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Una Dinamica
in 10 minuti!
Gli stratagemmi
di un giovane studente
Sanjay a Pune nel 1977
Era il 1977, avevo 12 anni e vivevo con la mia famiglia a Delhi.
Mio fratello Anil, che aveva 18 anni, frequentava molto la biblioteca e un giorno mi portò con lui e trovammo un libro di Osho. Ciò che mi colpì come prima cosa fu il suo volto, che appariva in uno schizzo sulla copertina: mi impressionarono soprattutto le sue sopracciglia. Poi quando mio fratello me ne lesse dei brani mi colpì il suo linguaggio: era diverso, le parole, le espressioni... cose che non avevo mai sentito.
Era una raccolta di meditazioni e ne notai una in particolare, una meditazione sulla morte. Osho diceva qualcosa del genere: “Immagina la tua morte nei dettagli, sentiti come morto, immagina la tua pira funeraria e le persone che ti accompagnano con le lacrime agli occhi. E ora il tuo corpo è ridotto in cenere e le tue ceneri sono trasportate dalla corrente del fiume”.
Non avevo mai letto niente di simile prima ed era qualcosa di molto “potente”: nessuno parlava mai della morte nella mia famiglia e se lo avessero fatto sicuramente non sarebbe stato in quel modo.
Anil fu il primo ad andare a Pune per incontrare Osho e quando tornò, come sannyasin, tutto vestito di arancione, intuì il mio interesse. Sapeva che avrei voluto andarci anch’io e mi avvertì che chi andava a Pune senza aver praticato regolarmente le meditazioni attive, Osho lo rispediva a casa. Naturalmente lo diceva solo per spaventarmi, dato che non era vero: Osho non ha mai mandato via nessuno per non aver fatto le meditazioni!
Era vero, però, che in quel periodo chiedeva alle persone di fare le sue meditazioni per tre settimane, prima di presentarsi al suo ashram, come si chiamava allora.
Anche se ero giovane, avevo una gran voglia di andare a incontrarlo di persona a Pune.
Alla fine, dopo un intenso lavoro di persuasione e aiutato da una notevole fortuna, mia madre mi diede il permesso. Avevo solo 13 anni, ma viaggiai per 1500 km in treno da Delhi tutto da solo e quando arrivai, mi invitarono ad andare quella sera stessa al darshan, l’incontro con Osho, per prendere il sannyas.
Mio fratello mi aveva messo in testa questa idea delle meditazioni e io ero preoccupato visto che non le avevo mai fatte e naturalmente avevo paura che se l’avessi detto a Osho, lui mi avrebbe immediatamente rimandato a Delhi col prossimo treno.
Quindi, per potergli dire che le avevo fatte, nel caso me lo avesse chiesto, decisi di far subito, lì nella mia stanza, poco prima del darshan, una Dinamica molto rapida, facendo per soli due minuti ciascuno dei cinque stadi che normalmente durano dai dieci ai quindici minuti l’uno. Poi, sentendomi soddisfatto – se me lo avesse chiesto avrei potuto onestamente dire che io la Dinamica l’avevo fatta – mi diressi verso Chuang-tzu, l’edificio in cui avvenivano gli incontri.
Quando fu il mio turno di sedermi sul marmo davanti a lui per prendere il sannyas, Vivek, la sua assistente, gli porse un piccolo mala “da bambino”, una versione ridotta del mala regolare, ma Osho non lo volle e mi mise intorno al collo un grande, lungo mala “da grande”. E dopo avermi dato il foglio di carta sul quale aveva scritto il mio nuovo nome sannyasin, si riappoggiò allo schienale della sua poltrona e, proprio come mi aspettavo, mi chiese che meditazioni facessi di solito. E io, naturalmente, gli risposi: “La Dinamica”. Mi guardò, alzando le sopracciglia, come se fosse profondamente divertito e mi chiese: “E vuoi continuare a farla come la stai facendo adesso o nel modo in cui ho detto io di farla?”. Ero scioccato! “No, no! La farò nel modo che dici tu!” risposi subito tutto d’un fiato, sconvolto dal fatto che avesse scoperto così facilmente il mio stratagemma. Come potete immaginare, ero senza parole. Dopo di che mi disse di fare la Dinamica ogni giorno ininterrottamente per tre mesi e poi fermarmi. Gli chiesi se potevo rimanere a vivere nell’ashram e lui disse di no, che dovevo tornare a casa e continuare gli studi, e che quando fosse arrivato il momento mi avrebbe chiamato lui.
“Ma cosa succede se ti dimentichi?” gli chiesi. Lui rise: “No, no, non mi dimenticherò”. E infatti, dieci anni dopo, mi ero laureato da non molto, mi chiamò a lavorare nell’ashram di Pune.
Sanjay
Tratto da: Encounters with an Inexplicable Man: Stories of Osho as Told by his People, raccolta curata da Savita Brandt, Dancing Buddhas Publishing, 2014
www.dancingbuddhas.in
La libertà è una sola!
Amato Osho,
se mi lascio andare, l’esistenza mi proteggerà?
Prova. Ti posso dire solo una cosa e non mi rivolgo alla tua paura, ricordalo. Solo una cosa posso dire a tutti voi: chi ci ha provato ha scoperto che accade. Ma non sto parlando alla vostra paura. Vi sto solo incoraggiando all’avventura, tutto qui. Vi sto persuadendo, vi sto seducendo all’avventura. Chi ha provato, ha scoperto una protezione infinita.
Nietzsche aveva un motto appeso al muro: Vivi pericolosamente. A chi gli chiedeva perché lo avesse scritto, rispondeva: "Per ricordarmelo, perché la mia paura è tanta". Vivete pericolosamente, perché è l’unico modo di vivere. Non ne esiste un altro.
Ascolta sempre il richiamo dell’ignoto, non fermarti mai. Fermarsi significa morire: è una morte prematura. Fluisci naturalmente e lascia che questa sia la tua via. Cammina e camminando traccia il tuo sentiero. Non seguire superstrade, sono morte, non ci troverai nulla. Se segui una superstrada, ti muovi al di fuori della natura. La natura non ha strade, non ha schemi prefissati. La natura fluisce in migliaia di percorsi, ma tutti spontanei. Osserva, siediti sulla spiaggia a guardare il mare: vi sono milioni di onde, ma ognuna è unica, diversa. Non ne esistono due uguali. Non seguono uno schema. Nessun individuo degno di questo nome segue schemi prefissati.
La gente viene da me e mi chiede: “Mostraci la via”. Non chiedetemelo. Posso solo dirvi come camminare, ma non posso indicarvi il cammino. Cercate di cogliere la differenza. Posso solo dirvi come camminare, come camminare con coraggio. Non posso mostrarvi la via perché la via è per i vigliacchi. Chi sa come camminare si butta nell’ignoto e camminando crea da sé il proprio percorso.
Ognuno arriva a dio in modo diverso. Non puoi arrivare al divino nella massa, nella folla. Ci arrivi da solo, completamente solo. Dio è selvaggio, non è stato ancora civilizzato e mi auguro che non lo sia mai. È ancora spontaneo, ama la spontaneità.
Vi insegno solamente a essere voi stessi, nient’altro. È molto difficile comprendermi, perché per paura vorreste ricevere da me uno stile di vita, una disciplina, uno schema, un modello.
Una persona davvero religiosa insegna la libertà, insegna l’amore. Non insegna la disciplina, insegna l’amore. Non insegna un modello di vita statico e precostituito. Insegna il caos, l’anarchia, perché le stelle sono nate dal caos. Insegna a essere completamente liberi.
So che avete paura. Paura della libertà, altrimenti perché ci sarebbero tante carceri in giro per il mondo? Perché la gente si porterebbe dentro tante prigioni, prigioni invisibili?
Ho conosciuto solo due tipi di prigionieri: quelli che vivono nelle prigioni reali e quelli, la maggior parte, che vivono in prigioni invisibili. Si portano dentro la propria prigione, in nome della coscienza, in nome della morale, in nome della tradizione, di questo e di quello. La schiavitù può avere mille nomi.
La libertà non ha alcun nome. Non esistono molti tipi di libertà, la libertà è una sola! Ve ne siete mai accorti? Esiste una sola verità. Ci sono migliaia di bugie, si può mentire in milioni di modi diversi, ma non è possibile dire la verità in modi diversi. La verità è semplice. L’amore è uno, le leggi sono milioni; la libertà è una, le prigioni sono tante.
Fate attenzione, altrimenti non riuscirete mai a muovervi liberamente, al massimo potrete cambiare prigione. Nel mondo accade proprio questo: il cattolico diventa comunista, l’hindu diventa cristiano, il musulmano diventa hindu, e sono contenti: quando cambiano prigione, nel passaggio da una prigione all’altra, sperimentano un poco di libertà, si sentono bene.
Ma ricadono nella medesima trappola: tutte le ideologie sono prigioni e io vi insegno a diffidare di tutte le ideologie, compresa la mia!
Tratto da: Osho, Yoga: The Alpha and the Omega, Vol 7 #4
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