Diventa ciò che sei

Diventa ciò che sei

Una via di amore con il Tantra Yoga

Da un articolo di Ojas
Tratto da Osho Times n. 316 cartaceo e digitale

 

Prem Daniele e Atimoda

 

Yoga è una parola che spesso è stata resa un oggetto, attribuendole un significato parziale. In realtà, lo yoga non è solo postura, ma è fondamentalmente meditazione, respirazione, connessione: yoga significa unione, significa “aggiogare” il sé. È un processo di integrazione dell’essere, un’azione consapevole che ci conduce verso la totalità.

Se ci fermiamo alla dimensione fisica dello yoga – alla postura – senza meditare, respirare e lasciare andare le idee preconcette, è come mangiare solo qualche tartina invece del pranzo di Natale.

Fin da quando avevo diciotto anni ho sempre avuto un anelito verso l’introspezione e lo yoga mi ha sempre attratto, benché non fossi particolarmente predisposto fisicamente. Qualcosa mi richiamava senza però avere molta chiarezza.

Io ero un semplice praticante, un po’ confuso forse dai tanti stili. Ciò che mi attraeva era la flessibilità dei corpi di chi praticava e il fatto di non averla mi fece mollare. Inoltre non trovai alcun beneficio, anzi mi stressavo e non mi arrivava alcuna quiete e quello che percepivo era sforzo e tensione. Questo mi fece spostare verso la meditazione, apparentemente più semplice.

Oggi con il senno di poi, posso dire che sentire la tensione è un punto chiave nella mia pratica yoga, perché significa che il corpo mi sta dando dei segnali che è necessario imparare ad ascoltare. Oggi quello che condivido nei miei workshop è proprio l’ascolto senza intenzione.

Tra i vari maestri di yoga che ho frequentato, uno di loro era un padre gesuita che frequentavo a Milano alla fine degli anni Ottanta. Con lui lo yoga era preghiera, una connessione intima con il sacro che risiede dentro di noi e nel mondo che ci circonda. Attraverso la pratica fisica, il respiro e la meditazione, lo yoga diventava un atto di ascolto, di apertura e di affidamento.

Lo yoga è un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra il corpo tangibile e lo spirito immateriale, che ci guida verso un senso di unità con l’universo. Ogni asana può essere vissuta come un gesto sacro, un’offerta di presenza e attenzione. Ogni respiro è un modo per entrare in connessione con il ritmo universale, rendendo ogni inspirazione un’invocazione e ogni espirazione un’offerta. Sedersi in silenzio, lasciando andare il rumore della mente, è un atto di devozione. È ascoltare ciò che emerge, senza giudizio, e lasciarsi trasformare dalla presenza.

Sebbene originario dell’India, lo stile di yoga classico che tutti più o meno conosciamo in Italia, si sviluppò negli Stati Uniti. Indra Devi e Marilyn Monroe contribuirono insieme a rendere lo yoga una pratica moderna e accessibile. Indra, pioniera dello yoga in Occidente, insegnò a Marilyn, che ne adottò gli insegnamenti come parte della sua routine quotidiana per mantenere equilibrio e bellezza. Grazie alla popolarità di Marilyn, lo yoga entrò nella cultura di massa come simbolo di benessere e armonia.

Le due donne aprirono la strada a una visione dello yoga più pratica e universale. Quello che è arrivato a noi con il passare del tempo è uno yoga incentrato sul fitness e non c’è niente di male in questo, ma l’aspetto del corpo è solo una parte.

Lo yoga non è un esercizio fisico, ma una filosofia di vita, un sistema per connettersi profondamente con se stessi e con l’universo. Nell’unione tra corpo, mente e spirito risiede l’essenza dello yoga. La mente occidentale, però, tende a ridurlo a una disciplina estetica o performativa, dove l’aspetto esteriore ha più importanza del vissuto interiore. È come osservare la superficie di un lago senza mai immergersi nelle sue acque profonde: perdiamo la vera bellezza e ricchezza che si nasconde sotto.

Io preferisco un’altra visione: quella di un movimento armonioso, dove mente e corpo dialogano come partner di danza. Questa unione non è una forzatura, ma un’integrazione naturale che porta equilibrio e presenza.

Patanjali, nei suoi sutra, non parlava mai di posture. Parlava degli otto passi per diventare sempre più autentici e uniti con tutte le nostre parti. I sutra sono maestri, sono mappe che ci guidano verso l’unità. Osho quando commenta Patanjali, lo affronta in maniera delicata, decodificando i sutra e rendendo molto accessibile il comprendere i segreti del vivere in maniera consapevole. Questo mi ha ispirato a creare un corso online che ho chiamato “Diventa ciò che sei” e che è quello a cui tutti aspiriamo profondamente. Lo dobbiamo a noi stessi.

Questi passi non sono rigidi, ma una mappa per esplorare la nostra interiorità e vivere con consapevolezza. E più sappiamo chi siamo e più possiamo essere autentici e totali, sentirci vitali e non frutto di un sistema consumistico fatto di falsi desideri e bisogni.

Nello stile di yoga che pratico, il Tantra Yoga Shivaita non-duale, la postura diventa un espediente per percepire la tensione senza interpretare; si entra semplicemente in ascolto e può accadere che la tensione si riassorba.

I sutra sono la direzione, a cui ho aggiunto delle mappe tantriche dove il corpo è usato per percepire tutte le resistenze interne. Si impara a diventare sensibili e a renderci disponibili verso le cose a cui inconsciamente opponiamo resistenza.

Accorgersi che siamo disconnessi dal corpo e che non lo sentiamo, ci aiuta a non abusarne. Ci sono persone che praticano yoga o sport estremi senza il minimo rispetto del corpo...


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