Ci sono arrivato davvero per caso, o forse per una inconsapevole serie di coincidenze, ma mi sono trovato a tuffarmi con tutto me stesso nel “Path of Love”!
Intorno a me tutto ruotava in un vortice di gioia, di armonia, di festa e di bellezza: stavo partecipando al Festival di meditazione proposto dall’Osheanic International di Fortaleza (Brasile).
Gli eventi in programma sono davvero tanti: ogni giornata inizia con la Dinamica e poi si snoda in una serie di seminari, workshop, buon cibo, belle meditazioni e anche bel mare! Il profumo dell’Atlantico si unisce a quello dei grandi fiori di gelsomino e a quello dei frutti appena tagliati di mango e papaya.
Del “Path of Love” non avevo mai sentito parlare fintantoché non l’ho visto sul programma giornaliero che per l’indomani indicava: “Introdução ao Path of Love - Introduction to Path of Love”.
Accidenti, dura tre giorni e tutto in inglese e portoghese. Peccato che queste lingue riesca a masticarle con troppi limiti. Vado avanti nella lettura del programma e vedo quali altre proposte ci siano… mmm… interessanti!
Ma, come si dice, “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi!”. Ecco infatti che la giornata non riesce nemmeno a iniziare che vengo travolto da una valanga di: “Lo devi fare… è troppo importante… non te ne pentirai… è un’occasione unica… vedrai, è un processo che ti trasforma… non ci sono parole per descriverlo... devi fidarti...”.
Ecco, quel “devi fidarti” ha iniziato a lavorare dentro di me e a lasciar andare tutte le paure e le preoccupazioni legate alla poca conoscenza della lingua. È vero, nel Path of Love i momenti di condivisione verbale sono tanti, ma è anche vero che se sto per entrare nel “sentiero dell’amore” forse quello che devo ascoltare maggiormente è il cuore e non la mente!
Ok, m’iscrivo ai tre giorni di “Introduzione al Path of Love” e vediamo cosa sarà mai!!!
Siamo davvero in tanti in sala e il clima è davvero internazionale, ci sono persone da tutti gli angoli del pianeta. Dall’Italia il sottoscritto e Sujaan che fa però parte dello staff (ecco perché ha insistito tanto nell’invitarmi. Ah, mascalzone!).
Fin dall’inizio c’è l’invito a connettermi al mio cuore, a sentire le emozioni che arrivano e poi a condividere, condividere, condividere. Condividere non solo presentando quello che ho provato ma anche, andando più in profondità, cose intime, i miei segreti più nascosti, i miei desideri più reconditi, tutto me stesso senza riserve, senza limiti, senza paure.
A volte capisco e a volte no, a volte riesco a dire quello che penso e a volte no, a volte frammezzo le mie frasi con parole in italiano e questo mi fa sentire un po’ a disagio. Mi è difficile ascoltare il cuore e lasciarmi andare. C’è sempre come un freno.
Ma poi arriva un qualcosa di magico: basta il tocco di una calda mano sulla schiena per farmi esplodere in un immenso pianto. Un pianto che va e che viene e che, a momenti, diventa di gioia per tutto l’amore che provo. Sento il cuore in festa e sento la sua apertura: non c’è più bene o male, buono o cattivo… Mi sento pienamente accolto, senza riserve, globalmente, in un amore completo; accolto anche con le mie difficoltà linguistiche, accolto anche quando non capisco l’altro e scopro che, anche se non comprendo pienamente le sue parole, il suo messaggio mi arriva egualmente. C’è solo piena accoglienza, nella totale globalità. E tutto diventa di più, di più, di più… più gioia, più amore, più vita!
Ora posso andare a recuperare quello che vale in me, quello che amo di me. Prima facevo fatica a vederlo, ad accoglierlo. Ora è diverso, ora c’è un’apertura al bello, al vero, al giusto che risulta quasi inaspettata e che si fa sentire in tutta la sua potenza e bellezza. È un’apertura che mi permette di sentire il mio cuore, di percepirne il calore, di scoprirne la luce: è un diamante che si rivela nelle sue mille e mille sfaccettature, nei suoi mille e mille riflessi.
Accolgo tutto quello che arriva e sperimento l’incontro col divino, col divino che c’è in me.
Questa gioia è talmente grande che, quando scopro che il Path of Love è un processo internazionale e che è proposto anche in Italia, subito decido di prenotarmi al percorso di sette giorni intensivi.
Anche qui tutto gioca a mio favore: sono appena tornato dal Brasile e il Path of Love in italiano partirà tra appena un mese; ho appena usato venti giorni di ferie per le mie vacanze oltreoceano e al lavoro non ci sono problemi per ottenere altri giorni e per poter quindi partecipare al Path of Love.
E… sorpresa delle sorprese: un Path of Love tutto in italiano!!! Dall’inizio alla fine... super!
È la possibilità di starci ancor più intensamente e di entrare ancor più in profondità in ogni condivisione e in ogni attimo della giornata. È anche vero che il silenzio la fa da padrone: per gran parte del tempo si è invitati a stare in silenzio. All’inizio sembra difficile, mi sembra quasi una punizione, ma poi scopro che diventa la mia comfort zone in cui poter stare dopo gli intensi lavori di gruppo. Il silenzio mi permette di focalizzare meglio il processo che si sta compiendo dentro di me e mi dà indicazioni su come proseguire. Ogni attimo assume un valore diverso, perfino il cibo acquista un gusto nuovo assaporandolo nel silenzio!
E nel momento in cui possiamo di nuovo usare la voce all’interno dei momenti di condivisione, ecco che ogni parola ha un suo speciale suono e le pause tra una parola e l’altra mi fanno stare nella profondità di ciò che sento e di ciò che dico.
Una parte importante del Path of Love sta nella condivisione piena e senza paura con gli altri, per vedere tutto quello che sta dentro di me, per andare sempre più in profondità.
Osho ha detto: “Una delle leggi fondamentali della vita è questa: tutto ciò che nascondi continua a crescere, e tutto ciò che esponi, se è sbagliato scompare, evapora al sole, e se è giusto, ti nutre”. Non è facile presentare le mie parti oscure, i miei lati bui: c’è vergogna e paura. Ma nascondendo tutto questo, non riuscirei nemmeno a vedere che nell’oscurità delle tenebre ci sono anche i miei punti forti, c’è la punta di quel diamante che vuol venire alla luce. Al momento può essere un diamante ancora parecchio sporco, immerso nel fango, ma questo non toglie che, una volta pulito, una volta riportato a galla, risplenda pienamente in forza, bellezza, creatività.
Entrare a contatto con la mia zona d’ombra è un passo molto grande verso la guarigione e verso l’amore per me stesso. In queste condivisioni mi apro totalmente e onestamente senza lasciare che la paura mi fermi, mi confronto con la prigione dei miei giudizi, dei miei concetti, delle mie abitudini e delle mie convinzioni. Scopro che sono io che creo tutte le barriere ma anche che l’intensità del mio anelito mi mostra la via da seguire.
Presentarmi nelle mie zone d’ombra mi fa capire che posso rivelare questo e altro ancora e che posso essere accolto con comprensione, compassione, amore.
Per me è incredibile quello che succede a metà del secondo giorno, quando lascio finalmente cadere tutte le mie maschere e permetto agli altri di vedermi per quello che sono. Ho imparato a condividere, ad aver fiducia e a essere vulnerabile come lo sono gli altri. In soli due giorni il gruppo e i facilitatori mi hanno aiutato a sentire le mie emozioni, a sentire il corpo con le sue tensioni e a permettermi di lasciarle andare, semplicemente liberandomene.
E allora non mollerò mai! Nemmeno quando sale la fatica o, meglio, l’incomprensione. Riconoscendo che sono un mendicante che può chiedere aiuto divino.
Ah, il divino! Chiamalo come vuoi, chiamalo Dio, Buddha, Allah, chiamalo il tuo Sé superiore, la tua anima, la tua essenza, chiamalo Energia universale, chiamalo Nulla cosmico, chiamalo come vuoi, ma chiedi.
È la preghiera, è riconoscerla come risorsa preziosa. Chiedere aiuto vuol dire abbandonare l’orgoglio di “io basto a me stesso” per entrare in un abbraccio più grande che sa contenere anche quel “povero cristo” che sono. Lasciando andare la mia autosufficienza scopro che non posso fare tutto da solo.
Questo non toglie che il vero cambiamento avvenga all’interno; non posso aspettare che qualcun altro venga a salvarmi ma posso chiedere un aiuto, un sostegno. Può essere la preghiera, può essere la Dinamica, può essere la condivisione con un amico o quant’altro. È comunque una scintilla di luce che mi aiuta a trovare la luce che già c’è dentro di me, anche se magari faccio ancora fatica a vederla, a riconoscerla. È la possibilità di scoprire che in un miliardo di stelle in un cielo blu scuro, io sono una di loro.
A questo punto c’è spazio anche per la festa dove la festa diventa meditazione, dove la meditazione è festa. Tante volte penso alla meditazione come a una cosa seria; che bello invece scoprire che la meditazione è una grande gioia, la meditazione è puro amore che si rende visibile, concreto, tangibile, effervescente, vivo! La meditazione diventa festa e mi fa sentire vivo.
Alla fine del Path of Love, per me la grande sfida da portare avanti è quella di vivere in pieno, al cento percento, ascoltandomi e dandomi maggiori spazi e tempi, amandomi e permettendo che questo amore si allarghi sempre più verso gli altri. È l’invito a vivere la giornata, proprio questa giornata, come se fosse l’ultimo giorno della mia vita. Da vivere alla grande, alla stragrande! Ho voglia di abbracciare, di amare, di ballare, di sorridere e di giocare. Ho voglia di vivere.
Qualcuno mi aveva detto che il Path of Love mi avrebbe cambiato la vita: è proprio così. Il Path of Love funziona!
Pubblicato su Osho Times n. 236

PREM NURYA
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