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Meditazione:
le domande e le risposte

Shunyo ha iniziato la sua scuola di consapevolezza vivendo vicina a Osho per 14 anni come parte del suo staff personale. Ora condivide la sua esperienza, viaggiando in molti paesi e facilitando corsi di meditazione e di formazione per chi vuole insegnare meditazione agli altri. All’OshoFestival della scorsa edizione ha risposto alle domande dei partecipanti...

Da un articolo apparso su Osho Times n 235
 
Shunyo

Partecipante 1: Cos’è il sannyas? 

Shunyo: Cos’è il sannyas? È più facile dire quello che non è... 
Intanto non è una religione. Osho ha sottolineato fortemente che non doveva essere adorato, pertanto noi non siamo né credenti né seguaci. Quello che facciamo è sperimentare in prima persona la meditazione. E in effetti questa è l’unica cosa che fa di noi dei sannyasin, non ci sono più dei segni esteriori che lo dimostrino. Persino il mala ora lo si indossa sotto gli abiti e solo per meditare. Tuttavia decidere di prendere il sannyas è una cosa enorme: probabilmente sei lì seduto e dentro di te c’è come un tremore... È bellissimo vedere come questo senso di eccitazione nel compiere un salto verso una vita nuova sia rimasto invariato dopo tanti anni, da quando Osho era nel corpo. 

La “celebrazione” è molto semplice, chi prende il sannyas non deve fare nulla, se non rimanere qualche istante seduto su un cuscino a occhi chiusi, presente a ciò che sta succedendo, dentro e fuori. Poi quando si sentirà pronto aprirà gli occhi e troverà davanti a sé un foglio con su scritto il suo nome. Se ha scelto di avere un mala quello sarà il momento di indossarlo. Dopodiché si alzerà: potrebbe aver voglia di stare in silenzio o per conto suo, oppure di abbracciare tutti gli amici. Qualunque cosa si sentirà di fare sarà quella giusta!

 

Partecipante 2: Una domanda pratica: il mala ce lo mettiamo da soli?

Shunyo: Sì. È importante metterlo da soli, perché sta a indicare la comprensione che il sannyas è una cosa nostra, non c’è qualcuno che lo fa per noi. E nella nostra nuova vita da sannyasin nessuno potrà fare le meditazioni per noi, le dovremo fare noi. Quindi è segno che d’ora in poi ci prendiamo la responsabilità della nostra vita come sannyasin.

 

Partecipante 3: Tu prima mi hai detto che il nome da sannyasin mi sarebbe arrivato dall’esistenza, ma tu come assegni il nome a una persona? Sulla base di quello che senti o da quello che ti trasmette quando la guardi?

Shunyo: Nel tuo caso è arrivato da te: tu mi hai parlato molto di te e facendo questo ti sei dato quel nome. E nel momento in cui l’hai fatto e hai detto che intendi prendere il sannyas hai trasmesso qualcosa dal cuore: anche tu fai parte dell’esistenza, la stessa dalla quale arriva il tuo nome!

Partecipante 4: Ho una domanda su Osho. Sono curioso di sapere, visto che tu hai vissuto a stretto contatto con lui per molto tempo, se esiste una parola per descrivere ciò che hai provato nel tempo trascorso insieme a lui.

Shunyo: “Incredibilmente fortunata!”. E comunque non è ancora finita. Trovandomi davanti a voi che avete deciso di prendere il sannyas, mi rendo conto che è vera una cosa che Osho ha detto, e cioè che senza più il suo corpo lo avremmo sentito ancora di più. Ogni volta che qualcuno si addentra negli spazi silenziosi della meditazione e il suo cuore si apre, la sensazione che Osho sia presente è molto forte.

 

Partecipante 5: Volevo sapere se Osho ha lasciato qualche messaggio, se è rimasto qualcosa.

Shunyo: Sì, ha detto: “Vi lascio il mio sogno”. E noi con quello facciamo il meglio che possiamo. Però nel suo ultimo discorso in pubblico le sue ultime parole sono state: “Ricordati che sei un Buddha, sammasati”.

 

Partecipante 6: Perché si cambia il nome quando si prende il sannyas?

Shunyo: Cambiando il nome ci stacchiamo dal passato. Per tutta la vita ci siamo portati dietro il nome che ci hanno dato i genitori e con cui siamo molto identificati. Quindi avere un nome completamente nuovo taglia l’identificazione e ci aiuta a capire che non siamo il nostro nome. E non siamo neanche il nuovo nome!

 

Partecipante 7: Vorrei fare una domanda personale: sono in un momento veramente importante della mia vita in cui sento che devo fare un grande salto nell’ignoto. Ma ho paura, perché ho un bambino piccolo, un mutuo e non ho un piano chiaro da seguire per “buttarmi” in quello che vorrei seguire.

Shunyo: Inizia portando maggiore consapevolezza nella tua vita di tutti i giorni, già questo è un salto nell’ignoto. Un bambino piccolo e un mutuo significano responsabilità che comunque hai, quindi portando maggiore consapevolezza nella tua vita quotidiana puoi arrivare al punto di capire qual è la cosa migliore per te e per il tuo bambino in questo nuovo cammino. Ma in questo momento potresti saltare in modo avventato, perciò sii paziente; da una maggiore consapevolezza nascerà la decisione giusta.

 

Partecipante 8: Ho spesso ascoltato e letto Osho dire che la meditazione non è una cosa seria. Amo la meditazione, ma c’è una parte di me che è molto seria nella vita e vorrei fare questo salto nella gioia, nella leggerezza, ma mi risulta difficile. Ci sono paura e giudizio.

Shunyo: Hai fatto un po’ di lavoro, della terapia, per scoprire da dove arrivano?

Partecipante 8: Sì, ma sento quest’influenza ancora molto radicata dentro di me.

Shunyo: Se sai da dove arrivano quelle radici vuol dire che i primi passi li hai già fatti. Adesso quando sorgono in te paura e giudizio sei abbastanza consapevole da vedere da dove nascono e questo ti aiuta a mettere un po’ di distanza tra te e loro. In terapia riconosciamo cosa ci frena nella vita, però poi sta a noi portare consapevolezza e osservare quando si attivano durante la nostra vita quotidiana. Di nuovo si tratta di portare consapevolezza nella vita quotidiana. Detta così sembra una cosa troppo semplice e noiosa per essere davvero la soluzione a tanti problemi così grandi. Il fatto è che ci dimentichiamo di noi stessi e piano piano dobbiamo imparare a portare consapevolezza e presenza a ogni gesto che compiamo, a noi stessi, al corpo, ai pensieri che vanno e vengono, alle emozioni. Questo è quello che Gurdjieff definisce “il lavoro”. Mentre Osho dice che è un gioco...

 

Partecipante 9: Nei discorsi Osho parla molte volte di religione e per quanto mi è dato di capire, lui non nega la religione di per sé, ma la indica come un ponte verso una religione superiore, verso la divinità che è in noi. Però cosa intende lui con “essere religiosi”?

Shunyo: Non posso rispondere a nome di Osho, ma l’ho sentito dire che una persona religiosa è una persona pienamente consapevole. E se sei pienamente consapevole sei anche compassionevole, sei tutte quelle cose meravigliose che porta l’illuminazione. Però ti suggerisco di esplorare maggiormente i discorsi di Osho e scoprire cosa intenda lui direttamente.

 

Partecipante 10: Vorrei chiedere un consiglio pratico: per me è molto più semplice cercare di essere centrato nel tempo libero piuttosto che al lavoro. Cosa posso fare?

Shunyo: Quando lavori mettici tutta la tua totalità. Qualsiasi cosa in cui riusciamo a essere totali diventa una meditazione. Se invece cerchiamo di praticare una tecnica di meditazione durante il lavoro alla fine non riusciamo a fare né il lavoro né la meditazione. Quando dico “totali” intendo “fare una cosa per volta”: quando lavori fai quello e basta, senza pensare a un altro posto, o al respiro che entra ed esce! In quella totalità il tuo lavoro diventa meditazione.

 

Partecipante 11: Vorrei sapere se dopo che Osho è morto hai mai provato il desiderio di trovare un altro maestro. E cosa pensi di quei sannyasin che si rivolgono ad altri maestri?

Shunyo: Non mi è mai successo di voler trovare un altro maestro. Sento che Osho tuttora ci dà così tanto che se riuscissi anche solo ad assorbirne l’1% starei andando alla grande. In quanto ai sannyasin in cerca di altri maestri, io ho degli amici che dopo essere stati per anni con Osho, che è sempre stato così rivoluzionario e rilevante per l’uomo moderno, vanno da qualche vecchio hindu immerso nelle sacre scritture e mi viene da pensare che devono essere davvero confusi!

 

Partecipante 12: Due anni fa ti ho fatto una domanda e vorrei riproportela. Ti chiedevo se Osho è stato, ed è, l’uomo più grande mai esistito su questa Terra e tu mi avevi dato una brevissima risposta affermativa. Ne puoi parlare un po’ più ampiamente?

Shunyo: Non so bene come si potrebbe espandere maggiormente l’argomento... Diciamo che ognuno di noi ha una sua comprensione personale di Osho e una relazione unica con lui. Prendere il sannyas adesso o in passato, con Osho nel corpo o meno, rimane comunque un’esperienza unica della persona che la fa, quindi è difficile generalizzare. È importante ricordare anche che Osho aveva reso molto chiaro che lui non ha mai avuto alcuna relazione con noi. Quando era ancora nel corpo l’ha detto molto chiaramente: “Arriva tutto da voi”. Osho non c’è mai stato davvero in quanto personalità, o come persona. 

Partecipante 13: Io sono nuova, non so praticamente nulla. Mi potresti dire come si svolgeva una giornata tipica nella vita insieme a Osho? 

Shunyo: È davvero misterioso perché non esisteva la “giornata tipica” accanto a Osho. Era un po’ come se lui fosse un punto fermo e il resto gli ruotasse intorno. Succedevano tantissime cose, eppure lui seguiva le sue abitudini. Si alzava alle 6 del mattino e ogni giorno passava molto tempo a fare lunghe docce o lunghi bagni in vasca. Mangiava ogni giorno alla stessa ora e più o meno sempre le stesse cose; nel pomeriggio riposava sempre alla stessa ora e alla sera veniva a parlarci alla stessa ora, e andava a letto alla stessa ora ogni sera! 

Invece noi intorno a lui volavamo continuamente da una situazione all’altra in un vorticoso turbinio e succedeva di tutto: siamo stati quasi arrestati, abbiamo viaggiato, c’è stata gente che voleva invadere la Comune e portarla allo sfascio... è successo di tutto; c’erano le nostre storie d’amore, i grandi drammi. 

E in mezzo a tutto questo Osho era il punto fermo, proprio come l’occhio di un ciclone...

 

Apparso su  Osho Times n. 235


Shunyo terrà varie meditazioni all'OshoFestival di Bellaria
anche quest'anno, guarda il programma




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