Editoriale 163

Continua a venirmi in mente un documentario scientifico dedicato al “vuoto” che ho visto tempo fa sulla Rai. Lì ho scoperto che è solo a partire dal diciassettesimo secolo che il vuoto è stato preso in considerazione dalla fisica come realtà. Per secoli era stato definito come logicamente impossibile, quindi non esistente. Invece quasi per caso lavorando a tutt’altro, cioè studiando l'aspirazione delle pompe, ne hanno scoperto in laboratorio l’esistenza. 

Sembra una scoperta da niente oggi, ma ha avuto un’influenza enorme sul piano degli sviluppi pratici come negli studi teorici. Fino ad arrivare al misterioso vuoto quantistico…
Per noi il vuoto è vuoto… ma i fisici quantistici hanno scoperto, non solo con calcoli teorici, ma con esperimenti pratici, che quando si crea il vuoto succedono delle cose misteriose: da chissà che altra dimensione, appare della materia che poi subito sparisce. E questo succede in continuazione.

La fisica moderna è un mondo davvero affascinante che, come dice anche Osho, si sta avvicinando sempre più al mondo dei mistici. Le due esplorazioni, verso l’esterno e verso l’interno, si trovano sempre più in accordo tra loro.
Per Osho il vuoto è lo stato finale dell’essere che irradia tutto quello che è possibile vedere della vita. È una dimensione niente affatto morta – come invece potrebbe pensare la mente comune – ma è la base stessa della forza creatrice. 

Ho il sospetto di essere stato, nella mia vita, “salvato” più volte dalla forza creatrice del vuoto... 


Vuoto quantistico


Pochi giorni fa, avevo fatto un fantastico bagno caldo durante il quale mi ero davvero rilassato molto in profondità. Poi, uscendo dalla stanza da bagno in accappatoio, con tutti i muscoli sciolti dall’acqua calda e anche un po’ distratto, ho fatto un pauroso scivolone giù dalle scale. Mi è partita via una ciabatta bagnata e sono andato giù planando sui gradini, piatto sulla schiena. 

Questa la scena alla moviola: mi scivola il piede e non sono più su questa terra. Per un attimo sono galleggiante nell’aria senza peso e, ahimè, senza appigli. La mente si ferma completamente. Nessuna paura, nessun tentativo di salvarmi, solo un puro momento di vuoto. Sveglio, presente, rilassato. 
Dai racconti degli aneddoti zen sembra il momento perfetto in cui ci si illumina. A me non è successo, ma è comunque rimasta, nella mia memoria come un’esperienza preziosa, certamente la più rara della mia vita recente. 
Da un punto di vista pratico, l’atterraggio al suolo è stato una specie di miracolo… Avrei potuto rompermi la testa, o un braccio o la spina dorsale su un gradino. E invece son arrivato quasi come una piuma, col peso distribuito in modo perfetto e mi sono alzato immediatamente, continuando come se non fosse successo niente.

Ok, forse è stata solo fortuna. Ma quel momento di vuoto… l’avevo già vissuto tanti anni fa in una situazione molto simile e lì è evidente che qualcosa mi ha salvato.

Avevo 13 anni. Dopocena mi ero sentito inesorabilmente attratto dalla conquista della cima di una montagna proprio dietro all’albergo dove ero in villeggiatura con i miei genitori. Era luglio ed era ancora molto chiaro. Senza dire niente a nessuno ero partito, pieno di energia, in su verso la cima della montagna. Uno di quei colpi di testa tipici dei ragazzini spericolati.
Arrivai, con mia grande soddisfazione, in cima, ma a quel punto si era fatto buio. Scendendo persi subito il sentiero. Non si vedeva nemmeno nessuna luce dal paesino al di sotto e quindi fui sopraffatto dal panico: “Oddio, mi sono perso!”. Iniziai a correre in discesa con le emozioni, la paura, a mille.
E nel mio correre disordinato, completamente fuori pista, giù tra i cespugli del sottobosco, le grosse radici sporgenti e i sassoni, arrivai lanciato sul ciglio di un pauroso burrone a strapiombo.
E qui il vuoto mentale. Non ho nessun ricordo. Mi sono spento totalmente. Buio dentro di me. 

Quando la luce tornò, o meglio, quando i miei occhi tornarono a guardare il mondo – mi sembra minuti dopo, ma immagino siano stati pochi secondi – questa era la scena:
Io sono a penzoloni sopra il baratro, almeno 20 metri a strapiombo, che guardo nel vuoto, verso il basso, e vedo i miei piedi che ondeggiano nell’aria. Guardo in su e sono appeso con le mani a un grosso ramo di un albero cresciuto proprio sul ciglio del burrone. Sono lì che ondeggio con i piedi allo stesso livello del ciglio del burrone da cui sono caduto, ma appeso un metro in fuori.
A quel punto, ritornato in me, dondolo un po’ in modo che i piedi possano posarsi sul ciglio del burrone, lascio il ramo e mi accovaccio lì per un momento a contemplare l’enorme pericolo misteriosamente scampato. Un gran pianto liberatorio scioglie poi tutta la tensione.

Ma cos’è successo veramente? Come ho fatto ad agganciare il grosso ramo cresciuto nel punto preciso in cui mi ha salvato la vita? Io non l’avevo nemmeno visto questo ramo, i miei occhi pieni di paura avevano visto solo il burrone. Cosa sia successo tra quel momento e il successivo, quando mi sono “svegliato” appeso al ramo, è un mistero. 
Non può essere stata solo fortuna, qualcosa è uscito dal mio vuoto mentale, dal mio buio interiore, e ha fatto sì che io salvassi me stesso.

Osho ha spesso evidenziato come il vuoto, il buio, il nulla, l'assenza di ogni cosa sia di fatto la presenza di qualcosa di diverso: “Se guardi le stelle, un po’ alla volta, non è più solo un vedere le stelle… Un po’ alla volta anche il significato del buio si trasforma. Cominci a vedere il buio come qualcosa di bello, qualcosa che permette alle stelle di esistere. E il buio diventa la madre delle stelle.
E la vita che riesce a vedere il buio come la madre della luce, la coscienza che riesce a vedere il nulla come la sorgente di tutto, è religiosa”.
Uno dei grandi regali della meditazione è proprio quello di fare amicizia con il vuoto, con quello che all’inizio sembra un buio. Non solo amicizia, ma grande riverenza: siamo di fronte al mistero della vita!

È in arrivo un facile tuffo nel mistero, un viaggio accogliente, giocoso e divertente: l’OshoFesta con Shunyo, una vera maestra dei mondi sottili,e Marco con le sue suggestive musiche dal vivo. 
Prima di incontrarci lì, ecco tanti begli articoli tratti dal mensile Osho Times. Spero che a furia di proportelo, tu ti sia finalmente abbonato… 
Comunque, buona lettura, Akarmo​