Vulnerabilità

Vulnerabilità

Dalla paura alla meditazione

Da un articolo tratto da Osho Times n. 315 cartaceo e digitale

 

Paura

 

Intervista con Apurva Mastinu a cura di Luca Sasso

 

Luca: Vulnerabilità. Quale significato dobbiamo dare a questa parola?

 

Apurva: Possiamo pensare a ciascuno di noi esseri umani come una serie di tre sfere, una dentro all’altra. La sfera al centro è il nucleo del nostro essere, una sorgente fatta di amore che racchiude inalterate le qualità della nostra essenza. La sfera più esterna è invece uno strato protettivo, una sorta di barriera che costruiamo nel tempo per proteggerci e che è composta di tutte le strategie, le maschere, le azioni volte a controllare noi stessi e gli altri. Tra queste due sfere ne esiste una terza, il nostro spazio di vulnerabilità. Solo da qui è possibile entrare in contatto con le nostre ferite, le nostre delusioni, i nostri dolori. Lo strato protettivo esterno ci permette di non sentire, di anestetizzare ed essere distaccati dalla nostra vulnerabilità, e quindi dalla nostra essenza. Tutte le volte che evitiamo di entrare in contatto con il disagio che percepiamo ci stiamo allontanando dalla sfera della vulnerabilità, rifugiandoci per paura nel nostro strato protettivo, in cui il dolore è assente, ma dove ci sentiamo distaccati, insoddisfatti. Lo strato protettivo è la dimora dell’adulto che tenta di evitare il proprio disagio con strategie che lo tengano lontano dal proprio sentire; lo strato di vulnerabilità è la casa del bambino e della bambina interiore, uno spazio in cui i sentimenti fluiscono liberamente con beatitudine e autenticità; il nucleo centrale è la casa del testimone, dell’unità e della meditazione. La vulnerabilità è quindi quello spazio di mezzo che tendiamo a evitare, perché spesso connesso a esperienze dolorose, ma che è l’unica porta per le nostre più profonde qualità di gioia e unità. Rientrare in contatto con la nostra vulnerabilità è un passo fondamentale lungo il cammino della verità.

 

 

Luca: Qual è il rapporto tra la vulnerabilità, il bambino o bambina interiore e l’essere adulti?

 

Apurva: Il bambino o la bambina interiore è un’immagine molto chiara ed efficace per rappresentare quella parte di noi che è sincera, creativa, spontanea, autentica e che ciascuno di noi custodisce in sé. Quando un bambino è sereno, la sua esperienza di vita è fluida e morbida: le emozioni si susseguono come le onde del mare e la loro espressione è libera; non ci sono blocchi, non ci sono preoccupazioni o timori, ma solo una limpida autenticità espressiva. Quando un bambino è sostenuto dal suo ambiente con amore, cura e accoglienza, ecco che le qualità dell’essenza si manifestano spontaneamente: osservare un bambino che gioca, che ride, che dorme è un’esperienza che tocca il cuore.

Noi eravamo quel bambino, quel sorriso, quella espressione naturale di vita, quella vulnerabilità priva di paura e piena di fiducia nell’esistenza. Molto presto nella vita, però, la nostra vulnerabilità è stata attaccata in modo deciso e severo, e l’unico modo che abbiamo avuto di sopravvivere a questa serie di shock è stato creare uno strato protettivo in cui sentirci al riparo. Così facendo, abbiamo evitato sempre più spesso di mostrare il nostro vero volto, adottando comportamenti che da un lato negano la nostra libera espressione, ma che dall’altro ci offrono le condizioni per sentirsi al sicuro, accettati, lontani dalla paura e dal dolore. Col tempo abbiamo dimenticato che questi atteggiamenti sono solo delle difese che abbiamo dovuto adottare e abbiamo finito per identificarci in questi comportamenti e credenze.

Da adulti spesso è da quello spazio di chiusura che ci relazioniamo, con durezza e distorsione, non riuscendo più ad aprire il nostro cuore e sentendoci per questo isolati e denutriti. Molti adulti vivono e si relazionano esclusivamente in questi termini, avendo perso completamente il contatto con la propria vulnerabilità e innocenza. Dentro ogni adulto che ha perso questo contatto, c’è un bambino ferito o una bambina ferita.

 

 

Luca: Cosa intendi per “bambino ferito”?

 

Apurva: Il bambino che ha preso la “decisione” di proteggersi è un bambino ferito. Con questa decisione la corazza ha cominciato a costruirsi. La nostra vulnerabilità è stata tradita e la nostra naturalezza, il nostro essere selvaggi, la nostra sessualità e autenticità sono stati controllati con gli strumenti della paura e del senso di colpa. La paura ci è stata trasmessa con la minaccia di separarci dal nutrimento, dall’amore o dalla salvezza. I nostri genitori, nonni, insegnanti o le figure religiose sono gli strumenti inconsapevoli – e a volte consapevoli – di questa repressione.

Se non ci fossimo comportati come loro desideravano, saremmo rimasti esclusi dal loro amore e dalla loro approvazione. Ci siamo quindi arresi alle condizioni del nostro ambiente e abbiamo abbandonato la nostra ricettività, la nostra vitalità e spontaneità impetuosa in cambio di amore, approvazione e protezione. Questo atteggiamento di conformazione alle aspettative ci ha separati dalla nostra naturalezza e ci ha indotti a vivere il conflitto di non essere più chi eravamo, ma ci ha permesso di acquisire il diritto di appartenere e di essere accettati.

 

 

Luca: In che modo la paura determina il nostro agire nell’età adulta?

 

Apurva: La paura è qualcosa che va molto in profondità, è un’esperienza intensa che tentiamo di vivere il meno possibile, perché porta con sé un forte senso di disagio e dolore. Abbiamo paure connesse alla sopravvivenza, temiamo di non essere abbastanza bravi, di essere sessualmente inadeguati, di non essere amati o desiderati, di essere respinti, di rimanere soli. Abbiamo paura che ci manchi il rispetto o che si abusi di noi, arriviamo addirittura ad avere paura della paura stessa. La nostra vita diviene un’unica grande strategia per evitare la paura, per trovare modi efficaci di coprirla, di non sentirla. Indossiamo allora una serie di maschere e ci ...


 

Se apprezzi il lavoro che facciamo, sostienilo acquistandolo: l'articolo viene da Osho Times n. 315 che puoi scaricare in versione digitale per soli 2,90 euro - al costo di un cappuccino hai 60 pagine di Osho energy - con un click ce l'hai per sempre sul tuo computer, smart phone, tablet. CLICCA QUI

 

Per maggiori informazioni sul lavoro di Apurva: www.apurvaretreats.com