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newsltetter n. 025

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La vita è
un bel gioco...

 

Sulla lavagna puoi scrivere solo con un gessetto bianco e se togli il nero della lavagna scompare anche la scritta. Vedere le contraddizioni come elementi complementari vuol dire diventare maturi.

 

Preziosi testi di Osho apparsi su Osho Times n. 205

 


Amato maestro,
questo silenzio... questo momento... così prezioso... così bello. Continuare a eluderlo, a perderlo sembra così assurdo. Amato maestro, perché? Cosa c’è di tanto difficile nell’abbandonare tutto questo grande gioco e semplicemente essere?

La domanda che poni è molto bella.
Se abbandoni il gioco e rimani nell’essere, presto ti stancherai, ti annoierai. Anche il gioco ha il suo significato e tutto sta nel rendere il tuo essere si­lenzioso, in meraviglia. Senza questo gioco, questa folla, questo rumore... senza il mondo esterno il tuo tempio non avrebbe la bellezza che ha.
La vita è dialettica. Di notte puoi vedere il cielo ricoperto di stelle. Credi che durante il giorno si nascondano da qualche parte? Sono ancora lì dove le vedi di notte, ma con la luce del Sole è difficile scorgerle. Puoi vederle se scendi in un pozzo profondo, dove è buio quasi come la notte.

Vicino alla casa dove sono cresciuto c’era un pozzo profondo. I miei familiari mi tenevano a distanza e infine lo chiusero, perché aveva delle catene con le quali era possibile calarsi in profondità. Ogni volta che ne avevo modo – cioè quando nessuno teneva d’occhio il pozzo – mi ci calavo. C’era un punto in cui era così buio che per la prima volta mi resi conto che nell’oscurità è possibile scorgere le stelle in cielo: per vedere le stelle ci vuole il buio. Le stelle sono bellissime, però non esisterebbero senza oscurità. Devi comprendere anche la bellezza del buio.
La vita è bellissima, ma non sarebbe così bella se non esistesse la morte. Pensa per un attimo: se continui a vivere e vivere, arriverà un punto in cui vorrai morire. Hai vissuto abbastanza e la vita è diventata un’esperienza noiosa, perché ogni giorno è lo stesso giro di giostra e la ruota si muove da così tanti anni, incessantemente.
Quando dico che la vita è dialettica intendo dire che esiste tra due polarità che si sostengono a vicenda. Non puoi eliminarne una: se lo fai scompare anche l’altra. Il silenzio è bellissimo e nessuno ti contraddice, ma il grande momento è quando capisci che anche il rumore del mondo esterno è bello, perché la bellezza del silenzio e la bellezza del rumore coesistono nel tutto. Il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, l’infanzia e la vecchiaia, posseggono tutti un’immensa bellezza. Nel mo­men­to in cui puoi vedere la bellezza di entrambe le polarità nel loro insieme, le hai trascese.
Questa esperienza trascendentale puoi chiamarla illuminazione, puoi chiamarla risveglio, realizzazione, puoi chiamarla verità: questi sono soltanto nomi diversi per indicare la stessa esperienza. Ma la nostra mente cerca sempre di afferrare una polarità ed evitare l’altra.
Tu chiedi: “Questo silenzio... questo momento... così prezioso... così bello. Perché allora continuiamo a evitarlo, perdercelo?” Anche questo è bello e crea il contrasto: è la linea argentata sulle nuvole nere. Sulla lavagna puoi scrivere solo con un gessetto bianco e se togli la lavagna scompare anche la scritta.
Vedere queste contraddizioni come elementi complementari vuol dire diventare maturi. A quel punto non vuoi liberarti di nulla, non vuoi fuggire dal mondo e qualsiasi cosa accada, la vivi con amore. Il rumore ha il suo posto, il silenzio ha il suo posto e l’uno arricchisce l’altro.
Non occorre uscire dal gioco, è im­mensamente bello: devi solo comprendere che proprio questo è il gioco e per via del gioco abbiamo dovuto dividerlo in due parti; altrimenti non c’è nessun nemico, neppure la morte. In questa accettazione assoluta delle cose sei già andato oltre.

Nonna Fornari porta i nipotini a far compere e lascia la casa vuota, a parte il pappagallo che rimane sul trespolo accanto alla porta d’ingresso. Arriva l’idraulico per fare una riparazione in casa e bussa alla porta.
“Chi è?” chiede il pappagallo.
“L’idraulico” risponde l’uomo.
Non succede nulla. L’idraulico bussa di nuovo.
“Chi è?” chiede il pappagallo.
“L’idraulico” ripete l’uomo.
Silenzio. L’idraulico, che ha problemi di cuore, si fa impaziente. Bussa di nuovo.
“Chi è?” sbraita il pappagallo.
“L’idraulico!” urla l’uomo e cade svenuto.
Mezz’ora più tardi la nonna torna coi bambini. La ragazzina indica il corpo a terra.
“Cos’è quello?” chiede.
Il pappagallo gracchia: “L’idraulico!”.

È un gioco.
Lascialo continuare.
E continua a ridere e a godertelo:
è l’idraulico!

Tratto da: Osho, Hari Om Tat Sat #11


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