relazione con l’altro finirai in un inferno! Non si possiede mai l’altro. L’altro non può essere un oggetto che tu possiedi; l’altro è un’entità unica e irripetibile, ha vita propria, diritti e bisogni propri, altrettanto validi nella loro unicità quanto i tuoi. È evidente che a quel punto la relazione deve essere messa in discussione e va visto che tipo di “contratto” i partner hanno stipulato tra loro. Se la relazione è basata sulla dipendenza è chiaro che la gelosia un giorno o l’altro salterà fuori; se invece è basata sull’unione e sul sostegno reciproco, salterà fuori che magari certe situazioni non sono quelle che gradisci, ma a quel punto ti guarderai le tue reazioni. Io so che la gelosia mi ha portato – parliamo di più di 20 anni fa – a una vera disperazione, una disperazione totale. Eppure dentro di me sono stato abbastanza forte da non incolpare mai l’altro, sono stato su di me e ho visto che ero stato io a creare la situazione, quasi come avessi spinto l’altro a fornirmi un motivo per essere geloso. Quindi si tratta di essere disposti a prendersi la responsabilità del fatto che siamo i creatori della nostra vita. Non vorrei ritrovarmi a dire le solite idiozie spirituali generalizzate, ma sinceramente questo è il mio punto di vista: l’altro non è un oggetto come il computer che ho davanti agli occhi; l’altro è un individuo con la sua unicità, con i suoi bisogni unici, la sua libertà di scelta unica e irripetibile. E nel mio caso lascio che la mia relazione sia basata sulla crescita reciproca, senza contratti. E sì, potrei concedere spazio al pensiero che lei possa finire con qualcun altro, ma nel nostro rapporto c’è così tanta fiducia che non ho bisogno di dare spazio a quel tipo di pensieri; non c’è posto per quel genere di dubbi, di proiezioni.

 

Marga: Nel senso che sei aperto al fatto che lei possa avere altre storie e questo non mette in discussione la relazione?

Prashantam: Neanche ci penso per come siamo messi in questo momento. Ma se mi fai la domanda, rispondo: “Certo! Assolutamente sì!” e so che in quel caso avrei delle cose da guardare dentro di me. Ma in questo momento della nostra relazione non vedo come potrebbe succedere, né per lei né per me.

 

Marga: Nel senso che siete molto uniti? 

Prashantam: Nel senso che c’è serenità. Il bello di questa relazione – e sento che vale anche per lei – è che per quanto mi riguarda per la prima volta nella mia vita mi trovo in una relazione in cui sono sereno. In tutte le mie relazioni passate c’era sempre una piccola finestra che guardava all’eventualità che uscisse fuori “qualcos’altro”, magari mentre ero in viaggio. Con la vita che ho fatto e che faccio, cambiando paese ogni settimana, passando da un gruppo all’altro, è indubbio che di occasioni per relazionarsi se ne presentano di continuo. Adesso mi sento sereno, ed è questo che mi trovo a sperimentare per la prima volta nella mia vita. E in questo stato di serenità non c’è molto nutrimento per pensieri come la gelosia, non c’è legna per quel fuoco. 

È evidente che occorre un senso di maturità, di pace con se stessi, e naturalmente c’è sempre quell’elemento di imprevedibilità che può presentarsi in qualsiasi momento. Specie nel nostro caso perché tra qualche giorno io compirò 67 anni, lei non ne ha ancora 34, e mi ritrovo a essere più vecchio dei suoi genitori! Non ci vorrebbe molto per sentirmi geloso. Ma fortunatamente in questo momento non ho legna da ardere per quel fuoco.

 

Marga: Mi sembra di capire che in questo momento della relazione non hai ragione di sentirti geloso. Però, come prospettiva generale della vita, la gelosia per te è ancora un problema oppure no? Perché io posso dirti che per me la gelosia è stata un problema, ma non lo è più. A volte magari può arrivarmi la paura di perdere l’altro, ma poi per me è sempre un respirare e ritornare all’amore, per l’altro e per me, e a quel punto la gelosia perde il suo significato. È davvero come dici tu, uno schema della mente che puoi avviare o non avviare.

Ti ho fatto questa premessa per farti capire la mia domanda. 

Prashantam: Mi rendo conto che io sono ancora – anche se siamo insieme da oltre un anno e mezzo – nel periodo della luna di miele, e quindi non sono ancora entrate situazioni che sollevano la questione. Quello che posso dire è: “Chi vivrà, vedrà”. Ma mentre ti ascoltavo mi tornavano in mente due persone che sono state importanti nella mia crescita, nella mia maturità, e che entrambe mi hanno dato due versioni diverse della gelosia. 

Una era Kaveesha, l’americana di Sedona che conduceva gruppi di Tantra a Pune. Io l’ho conosciuta proprio nei primi giorni che era arrivata a Pune e ci siamo trovati a lavorare insieme. Entrambi davamo sessioni individuali in una delle case che l’ashram affittava a Pune 1. Io davo sessioni di shiatsu e lei di counselling. E praticamente tutti i giorni ci trovavamo in pausa tra una sessione e l’altra e tra noi c’era un feeling molto bello, parlavamo di un sacco di cose. Lei stava con un uomo da molto tempo. E mi ricordo che un giorno mi disse: “Non sono più gelosa”. Io a queste parole ricordo di aver sentito dentro di me qualcosa che assomigliava all’espressione: “Peccato”. Ma in che senso “Peccato?”. Peccato perché, da come l’avevo sentito io in quel momento, avevo la sensazione che avesse vinto una battaglia.

Tanti anni dopo mi trovai invece con Veeresh, anche lui aveva condiviso con me degli spazi molto intimi e in quel periodo era in relazione con una donna, e rivolgendosi a lei – io ero lì vicino, eravamo tutti e tre insieme – Veeresh le disse: “Ovvio che fai quello che vuoi, ma non dimenticare mai che sono un uomo molto geloso!”. 

Mettendo insieme quello che dissero queste due bellissime persone posso dire che mi è risultato molto più umano, molto più vero, quello che diceva Veeresh che non le parole di Kaveesha quasi 20 anni prima. E quello che dico io alla mia amata è lo stesso che disse Veeresh: “Sono un uomo molto geloso. Se voglio!”. Posso scegliere.

 

Marga: Però credo che la gelosia maschile e quella femminile siano diverse. 

Prashantam: Sì, sono d’accordo, ma voglio anche aggiungere che la gelosia è diversa per ognuno. 

 

Marga: Sì, questo è certo, ma in me stessa posso vedere entrambi i lati, quello femminile e quello maschile, perché li ho forti tutti e due. Per quanto mi riguarda, quella che chiamo gelosia maschile è molto territoriale, molto legata all’ego e a quello che pensano gli altri.

E poi c’è la gelosia femminile, che è la paura di essere lasciata sola, ed è legata a tutto un condizionamento femminile secondo cui se non hai più il tuo uomo sei perduta, non sei niente. Questo aspetto è stato molto più pericoloso per me e ho dovuto dedicare molto lavoro per trovare me stessa in quanto individuo. Quando scivola nella gelosia la donna è un abisso, e comprendo Kaveesha quando dice: “Non sono più gelosa”, perché quando una donna va a toccare la propria dignità di essere umano e comprende di avere un valore a priori, a prescindere da condizioni esterne, a quel punto cambiano molte cose. 

Non credo che un uomo passi mai attraverso un’esperienza del genere, perché in quanto uomo non ha a che fare con quel tipo di problema. Il valore di un uomo non è definito dal fatto di avere una donna o meno.

Prashantam: Mi sono trovato in stretto contatto con Kaveesha in molte altre situazioni e ho sentito che era autentica e sincera in quello che diceva. Tuttavia sentire Veeresh molti anni dopo che dice: “Sì, puoi fare quel che cavolo ti pare, ma ricorda che sono un tipo molto geloso!”, sa di umano, anche perché era il genere di uomo che poi magari sorprendi a scopare con un’altra, ma che se vuole può anche essere assolutamente geloso. Lo trovo più vicino alla mia umanità, più vicino al mio bisogno di sentirmi umano, di sentire che ho accesso a tutti gli schemi mentali, e che è una mia scelta a quale di essi dare potere. Molti anni fa quando ero perso in quell’episodio di gelosia di cui ti parlavo, camminavo fuori dall’ashram a Pune piangendo come un bambino e indovina chi ho incontrato? Sudha naturalmente! Venne verso di me e mi disse: “Prashantam!”. E io piangevo e piangevo, la mia robe era tutta bagnata. Disse: “Prashantam, non ti ho mai visto così bello! Hai il cuore completamente spezzato!”. E la gelosia è anche questo, ti porta nella tua bellezza interiore di sentirti ridotto come uno straccio!

 

Marga: Quindi sembra che uomini e donne vivano la gelosia in modo diverso.

Prashantam: Lì andiamo anche a toccare quelli che sono i bisogni degli uni e i bisogni delle altre. La mia comprensione è che il maschile è alla ricerca del controllo, del potere, mentre il femminile è alla ricerca di apprezzamento e senso di sicurezza. E se uno di questi viene a mancare a quel punto si risponde alla situazione secondo il proprio condizionamento, maschile o femminile che sia.

 

Marga: In ogni caso il percorso della donna verso la meditazione, perlomeno secondo la mia esperienza e secondo quanto vedo occorrerebbe fare a molte donne, passa attraverso il rafforzamento di sé, il dare potere a se stesse come individui. Non potere come dominio o controllo, ma potere come forza interiore e dignità. A quel punto la gelosia diventa meno potente, anche grazie al fatto che come donne abbiamo più spazio per la gelosia rispetto agli uomini, perché non dobbiamo fare i conti con il trip del potere: alle spalle abbiamo secoli di condivisione del nostro uomo con altre donne!

Prashantam: Può anche darsi che sia grazie al fatto che la donna è più in contatto con la propria fragilità e quando la gelosia attacca, soprattutto in certi stadi, si prende un grosso spazio; per esempio, quando una donna ha le mestruazioni o sta ovulando la gelosia diventa un’esperienza molto intensa...

 

Marga: Quello è l’aspetto emotivo della gelosia…

Prashantam: Sì, però gioca un ruolo notevole e credo che faccia parte della questione. Gli uomini hanno maggiore difficoltà a mostrare la gelosia, perché cercano sempre di mantenere il controllo e il potere. Ricordo che una delle cose delle mie relazioni che mi sono trovato ad affrontare e che si rivelò un grande shock, fu notare che ero sempre io a lasciare la donna e a evitare che fosse lei a lasciare me, perché mi relazionavo alla donna sempre da una posizione di potere. Ricordo che feci anche una domanda a Osho a riguardo. Osho rispose e il contenuto fu stampato in molte delle pubblicazioni in circolazione all’epoca, nell’Osho Times, nei libri, eccetera. Verteva sull’essere in controllo nel rapporto con le donne, e la risposta mi aveva davvero scioccato perché mi fece vedere chiaramente che potevo rilassarmi solo quando ero in controllo accanto alla donna alla quale dicevo: “Ti amo”. Ma in realtà il mio modo di amarla era purché si sottomettesse alle mie condizioni. 

Osho disse: “Prashantam, sei uno dei miei terapisti”. Ma era un modo per dire: “Sei uno dei miei terapisti, ma sei pieno di cazzate!”.
 

Marga: Adesso sembra che tu sia dall’altra parte, non più in quel trip del controllo. È questa l’impressione che ho.

Prashantam: Immagino che adesso non mi prendo più così sul serio a riguardo! È quella serenità che dicevo prima e che in qualche modo si riflette in ogni situazione. E sinceramente, arrendermi a questa relazione è come la ciliegina sulla torta. E non mi ero neanche reso conto che era questo che mancava...

 

Marga: Intendi nella tua vita, prima d’ora...

Prashantam: Sì. 

 

Marga: È uno spazio molto femminile. 

Prashantam: E forse è anche il motivo per cui il mio lavoro si sta evolvendo in direzione del Tantra. Non mi sono mai visto affine a questo tipo di lavoro. Ogni volta che mi hanno proposto di farlo ho sempre risposto che un insegnante di Tantra deve essere donna, e che il lavoro che faccio io è di un altro genere. Ma adesso sento che qualcosa dentro di me si è reso disponibile e ho intenzione di rischiare, mettermi alla prova, e mettermi davvero a nudo. Perché come sai ogni gruppo è l’ennesima opportunità di esporsi, di mettersi a nudo.

 

Marga: Quindi intendi metterti alla prova come conduttore di un gruppo Tantra? 

Prashantam: Sì, esatto.

 

Marga: Con la tua compagna o da solo? 

Prashantam: Il mio augurio è che lei assuma un ruolo significativo, ma questo dovrà sentirlo lei, per se stessa. Io posso solo farmi da parte e lasciarlo accadere. È una sfida interessante, una bella avventura alla quale guardo con entusiasmo. Perché in 40 anni ho condotto gruppi a modo mio, alle mie condizioni, sotto il mio controllo; questo è stato il mio stile. E forse adesso sono pronto per essere meno serio.

 

Marga: A dire il vero il tuo viso ha un’espressione molto dolce! Mi fa piacere vederti felice. 

Prashantam: Sai, mi trovo come a ricominciare la mia vita da zero, è l’inizio di una nuova avventura. Amo questa sensazione che sia l’inizio del resto della mia vita, e lo sento davvero! Non è solo un luogo comune. 


 

Apparso su  Osho Times n. 234


Prashantam sarà all’OshoFestival di Bellaria, 22-25 aprile 2017, dove oltre ai consueti esercizi di Osho Divine Healing, di cui è creatore, presenterà due eventi:

Domenica 23 aprile: IO VOGLIO L’AMORE, NON VOGLIO DOLORE!

Lunedì 24 aprile: L’AMICIZIA: L’INCONTRO TRA SPIRITI LIBERI

Guarda il programma completo qui.

 




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