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Maha Vipassana...
ma non è una cosa seria!

Di Nadi, che ha partecipato al ritiro del 2015 come assistente e al tempo faceva parte della Comune di OshoMiasto…

Da un articolo apparso su Osho Times n 240
 
Maha Vipassana a Miasto
Cento buddha in meditazione a Miasto per la Maha Osho Vipassana


È difficile trovare le parole per descrivere un ritiro silenzioso come la Maha Vipassana.

Il silenzio dei partecipanti, il silenzio di Shunyo, il silenzio di Miasto... L’unica interruzione a questa quiete la dovevamo fare ogni tanto noi assistenti per le cose pratiche: chi porta l’acqua, chi va all’Oshop a comprare qualcosa che serve, chi tiene la Dinamica domani, qual è il momento opportuno per areare la stanza senza far ammalare nessuno... 

Per me questa Vipassana è stata un grande regalo. Stare vicino a Shunyo, a Chetana, agli altri assistenti e a dei partecipanti così tenaci! Silenti e impeccabili per tutta la settimana, nonostate la mente sembri diventare più aggressiva durante i primi giorni... Abituati alla frenesia della vita quotidiana, all’attività, non è facile stare seduti per ore senza fare null’altro che osservare! 

Mi ha davvero colpita vedere la disciplina naturale di chi affronta un ritiro come questo! 

Quando lo feci da partecipante non me ne resi conto siccome veniva tutto spontaneo... e non gli detti valore, ma stavolta guardando da fuori ho potuto notarlo: l’armonia, la determinazione, il convolgimento sono così forti che giorno dopo giorno l’isolamento e il silenzio diventano quasi solidi! 

Uno dei momenti più belli della giornata era prima del pranzo quando Shunyo suggeriva cosa osservare durante la pausa. Ogni volta era come una magia che dava delle comprensioni rispetto al processo stesso e contemporaneamente quell’osservare ci guidava alla sala da pranzo in maniera più consapevole. Altro momento delizioso era l’Evening Meeting con discorsi accuratamente scelti e con un’atmosfera strepitosa nella Buddha Hall...

Vivendo a Miasto ho fatto l’abitudine a godere del silenzio dell’Evening Meeting, ma durante la settimana della Vipassana era ancora di più: armonia, silenzio, unione e non un colpo di tosse, non uno starnuto... Sembrava di stare in paradiso! Anche il fatto che durante la settimana della Vipassana a Miasto non c’erano altri gruppi è rilevante: ovunque si andasse c’era quiete e non volava una parola... I Miastini erano tutti attenti a rispettare il gruppo e ad assecondarne le esigenze. È capitato per esempio che noi assistenti abbiamo notato le addette alla pulizia che ripiegavano rapidamente le coperte che avremmo rubato in pochi istanti per metterle nella Buddha Hall, e siamo rimasti colpiti dal profondo silenzio e amorevolezza con cui collaboravano con noi, tanto da farci dire “sono in Vipassana anche loro!” 

È stato bello essere nel team degli assistenti, in primis girare con lo stick, la bacchetta, a dare la “bastonata Zen” a delle persone che sono state con Osho mi ha emozionata molto... Io Osho non lo ho incontrato nel corpo, e ogni volta che mi trovavo davanti a un sannyasin di lunga data mi immaginavo di vedere Osho accanto a lui e mi metteva i brividi! E in generale girare con lo stick è stato un grande esercizio di presenza: osservare ogni Buddha e cercare di arrivare nel momento più opportuno; trovare il modo per camminare senza fare rumore per arrivare il più inaspettata possibile; imparare a mettere la giusta forza per dare un tocco consistente, né doloroso né impercettibile...

Un altro momento interessante è stato preparare la sala, portare attenzione alla “seduta” di ognuno: chi vuole la sedia, chi il panchetto, chi vuole due cuscini blu o uno viola, chi vuole una coperta o più di una... E ogni giorno aggiornare i nostri appunti perché spesso l’allestimento cambiava per alcuni partecipanti. Questo è stato per me il momento di maggior cura: cercare di ricreare lo spazio così come ognuno lo lasciava. Mi è anche piaciuto come ci siamo organizzati. Ognuno ha potuto vivere il suo processo individuale e allo stesso tempo “essere uno” con il resto del team, e per questo la collaborazione è stata fondamentale: ognuno di noi ha portato le sue qualità – chi silenzio, chi organizzazione, chi attenzione, chi precisione, chi leggerezza, chi dolcezza, chi amorevolezza… Personalmente all’inizio mi sentivo fuori posto perché ero molto in contatto con la mia giocositá! Per esempio mi trovavo a fare la corsa all’ultimo cuscino o a spruzzare l’acqua di rose sopra la testa degli altri assistenti mentre preparavamo la sala ed è stato bello vedere che quella era una qualitá che potevo portare, e che il silenzio non era intaccato da questa allegria. Mi ha aiutato a lasciar andare il giudizio che il silenzio debba essere una cosa seria... In fondo abbiamo un Maestro che ci racconta anche le barzellette, abbiamo poco da essere seri, no? :-)
 

Foto di Nadi
NADI

 



Nella “sua” Vipassana Osho ha introdotto alcuni nuovi elementi rispetto alla tradizione buddhista, tra cui la “bacchettata”, presa dallo Zen, in cui il maestro spesso doveva colpire, anche malamente, il discepolo affinché si risvegliasse.

Nella Maha Vipassana, ovviamente, è una bacchettata simbolica, appena un tocco leggero sulla testa. E chi ha partecipato a un ritiro di Osho Vipassana sa che meraviglioso effetto può avere... 

Ed eccovi una storiella Zen...

 

L’ultima bastonata

Nanin stava lasciando il maestro per intraprendere un ritiro di meditazione in solitudine. Il maestro lo mandò a chiamare e gli disse: “Lasciami cogliere quest’opportunità per colpirti con la mia bacchetta ancora una volta!”.

Nanin disse: “Cosa vuoi dire? Mi hai già colpito così tante volte, comunque. Mi fanno ancora male le ossa di tutto il corpo per i colpi ricevuti. E in questo momento non hai alcuna ragione di colpirmi. Non ho detto una parola, quindi non posso aver detto niente di sbagliato!”.

Il maestro rispose: “Non capisci. Quando ritornerai non potrò più farlo, perché il tuo momento si sta avvicinando velocemente… Questa è la mia ultima occasione. Se non ti colpisco adesso non ci sarà una prossima volta. Quando tornerai non ne avrò la possibilità, perché non ce ne sarà ragione”.

 

Arriva il momento interiore in cui risuona un suono mai emesso, in cui il flauto comincia a suonare al contrario! Finché non accade pensi di essere l’artefice, ma a quel punto comprendi di essere lo strumento. 

Finora hai pensato di essere tu a cantare la canzone, ora sai che sono le canzoni a cantare attraverso te. 

Finora hai pensato di essere, ora sai di non essere, è il divino a essere. Tutto si inverte…

 

da: Osho, Nowhere To Go But In #14


 

Ama Te Stesso

e Osserva 

Oggi, Domani e Sempre.


Info sulla Maha Osho Vipassana 2017 qui


Pubblicato su  Osho Times n. 240
 

 

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