Editoriale 164

Nel 1978, all’ashram di Osho, a Pune, India, noi italiani eravamo davvero tanti. Era l’inizio di un grande incendio arancione che dall’India sarebbe presto dilagato in tutta Italia, portando, prima della nascita dei Centri di Osho, all’organizzazione di grandi campi di meditazione dove ci si trovava in tantissimi a fare le Meditazioni Attive. Un periodo di grandi profonde amicizie e molto avventuroso per tutti.
Prima di partire da Pune per tornare in Italia, si andava a salutare Osho in quello che si chiamava “leaving darshan” un incontro a tu per tu dove c’era anche la possibilità di fargli delle domande personali. Il darshan avveniva sotto il grande portico della casa di Osho, in compagnia di tutti coloro – di solito qualche decina di persone – che volevano incontrare Osho per varie ragioni, tra cui prendere il sannyas. 
Una sera, io e un mio amico, entrambi in partenza per l’Italia, ci trovavamo in coda per entrare al darshan e il mio amico era molto agitato.


Osho Resort


A parte l’emozione di incontrare il maestro così da vicino, girava nella sua mente anche una specie di mantra che diceva: “Non posso perdere l’occasione, non posso perdere l’occasione”. Non sapendo bene cosa volesse dire, di fatto provava una certa tensione e aspettativa rispetto al momento che stava arrivando.
Quando lo chiamarono per sedersi davanti a Osho era ancora in quello stato. 
Dopo aver scambiato poche parole di routine – quando parti, quando torni, eccetera – Osho gli domandò se aveva qualcosa di particolare da chiedere.
Fedele al suo mantra, per non perdere l’occasione, rispose: “Dammi qualche consiglio”, a cui Osho replicò: “Su cosa?”. Lui disse: “Qualunque cosa… Così in generale”.
Per un attimo Osho lo guardò con intensità in silenzio. In quello stato di aspettativa e tensione in cui si trovava il mio amico, gli sembrò che Osho fosse una specie di samurai pronto a colpire. Il colpo che gli arrivò fu: “Non muoverti a zig-zag!”. 
Non capendo bene a cosa Osho si riferisse, per il mio amico l’esperienza fu un grosso shock, che ancora oggi ricorda come un forte colpo del maestro sulla testa, sull’ego. Ed è l’unico ricordo che ha di quella sera.

Ho da poco rivisto questo amico e abbiamo insieme ricordato quel giorno. E mi è venuto naturale chiedermi: “Io come avrei preso un’indicazione come questa, non muoverti a zig-zag?”.
In realtà anch’io ho incontrato un “comando interiore” analogo, qualche anno fa.
Osho già non c’era più da qualche tempo, ma io continuavo ad andare e venire da Pune con regolarità: sei mesi all’Osho Commune (il nome di quella fase) a lavorare all’Osho Times e sei mesi in Italia a lavorare a Oshoba.
Ricordo che una sera, in Italia, tornando a casa dal lavoro, mi sedetti sul divano e lì mi colpì la comprensione: “Ma io sto buttando via metà della mia vita! Per sei mesi a Pune medito con intensità, sono un cercatore, là trovo degli spazi preziosi uguali a quelli che trovavo quando Osho era nel corpo e poi a casa, in Italia, vivo tutto assorbito dal mondo rinviando la meditazione a quando tornerò a Pune”.
La comprensione mi arrivò come uno shock. Non potevo accettare di aver vissuto per anni la mia vita di meditatore solo part-time: ero un grande ricercatore interiore per sei mesi e poi quasi me ne dimenticavo per altri sei.
Il peso di “aiuto sto buttando via la mia vita!” mi arrivò come il colpo in testa arrivato al mio amico al darshan. E lì la decisione fu immediata: “Ora resto seduto qui su questo divano in meditazione e non mi alzo finché non ho ritrovato esattamente quello stesso spazio prezioso che sono solito trovare in meditazione all’Osho Commune di Pune”.
E così feci. Seduto in silenzio a occhi chiusi e immobile. Passarono due ore e mezza! La mia ragazza era preoccupata: “Oddio cosa gli sta succedendo?”.

​Ma lì finalmente vidi sbocciare in me un silenzio, una grazia e una presenza che posso solo definire meditazione.
“Bene ce l’ho fatta! Anche qui in Italia è possibile!”.
Da quel giorno per me fatidico, che ricordo con vividezza, tutte le sere al ritorno dal lavoro mi sedevo e non mi alzavo finché quello spazio di meditazione non prendeva forma dentro di me. E lo trovavo sempre!
Ancora oggi una giornata senza potermi rigenerarare in quell’immersione nel sacro, nel silenzio e nella gioia sottile è una giornata a cui manca qualcosa di fondamentale.

Osho: “La beatitudine accade solo grazie alla determinazione. La tristezza è a buon mercato e anzi non c’è nemmeno bisogno di cercarla, continua ad arrivare da sola. È a buon mercato, non chiede nulla in cambio, la tua disponibilità a essere triste è abbastanza. È presente così in abbondanza che basta aprire una finestra, o una porta, in casa, che lei si precipita dentro. È dappertutto, perché il mondo vive nell’infelicità.
Ma la beatitudine richiede una ricerca molto determinata. Richiede il movimento verso una direzione particolare senza distrazioni…Perché la vita è breve, il tempo a disposizione non è veramente abbastanza. C’è molto da fare, bisogna fare tanta strada. Se non si procede in linea retta, trovando la strada più breve, senza andare a zig-zag, senza perdersi, senza molte cose in mente… Senza avere un unico obiettivo nella vita, non è possibile raggiungere la beatitudine. Richiede un’univocità. Quella stessa univocità ti trasforma. Non sei più la stessa persona, nasce una nuova persona... 

Sorprenderai te stesso e non riuscirai a credere di essere esistito così a lungo in questo modo confuso, in questo modo indeciso, di essere stato per così tanto tempo una folla, una stupida folla, e non un individuo.
La beatitudine ti chiede di diventare un individuo, letteralmente. Letteralmente individuo significa “indivisibile”, univoco, dedicato, pronto a rischiare il tutto per tutto. E a quel punto la meta non è distante, potrebbe essere dietro l’angolo.” Osho

È davvero molto difficile non muoversi a zig-zag quando si cerca di meditare pur vivendo nel mondo… Però è molto facile trovare dei momenti decisivi, fonte di grande ispirazione. Momenti “Osho al 100%” che uniscono la meditazione e la festa, la gioia e il silenzio, l’amicizia e lo spazio individuale, momenti in cui ritrovare con facilità – e con forza – il senso della direzione.
Uno di questi momenti è a due passi da noi: l’OshoFesta di Capodanno! Un vero gioiello da non lasciarsi sfuggire.
Prima di vederci lì ecco anche oggi due begli articoli tratti dal mensile Osho Times. Buona lettura, Akarmo​