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La linea
di confine

 

Altro che “avanti” e “dopo” Cristo! Il contributo del Buddha allo sviluppo della consapevolezza umana è molto maggiore di quello di Gesù... e ora Osho va ancora oltre

 

Preziosi testi di Osho apparsi su Osho Times n. 206

 


Non c’è paragone

Gautama il Buddha rappresenta una pietra miliare nella storia della consapevolezza umana. La società, la religione e la civiltà esistenti prima del suo arrivo, dopo non sono più state le stesse.
Indicare Gesù Cristo come linea de­marcatrice tra la società passata e quella odierna è un’ossessione tutta cristiana. Ciò è anche dovuto al fatto che l’Oriente non ha mai scritto la storia e non si è mai curato dei fatti storici per il semplice motivo che, se tutto è illusorio e mutevole, che importanza ha chi è il prossimo re? Che importa cosa succede nel mondo esterno?
Non è quella la dimensione reale.
Quando si tratta di eterno e di reale, c’è assenza di tempo, non esiste la storia che è propria solo degli eventi esterni, non dell’interiorità. E visto che tutta l’attenzione dell’Oriente era focalizzata sul mondo interiore, non c’è mai stato interesse per la storia. L’attenzione era volta a come esprimere la dimensione interiore a coloro che non hanno occhi per vedere, che vivono nell’oscurità. Come portare loro la luce?
Non sappiamo quanti buddha siano rimasti in silenzio né quanti abbiano preceduto Gautama. Non ci siamo semplicemente curati di questo genere di cose: nascita, morte... sono tutte cose effimere. Ma l’Occidente è orientato verso l’esterno e visto che il cristianesimo è diventato la religione più grande del mondo, Gesù Cristo è stato imposto come linea di demarcazione che divide la società primitiva e barbarica da quella di oggi. Per questo usiamo sempre Gesù come riferimento: “Avanti Cristo”, o “Dopo Cristo”.

Quando Bertrand Russell stava scrivendo la storia del mondo, si trovò ad affrontare il concetto che demarcare lo sviluppo della società con il nome di Gesù era assolutamente ingiustificato. La vera divisione è accaduta venticinque secoli fa con Gautama il Buddha. Una storia  autentica dovrebbe usare il Buddha come riferimento: qualsiasi avvenimento dovrebbe essere definito con “Avanti il Buddha”, o “Dopo il Buddha”.
Non c’è paragone tra Gesù e il Buddha. Cristo non sosteneva nemmeno di essere illuminato e non aveva neanche mai sentito parlare di meditazione, sosteneva soltanto di essere l’ultimo profeta degli Ebrei. Il suo contributo alla storia è pari a zero, mentre il contributo del Buddha alla consapevolezza umana è immenso, immensurabile.
Bertrand Russell era un uomo molto imparziale... ma è possibile avere ottanta, novant’anni ed essere ancora dominati dai pregiudizi dell’infanzia. Lui aveva rinnegato la sua educazione cristiana molto tempo prima. Aveva scritto un libro intitolato Perché non sono cristiano, per cui prima che la chiesa lo scomunicasse fu lui a rifiutarla. Pertanto non era un cristiano ortodosso, non era nemmeno cristiano, eppure trovandosi di fronte alla questione – come comportarsi tra Gesù e il Buddha – scrisse sui suoi diari: “Non sono riuscito a prender sonno per giorni. Sapevo che la risposta era il Buddha, ma il mio profondo condizionamento, del quale non ero mai stato consapevole fino ad allora, insisteva che dovesse essere Gesù Cristo. Lui ci appartiene, il Buddha è uno straniero”. Alla fine si era arreso al suo condizionamento.

Nessuno, né prima né dopo Bertrand Russell, ha mai affrontato la questione. Rimane aperta. Perfino chi non è cristiano ha accettato l’idea che la storia sia demarcata da Gesù Cristo.
Voglio che vi sia chiaro che è il Buddha la linea di confine del passato: il suo passato però, non il nostro. Ora è arrivato di nuovo il momento: venticinque secoli sono abbastanza. Questo è stato il calcolo del Buddha, cioè che dopo venticinque secoli ci sarebbe stato l’inizio di una nuova umanità, di un uomo nuovo, una nuova cultura, una nuova consapevolezza. Secondo la sua previsione stiamo vivendo un tempo molto propizio: un tempo di grandissima crisi, ma anche di grandi sfide e innumerevoli possibilità.
Sto parlando di Zen solo per dimostrare che tutte le religioni sono ormai diventate obsolete. Lo Zen non si aggrappa al passato. Non è una conseguenza del passato, ma piuttosto un’apertura verso il futuro. Non sto sprecando il mio tempo e il vostro inutilmente. Non è che abbia scelto di parlare dello Zen solo per caso.
Siamo arrivati a un punto di stacco dalla società nella quale viviamo, a un determinante momento di stacco per la consapevolezza. Finora il modo in cui l’uomo si è sentito non è stato sano, il modo in cui le società si sono strutturate è stato molto malato. La civiltà nel suo complesso è quasi non-esistenziale. H.G. Wells ha detto che la civiltà è un’ottima idea, ma che qualcuno dovrebbe svilupparla: non si è ancora verificata. Stiamo ancora vivendo all’ombra della barbarie. Il Buddha non è stato ascoltato, non è stato “ricevuto” nel mondo. Sembra quasi una figura mitologica ed è una delle persone più integre, l’essere umano più risvegliato che abbiamo generato.
Il futuro può rappresentare una discontinuità dal nostro passato solo se diventare un buddha non risulterà essere un traguardo difficile e arduo: e non lo è! Possiamo creare una società dove ogni individuo è un buddha. Non dico buddhista, perché si tratta di una parola orribile. Il futuro non deve essere dominato da nessun “ismo”.
Eppure la sola purezza e grandiosità dell’uomo Buddha è così affascinante... ha raggiunto il picco più alto conosciuto all’uomo. E così facendo lo ha reso possibile per ogni altro essere umano.  
Ogni qual volta un uomo raggiunga una certa vetta di consapevolezza, quella vetta diventa facilmente accessibile a chiunque voglia ricercarla. Gautama Buddha è un pioniere. A voi non serve passare attraverso tutte le difficoltà che ha affrontato lui. A lui è toccato poiché non aveva nessuno che l’avesse preceduto, ma per voi ci sono mille e più precedenti.
Lo Zen ha generato maestri di qualità più fine e tutti loro annunciano una discontinuità con il passato e l’avvento di un uomo nuovo: un buddha, l’uomo risvegliato, un uomo che vive in modo consapevole.
Noi stiamo portando avanti questo grande esperimento. Questi non sono comuni discorsi o conferenze. A me non interessa la filosofia né alcuna ideologia politica. A me interessa trasformare direttamente voi che siete raccolti attorno a me.
E questa trasformazione, una volta compresa, è un fenomeno semplice. 1

 

Innocue allucinazioni

I cristiani conoscono solo la fede: “Abbi fede in Gesù Cristo”.
Ma perché si dovrebbe aver fede in Gesù Cristo? Vorresti essere crocifisso? Perché pare sia quello il traguardo finale! E non credo che risorgeresti, neanche Gesù lo fece, fuggì semplicemente dal sepolcro.
Era stato abbastanza fortunato che il suo paese, la Giudea, fosse sotto l’Impero Romano e che Ponzio Pilato non fosse affatto interessato a crocifiggere un innocuo nevrotico. Un uomo che rivendica di essere “l’unico figlio di dio” può essere solo considerato un nevrotico. Ma non fa male a nessuno: lascia che lo pensi, è innocuo. Ponzio Pilato era dell’avviso che Gesù fosse innocente; non aveva commesso nessun crimine... e se si diverte a pensare di essere il figlio unigenito di dio, lascia che si diverta! 
Se sei invidioso puoi farti venire qualche altra idea, essere magari “l’unico padre di dio”. Non credo che qualcuno potrebbe confutare la tua idea, visto che non c’è alcuna prova. È lo stesso che dire di essere il figlio di dio. Puoi essere il padre di dio o il fratello di dio. Si tratta, prima di tutto, della tua immaginazione, di un’allucinazione: è una cosa innocente.
Se incontrassi qualcuno che ti dice: “Sai che sono il padre di dio?”, penseresti forse che andrebbe crocifisso? È un tipo simpatico, ti si avvicina e ti dice all’orecchio una verità nella quale crede; tu sai che è andato un  po’ fuori, ma questo non vuol dire che ci sia bisogno di crocifiggerlo. Piuttosto un tizio del genere può essere un divertimento, uno spasso: organizzategli una festa dove possa dichiarare a tutti: “Sono il padre di dio!”.
Applauditelo e ballate con lui, perché è talmente raro trovare un dio, figuriamoci il padre di dio! Magari può darvi qualche indizio su dove dio si stia nascondendo.
Gli ebrei tormentarono Gesù inutilmente: non aveva fatto male a nessuno. Ma ogni religione organizzata possiede un ego, un grande ego e Gesù stava facendo dell’ebraismo uno zimbello. In sella al suo asino, andava di villaggio in villaggio dichiarando: “Sono il figlio unigenito di dio”; non era un crimine, ma faceva male all’ego degli ebrei. “Quest’uomo seduto sulla groppa dell’asino... il povero figlio di un falegname ed è risaputo che non è il vero figlio di suo padre. Accettarlo come nostro ultimo profeta?”.
Non c’era alcun bisogno di arrabbiarsi con il poveretto. Gli occorrevano una cura psichiatrica, del buon cibo, tanta attenzione... e forse sarebbe uscito dalla sua nevrosi, aveva solo bisogno di qualche piccola seduta d’ipnosi, un ricondizionamento, una riprogrammazione. Sarebbe tornato a essere perfettamente sano e sarebbe stato lui il primo a ridere di se stesso.
Eppure una metà degli esseri umani crede e ha fede in Gesù. Questo dimostra il ritardo mentale del genere umano.1


Qualcosa di nuovo

Amato Osho,
spesso parli di te come parte della schiera composta dal Buddha, Mahavira e Socrate.
Vedo la somiglianza tra i grandi maestri illuminati che ti hanno preceduto e te, è come quella tra i semi e il fiore. Qui però l’analogia non calza perché il tuo essere sembra molto più grande di quanto gli altri abbiano mai contenuto in sé come semi.

È vero che contengo l’intero retaggio di tutti gli esseri risvegliati del passato, ma non è tutto lì. Contengo anche qualcosa in più per il futuro.
Si può dire che io rappresenti la conclusione di un vecchio retaggio e allo stesso tempo l’inizio di un nuovo genere di uomo risvegliato. In altre parole, io posso contenere Gautama il Buddha senza alcuna difficoltà, ma Gautama il Buddha non può contenere me, per il semplice motivo che il Buddha non può contenere Zorba. E tutto l’impegno della mia vita è quello di portare a una sintesi tra Zorba e Buddha; in me la sintesi è avvenuta, in voi sta accadendo. E quello sarà l’uomo nuovo del futuro. È per questo motivo che dapprima ho elogiato il Buddha, Krishna, Cristo e altre centinaia di maestri illuminati. Ma fare questo non era abbastanza poiché loro erano tutti contrari a Zorba e io dovevo fargli spazio nella consapevolezza dell’uomo risvegliato. Quindi ho anche criticato quelle stesse persone che avevo elogiato. La gente pensa che sia contraddittorio; non lo è. Li ho elogiati per com’erano; li ho criticati perché erano solo una metà. E la metà mancante è di grandissima importanza, perché senza sono esanimi, sono degli scheletri. Zorba può portare la linfa della vita, può diventare le radici del Buddha. Il primo rimarrà sotterraneo.
Forse le persone comuni non saranno mai capaci di vederlo e questa è la sua grandezza: a Zorba non importa di essere visto, non gli importa di essere venerato e lodato. A lui basta che i fiori elogiati contengano la sua linfa, che senza di lui non potrebbero vivere, che la loro vita è un prolungamento della sua. Quei fiori rappresentano le sue mani che si estendono nel cielo, sono la sua essenza che sboccia nel vento, che danza nella pioggia.
La gente forse non verrà mai a conoscenza delle radici, ma se l’albero stesso comincia a condannare le radici e la gente di riflesso prende a tagliare le proprie, uccideranno qualcosa di molto prezioso nell’uomo. Tutti i buddha del passato sono vivi per metà. Conservano ancora la loro bellezza. Mi piacerebbe però che fossero vivi per intero e a quel punto la loro bellezza sarà immensa.    
Posso avere un profondo incontro “cuore a cuore” con tutte le persone risvegliate del mondo, ma per loro sarà difficile. Troveranno difficile ave­re un dialogo con me, per il semplice motivo che quanto di se stessi hanno reciso, io l’ho propagato, ho esortato a farlo crescere.
Saranno in grado di vedere che a loro manca qualcosa. Perciò c’è la possibilità che mi condannino: secondo loro sto facendo qualcosa che nessun bud­dha ha mai fatto prima; o potrebbero apprezzare il mio sforzo: ciò che loro non hanno osato fare, io l’ho fatto.
So che chi è veramente risvegliato avrà il coraggio di vedere che ho osato dove loro non sono riusciti. Qualcuno deve farlo, deve rendere la consapevolezza onnicomprensiva; non qualcosa di parziale ma una totalità, così che l’uomo nella sua interezza possa crescere come un’unità organica senza storpiare nessuna delle sue parti. Ma è certamente una cosa pericolosa e sarà contraria a tutti i loro insegnamenti, perché ognuno di loro cercava di tagliare via qualcosa, rivestendo l’uomo di un determinato ideale.
E il mio impegno è di mostrare che modellare l’uomo secondo un ideale vuol dire renderlo falso. L’uomo deve crescere senza nessun ideale, senza nessuna disciplina. La sua unica religione dovrebbe essere la consapevolezza e dovunque questa consapevolezza lo conduca dovrà andarci senza paura, quali ne siano le conseguenze. Questo è il modo in cui ho vissuto e non ho nessun rimpianto.
Forse quelle persone potrebbero non capire, ma io posso comprendere perfino il loro non capire. Continuerò a elogiarli per qualsiasi bellissimo contributo abbiano portato nel mondo: non posso però mentire al futuro dell’umanità su quanto hanno fatto per storpiarvi.
Voglio che l’uomo nella sua interezza sbocci in un essere spirituale. 2

Testi di Osho tratti da:
1. The Buddha: The Emptiness of the Heart #3
2. The Path of the Mystic # 27


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