Editoriale 162

Durante il mio soggiorno all’Osho Resort di Pune, qualche settimana fa, a un certo punto mi sono reso conto – e la cosa mi ha sinceramente stupito – di quanta gioia sentivo, praticamente a tempo pieno, e senza nessun motivo apparente.
Questo mi ha ricordato qualcosa che Osho ha detto e cioè che l’Oriente, per migliaia di anni, ha praticamente dedicato tutto il suo lavoro di ricerca a trovare una sola cosa: l’estasi.
Mi è anche venuta in mente la barzelletta del tale che va in vacanza e subito telefona al suo psicologo, dicendo: “Sono felice! Perché?”. 
La mente è capace di trasformare ogni cosa in un problema, persino la felicità.


Osho Resort


Per me non era affatto un problema, naturalmente, ma ero onestamente sorpreso di provare quella gioia costante per tutto il tempo che sono rimasto a Pune, già a partire dal momento in cui aprivo gli occhi, al mattino.
Una voce dentro di me mi ha risposto: “È perché sei a casa”. 
E in effetti era così che mi sentivo.
L’esplorazione però non è finita lì. 

Normalmente, quando mi sento “a casa” è perché mi ritrovo circondato da amici, o in un’atmosfera rilassante, o perché provo sensazioni che riconosco come “mie”, già felicemente vissute in passato. Il mio sentirmi a casa, in altre parole, di solito passa per la mente, per il cuore, o attraverso delle sensazioni…
Ma stavolta non era così, in apparenza non passava proprio attraverso a niente.

Mi ci è voluta la meditazione per comprendere.
La sensazione di familiarità arrivava da qualcosa di più profondo. A sentirsi a casa era... credo che Osho direbbe il mio essere. Esattamente come era successo tanti anni fa, quando ero stato chiamato per un energy darshan.
L’energy darshan era un evento di gruppo con una decina di persone intorno a Osho tra partecipanti e medium danzanti. 
Nel sentire il mio nome mi ero alzato e mi ero avvicinato a Osho, aspettando che mi dicesse dove sedermi. Son rimasto in piedi davanti a lui per un luuuuuungo momento in cui ho sentito che mi guardava con una accettazione totale. Poi con un cenno gentile, senza dire una parola, mi aveva fatto sedere alla sua sinistra.
Ecco… lì, a pochi centimetri da lui, accarezzato in profondità dalla sua energia ero semplicemente “a casa”. In uno stato di totale accettazione senza “se” e senza “ma”. Ero in silenzio dentro di me, senza pensieri, presente, in pace e senza emozioni, in un rilassamento così profondo dove tutto, ma proprio tutto, era assolutamente perfetto così com’era.

Esiste, dunque, un sentirsi a casa che non appartiene alla sfera del nostro vissuto psicologico o materiale e nemmeno affettivo. C’è un livello ancora più profondo che si potrebbe definire “aldilà di noi”. 

Tornando all’Oriente e alla sua millenaria ricerca dell'estasi, il punto di arrivo è certamente in quella direzione. Un’estasi che non è legata a nulla, ma che nasce “aldilà di noi”. E finché non è consolidata in quella sfera, non ha senso smettere di cercare. 
Il problema dell’Oriente è che la ricerca dell’estasi è diventata una cosa molto seria che ha portato alla rinuncia non solo dei piaceri semplici della vita, ma anche dell’azione e della partecipazione alla vita stessa, creando una società spesso passiva e certamente poco estatica... D’altro canto l’Occidente ha invece puntato quasi tutto sulla ricerca del piacere e sull’azione nel mondo materiale, trascurando l’estasi interiore.

La grossa novità che Osho ha portato nel mondo spirituale è stata di unire l’Oriente e l’Occidente. Cioè, la ricerca dell’estasi finale unita al piacere di vivere mentre stai cercando. La sua via religiosa può essere sintetizzata da due parole “meditazione e celebrazione”. Insieme.

“Milioni di persone evitano la meditazione, perché ha assunto una connotazione sbagliata. Appare molto seria, triste… Ricorda l’atmosfera della chiesa, qualcosa che va bene per i morti, o semi-morti, tristi, seri, con le facce lunghe, che hanno perso la capacità di essere allegri, di divertirsi, di giocare, di celebrare”. 

“Non penso che torturando se stessi si possa meditare con facilità. Al contrario, è più facile meditare se il corpo è piacevolmente a suo agio. Non credo che digiunando riusciresti a meditare più facilmente, anzi, penserai al cibo e niente altro. Sognerai cose da mangiare e niente altro. Ma se sei sazio e ben nutrito, non penserai al mangiare, non ce ne sarà bisogno. Il corpo sarà totalmente soddisfatto e non creerà alcun problema.
Vivere con piacere e con gioia non è contro la meditazione, anzi, ne è un requisito fondamentale”.

“Insisto sul fatto che dovete diventare una canzone, una festa, perché per secoli la meditazione è stata associata alla serietà. È questo si è dimostrato una catastrofe, il più grande dei disastri, e ha tinto tutto il mondo della meditazione del colore sbagliato. E a causa di questa errata associazione solo le persone tristi e patologiche si sono avvicinate alla meditazione”. Osho

“Meditazione e celebrazione” sono da sempre lo slogan ispiratore dell’Osho Festival e di tutti gli eventi Osho Experience, proprio perché è la base su cui poggia il rivoluzionario messaggio di Osho. E sono ormai 20 anni che organizziamo questi appuntamenti in varie parti d’Italia. 
Ma non è sempre facile trovare il luogo giusto!

E su questo ho oggi una buona e una cattiva notizia…
Parto dalla cattiva: per la difficoltà a trovare la giusta sede per l’evento, come vedi già quest’anno non abbiamo fatto Liberi di Essere. L’anno prossimo per lo stesso motivo oltre a Liberi di Essere salta anche Meditando. Ma naturalmente siamo alla ricerca di una soluzione per il 2021…

La bella notizia è che invece l’Osho Festa con Shunyo e Marco, il Capodanno con una differenza, succede, come sempre, a Lignano Sabbiadoro ed è quindi un’occasione preziosa da non lasciarsi sfuggire, ma da afferrare al voloe godersi, per “meditare e celebrare” tutti insieme!
E prima di incontrarci lì, ecco su questo sito un assaggio di vari articoli tratti dal mensile Osho Times. A proposito, ti sei ricordato di rinnovare l’abbonamento? Buona lettura, Akarmo.