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Domande a Osho:
quale meditazione scegliere?

Negli anni in America, Osho a un certo punto iniziò a incontrare la stampa tutte le sere nella Comune di Rajneeshpuram, dove veniva intervistato, filmato, registrato da giornalisti e troupe televisive da tutto il mondo. Qui un assaggio di una di quelle serate…


Un prezioso brano di Osho apparso su Osho Times n. 239

 


 

osho




Osho, come scegliere le più utili tra le tecniche che hai ideato tu e le 112 tecniche del Vigyan Bhairav Tantra? 

 

Sono tutte utili. Puoi dare un’occhiata a tutte le 112 tecniche e ti basterà mezz’ora, perché constano di solo un paio di righe ciascuna. Quindi dai un’occhiata e se una qualsiasi ti colpisce – “Questa è quella che fa per me” – provala. O se anche ne trovi due o tre, provale tutte, dai loro una chance. 

Su 112 tecniche una ci deve essere, anzi più di una. Una è assolutamente certo, ma la mia esperienza è che per ogni essere umano ce n’è più di una. E il modo più semplice è: dai loro una scorsa, leggile, e ogni tecnica che ti colpisce – “Ecco, è questa!” – provala, almeno per 21 giorni. 

Se comincia a funzionare dimentica tutto, scorda ogni altra tecnica, continua a lavorare con quella. Non importa quante ne provi, ciò che importa è che le provi fino in fondo, al massimo della loro profondità. E se hai successo con una tecnica poi ogni altra ti risulterà molto facile. 

Se con la prima tecnica ci sono voluti sei mesi, con le altre tecniche potrebbe volerci solo una settimana, perché a quel punto sei già arrivato nel punto esatto. Conosci il luogo, conosci lo spazio creato dalla meditazione e un’altra tecnica è solo un percorso diverso che porta allo stesso spazio. E man mano che proverai altre tecniche il tempo si accorcerà. 

Io ho provato tutte e 112 le tecniche. Dopo la prima dozzina diventa assai facile: al primo tentativo raggiungi quello spazio in un attimo. 

E oltre a quelle ho sviluppato le mie tecniche personali, perché ho visto che l’uomo moderno ha delle difficoltà che le 112 tecniche non coprono. Sono state scritte diecimila anni fa, probabilmente per un genere umano completamente diverso, un tipo di cultura completamente diverso, per gente completamente diversa. L’uomo moderno, l’uomo contemporaneo, è cambiato e nell’arco di diecimila anni era assolutamente inevitabile. 

Per esempio la Meditazione Dinamica non è tra quelle 112 tecniche, ma per l’uomo moderno è assolutamente necessaria, sebbene possa non esserlo stata per l’uomo di un tempo. Se le persone sono innocenti non hanno alcun bisogno della Meditazione Dinamica, ma se sono represse, se psicologicamente si portano dietro un grosso fardello, hanno bisogno di catarsi e la Meditazione Dinamica le aiuta a ripulire lo spazio. E dopo possono usare una qualsiasi delle 112 tecniche, non sarà difficile. Se invece le provano direttamente, nello stato in cui sono adesso, non possono che fallire. Ho visto molte persone provarle direttamente e non arrivare da nessuna parte, perché sono così piene di immondizia che prima è necessario eliminarla. 

La Meditazione Dinamica è di enorme aiuto. Tutte le tecniche che ho sviluppato sono studiate per l’uomo contemporaneo e grazie a esse sarà pulito, alleggerito, semplice, innocente. 

E magari a quel punto non ci sarà alcun bisogno di provare le altre tecniche, ma per pura curiosità puoi provarne una e sarai sorpreso dalla velocità con cui accedi al suo nucleo più profondo. 

Quindi, per cominciare, qualcosa di catartico, che è assolutamente necessario per l’uomo contemporaneo, e poi si può passare ai metodi silenziosi. 
 

Mentre parlavi mi è venuta questa idea! Tu dici che la gente va aiutata a risvegliarsi e in sostanza credo che nessuna delle tecniche psichiatriche o mediche servano a questo scopo. Ma allora com’è possibile creare dei corsi di meditazione se non c’è nessun risvegliato a condurli? 

 

Non è un gran problema. Non c’è bisogno di avere il cancro per essere un esperto in chirurgia oncologica. Non chiedi al chirurgo se ha avuto un’esperienza personale, o se è stato sottoposto a un intervento. No, lui ha solo la competenza tecnica e nessuna esperienza, però la sua competenza può essere usata per dare a te un’esperienza.

Quindi la questione non si pone. Essere andati in profondità nella meditazione è molto utile nell’aiutare gli altri, perché arrivano con i loro problemi e se non hai esperienza è difficile aiutarli a risolverli. Ma puoi dir loro chiaro e tondo: “Non ho esperienza, ma so tutto del metodo. Posso insegnarvelo e voi potete provarlo”. 

Il metodo può essere insegnato anche con un tutorial, non è neanche necessaria la presenza di una persona, la gente può meditare seguendo le istruzioni. Ovviamente l’audio non sarà capace di rispondere alle domande, ma in realtà non ce n’è alcun bisogno: se continui a meditare le domande spariranno da sole. 

Quindi, per essere un insegnante, conoscere la meditazione a livello esistenziale non è un requisito fondamentale. Insegnanti e maestri sono due cose distinte. L’insegnante è tecnicamente esperto, conosce il metodo, ma non ne ha fatto esperienza. Il maestro ha l’esperienza, è addirittura in grado di creare dei metodi, di modificare quelli vecchi, di idearne di nuovi, e sa rispondere alle tue domande. 

Avere un maestro è una benedizione, ma non è così facile: molti si dovranno accontentare degli insegnanti. Ma anche grazie a un insegnante puoi diventare un maestro. Questo è il miracolo. È successo spesso che il maestro non fosse illuminato, eppure i discepoli si sono illuminati. Il maestro era semplicemente esperto nel dettaglio di ogni stadio. Lui insegnava il metodo e il discepolo eseguiva e raggiungeva quell’esperienza che all’insegnante stesso mancava.

L’insegnante dà soltanto informazioni, mentre il maestro può portare una trasformazione. Ma se la trasformazione non è a portata di mano, qualsiasi cosa è meglio che niente, per cui va bene anche un insegnante piuttosto che non avere idea di cosa sia la meditazione. E magari l’insegnante, vedendo i discepoli fiorire, diventare pieni di beatitudine e silenzio, potrebbe lui stesso spingersi oltre il sapere teorico verso il mondo dell’esperienza esistenziale. In ogni caso non può fare alcun danno. 

Al momento è difficile trovare dei maestri, ma un solo maestro può generare migliaia di insegnanti in un baleno. I maestri non si possono creare, è qualcosa di imprevedibile, che può accadere a qualcuno. Ma anche in quel caso, quando una persona si illumina, non è detto che sia capace di diventare un maestro, o persino un insegnante. Magari sa, conosce, ma non è abbastanza loquace da guidare altri verso la stessa esperienza. Quella è un’arte a se stante. 

Per me è stato facile, perché ho cominciato a parlare prima di illuminarmi. Era diventato un atto quasi naturale prima ancora che mi illuminassi. 

Non ho mai imparato l’oratoria né ho mai frequentato una scuola che la insegnasse. Non ho mai neanche letto un libro sull’arte oratoria. Sin dalla mia infanzia, dal momento che ero polemico e tutti volevano che stessi zitto... In famiglia, alle medie, alle superiori, all’università, tutti mi dicevano: “Tu è meglio che non parli!”.

Mi hanno espulso da molte università semplicemente perché i professori si lamentavano che non riuscivano a portare avanti il programma didattico, a seguire l’anno scolastico, perché: “Questo studente ci trascina in discussioni tali che non riusciamo a concludere nulla”.

Ma tutto ciò per me è stata una grande opportunità e mi ha reso sempre più capace di parlare. Per me era diventato un atto naturale discutere con i vicini, discutere con gli insegnanti, discutere per strada, ovunque! Mi bastava trovarmi qualcuno davanti e io mi mettevo a discutere. 

 

Tratto da un’intervista a Osho pubblicata in: The Last Testament, Vol. 3 #19 


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