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Il ruggito di Osho

​Continuano i bellissimi racconti di Ageh Bharti su Osho negli anni ‘60 

Da un articolo apparso su Osho Times n 250

 
Osho a Jabalpur
FOTO: OSHO A JABALPUR

 

Anche le piccole cose, quando si tratta di Osho, sono sorprendenti, meravigliose e fantastiche!
Ho avuto la fortuna di vederlo di persona migliaia di volte.
E quando lo accompagnavo nei suoi tour, con l’intenzione di prendermi cura di lui, era sempre più lui a prendersi cura delle mie necessità di quanto non riuscissi a fare io per lui.
Mi sento di dire: “Oh amato Maestro! Solo a vederti sono in estasi e quando penso a quante volte mi hai guardato anche tu, con amore e affetto, mi sciolgo nel nulla. Uno spazio vuoto è quello che rimane...”.
Oggi vi racconto la celebrazione Taran Taran Jayanti a Fawwara Square, Jabalpur. Non ricordo la data, ma doveva essere la fine dell’inverno del 1967 o del 1968. 
Sul palco Osho era seduto con Shri Kunji Lal Dube, ex vice-rettore dell’Università Rani Durgavati di Jabalpur (poi ministro di Stato), il dott. Raj Bali Pande, il presente vice-rettore, un Muni giainista, un Sardarji Sikh e un prete cristiano, tutti lì a rappresentare la rispettiva religione. L’idea degli organizzatori era che dovesse essere un incontro tra tutte le religioni.
Nel suo discorso, il Muni giainista sottolineò che la religione è una. Kunji Lal Dube disse che avrebbe desiderato essere contemporaneo del Buddha, perché così avrebbe potuto sedersi ai suoi piedi. Non ricordo di cosa abbiano parlato il Sardarji, il prete e Raj Bali Pande. Ma una cosa che ricordo molto bene è che mentre parlava, Raj Bali Pande si voltava spesso a guardare Osho, come se esitasse a parlare di fronte a lui... Una cosa strana, dal momento che era più anziano e una sorta di “special guest”, in qualità di vice-rettore dell’Università. 
Osho avrebbe parlato per ultimo.
A Jabalpur, quando c’erano molte persone che intervenivano a un evento, lo mettevano sempre per ultimo. Di solito è l’oratore principale o la persona più rispettata a parlare per ultimo. Rispetto a Osho, c’era un’altra ragione vitale: se avesse parlato prima, l’intera congregazione si sarebbe sciolta non appena avesse finito. Nessuno sarebbe rimasto ad ascoltare gli altri. Questi grandi incontri accadevano solo perché la gente veniva esclusivamente per ascoltare Osho.
E poi eccolo al microfono. Mi riempio ancora di lacrime di meraviglia nel ricordare il suo ruggito da leone in una folla di pecore... 
Disse: “Se c’è una sola religione, allora bisognerebbe smetterla di dire che esiste una sola religione. Perché se non esistono molte religioni, non ha senso parlare di una sola religione. Una religione è rilevante solo se ce ne sono due, tre, quattro o di più. E quando dici ‘una sola religione’, allora un hindu muoverà la testa affermando che sì, c’è una sola religione, l’induismo. E un musulmano penserà, sì, l’unica religione è quella musulmana; questo è quello che ha detto Hazrat. Per un buddhista si tratterà della religione buddhista, perché solo il Buddha ha raggiunto l’irraggiungibile... e così via. Dovremmo dire che c’è religiosità o irreligiosità. O sei religioso o non sei religioso. Dire che se fossi vissuto ai tempi del Buddha ti saresti seduto ai suoi piedi è una menzogna. Perché questa Terra non è mai senza un Buddha. C’è sempre una fiamma che brucia. Anche oggi potrebbe essercene una. Potrebbe essere nella tua città, ma non hai nemmeno il tempo per vederla. Sei troppo lontano per sederti ai suoi piedi. Perché sei troppo attivo in politica. Anche ai tempi di Buddha non ti saresti avvicinato a lui, perché anche allora saresti stato impegnato in politica. Quindi, smettila di dire che se fossi vissuto al tempo di Buddha ti saresti seduto ai suoi piedi. Non prenderti in giro. Sii vero e autentico. 
Se volete essere religiosi nel vero senso della parola, per prima cosa dovreste indagare dentro voi stessi per capire chi siete. Chiudete gli occhi e chiedetevi intensamente: ‘Chi sono io’? Chi sono?’. Perché non siete il vostro nome, non siete il corpo, non siete neanche la mente. Allora chi siete? Continuate a chiederlo a voi stessi. Lasciate che il vostro essere diventi la domanda ‘Chi sono?’. E poi un giorno, quando l’innocenza sarà assoluta, da quello stato di silenzio, vi renderete conto di chi siete. E quello sarà il giorno più benedetto. Non ci sarà più nulla da raggiungere. Prego affinché un giorno vi rendiate conto di chi siete. Quello è il compimento! Avete ascoltato il mio discorso con grande pace e attenzione e vi sono grato per questo. E in chiusura, porgo i miei saluti al Divino che risiede dentro di voi. Per favore, accettateli”.
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Continua su Osho Times n. 250
 

Shunyo
AGEH BHARTI


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