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L’essenza della resa

“Due amanti si fondono insieme: due corpi e un’anima. Il discepolo e il maestro si fondono insieme: due corpi e un’anima. Questo è arrendersi. Il discepolo non dice di sì al maestro, non è presente per dire di sì o di no. Il discepolo semplicemente non esiste...”


Un prezioso brano di Osho apparso su Osho Times n. 240

 


 

osho



 

Osho, 
qual è la differenza tra obbedienza e resa?


La differenza è immensa. Quando obbedisci, resti separato. Quando ti arrendi, non sei più diviso. Quando obbedisci dici di sì, ma è molto probabile che dentro di te ci sia ancora un no. Dicendo di sì vai contro il tuo no interiore. Quando obbedisci è molto probabile che si verifichi una dissociazione. 

Il sì non può esistere senza la presenza di un no sullo sfondo: il sì e il no sono due facce di un’unica medaglia, sono i suoi due lati. Quando dici di sì, da qualche parte hai già detto no. Quando dici no, da qualche parte hai già detto sì, le due cose si accompagnano. 

Lo puoi osservare anche nella tua vita: quando dici sì, nel tuo inconscio permane un no. Anzi, più urli il tuo sì e più il no si rafforza. Ecco perché il sì deve essere gridato: deve reprimere il no. Ed è proprio questo genere di obbedienza che ti rende diviso, che distrugge la tua integrità. Ti ritrovi scisso nel sì e nel no. E inoltre, il no represso attraverso il sì, prima o poi si vendicherà. Al momento giusto il no si farà sentire e lo farà con uno spirito vendicativo: porterà con sé la ferita, l’umiliazione, l’insulto. Diventerà il tuo buco nero. 

Gli psicologi affermano che solo un decimo della mente è conscia, mentre i nove decimi appartengono all’inconscio. Come nascono questi nove decimi? Cosa contengono questi nove decimi di incoscienza? Sono tutti i no che non hai mai detto. Il sì è diventato il tuo lato conscio, ma è solo un decimo. E i tuoi no si sono accumulati al fondo del tuo essere e raccolgono forza ogni giorno, si gonfiano sempre di più. 

Ogni giorno reprimi qualcosa e un giorno tutto questo si vendicherà. O impazzirai... Se sei un uomo onesto, impazzirai. Ricordalo: solo le persone oneste impazziscono, gli ipocriti non impazziscono mai, quindi, se sei una persona onesta impazzirai; oppure, se sei disonesto, diventerai un ipocrita: dirai di sì, ma poi farai ciò che dice il tuo no. 

Una parabola di Gesù: Un padre disse ai suoi due figli di andare nei campi a falciare. Il più anziano disse: “Sì, padre. Ci vado”, ma non ci andò mai. Il più giovane disse: “No, non ci vado”, ma poi iniziò a sentirsi in colpa e ci andò. 

E Gesù disse: “Chi obbedì veramente? Quello che disse di sì e poi non ci andò, oppure quello che disse di no, ma alla fine ci andò? Qual è il figlio obbediente?”. 

Se giudichi dalle parole e basta, il primo è il figlio obbediente. Ma che razza di obbedienza è? Se giudichi dai fatti, è il secondo figlio a essere obbediente, anche se ha detto di no. Ma in entrambi i casi, sia il sì che il no creano dissociazione. Dici di no e inizi a sentirti in colpa, reprimi il sì che scalpita per affermarsi: il senso di colpa è tutto qui! E se dici di sì, è presente il no, e il no si afferma... Per cui inizi a dire una cosa e a farne un’altra. Ecco come nasce l’ipocrisia. Ed entrambe gli atteggiamenti sono patologici. 

Arrendersi significa non dire né sì né no. Tu non sei presente a dire sì o no. Arrendersi è un’azione totale, mentre il sì e il no sono azioni parziali. Arrendersi vuol dire dissolversi e dire: “Io non esisto più”. E non è solo una frase, quando vivi in profondo amore ti senti proprio così: non esisti più. 

Due amanti si fondono insieme: due corpi e un’anima. Il discepolo e il maestro si fondono insieme: due corpi e un’anima. Questo è arrendersi. Il discepolo non dice di sì al maestro, non è presente per dire di sì o di no. Il discepolo semplicemente non esiste. Ha lasciato andare l’idea di essere un ego separato, per cui non si pone affatto il problema di obbedire o disobbedire. 

Ricorda: un discepolo non è obbediente perché non può disobbedire: il discepolo semplicemente non esiste. La puoi definire obbedienza reale: se ti piace il termine “obbedienza”, la puoi definire obbedienza reale. Ma ricorda: non è obbedienza né disobbedienza. Non esiste nessuno a dire sì oppure no! Il discepolo è un semplice vuoto. 

Io sono pienamente favorevole alla resa, perché arrendersi è vera obbedienza, un’obbedienza non dissociata. Rimani indiviso, rimani integro. E qualsiasi cosa ti divida non va bene, qualsiasi cosa ti divida alla lunga diventa pericolosa. 

L’uomo ha sofferto moltissimo a causa di questa obbedienza coltivata, di questa idea di obbedienza. Per millenni vi hanno insegnato a obbedire. L’obbedienza è stata sempre considerata la più grande virtù, anzi, il cristianesimo la considera il valore supremo. 

Ecco perché Adamo ed Eva hanno peccato mangiando il frutto dell’albero della conoscenza. Perché è considerato il peccato originale? Non hanno fatto niente di male, l’unica cosa che hanno fatto è stata disobbedire. Dio aveva detto loro di non mangiarlo e loro l’hanno mangiato: è una semplice disobbedienza. Ma diventò il peccato originale e loro furono espulsi dal paradiso. 

Questo genere di filosofia è molto pericoloso. Per secoli ha prodotto ogni genere di distorsione mentale. Se alla gente fosse insegnata più consapevolezza e meno obbedienza, dal mondo scomparirebbero tutte le guerre. Ma nell’esercito non ti insegnano nessuna consapevolezza, anzi, ogni consapevolezza è gradualmente e metodicamente distrutta. Alla fine diventi un automa, per cui puoi solo obbedire. E qualsiasi ordine ti sia impartito, giusto o sbagliato, lo esegui come una macchina. 

Al termine della seconda guerra mondiale, fu chiaro ed evidente. Thomas Merton scrive: “Una delle cose più sconvolgenti che venne alla luce durante il processo Eichmann (un ufficiale nazista, N.d.R.) furono le conclusioni di uno psichiatra che, dopo averlo visitato, lo dichiarò perfettamente sano. Non ne dubito affatto ed è per questo che trovo questo fatto così sconvolgente... Se tutti i nazisti fossero stati psicotici, come probabilmente erano alcuni dei loro capi, la loro crudeltà sarebbe stata più facile da capire. È molto peggio dover osservare questo ufficiale imperturbabile, perfettamente calmo ed equilibrato, che esegue coscientemente il suo lavoro, lavoro di carattere amministrativo, e che alla fine si ritrova responsabile di uno sterminio di massa. Eichmann era ordinato, obbediente, diligente, privo di qualsiasi immaginazione. Aveva un profondo rispetto per il sistema, la legge e l’ordine. Era un ufficiale fedele, leale, devoto a una grande nazione. Obbedì fino in fondo al suo paese... Non fu mai assalito da nessun senso di colpa. Non mi risulta che abbia sviluppato nessuna malattia psicosomatica. Pare che non abbia mai perso né il sonno né l’appetito.

Inizio a comprendere che la salute mentale non è un valore o un fine in sé. La salute mentale dell’uomo contemporaneo ha la stessa utilità della massa e dei muscoli di un dinosauro. Se fosse meno sano e un po’ più dubbioso, un po’ più attento alle contraddizioni e alle assurdità, forse potrebbe esistere una possibilità di sopravvivenza. Ma è sano, troppo sano... E forse dovremmo concludere che in una società come la nostra, la peggiore follia è data da una totale assenza di ansia, da una completa salute mentale”.

Merton ha ragione. Per millenni ci è stato detto che virtù è sinonimo di obbedienza. E questo vuol dire: perdi ogni consapevolezza. Segui semplicemente qualsiasi cosa ti dicano, ti ordinino: non dubitare, non pensare, non fare considerazioni tue. Questo ha trasformato l’umanità intera in automi. L’uomo è scomparso, ora esistono solo macchine efficienti. E questo ha generato un’umanità completamente stupida. 

Io non sono favorevole a questo tipo di obbedienza che è un valore militare, ma sono totalmente favorevole alla resa. Arrendersi è una storia d’amore. L’obbedienza è un fenomeno sociale, l’amore è individuale. 

Ami una donna, ami un uomo e ti arrendi, ti abbandoni. E quando ti arrendi, ricorda, questo lasciarti andare non è mai nei confronti della donna, non è mai nei confronti dell’uomo. È rivolto al dio dell’amore senza forma: entrambi vi arrendete all’amore. E quindi non si tratta di dominio: nel vero amore non c’è dominio. 

L’uomo si è arreso all’amore, la donna si è arresa all’amore e ora l’amore avvolge il loro essere. 

Il maestro è già arreso al divino, il discepolo è già arreso al divino e ora l’amore, o il divino, permea il loro essere. 

Questa non è comune obbedienza, non ha nulla a che vedere con l’obbedienza che ci è stata insegnata, imposta, e a cui siamo stati condizionati. È un fenomeno totalmente diverso, del tutto misterioso. Quando due persone si arrendono all’amore e l’amore si impadronisce di loro, nessuno domina e nessuno è dominato, nessuno dei due è più in alto dell’altro. Anzi, nessuno dei due esiste. E a quel punto inizia ad accadere qualcosa di terribilmente importante: il divino! Ed entrambi parlano la stessa lingua, perché entrambi sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Forse dall’esterno sembrerà obbedienza, ma non lo è. 

Quando Pitagora dice: “Sii un bravo figlio” non intende dire “sii un figlio obbediente”, ma semplicemente “sii un figlio arrendevole”. Con questo non vuole invitarti a lasciarti dominare, semplicemente intende dire: arrenditi all’amore. 

Lascia che l’amore permei tutta la tua vita. Quando sei un figlio, lascia che esista amore tra te e tuo padre: lascia che tuo padre sia il veicolo dell’amore. Quando sarà il tuo turno di essere padre, lascia che tuo figlio sia il veicolo dell’amore. 

Esistono molti pretesti per arrendersi: il figlio, il padre, il marito, la moglie, l’amico, il maestro… Sono semplici pretesti. Non siamo in grado di arrenderci a un dio senza volto, ancora non ne siamo capaci, per cui troviamo delle scuse, dei pretesti, delle porte. Il maestro è visibile e il discepolo riesce ad arrendersi al maestro, ma di fatto si arrende al divino. Quando il discepolo vede dio nel suo maestro, e solo allora, accade la resa, l’abbandono. L’uomo può arrendersi alla sua amata, ma la resa è possibile solo quando vede in lei qualcosa di sconosciuto, di misterioso, di ignoto: il divino è arrivato sotto le spoglie dell’amato o dell’amante. 

Arrendersi è un valore spirituale e l’obbedienza è un valore politico. State in guardia da ogni genere 

di politica. 

 

tratto da: Osho, Philosophia Perennis, Vol.2, ECIG


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