Editoriale 144

Ogni tanto vado a bere il caffè da una mia vecchia amica che gestisce un bar nella mia zona. Non ci vado spesso, quindi quando ci incontriamo ha sempre un sacco di cose da raccontarmi, sulle nostre conoscenze comuni e anche su chi semplicemente passa dal suo bar. Dalla sua posizione di "finestra aperta sul mondo" vede naturalmente ogni giorno molta gente, ma ciò che mi colpisce di lei è l’incredibile capacità di penetrazione nelle persone, anche solo dopo averci scambiato poche battute. Quattro parole e ha già inquadrato chi le sta di fronte. E ci azzecca invariabilmente!
L’altro giorno ha detto di una nostra comune conoscenza, che è “un uomo né carne né pesce”. Aggiungendo che “se lo asciughi un po’, non rimane attaccato niente”. Un colorito parlare da casalinga ai fornelli che mi ha fatto scoppiare a ridere.
E aveva ragione anche stavolta.

Mentre ridevo mi son trovato a guardare dentro di me con la domanda: “Chissà cosa pensa di me!”, ma non ho osato chiederglielo.

“Né carne né pesce”, oppure di tutt'altro genere, “tutto d’un pezzo”, sono espressioni antiche che mi hanno ricordato alcune cose che Gurdjieff dice sulla psicologia umana.
Nel suo sistema di insegnamento la persona addormentata (cioè il 99,99% dell’umanità) non esiste come individuo univoco e solido, ma sotto forma di personalità multiple anche molto diverse tra loro. In ogni persona tutte queste personalità passano a turno, in modo casuale, dalle retrovie all’essere in primo piano, dove diventano per qualche momento quello che chiamiamo “io”. E dopo un po' ne arriva un’altra che a sua volta continuiamo a chiamare “io”. Ma può essere una personalità completamente diversa da quella che si è espressa un momento prima.

Gurdjieff

Gurdjieff ne parla estensivamente ed è una base su cui poggiano molte terapie umanistiche contemporanee. Lo scopo è innanzitutto aiutare le persone a prendere consapevolezza delle proprie divisioni interne, che si esprimono come voci diverse dentro di noi che ci dicono cosa fare. Molti gruppi di terapia esplorano questa dimensione allo scopo di integrare le varie parti tra loro e arrivare, come persone, a non essere più “né carne né pesce”, come direbbe la mia amica.

Se la qualità della nostra vita migliora con la progressiva integrazione delle diverse personalità, non è però detto che porti automaticamente a una vita che si possa definire anche spirituale, sono due cose distinte. Almeno nell'accezione di spirituale che i mistici danno a questa qualità, per i quali si intende il processo di diventare dei Buddha pienamente sbocciati.
A questo scopo non basta lavorare alla psicologia, ma si deve passare dalla terapia alla meditazione.

​Osho sulla struttura psicologica è abbastanza d'accordo con Gurdjieff, anche se con sviluppi diversi. Sulla dimensione spirituale invece si discosta molto.
Per Gurdjieff nasciamo senza un’anima. Questa va creata con duro lavoro a livello psicologico: l’attrito tra le parti e gli sforzi per cambiare creano l’anima.
Per Osho invece l’anima, cioè il nostro Buddha interiore, è già lì. Tutti ce l’abbiamo, lo portiamo con noi dalla nascita. Però è addormentato e va svegliato.
Anche per Osho bisogna fare il lavoro sulla psicologia, ma invece di lavorare sull’attrito e sullo sforzo dobbiamo semplicemente diventarne consapevoli. Più diventi consapevole della tua sfera psicologica, la mente, e più ti avvicini al risveglio del tuo Buddha interiore.

​E c’è un punto magico nel lavoro di Osho che per me è sempre stato fondamentale. Dice che per intraprendere davvero il cammino spirituale, dobbiamo avere almeno un assaggio del nostro Buddha interiore. Nelle nostre meditazioni dobbiamo arrivare a percepire anche solo per un istante la realtà che c’è oltre, per sapere esperenzialmente che le parole dei mistici non sono solo poesia. 

Ecco, avere un assaggio è fondamentale!
E qui devo dire che ci sono poche realtà come l’OshoFestival di Bellaria, dove può succedere divertendosi e senza sforzo. Lì un assaggio di cosa ci è possibile essere e di come potrebbe essere la nostra vita, non è solo facile, ma è proprio inevitabile…
Prima di vederci lì ecco anche oggi due articoli dell’Osho Times. Buona lettura, Akarmo​