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newsletter n. 027

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Dalle
masse ai
discepoli

 

I ricercatori autentici - quelli che non sono interessati a fare ginnastica mentale, ma muoiono dalla voglia di conoscere le proprie sorgenti della vita: da dove vengono, dove stanno andando, qual è la loro realtà - non vogliono nessuna risposta verbale, vogliono un’esperienza!

 

Preziosi testi di Osho apparsi su Osho Times n. 206

 


Ho parlato a milioni di persone in tutto il mondo. Ero solito parlare davanti a folle di cinquanta o centomila persone e sapevo che ciò che dicevo passava sopra le loro teste:  non facevano altro che stare seduti lì.
Quelle persone mi amavano, non perché capivano quello che dicevo, ma solo per il modo in cui lo dicevo. Amavano la mia presenza, ma non erano dei ricercatori, avevano solo approfittato di un’opportunità.
Presto mi stancai. Era completamente inutile, perché ciò che dicevo entrava loro da un orecchio e usciva dall’altro...

Vista la situazione, ossia la quasi inutilità di parlare alle folle, iniziai a radunare qualche decina di persone. L’unico modo era smettere di parlare alle folle, quindi andavo su una montagna e informavo la gente che chiunque fosse stato disposto a venire sulla montagna per dieci, o sette giorni, poteva venire e stare con me. È chiaro che se qualcuno si prende dieci giorni dal lavoro deve avere un qualche interesse, non può essere solo curiosità. Se lascia la moglie, i figli e il lavoro per dieci giorni come minimo è segno che non è soltanto curioso, ma vuole davvero conoscere. È così che iniziarono i campi di meditazione.
Presto però mi resi conto che i campi cominciavano a essere fonte di guai per me. In Rajasthan, il consiglio di stato decise che non mi avrebbe dato il permesso di entrare. In Rajasthan andavo regolarmente sul Monte Abu. In Gujarat, a quei tempi, Morarji Desai era primo ministro. Fu lui in persona a proporre al consiglio di vietare il mio accesso in Gujarat. Andavo anche spesso a Bhavanagar, a Rajkot, a Jamnagar, a Dwarka (c’erano luoghi bellissimi per i campi), a Nargol... chilometri e chilometri di alberi saru... il Sole non riesce mai a penetrarli, perché sono pieni di foglie e ramificazioni e crescono molto stretti tra loro. Dal versante del mare si può udire il suono delle onde e ascoltare, seduti non tutti insieme, ma disseminati qua e là nella foresta.
Quindi diventarono un problema e i miei campi furono vietati ovunque. Non facevano male a nessuno e ci venivano solo persone che volevano esserci. Nel vedere che erano vietati dappertutto sono giunto alla conclusione che la democrazia non esiste da nessuna parte. Si parla ovunque di democrazia, di libertà di parola, ma sono tutte chiacchiere. Non appena si presenta un uomo che ha qualcosa da dire, si cerca immediatamente di fermarlo. Sì, c’è la libertà di sparlare, ma non c’è nessuna libertà di dire la verità. Sei libero di mentire quanto vuoi e nessuno ti fermerà, nessun governo si scomoderà per te, ma se inizi a parlare di verità...
E ancora più pericoloso è dare alla gente una certa direzione, così che  possa muoversi verso la propria realizzazione. Questo è molto pericoloso per gli interessi costituiti.
Dovetti rimanere a Pune e ormai ho smesso di andare in altri luoghi: qui chiunque voglia venire è il benvenuto. Questo è il mio modo di scoprire chi sono i ricercatori autentici, quelli che non sono interessati a fare ginnastica mentale, ma muoiono dalla voglia di conoscere le proprie sorgenti della vita: da dove vengono, dove stanno andando, qual è la loro realtà. Non vogliono nessuna risposta verbale, vogliono un’esperienza.
Trent’anni sono andati in fumo, perché tra quelle masse alle quali parlavo in tutto il paese sono pochissime le persone che vengono qui. È chiaro che non mi hanno ascoltato, che non mi hanno sentito, non hanno visto che qualcosa di profondamente im­portante era possibile persino nella loro vita, bastava solo dar loro un senso della direzione.
Quelli che vengono qui a migliaia, da tutto il mondo, appartengono a una categoria diversa di persone. Non fanno parte della folla. Sono ricercatori e sono pronti a rischiare la loro reputazione. Ci sono persone che hanno paura di venire qui solo per mantenere intatta la propria reputazione. Basta che vengano associati a me e la loro posizione sociale è compromessa. Sono un uomo pericoloso. Chi viene a contatto con me entra a far parte di una situazione molto  pericolosa. Nessuno sa quale sia il pericolo! Qualcuno ogni tanto osa venir qui e rimane scioccato, si chiede per quale motivo gli era sfuggito in tutti questi anni. Magari vive a Pune e passa davanti al cancello tutti i giorni, ma per lui anche essere associato a chi viene qui è pericoloso, perché le persone nel Buddha Auditorium non fanno parte di nessuna religione, di nessuna nazione, non condividono nessuna idea stupida di disuguaglianza. Qui nessuno è uomo o donna, nessuno è ricco o povero. Tutti sono sulla stessa barca, nel tentativo di raggiungere la riva opposta.
Quella riva non è lontana. Occorre solo un po’ di meditatività, un po’
di silenzio.

Qui tocchiamo l’altra riva ogni sera. Bisogna toccarla molte volte prima che il nuovo spazio, il nuovo mondo, diventino familiari. Andare sull’altra riva non è solo andare sull’altra riva, dovrai lasciare tutto ciò che sei su questa riva. Sarà solo il principio vitale essenziale ad andare sull’altra riva. Pian piano si impara e pian piano si acquisisce lo sguardo giusto per vedere la bellezza dell’altra riva, lo splendore abbagliante di cui siamo tutti all’oscuro. È così vicino che mi rende triste. Ha sempre reso tristi coloro che hanno raggiunto l’altra riva, tristi per chi non pensa nemmeno che ci sia un’altra riva e perfino quando dorme sogna cose stupide. 1



Amato maestro,
mentre sedevo in silenzio l’altra mattina ho avvertito un’energia incredibile dentro di me e prima ancora che riuscissi ad accettarla o a rendermene conto è subito emersa una grande paura. Potresti aiutarmi a comprendere la mia paura? Temo davvero che questo mio fuoco mi bruci completamente: l’ho intravisto per un attimo e la mia mente mi ha subito fermato. Come posso liberarmi di questa paura?

La vita è un fenomeno energetico immenso. Non ti rendi conto di quanta energia hai e credi che gli atomi sappiano quanta energia contengono?
Un singolo atomo, invisibile all’occhio umano, se esplode può distruggere una città grande quanto Hiroshima o Nagasaki. Nel giro di qualche minuto è tutto raso al suolo. Se un atomo di materia contiene così tanta energia, la tua consapevolezza è un fenomeno di gran lunga superiore. Il tuo essere deve contenere in sé universi di energie, dormienti, ovvio, poiché non sei consapevole. Ma le descrizioni di coloro che sono diventati consapevoli alludono a circostanze simili.
Kabir descrive la sua personale esperienza dell’essere interiore come assistere al sorgere di mille soli. Soli che gli danzano tutt’attorno; la luce è così splendente da quasi accecarlo. Ma questa non è solo l’esperienza di Kabir. Molti sono i mistici che l’hanno descritta allo stesso modo.
La tua esperienza è solo l’inizio. Hai sentito come se stessi per bruciare. Non preoccuparti, nessuno è stato mai arso dal fuoco della sua stessa energia interiore: è creativa, non distruttiva.
Qualsiasi energia che sorga dal silenzio della meditazione è creativa. Non esiste un singolo caso in cui abbia distrutto qualcosa, ha solo creato. Interiormente un bellissimo spazio interiore; esteriormente bellissima arte: musica, scultura, poesia, pittura. E quel fuoco non è neanche caldo, è molto “fresco”.

Mi viene in mente Mosè sul Monte Sinai. Vi si era recato per cercare dio e lì assistette a un fenomeno molto strano che gli studiosi ebrei non sono in grado di spiegare perché sembra inventato. Mosè vide un fuoco con all’interno un cespuglio verde, intatto. Non credeva ai suoi occhi: le fiamme si elevavano alte e il cespuglio al loro interno era verde con i fiori che sbocciavano come se fosse attraversato da una fresca brezza, invece che essere circondato dal fuoco.
Attratto da questo grandioso evento Mosè si avvicinò al cespuglio e sentì una voce: “Mosè, togliti subito le scarpe! Sei su terra sacra”. La voce proveniva dal cespuglio. Avvicinandosi al fuoco, lasciando le scarpe dietro di sé, Mosè non avvertì alcun calore; al contrario, sentì rinfrescare. E il dialogo che Mosè intrattenne, e che culminò con i Dieci Comandamenti, non fu con un’altra persona, ma con una voce invisibile proveniente da quel cespuglio verde.

I teologi hanno discusso a lungo nel tentativo di spiegare questo evento. Per quanto mi riguarda, non sono un teologo, ma sono in grado di capire un po’ di poesia e credo che si tratti di un’affermazione poetica, non teologica. Quando la riconosci come poetica tutta la confusione svanisce. Quello che afferma è che la vita, o dio, è un’energia fresca e creativa, non-distruttiva, e che se il suo fuoco avvolge un cespuglio, questo rimane verde, cresce e fiorisce.
Accetta questa energia dell’esistenza! Bergson, il grande filosofo, la chiamava elan vital forza vitale; non è qualcosa da temere. Devi creare una comunione con questa energia vitale, un dialogo, e ne sarai immensamente arricchito, non incenerito. Per la prima volta la tua primavera arriverà  e i tuoi fiori sbocceranno.
Molte parabole e storie antiche sono in realtà dichiarazioni poetiche, ma i teologi hanno distrutto la loro bellezza e la loro poesia tentando di dimostrare la loro veridicità storica, trascinandole verso il basso: non si tratta di fatti storici, sono a un livello superiore, nascono da comprensioni poetiche, sono espressioni poetiche.
Qualsiasi cosa ti sia successa non esserne spaventato. Non ce n’è alcun bisogno. Gioisci delle fiamme dell’energia, danza insieme a loro, entra in comunione con loro e troverai un dialogo con l’esistenza stessa. Se temi che possano bruciarti sarà la tua stessa paura a fermare il processo, a diventare una barriera che ti impedirà di entrare dentro di te e di immergerti in strati più profondi della tua consapevolezza. Abbandona questa paura. Nessuno è mai stato bruciato dall’energia vitale!
Nel viaggio verso l’interiorità si deve imparare ad abbandonare la paura: dentro di te non c’è altro che la tua stessa energia, che non può essere tua nemica e anzi persino dire “la tua energia” non è corretto.
È per via della carenza del linguaggio che dobbiamo usare espressioni del genere.
È meglio dire che tu sei l’energia. Chi c’è da bruciare? Tu sei il fuoco stesso, quelle fiamme che danzano sono il tuo stesso essere. Chi sarà bruciato? Tu non sei un’entità separata. È il linguaggio che porta sempre divisione e crea problemi!
Abbandona tutte le paure. Nel mo­mento in cui entri in meditazione, metti le tue paure dove Mosè dovette lasciare le scarpe: sei su suolo sacro. Stai entrando in un tempio di amore, vita e pace: non occorre avere nessuna paura. Entraci danzando e sta pur certo che, se riesci a essere senza paura, tra te e l’energia si creerà un ponte, che in realtà sei sempre tu: è solo dormiente, addormentata e inconsapevole, perciò sembra separata da te.
E una volta risvegliata ti accorgerai presto che la tua fiammella di vita si è dissolta nella vasta energia emersa in superficie: sei entrato nella vastità cosmica, universale. E quanto più vasta sarà l’energia, tanto maggiore saranno l’estasi, la gioia, la benedizione, le risate. 2

 

Testi di Osho tratti da:
1. Hyakujo: The Everest of Zen #8

2. Hari Om Tat Sat #11



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