Editoriale 148

Qui al Nord questo inizio di primavera delle scorse settimane, è stato davvero più caldo delle medie stagionali. Con i suoi lati positivi nonostante la scaristà d'acqua nei fiumi e laghi. Col sole caldo e gli alberi fioriti, rimane un gran regalo per i sensi! Inoltre mi ha permesso di recuperare un po’ di tempo perduto quest’inverno nel fare della sana attività fisica all’aria aperta. Prima fra tutte la possibilità di andare al lavoro in bicicletta.
Aaaah che piacere la mattina, con l’aria ancora fresca della notte, ma un bel sole splendente che non dà alcun fastidio.
L’altro giorno mi sono stranamente trovato praticamente da solo sulla strada statale solita che da casa mi porta in ufficio di norma molto trafficata. C’ero solo io con la mia bicicletta, l’arietta frizzante e il canto degli uccelli sugli alberi. Almeno per qualche secondo...

Bici

 

Pedalavo con una bella sensazione di velocità, con le gambe che andavano senza fatica. “Be’ nonostante l’età (e l’inverno con poca azione) me la cavo ancora bene”, ho pensato…
Poi un rombo potente alle mie spalle. E ancora prima di immaginare cosa fosse, mi ha superato – facendomi sentire lo spostamento dell’aria – un’enorme moto di grossa cilindrata che sarà andata almeno a 150km all’ora. Una sensazione di potenza roboante e poi, via più veloce della luce.
È arrivata così all’improvviso che per la sorpresa ha catturato tutta la mia attenzione e anche i miei sensi. Identificato con la moto mi sono come proiettato a bordo e mi son visto sfrecciare veloce arrivando in un attimo alla rotonda a 100 metri da me. Che sensazione di velocità pazzesca, per un momento.

​Poi sono tornato alla realtà, in sella alla mia bici, che per contrasto mi ha fatto sentire come se fossi quasi fermo sul posto. E dire che qualche minuto prima mi sembrava di pedalare così veloce!
La sensazione di velocità è stata sostituita da un senso quasi di impotenza: non ci arriverò mai a quella rotonda con questa lenta e pesante bicicletta e le gambe che più di così non possono fare.
Il confronto è un tipico scherzo della mente. E di certo non era la prima volta che mi succedeva.
Ricordo nella prima Pune, un discorso in cui Osho, rispondendo alla domanda di un famoso terapista di allora, gli diceva che aveva avuto un satori e che era quasi illuminato. Io ero agli inizi della mia storia con Osho e, confrontandomi con il terapista, avevo sentito che a quel livello non ci sarei mai arrivato! Avevo così tanta strada da fare e le cose si stavano muovendo così lentamente.

​Mi ero consolato, però, qualche giorno dopo, quando Osho aveva detto allo stesso terapista che dopo il suo primo satori sarebbe stato difficile per lui avere il secondo, perché sarebbe stato lì ad aspettarselo ogni volta che entrava in meditazione. A quel punto avrebbe dovuto avere molta pazienza…
Che contraddizione! Da un lato se non punti a una meta non farai mai nessun passo in quella direzione. Oltretutto Osho continua anche a dirci che è una questione di totalità, bisogna darci dentro senza tregua. Dall’altra se ci vuoi arrivare con tutto te stesso, questo stesso desiderio diventa l’ostacolo.

Ho trovato oggi un brano di Osho che mi ha fatto fare pace con questo paradosso:
“Dal seme al frutto c'è un lungo viaggio e serve tanta pazienza da parte del giardiniere. Ma la pazienza non deve diventare pigrizia e la differenza è molto sottile. La pazienza dovrebbe restare, nel profondo del cuore, molto impaziente, sapendo perfettamente che quando viene la primavera arriveranno i fiori. Ciò non significa che devi dimenticare l'anelito, l'aspirazione, per l'arrivo della primavera; la preghiera, l'attesa, per l'arrivo della primavera. Aspetta, ma la tua attesa non deve spegnerti. L'ospite verrà, ma nessuno sa mai quando arriverà. Aspetta come un amante, con le porte aperte, gli occhi fissi sulla strada... Come se fra un istante dovesse accadere l'incontro con l'ospite, con l'amico.

​Sul sentiero spirituale, le cose che di solito appaiono contraddittorie diventano complementari. Sii paziente con impazienza, o sii impaziente con pazienza, ma entrambe devono coesistere. Se ne scegli una, c'è pericolo. La pazienza da sola diventerà pigrizia; l'impazienza da sola diventerà inutile angoscia, ansia. Sono entrambe necessarie, in equilibrio. L'impazienza ti mantiene nell'aspirazione, nell'attesa, e la pazienza ti impedisce di diventare teso, di generare ansia. Entrambe hanno funzioni da adempiere sul sentiero spirituale”. Osho

Poi per fortuna ci sono momenti in cui il paradosso non esiste e ci si trova nello spazio interiore “giusto”, senza contraddizioni. Non fanno in tempo a prendere forma, perché tutto scorre così veloce che puoi solo andare con la corrente, in gratitudine.
Una situazione così sta per prendere magicamente forma a Bellaria: all’Oshofestival l’energia è così alta che ti trovi tutto a un tratto a scoppiare di gioia... senza nemmeno sentirla arrivare da dietro di te!
E per fortuna ormai manca davvero poco.
Prima di vederci lì ecco anche oggi due begli articoli tratti dalla rivista Osho Times che è bello ricevere a casa tutti i mesi. Buona lettura, Akarmo​