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Danza più che puoi

Una bella riflessione di Aneesha Dillon sull’Osho Therapy contemporanea 

Aneesha sarà presente all’Osho Festival di Lignano 2018 con vari eventi di danza e meditazione

Da un articolo apparso su Osho Times n 245

 
OshoFestival


Nel suo libro Waking the tiger (tradotto in italiano come Traumi e Shock Emotivi, Ed. Macro), Peter Levine parla delle conseguenze che un evento traumatico può generare sul corpo. In presenza della paura, il corpo si paralizza, rimane come immobilizzato, congelato, quasi morto. Anche l’energia vitale rimane bloccata e l’azione – fuggire o combattere, per rilasciare quell’energia – diventa impossibile.

La tesi che qui descrivo si basa sul fatto che, non a caso, Osho include la danza e il movimento nelle sue Meditazioni Attive. In situazioni di paura e di trauma, l’energia si blocca e successivamente si rivolta contro se stessa in una sorta di rifiuto e di auto-condanna. La danza può avere un profondo potere di guarigione, poiché rimette in circolo quell’energia all’interno di un quadro esperienziale positivo, recuperando il giusto flusso interiore della forza vitale, che non è altro che energia di guarigione.

Esistono diversi livelli di trauma e ogni grado di severità richiede il giusto trattamento. 

Alcuni traumi sono di tipo fisico, dovuti a incidenti, e anche quando la ferita subita dal corpo è guarita da tempo, una traccia nella memoria fisica rimane e può ostacolare l’esperienza psicologica della persona nel presente.

I traumi che sono accaduti a causa di altre persone – violenze, tradimenti, abusi sessuali, fisici o psicologici – di solito provocano profonde ferite che richiedono un trattamento specifico e sensibile per districare il groviglio di emozioni conflittuali ed energie represse. 

Alcuni traumi sono così profondamente sepolti nell’inconscio e talmente radicati nel sistema nervoso da richiedere un approccio molto paziente e delicato per essere riportati alla luce della consapevolezza, dove potranno essere visti e affrontati con il giusto ritmo. Metodi come Bodynamic, Somatic Experiencing, il lavoro sul Cranio-Sacrale, così come altre pratiche non invasive orientate al corpo, possono essere di sostegno a un graduale scioglimento dei problemi e al rilascio delle emozioni e delle energie con essi represse.

Poi ci sono gli urti, i graffi, i lividi e i colpi, sia fisici che psico-emozionali, inflitti dalla vita quotidiana che più o meno ognuno di noi affronta, a un grado superiore o inferiore, nel proprio processo di crescita. Le persone hanno capacità diverse nell’affrontare e “digerire” le esperienze negative della vita. Alcune hanno un temperamento sensibile che le porta a percepirsi costantemente ferite o sopraffatte, mentre altre sono portatrici di risorse interiori che sembrano fornire una protezione, una sorta di resilienza naturale contro le conseguenze di questi colpi.

Da qualche parte, in questo flusso continuo di gravità variabile, troviamo un ampio gruppo di persone che “lavorano su se stesse”, i cui traumi non sono così estremi da averle seriamente debilitate ma hanno prodotto, piuttosto, un meccanismo di protezione o difesa della personalità a cui è possibile accedere con relativa facilità per riconoscere il trauma, rimettere in movimento l’energia e poi rilasciarla. 

Una delle cose che ho sempre molto apprezzato è l’insegnamento di Osho sulla celebrazione – celebrare la vita senza una ragione particolare – e la sua importanza in quanto forza positiva nelle nostre vite di meditatori e discepoli. 

La maggior parte di noi, quando inciampa lungo il cammino, ha la tendenza a rimanere aggrovigliato nel proprio meccanismo di difesa dell’ego. E qui parlo in prima persona… 

E sono eternamente grata che il mio lavoro sia proprio quello di andare nel mondo e aiutare gruppi di persone a voltarsi verso il loro “Paese Felice” come esperienza tangibile da vivere attraverso i loro corpi. Qui mi riferisco alle parole di una canzone di ispirazione buddhista: “Entra nella tua casa vuota/ E senti quella gioia/ Oltre il mondo/ Segui la via, segui la via, segui la via/ verso il Paese Felice…”.

Nella mia esperienza, tutti i momenti estatici di canto e danza nelle Comuni di Osho e nei raduni a lui ispirati, sia nella meditazione che nella celebrazione, hanno impresso nuovi percorsi nel mio sistema nervoso. È stato come imparare dove si trovino dentro di me gli interruttori per spalancare le porte di una connessione profonda e diretta con me stessa, con le persone intorno a me e con un senso di unità con l’intera esistenza. 

Come questo accada, come funzioni quest’alchimia, resta un mistero per me, ma funziona! Cantare e ballare, muoversi, scuotersi e far vibrare il corpo nella sua totalità riportano la nostra consapevolezza nel qui e ora, alla presenza totale nel momento attuale. Poi restare in silenzio e, con tutta quell’energia che ancora si muove dentro, lasciarsi andare gradualmente in profondità, sempre di più, rimanendo presenti… 

Questa è la prima cosa che mi ha guidato verso Osho: la formula magica che le sue Meditazioni Attive offrono come strumento di profonda guarigione per “qualsiasi cosa ti affligga” e rimane ancora oggi una delle tecniche più importanti tra quelle che ho raccolto “nel mio bagaglio”. Durante i gruppi uso sempre la Dinamica, la Kundalini e altre tecniche molto attive, per smuovere l’energia e incentivare un profondo processo di pulizia emozionale ed energetica. Attingo anche alle Meditazioni Attive più moderate, per risvegliare e coltivare le qualità più sottili dell’energia e per infondere una sensibilità più profonda alle sensazioni del corpo. 

Il mio lavoro con le persone si basa sull’idea che attraverso il risveglio del corpo fisico e dando spazio e consapevolezza all’energia vitale che vi scorre, possiamo guarire le nostre ferite emotive e psicologiche. Diventando consapevoli dei traumi repressi e facendoli emergere a livello conscio, esprimendoli e rilasciandoli in maniera spontanea e orgasmica, possiamo attingere all’armonia gioiosa che si accompagna al senso di pienezza interiore.

Il respiro neo-reichiano e le pratiche di rilascio emozionale che ho imparato negli anni ’70 in California e che mi hanno condotta a Pune nella nuova veste di sannyasin, somigliavano un po’ alla Dinamica, alla Kundalini e alle Mandala Meditation della terapia di Osho. 

Potenti esercizi di respirazione e di movimento fatti stando sdraiati sui materassi, combinati con moti espressivi ed emissione di suoni, offrono la possibilità di sciogliere qualsiasi blocco fisico, trattenuto e nascosto internamente. Così facendo, restituiamo all’energia e alle emozioni uno spazio libero e sicuro in cui schiudersi ed esprimersi.

Nei gruppi e nelle sessioni di Pulsation, accanto all’apertura di vecchie ferite emotive, c’è la gioia di sentirsi vivi e liberi nel corpo e nell’anima, di lasciar cadere le maschere e le barriere delle prigionie interiori. Pratichiamo molta danza tutti i giorni, per alleggerire la serietà, sciogliere l’immobilità e riconnetterci alla giocosità della nostra energia naturale.  

Possiamo accrescere la nostra capacità di riconoscere, in modo fisico e concreto, la nostra naturale e inesauribile presenza energetica, nel qui e ora. Possiamo sentire e coltivare la gioia che si manifesta spontaneamente quando siamo in grado di fluire e rilassarci nella nostra natura. Ballare per divertirsi e per meditare può avere un profondo potere di guarigione per i traumi e, di fatto, per qualsiasi cosa ci faccia soffrire! 

L’introduzione di varie scuole terapeutiche che lavorano sulle manifestazioni dei problemi derivanti da traumi e abusi e l’approccio morbido del Somatic Experiencing hanno influito positivamente sulla Osho Therapy contemporanea. Le terapie basate sulla comprensione di come funziona il cervello e gli studi sul sistema nervoso ci hanno permesso di delineare il tipo di correlazione esistente tra corpo e mente. Come terapisti abbiamo rivisto le nostre conoscenze per includere nuove informazioni e nuovi metodi.

Ma la cosa fondamentale del lavoro che insegniamo nella Osho Therapy è proprio quella lezione di Osho che parla dell’amore come del più straordinario ingrediente di guarigione nel lavoro con le persone. Danzare, con le gambe, con le braccia e con il cuore, sostiene con grande vigore l’elevazione della nostra consapevolezza in un modo delicato, graduale, basato sul cuore. Senza parlare delle squisite endorfine che vengono così rilasciate dal nostro cervello… Il mio consiglio è quello di danzare e di farlo più spesso possibile!

Da un articolo apparso su  Osho Times n. 245
 

Aneesha sarà presente all’Osho Festival di Lignano 2018 con con i seguenti eventi di meditazione:

• Dall’Oscurità alla Luce, una meditazione sulla spina dorsale
• Gli Anni della Foresta
• Pulsazione Tantrica per Coppie
• Le Danze del Cuore

Per maggiori informazioni sul lavoro di Aneesha in Italia: www.oshomiasto.it


 

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