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La misura di dio

Chuang Tzu dice: l’uomo più grande è nessuno...

 

Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n. 244



Il Buddha rinunciò al suo regno. Poi si mise alla ricerca, camminando a piedi nudi da una foresta all’altra, da un ashram all’altro, da un maestro all’altro. Non aveva mai camminato senza scarpe prima, ma oramai era un semplice mendicante. 

Un giorno si ritrovò a costeggiare un fiume e, camminando sulla riva sabbiosa, lasciò le sue impronte nella sabbia.

Mentre si riposava all’ombra di un albero, un astrologo lo raggiunse. Era di ritorno da Kashi, dalla scuola in cui aveva studiato. Si era laureato in astrologia*, con il massimo dei voti, e in quanto dottore in astrologia contava di esercitare la professione nella sua città.

Aveva visto le impronte del Buddha sulla sabbia umida e la cosa lo aveva colpito: quelle orme non potevano appartenere a un uomo qualunque che camminava senza scarpe in un’estate così torrida, a mezzogiorno! Quelle erano le orme di un grande imperatore, di un chakravartin, un imperatore del mondo. Erano presenti tutti i segni tipici ed era indubbio che si trattasse di un imperatore del mondo, un sovrano dei sei continenti. Ma perché un chakravartin camminava sulla sabbia a piedi nudi, senza scarpe, nell’ora più calda del giorno? Era inconcepibile!

L’astrologo aveva con sé tutti i suoi libri più preziosi. Pensò: “Se una cosa simile è possibile, dovrò buttare nel fiume tutti questi libri e dimenticarmi per sempre dell’astrologia, perché è una cosa assurda. È davvero difficile, difficilissimo, trovare un uomo che abbia i piedi di un chakravartin. Solo ogni milione di anni un uomo diventa un chakravartin e che cosa ci farà mai un chakravartin da queste parti?”.

Seguì quelle impronte e raggiunse il Buddha. Lo guardò lì seduto, che si riposava sotto un albero con gli occhi chiusi. Ne fu ulteriormente colpito e il suo turbamento si fece assoluto, perché anche il suo volto era quello di un chakravartin. Eppure quell’uomo aveva l’aspetto di un mendicante, con la ciotola per l’elemosina di fianco a lui e vestito di stracci! Eppure il volto era quello di un chakravartin. Quindi, che fare?

Si azzardò a chiedere: “Sono profondamente scosso, aiutami a capire. Ho solo una domanda da farti: ho visto e studiato le tue orme, dovrebbero appartenere a un chakravartin, a un grande imperatore che governa il mondo, il cui regno è la Terra intera. Ma tu sei un mendicante! Cosa devo fare? Devo gettar via tutti i miei libri di astrologia? I miei dodici anni di studi a Kashi sono stati forse sprecati e quella gente è solo una manica di idioti? Ho sprecato la maggior parte della mia vita? Aiutami a capire e dimmi che cosa devo fare.

Il Buddha disse: “Non preoccuparti, una cosa simile non ti accadrà mai più. Tieni i tuoi libri, vai nella tua città, inizia a esercitare e non preoccuparti di me. Io sono nato per essere un chakravartin e quelle orme raccontano il mio passato”.

Tutte le impronte raccontano il passato: le linee della tua mano, del palmo, raccontano il tuo passato. Ecco perché astrologia e chiromanzia sono sempre veritiere rispetto al passato, ma non lo sono mai altrettanto rispetto al futuro e sono assolutamente false per ciò che riguarda un Buddha, perché chiunque si liberi del proprio passato si addentra nell’ignoto e non è più possibile predire il suo futuro.

Il Buddha disse: “Non ti imbatterai mai più in un uomo così problematico. Non preoccuparti, non accadrà un’altra volta, considerala un’eccezione”.

Ma l’astrologo continuò: “Lasciami porre qualche altra domanda. Vorrei sapere chi sei. Sto davvero vedendo un sogno? Un chakravartin che se ne sta seduto come un mendicante? Chi sei? Sei forse un imperatore sotto mentite spoglie?”.

Il Buddha disse: “No”.

Al che l’astrologo chiese: “Ma il tuo volto è bellissimo, così quieto, così risplendente di un silenzio interiore. Chi sei? Sei forse un angelo del paradiso?”.

Il Buddha disse: “No”.

L’astrologo pose allora un’altra domanda: “Forse non è educato insistere, ma tu hai creato in me una frenesia, un bisogno di sapere. Sei umano, almeno? Se non sei un imperatore, un chakravartin, e se non sei un deva disceso dal paradiso, sei almeno un essere umano?”.

E il Buddha rispose: “No, non sono nessuno. Non appartengo ad alcuna forma, a nessun nome”.

L’astrologo disse: “Così mi sconvolgi ancora di più, che cosa vuoi dire?”.

Questo è ciò che intende il Buddha: l’uomo più grande è nessuno.

Puoi essere qualcuno, ma non puoi essere il più grande. Al mondo ci sarà sempre qualcuno più grande di te. E chi è qualcuno? Tu sei l’unità di misura. Tu dici che un uomo è grande, ma qual è l’unità di misura? Sei tu!

Il cucchiaio è l’unità di misura dell’oceano. 

Dici: “Quest’uomo è grande”. Lo dici tu e lo dicono tanti altri come te: “Quest’uomo è grande” e diventa grande grazie a voi!

No. In questo mondo, chiunque sia qualcuno non può essere il più grande, perché l’oceano non può essere misurato a cucchiaiate. E siete tutti cucchiaini che misurarono l’oceano. No, non è possibile.

Per questo l’uomo veramente più grande sarà un nessuno tra voi. 

Cosa intende Chuang Tzu quando dice: “L’uomo più grande è nessuno”? Vuol dire che è immensurabile. Non puoi misurarlo, non puoi etichettarlo, non puoi ridurlo in categorie, non puoi dire: “Chi è?”. Sfugge semplicemente a ogni unità di misura. È semplicemente oltre e ancora oltre e il cucchiaino cade a terra…

Dio deve essere nessuno, non può essere qualcuno. E chi potrebbe mai farlo diventare qualcuno? Tu? Per farlo devi misurarlo, devi diventare più grande di lui. E il tuo cucchiaino deve diventare più grande dell’oceano. No. Dio non può essere misurato, rimarrà sempre nessuno.

 

Mi ricordo di quel matto di un ebreo. Era solito dire nelle sue preghiere: “Signore, tu e io siamo due stranieri in questo mondo”.

Un giorno un discepolo udì la sua preghiera, lo sentì esclamare: “Signore, tu e io siamo due stranieri in questo mondo” e chiese: “Cosa vuoi dire? Tu e dio stranieri?”.

Il matto disse: “Lui è nessuno e anch’io sono nessuno. Immensurabili: non puoi misurare dio né puoi misurare me!”.

 

“Qualcuno” vorrebbe dire che l’hai misurato, che l’hai etichettato, che l’hai ridotto a una categoria. L’hai conosciuto, acquisito. “Nessuno” vuol dire che resta inconoscibile: per quanto tu possa sapere, qualsiasi siano le tue conoscenze, non esauriranno la sua totalità. Sai che non è il suo confine, il suo limite. E più entrerai in intimità con lui, più diventerà grande, più sarà immensurabile.

Arriverà il momento in cui ti limiterai a gettar via il cucchiaino e lascerai semplicemente perdere il tuo sforzo di misurarlo. E solo a quel punto sarai in intimità con quel grande uomo...

 

* Nella cultura indiana la lettura dei palmi delle mani e dei piedi, così come la conoscenza dei cristalli e dei chakra, è parte integrante dell’astrologia.

 

Testi di Osho tratti da: La forza di rinascere - A passeggio nel Tao, Bompiani
 

Continua su Osho Times n. 244

 


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