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Abbracciami!

La forza dell'amore...


Un prezioso brano di Osho apparso su Osho Times n. 236

 


 

osho




Osho, 
come mai l’abbraccio è uno strumento così incredibilmente terapeutico? P.S. Credevo che la chiarezza, l’umorismo e l’analisi fossero la via, ma è tutta robaccia…

 

L’uomo ha bisogno di sentirsi necessario. È uno dei bisogni primari dell’essere umano. Se non riceve le cure di cui ha bisogno inizia a morire. Se non sente di essere rilevante per qualcuno, almeno per qualcuno, tutta la sua vita diventa priva di significato.

Per questo l’amore è la più grande terapia che esista. Il mondo ha bisogno di terapia perché al mondo manca l’amore. In un mondo veramente amorevole non sarebbe necessario alcun tipo di terapia; basterebbe l’amore, sarebbe più che sufficiente. 

L’abbraccio è soltanto un gesto d’amore, di calore, di cura. La percezione stessa del calore che fluisce dall’altra persona scioglie molti dei tuoi disturbi, scioglie la natura glaciale e fredda dell’ego; ti rende di nuovo bambino. 

Gli psicologi sono molto consapevoli del fatto che se un bambino non riceve abbracci e baci viene a mancargli nutrimento. Così come il corpo ha bisogno di cibo, l’anima ha bisogno d’amore. Si può provvedere a tutti i bisogni fisici del bambino, a tutti gli agi materiali, ma se manca l’abbraccio il bambino non si svilupperà in un essere umano integro. Da qualche parte nel profondo rimarrà triste, trascurato, ignorato, in uno stato di abbandono. È stato assistito nella crescita, ma non è stato accudito e coccolato. 

Gli studi dimostrano che se un bambino non è abbracciato comincia a ritirarsi, può morire persino, anche se gli è stato procurato tutto il resto. Per quanto riguarda il corpo ogni bisogno è stato soddisfatto, ma è mancato il clima dell’amore; il bambino si è isolato, si è separato dall’esistenza.

L’amore è la nostra connessione, l’amore è la nostra radice primaria. Come il respiro per il corpo è assolutamente necessario – se smetti di respirare smetti di esistere – l’amore rappresenta il tuo respiro interiore. L’anima vive grazie all’amore. 

L’analisi non sarà di alcun aiuto. L’umorismo, la chiarezza, il sapere e l’erudizione non ti serviranno. Puoi sapere tutto ciò che c’è da sapere sulla terapia, puoi diventare un esperto, ma se non conosci l’arte dell’amore resterai solo sulla superficie del miracolo della terapia. 

Nel momento in cui inizi a provare qualcosa per il paziente, per la persona che soffre... Su 100 casi, 99 sono di persone che soffrono perché non sono state amate. Se inizi a sentire il bisogno d’amore del paziente, e se puoi soddisfare quel bisogno, la condizione del paziente subirà un cambiamento quasi magico. 

L’amore è sicuramente il fenomeno più terapeutico che ci sia. Sigmund Freud ne era molto spaventato, tanto che l’abbraccio era fuori questione; non era neanche pronto a trovarsi faccia a faccia con il paziente perché ascoltandone l’infelicità, ascoltandone gli incubi interiori avrebbe potuto iniziare a sentirglisi vicino. Gli occhi avrebbero potuto inumidirglisi, le lacrime avrebbero potuto iniziare a scorrere, o magari in un momento senza difese avrebbe potuto prendere la mano del paziente. 

Era così spaventato da un qualsiasi genere di rapporto amorevole tra terapista e paziente da escogitare un espediente: il paziente rimaneva disteso sul divano e lo psicanalista sedeva dietro di lui così da evitare di trovarglisi faccia a faccia. 

 

E ricorda una cosa: è trovandosi faccia a faccia che cresce l’amore. Gli animali non possono coltivare l’amore perché non fanno sesso l’uno di fronte all’altro, quindi non c’è amicizia, non c’è rapporto. Una volta terminato l’accoppiamento ognuno va per la sua strada, per conto proprio, senza neanche un grazie, un addio, o un arrivederci! Gli animali non sono stati capaci di costruire rapporti di amicizia, famiglie, società per il semplice fatto che quando fanno sesso non si guardano negli occhi, non si guardano in viso: è come se il loro accoppiamento fosse quasi meccanico, non ha alcuna componente umana. 

L’uomo invece ha dato vita a tutta una serie di relazioni per il semplice fatto che è l’unico animale che fa l’amore guardando l’altro in faccia. A quel punto gli occhi cominciano a comunicare e le espressioni facciali diventano un linguaggio sottile. A quel punto ci sono dei cambiamenti nello stato d’animo ¬– le emozioni, la gioia, l’estasi, l’ardore orgasmico – e l’intimità cresce. L’intimità lo richiede, è un requisito fondamentale. 

Quindi è bene fare l’amore con la luce accesa, non al buio, almeno con una luce soffusa, la fiamma di una candela. Fare l’amore al buio è un qualcosa di animale in noi che evita il contatto visivo, una strategia per evitare. 

Freud era molto spaventato dall’amore, aveva paura del suo stesso amore represso. Temeva di ritrovarsi in qualche genere di coinvolgimento, di legame. La sua intenzione era rimanere al di fuori, non lasciarsi coinvolgere dalla persona, non diventare parte della sua interiorità, non impelagarsi, ma rimanere solo un osservatore scientifico, distante, distaccato, freddo, inavvicinabile. Voleva concepire la psicoanalisi come una scienza. Ma non è una scienza, e non sarà mai una scienza! È un’arte, ed è molto più vicina all’amore che alla logica. 

Il vero psicanalista non eviterà di spingersi nel profondo dell’interiorità del paziente: correrà il rischio. È rischioso, vuol dire entrare in acque agitate. Potresti annegare tu stesso! Dopotutto sei umano anche tu! Potresti metterti in qualche pasticcio, difficoltà; potresti crearti qualche problema, ma è un rischio che bisogna correre. 

Per questo amo molto Wilhelm Reich. È l’uomo che ha trasformato il volto all’intera psicoanalisi: si è lasciato coinvolgere dal paziente. Ha tolto di mezzo il divano, ha tolto di mezzo il distacco indifferente. È stato molto più rivoluzionario lui di Freud. Sigmund Freud è rimasto un tradizionalista, era davvero spaventato dalle sue stesse repressioni. 

Se non ti fanno paura le tue repressioni puoi essere di enorme aiuto. Se non hai paura del tuo stesso inconscio, se hai risolto i tuoi problemi anche solo un po’, puoi essere di grande aiuto lasciandoti coinvolgere nel mondo del paziente, diventando un partecipante piuttosto che un semplice osservatore. In realtà dal momento che gli psicanalisti hanno i loro problemi – a volte anche più dei loro pazienti – la paura di Freud è comprensibile. Per quanto mi riguarda, desidero fare una dichiarazione drastica: a meno che una persona non sia un risvegliato, un illuminato, non può essere un terapista vero, autentico. Solo un Buddha può essere un vero terapista perché ha dissolto tutti i suoi problemi; può unirsi e fondersi con il paziente. Anzi, per lui il paziente non è affatto il paziente. 

Questa è la differenza che intercorre tra il rapporto che esiste tra un paziente e il suo terapista, e il rapporto tra un dicepolo e il suo maestro. Il discepolo non è un paziente, il discepolo è una persona amata, una persona cara. Il maestro non è soltanto un osservatore, è diventato un partecipante. Le loro identità separate si sono dissolte, sono diventati Uno, e quell’essere Uno aiuta. 

L’abbraccio è solo un gesto di unione, e anche il gesto fa la sua parte. 

Chiedi: Per quale ragione l’abbraccio è uno strumento così incredibilmente terapeutico? Lo è, ed è solo un gesto. Se è vero – non solo un gesto, ma fatto con tutto il cuore – può essere uno strumento magico, può essere miracoloso. Può trasformare tutta la situazione all’istante. 

Ci sono alcune cose da comprendere al riguardo, e una è questa: l’idea che il bambino muoia e l’individuo diventi adolescente, e che l’adolescente muoia e l’individuo diventi un giovane, e che il giovane muoia e diventi un uomo maturo, e via dicendo, è sbagliata. Il bambino non muore mai; nulla muore mai. Il bambino resta lì, è sempre lì, avvolto da altre esperienze – avvolto dall’adolescenza, poi dalla gioventù, poi dalla mezz’età, poi dalla vecchiaia – ma resta sempre lì. 

Sei come una cipolla, strato su strato, ma se peli la cipolla scopri subito degli strati più freschi all’interno. Continua ancora più in profondità e troverai sempre più strati, sempre più freschi. Lo stesso vale per l’uomo: se si scava a fondo dentro di lui si arriva sempre a trovare il bambino innocente; e contattare il bambino innocente è terapeutico. 

L’abbraccio ti mette in contatto immediato con il bambino. Se abbracci qualcuno con calore, con amore, se non si tratta soltanto di un gesto fiacco, se è eloquente, importante, vero, se il tuo cuore fluisce attraverso di esso, entri in contatto immediato con il bambino, con il bambino innocente. E il bambino innocente che affiora anche solo per un istante ha un’enorme influenza, perché l’innocenza del bambino è sempre sana e integra: è incontaminata. Hai raggiunto il nucleo più intimo e profondo della persona dove non è mai entrata alcuna corruzione; hai raggiunto il nucleo vergine, e tornare a far pulsare di vita il nucleo vergine è abbastanza. 

Hai dato il via, hai innescato un processo di guarigione... 



Continua su Osho Times n. 236


Tratto da: Osho, The Wild Geese and the Water #4



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