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Osho e la mindfulness

Mente, presenza mentale, andare oltre la mente, non-mente... dai tempi del Buddha ai giorni nostri, le stesse parole, gli stessi dubbi, le stesse certezze...


Un prezioso brano di Osho apparso su Osho Times n. 235

 


 

osho




Osho, 
cos’è la presenza mentale?


La presenza mentale è in realtà uno stato di non-mente. Puoi chiamarla mindfulness, consapevolezza, o puoi chiamarla uno stato di non-mente. Le parole appaiono in contraddizione tra loro, ma indicano lo stesso stato. Presenza mentale significa essere nel presente, essere spontanei, essere disponibili a tutto ciò che accade in questo momento. Essere aperti al qui e ora è presenza mentale. Ma l’unico modo per essere aperti al qui e ora è non essere nel passato, non essere nel futuro.

E la mente è fatta di passato e futuro, la mente non sa nulla del presente. La mente è sempre occupata, non è mai libera. E quando è disoccupata, assolutamente senza pensieri, in osservazione, attenta, consapevole, sorge una grande presenza. Quella presenza opera da sola, spontaneamente. E fa della tua vita una vita di risposte, non di reazioni.

Normalmente la vita è fatta di reazioni: reagisci. Reazione significa che stai reagendo a una situazione attuale sulla base del passato. Risposta significa essere fedele alla situazione: non agisci in base al passato, ma in base al momento presente. Esattamente come uno specchio, che riflette semplicemente ciò che c’è. Se c’è un fiore, riflette un fiore; se c’è un viso, riflette il viso. La mente non rispecchia ciò che c’è; la mente riflette sempre quello che c’era. Per questo la mente non entra mai in uno stato di comunione con la realtà. E a quel punto, tutto ciò che fai è sbagliato.

La presenza mentale è uno stato di assenza di pensieri, ma non di sonno, non di incoscienza. Una coscienza senza pensieri, senza contenuto. Uno specchio totalmente vuoto, pronto a rispecchiare qualsiasi cosa. La bellezza dello specchio è che non cattura mai alcun riflesso; non è come una pellicola fotografica. La pellicola fotografica cattura immediatamente il riflesso ed è per questo che poi non è più utilizzabile, è distrutta. Puoi usarla solo una volta, poi è attaccata al passato. Così è la memoria, così è la mente: una pellicola fotografica.

La mente di un Buddha non è una pellicola fotografica, ma uno specchio.

Cerca di essere sempre più responsabile, cioè di rispondere, e sempre meno reattivo. 1


 

Buddha dice: Il sentiero è ottuplice.

Ricorda, è solo un suggerimento. “Ottuplice sentiero” è semplicemente un modo per esprimere la sua esperienza, dando una certa direzione. L’essenza del sentiero sta nella “giustezza”. Buddha usa la parola “giustezza” per tutto. Divide la vita in otto parti e usa “giustezza” per ciascuna parte: giusta alimentazione, giusto impegno, giusta mindfulness, giusto samadhi e così via. E la questione non sono solo gli otto elementi: se comprendi, puoi usarla come direzione.

Tutto ciò che fai puoi farlo in modo sbagliato o in modo giusto; entrambe le alternative sono sempre presenti. Quindi devi capire cosa intende per “giustezza”, la sua essenza. Devi gustare il sapore della giustezza e poi applicarla a tutto ciò che fai. Quando cammini, puoi farlo nel modo giusto e nel modo sbagliato. Quando parli, puoi farlo nel modo giusto e nel modo sbagliato. Quando ascolti, puoi farlo nel modo giusto e nel modo sbagliato.

Se ascolti pieno di ogni genere di pregiudizi, è un modo sbagliato di ascoltare; in realtà è un modo di non ascoltare. Sembra che ascolti, ma stai solo udendo, non ascoltando. Giusto ascolto significa che hai messo da parte la mente. Questo non significa che diventi un credulone, che inizi a credere a tutto ciò che ti dicono. Non ha niente a che fare con credere o non credere. E la bellezza del giusto ascolto è questo: che la verità ha una sua musica. Se riesci ad ascoltare senza pregiudizi, il tuo cuore ti dirà che è vero. Se è vero, nel cuore squilla un campanello. Se non è vero, rimani distaccato, disinteressato, indifferente. Nessun campanello suona nel tuo cuore, non accade alcuna sincronicità. Questa è la qualità della verità: se ascolti con il cuore aperto, si crea immediatamente una risposta nel tuo essere, il tuo centro si innalza. Inizi a mettere le ali; improvvisamente tutto il cielo si apre.

Non si tratta di decidere logicamente se ciò che è stato detto è vero o falso. Al contrario, si tratta di amore, non di logica. La verità crea immediatamente un amore nel tuo cuore; qualcosa scatta in te, in un modo molto misterioso.

Ma se ascolti nel modo sbagliato, cioè se sei pieno della tua mente, pieno di spazzatura, pieno della tua conoscenza, non permetterai al cuore di rispondere alla verità. Ti lascerai sfuggire un’enorme possibilità, ti lascerai sfuggire la sincronicità. 

Il tuo cuore era pronto a rispondere alla verità... Il cuore risponde solo alla verità, ricorda, non risponde mai a ciò che è falso. Di fronte al falso rimane del tutto in silenzio, non risponde, è inalterato, disinteressato. Di fronte alla verità comincia a ballare, inizia a cantare, come se improvvisamente il sole fosse sorto e la notte oscura non ci fosse più. E gli uccelli cantano, i fiori di loto si aprono e tutta la Terra si risveglia.

Proprio così, quando ascolti la verità, realmente, totalmente, subito qualcosa si risveglia in te. La verità fa quell’effetto immenso. 

E puoi impegnarti fino all’estremo e anche in quel caso ti sfuggirà. Puoi sforzarti troppo e ti sfuggirà, oppure puoi sforzarti troppo poco e ti sfuggirà. È possibile illuminarsi solo quando lo sforzo è perfettamente bilanciato, in equilibrio.

La vita è un processo continuo, un movimento, un fiume. Devi adattarti, a seconda delle situazioni, altrimenti rimani bloccato, mentre la vita continua a cambiare intorno a te. L’unico risultato sarà che tra te e la tua vita si creerà un divario, un divario che crea infelicità e dolore.

In entrambi i casi perdi il treno. Sia che arrivi troppo presto o troppo tardi, non sei mai nel punto esatto. O sei in anticipo o sei in ritardo. O sei nel passato o nel futuro. Alcune persone vivono nei ricordi e altre vivono nella fantasia.

E vivere giustamente significa essere nel presente, essere esattamente al centro, nel bel mezzo del passato e del futuro, tra la fantasia e il ricordo, tra ciò che non è più e ciò che non è ancora. Esattamente nel mezzo sta la giustezza.

Buddha dice: “Lascia che la tua vita sia dinamica”. Deve corrispondere alla realtà, alla situazione in cui ti trovi. Non seguire regole morte, rispondi alla realtà, a quel che esiste. In questa responsabilità cresci, maturi. Essere responsabili è essere giusti.

E Buddha dice che questa giustezza deve essere applicata in tutti gli ambiti della vita. Anche nella consapevolezza, nella meditazione, dice che è necessaria la “giusta mindfulness”, perché si può diventare troppo ossessionati anche dalla meditazione. Si può diventare talmente affascinati dalla meditazione da iniziare a fuggire dalla vita.

È accaduto nel corso dei secoli. Milioni di persone sono fuggite dalla vita per la semplice ragione che volevano meditare e la vita è un fastidio. Non riuscivano a meditare al mercato, in famiglia, con i bambini intorno. Dovettero ritirarsi nelle grotte himalayane, solo così riuscivano a meditare. Questa è una meditazione sbagliata. Se la meditazione è così povera, così impotente che non si può meditare in casa propria, non vale nulla. Se ha bisogno dell’Himalaya, allora non è la meditazione che ti rende silenzioso, è il silenzio dell’Himalaya.

Dopo trent’anni di meditazione in Himalaya, torni nel mondo e tutto lo sforzo, tutto l’arduo cammino, tutti quei trent’anni di lavoro su di te, scompaiono semplicemente, evaporano. Il mondo ti dà ancora più fastidio di prima, perché hai vissuto fuori dal mondo per trent’anni. Ti sei disabituato al mondo, al suo rumore, alla sua gente e ai suoi modi. Questa non è la giusta meditazione.

La giusta meditazione deve diventare un punto di forza dentro di te, non una debolezza. Deve renderti più forte, così forte che puoi sederti al mercato ed essere meditativo.

Buddha usa la parola “giusto” anche per il samadhi. Il samadhi è lo stato supremo in cui tutti i desideri scompaiono, tutti i pensieri scompaiono, tutta la mente scompare. Sei in uno stato di non-mente. Ma questo può avvenire in due modi.

Si può cadere in un sonno profondo, così profondo che non ci sono più nemmeno i sogni e la mente è scomparsa. Nel sonno profondo non c’è desiderio, non c’è alcuna mente, nessun pensiero. Ma questo non è samadhi, è coma!

Buddha dice che questo è un tipo sbagliato di meditazione e un tipo sbagliato di samadhi. Giusto samadhi significa che devi essere senza mente, ma completamente sveglio: nello stato di veglia i pensieri devono scomparire. È facile addormentarsi, cadere in coma profondo, in una specie di crisi isterica ed essere senza mente, ma questo significa andare al di sotto della mente, non trascenderla. Il giusto samadhi è una trascendenza: vai oltre la mente, ma sei totalmente sveglio, consapevole. Solo allora è giusto samadhi, quando cresce nella consapevolezza e quando la consapevolezza cresce attraverso il samadhi. Quando ti illumini devi essere assolutamente risvegliato; altrimenti ti sei lasciato sfuggire l’ultimo passaggio.

In questo modo Buddha divide la vita in otto parti e chiama il suo cammino l’ottuplice sentiero. La via è ottuplice. Ma devi guardare la tua vita, decidere in base alla tua vita. Non basta seguire le parole del Buddha. Seguine lo spirito, perché le cose sono cambiate. In venticinque secoli era inevitabile. Viviamo in un diverso tipo di società, con un diverso tipo di mente. La tua vita non è più com’era ai tempi del Buddha. Quindi il nucleo essenziale rimane lo stesso, ma molte cose dovranno essere cambiate.

Ricorda che devi essere sempre attento, vigile, equilibrato; sempre nel mezzo, senza mai spostarti agli estremi, senza mai diventare eccessivo in nulla. Ma devi essere tu a trovare il modo. Persone diverse dovranno elaborare piani diversi per la propria vita.

Devi applicare l’essenza del suo insegnamento alla tua situazione. Devi applicarne l’essenza alla tua vita, altrimenti le cose rimangono superficiali. Le pratichi, ma sotto sotto resti lo stesso.

Puoi imparare delle belle parole, ma sotto sotto continui a dire la stessa cosa. Sotto sotto non sei cambiato affatto.

Seguire le scuole non serve. Puoi diventare colto, sofisticato, religioso. Mediti, preghi, fai ogni genere di rituale, ma rimangono rituali, non scalfiscono nemmeno la superficie. Basta grattare un po’ e si trova il vero uomo che è un animale identico agli altri animali, o a volte anche peggio. Perché nessun animale può scendere in basso quanto un uomo e nessun animale può elevarsi quanto un uomo. La caduta dell’uomo è enorme, l’ascesa dell’uomo è immensa.

L’uomo è una scala tra il paradiso e l’inferno, tra l’animale e dio. 

La caduta verso l’essere un animale è un processo inconscio; la salita verso l’essere un dio è uno sforzo cosciente. 2



Continua su Osho Times n. 235



Tratto da:
1. Osho, The Dhammapada: The Way of the Buddha, Vol. 8 # 10
2. Osho, Il tempo che non conosce tempo, Urra



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