Partecipante 1: Da quando, alcuni anni fa, la meditazione è entrata nella mia vita continuo a trovarmi di fronte a un bivio: da una parte c’è la sopravvivenza, quindi quello che devo fare, e dall’altra la meditazione, e non riesco mai a farle convivere. Ci provo, però mi perdo sempre, come se non riuscissi veramente a far sì che la meditazione faccia parte della mia vita quotidiana, e questo mi crea un po’ di malessere.
Shunyo: È vero che Osho ci mette di fronte a una grande sfida. Molte volte io stessa mi sono ritrovata a pensare di fuggire sulle montagne lontano dalla frenetica attività del mondo, ma Osho lo dice chiaramente che non giova alla nostra crescita né a nessun altro. La sfida sta proprio nel rimanere nel mondo e, nella mia percezione, sta diventando un compito sempre più difficile, perché riceviamo tantissimi stimoli e tutto continua a cambiare ad altissima velocità. La nostra mente è stimolata come mai prima d’ora e spesso abbiamo la convinzione che se non pensiamo alle cose che ci interessano o che dobbiamo fare non riusciremo a portarle a termine. Tuttavia ci sono sempre dei momenti, durante le nostre giornate, in cui non abbiamo bisogno di pensare, per esempio mentre facciamo la doccia, o prima di addormentarci, alla sera, o mentre andiamo a piedi a prendere la macchina. Anche solo per pochi minuti possiamo sentire il corpo che si rilassa, o che si muove.
Se ne approfittiamo, usando questi momenti come opportunità per rilassare la mente, concedendole degli istanti in cui non è immersa né nel passato né nel futuro, non va certo contro la nostra sopravvivenza. E anzi, scopriremo che quando la mente ha dei momenti in cui si rilassa, l’ansia per il futuro diminuisce. Quindi si tratta solo di fare pratica. E di continuare ad amare e accettare noi stessi anche quando ce ne dimentichiamo, perché continueremo a dimenticarcene e la mente tornerà a prendere il sopravvento. Ma comunque sia, possiamo sempre ritornare a fermarci, a sentire il respiro e il corpo. E anche se è solo per qualche attimo alla volta, quell’energia non va ad alimentare il meccanismo della mente.
Quindi cerca di trovare quanti più momenti puoi, durante la giornata, in cui ti fermi e basta. So che per molti è difficile trovare un’ora intera da dedicare alla meditazione, ma questo non significa che è impossibile meditare.
Siddho: Stamattina abbiamo fatto la meditazione “Se mi dico di sì, ora?”. Ecco, questo è un metodo che puoi usare in qualsiasi momento. Anche mentre stai facendo qualcosa molto velocemente, puoi dirti: “Ma se mi dico di sì, ora?”. Provaci, e magari cambia anche il movimento, l’azione, e sei più connessa a te stessa. Quindi questo “Sì” adesso, in questo momento, può portarti in connessione col tuo ritmo. In quel momento spezzi il meccanismo e sei insieme a te stessa pur nel turbine dell’azione, di ciò che stai facendo. Perché il pensiero è nella mente, ma il ritmo è nel corpo, quindi è come un ricordarsi del corpo, anche nell’azione veloce.
Shunyo: E quanto più ci ricordiamo, più diventa facile, perché si crea un modo tutto nuovo di essere, si creano nuovi percorsi neuronali nel cervello, e questo richiede pratica. Mettiamo il caso, per esempio, che tu voglia imparare a suonare uno strumento. Quando inizi, nel cervello cominciano a verificarsi dei cambiamenti. Ma per imparare a suonare lo strumento ci vuole una pratica quotidiana, altrimenti non c’è alcun progresso. E tornare ogni volta al momento presente con un sì e sentirsi presenti, richiede questo genere di pratica, e anche un atteggiamento amorevole verso se stessi per tutte le volte in cui ce ne dimentichiamo!
Partecipante 2: Ho notato che quando conosco una tecnica di meditazione la mente comincia ad annoiarsi e a interferire. In questo caso è meglio cambiare tecnica o continuare a fare pratica con la stessa?
Shunyo: La mente è piena di trabocchetti. Spesso cerca di cambiare una tecnica in modo da poter tornare a esercitare il controllo, ma tu sei la consapevolezza della mente che cambia la tecnica, altrimenti come faresti a sapere che la mente sta cambiando la tecnica? Sei consapevole del trucco che sta facendo. Quindi rimani con la consapevolezza di come la mente si sposta di qua e di là, mentre tu sei semplicemente presente. È interessante osservare come la mente interferisce in ogni modo possibile: sono tante le volte in cui sei seduto in meditazione in silenzio e la mente se ne esce con quanto di più irrilevante possa trovare. Più riesci a non lasciarti coinvolgere e meno energia le dai. Quindi non cambiare tecnica, ma resta con la consapevolezza di quanto sia ingannevole la mente.
Partecipante 3: Mi piacerebbe sapere come riuscite, da meditatrici, o persone comuni, a prendere le distanze e a non farvi coinvolgere da tutte le cose negative che succedono nel mondo, come le guerre, le crisi, la violenza sugli animali… E la gente non fa che parlare continuamente di queste cose…
Siddho: Io se qualcuno diventa troppo insistente in negativo, non mi faccio coinvolgere in un botta e risposta, ma lascio che la persona parli, mentre io resto connessa a me stessa, e poi magari rispondo con qualcosa di diverso, che è attinente al presente, alla situazione, per cercare di riportare questa persona nel momento. Comunque è anche molto importante essere in grado di “ricevere” una condivisione o uno stato d’animo senza giudicarli. Ad esempio a volte capita che qualcuno mi butti addosso dell’ansia. In quei momenti la ricevo, senza attaccarmici, senza neanche dire: “No, non la voglio”. È successo che mi è arrivata addosso un po’ d’ansia, noto che è arrivata, e noto anche che se non mi attacco dicendo di no, se ne va. E questo vale anche per ciò che accade dentro di noi: se lo accogliamo senza dire di no, non ci restiamo attaccati.
Shunyo: Mi sento molto vicina alla questione che poni, perché effettivamente stanno succedendo molte cose allarmanti e la gente ne parla in continuazione. E a questo proposito trovo prezioso il consiglio che ti ha dato Siddho: prendi nota e non attaccarti. Per quanto invece riguarda te personalmente, mi sento di suggerirti di diventare sempre più consapevole di ciò che lasci entrare nella tua mente. Spesso siamo scrupolosamente attenti a ciò che mangiamo, a cosa lasciamo entrare nel nostro corpo, ma poi guardiamo film inquietanti o il telegiornale e lasciamo che la nostra mente sia contaminata da elementi davvero tossici. È vero che non possiamo isolarci e che ci occorre avere una certa comprensione di ciò che succede nel mondo in cui viviamo, ma possiamo farlo con attenzione. Ad esempio, il sistema che adotto io è quello di leggere soltanto i titoli dei quotidiani: è più che sufficiente! Entrare nel dettaglio di ogni notizia o fatto di cronaca invece può essere davvero nocivo. E a volte capita che le informazioni che abbiamo accumulato e raccolto sono troppe per essere in grado di osservarle e basta. Quindi ti suggerisco di ritagliarti un’ora al giorno, magari alla fine della giornata, per piangere o picchiare un cuscino: non tenerti tutto dentro, ma esprimilo, lascialo uscire. Puoi iniziare con il gibberish, lasciando spazio all’espressione e vedere dove ti porta. È importante riuscire a concederti almeno un momento così ogni giorno...
Partecipante 4: Io più che una domanda vorrei fare una condivisione: ho trovato l’ultima meditazione che abbiamo fatto molto bella, perché c’era tanto rumore che arrivava da fuori e l’ho percepito come se fosse la mente, e ho sentito il filo leggero che sta invece all’interno. Ho sperimentato proprio questo: fuori gli applausi, le voci, e dentro il filo della presenza dello stare dentro. È stato proprio molto bello. E capisco quando dite che è da coltivare, perché è proprio come un filo d’erba che va nutrito...
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Articolo apparso su Osho Times n. 241
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