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La prima e ultima libertà

Videha ci parla del suo nuovo ritiro di meditazione basato sul commento di Osho agli insegnamenti di Atisha…
 

 
Articolo apparso su Osho Times n. 209
 


Vorrei premettere che abbiamo il maestro più incredibile e insondabile dell’esistenza. E dopo trentacinque anni che sono suo discepolo con­tinuo, con meraviglia, a scoprire cose nuove di Osho, cose di cui ha parlato... Non c’è pietra che non abbia rivoltato, non c’è aspetto che non abbia preso in considerazione, in tutte le dimensioni possibili e, ovviamente, la dimensione dell’insegnamento in Osho è quella più meravigliosa e credo più importante. Ascolto Osho quasi quotidianamente e a volte sento che tutta la vita non mi basterà, mi chiedo spesso, quali altri tesori scoprirò?
Osho lo ha anche detto: parlava non solo per le persone presenti, o comunque per i contemporanei, ma anche per le generazioni future; certamente oltre a quello che ha creato direttamente ha anche gettato tanti semi…
Recentemente, poco più di un anno fa, ascoltavo la serie di discorsi The Book of Wisdom ed è stata per me una folgorazione.
Penso che questo ha anche a che vedere col mio progredire, col l’andare sempre più in profondità in me stesso, perché qualche discorso del The Book of Wisdom lo avevo già ascoltato in passato, ma non l’avevo recepito veramente; credo che questo valga un po’ per tutti. Forse era semplicemente il momento giusto, una raggiunta maturità, ma per me questa serie di discorsi su Atisha sono stati una grande rivelazione, un qualche cosa di straordinario, bellissimo, sentito... e spero un po’ capito!
Osho parla in maniera diretta, specifica e anche molto definita dell’insegnamento di Atisha, cioè di un metodo e di un modo di indagare, invitando i suoi sannyasin ad ascoltare, capire, praticare, entrando in ogni suo minimo dettaglio, perché tutto ciò può essere una guida di un valore straordinario. Sentendo e ascoltando questi sutra commentati da Osho e seguendo le sue indicazioni, ho avuto una serie di rivelazioni straordinarie.
È una mappa sia per i principianti, che per chi ha già una certa esperienza e, sotto molti aspetti, anche per chi è molto avanti, per chi è già andato molto in profondità nella meditazione. Copre tutti gli aspetti del viaggio interiore e quello che è straordinario, secondo me, è che è valida per qualunque cammino. Questi sutra hanno un valore fondamentale per chiunque, per qualunque cammino, perché prendono in considerazione tutti quegli aspetti che ogni meditatore è destinato a incontrare all’inizio, a metà, e persino quasi alla fine del suo viaggio. E quindi sono di un grande aiuto ed estremamente dettagliati, precisi.
Inoltre, quando Osho commentava un maestro, o un insegnamento, di solito un giorno commentava i sutra, o le parabole e così via, e il giorno seguente rispondeva alle domande dei discepoli.
Per quel che mi risulta questa di Atisha è l’unica serie in cui fa un discorso sui sutra di Atisha e poi per ben tre discorsi risponde alle domande dei discepoli. Infatti su ventotto, sono solo sette i discorsi in cui commenta direttamente i sutra e tutti gli altri, in un rapporto di tre a uno, sono di risposte alle domande.
In questo senso si è dilungato di più che in altre occasioni e questo è molto prezioso, perché molte do­mande sono proprio riferite a questo insegnamento.
Il primo lavoro concreto che ho proposto su questo argomento, su questa metodologia, è stato lo scorso anno durante un campo di meditazione in Kirghizistan che si divideva in due parti: due settimane di campo Sufi-Zen e poi una settimana di ritiro in cui ho iniziato a presentare il lavoro su Atisha. Il gruppo che offro, Meditazione. La pri­ma e ultima libertà, nasce da quella esperienza ed è il primo workshop esclusivamente dedicato agli insegnamenti di Atisha, inseriti in un campo di meditazione di sette giorni, in cui si fanno quasi tutte le meditazioni di Osho, in modo da mettere in pratica sia gli insegnamenti di Atisha che la relativa spiegazione di Osho.
Atisha in questi insegnamenti, soprattutto grazie alla spiegazione di Osho, mette in evidenza gli aspetti fondamentali di come funziona la mente, di come funziona l’inconscio, di come continuiamo a ricadere nei sottili giochi dell’attaccamento e della non-consapevolezza, di come facilmente equivochiamo coscienza, consapevolezza, presenza e così via. In questo senso, indica gli elementi ai quali prestare attenzione e come affrontare questi ostacoli a livello sia pratico che di metodologia. Sono una serie di accorgimenti interiori per evitare i trabocchetti o le difficoltà, dovute ai nostri profondi condizionamenti e alle nostre abitudini, che inevitabilmente ci aspettano lungo la via.
Si chiamano L’addestramento mentale in sette punti o i Sette Punti per l’Addestramento della Mente. In realtà i punti sono molti di più. Sette sono i capitoli, poi all’interno ci sono molti altri elementi che vengono presi in considerazione. Ad esempio cosa vuol dire compassione, che cosa vuol dire saggezza, come funzionano, qual è la base del funzionamento della mente e della credenza nell’illusorietà dell’ego e così via. Atisha prende in considerazione dei punti veramente cruciali e ci rivela tutto ciò in maniera molto sottile e molto profonda e, grazie al commento di Osho, anche molto chiara. Questo è fondamentale perché se prendi solo il testo di Atisha, anche semplicemente la versione che commenta Osho (ne esistono molte versioni), senza la sua spiegazione tanti punti risulterebbero estremamente oscuri; per esempio, cose del tipo: “Non dimenticare le quattro risorse” o ”Fai sempre leva sulle cinque forze”.
Chi non è già molto addentro a un certo cammino, in questo caso quello tipicamente buddhista, non capirebbe nulla di che cosa vuol dire tutto ciò. Molti punti di questi sette sutra sono esattamente così. Invece la spiegazione di Osho ti apre un mondo, come sempre con Osho, molto ambivalente: da una parte estremamente incredibile, profondo e dall’altra parte molto chiaro, se ti apri e presti attenzione.
In questi sutra c’è anche una famosa meditazione che Atisha ha creato, conosciuta più comunemente nel mondo sannyasin come la “Meditazione del cuore”. Nella tradizione tibetana si chiama Tonglen che vuol dire letteralmente “dare e ricevere”. In questa meditazione prendi tutta la sofferenza di ogni essere vivente nel tuo cuore e il cuore ha la qualità di trasmutarla in gioia, in benessere, in benedizione. Puoi trarne dei benefici enormi, però va compresa molto profondamente, perché spesso purtroppo c’è il rischio che diventi un po’ melensa, romantica, sdolcinata, mentre in realtà ha delle implicazioni immense e non è facile come può sembrare. Se fatta con leggerezza e superficialità può facilmente diventare solo immaginazione.
Non facile. Prima di tutto devi sapere che cos’è il dolore e avere la capacità di assorbirlo. E devi cominciare da te. Perché se fantastichi di assorbire mostriciattoli vaganti nell’etere, allora diventa un po’ come guardare un manga!
Tra l’altro questo testo di Atisha è un testo fondamentale, uno degli elementi che più hanno contribuito al buddhismo tibetano. Atisha è stato uno dei grandi maestri, insieme a Padmasambhava e Nagarjuna che hanno contribuito sia all’apparire che alla divulgazione del buddhismo in Tibet, e su di loro si è fondato il buddhismo tibetano con tutte le sue scuole.
Per questo motivo esistono tanti commenti a questi sette sutra di Atisha e alcuni me li sono andati a leggere. Non per sminuirli, ma non c’è niente di veramente paragonabile a Osho, an­che se si tiene conto che alcuni di quei commenti sono di cinquecento anni fa. Sono andato a leggere anche quelli di maestri tibetani contemporanei e viventi. Grandissimi alla loro maniera, però ovviamente parlano il loro linguaggio, in relazione alla loro metodologia, e soprattutto non raggiungono la profondità, l’attualità, l’apertura, la capacità di sviscerare il modo in cui funzioniamo interiormente e, di conseguenza, di dare le indicazioni su come destreggiarci e stare attenti; in questo senso non sono paragonabili al lavoro e alla compassione di Osho.
Ora non voglio creare equivoci: non mi permetto di criticarli, sono validissimi; se entri in quel cammino e lo segui, ti porta allo stesso risultato, però non c’è paragone… Me li sono andati a guardare, a leggere, a studiare e li capisco, perché sono abbastanza addentro al buddhismo tibetano; però Osho fa sempre riferimento alla vera realtà interiore della mente di ogni essere umano. Non ripete uno schema, non ripete una scuola… con Osho c’è sempre questa aderenza alla realtà vissuta, mille riferimenti, l’umorismo… e ri­guardo all’insegnamento in sé è semplicemente strabiliante!


 



Per info sul lavoro di Videha: www.pilgrimsofemptiness.com


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