Parole importanti
Parole importanti
Testi di Osho inediti
Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n. 318

Umiltà
Quando dico umiltà, non intendo ciò che la parola significa di solito. Di solito indica una persona che cerca di sottomettere il suo ego, che cerca di controllare la sua mente egoica, che non cerca mai di affermarsi, una persona non assertiva.
Di solito è questo il significato della parola umiltà, ma per me è una specie di repressione. Puoi reprimere l’ego, ma reprimendolo non va mai oltre. Reprimendolo sviluppi un nuovo genere di ego che è più velenoso, perché sembra buono.
Quando sorge un nuovo ego che dice: “Io sono umile”, l’”io” rimane. Ha solo indossato il mantello dell’umiltà, si nasconde dietro l’umiltà. Il lupo si nasconde dietro la pecora, ma un lupo è un lupo: la pelle della pecora non può fare alcuna differenza.
Quindi quello che voglio dire non è diventare un egoico umile o egoicamente umile. Per me, umiltà significa comprendere che l’ego non è esistenziale, anzi, che non è affatto. Non c’è bisogno di reprimerlo, perché nel reprimerlo, hai già accettato la sua esistenza. E una volta accettata l’esistenza dell’ego non c’è più modo di liberartene, perché hai fatto il primo passo nella direzione sbagliata. E qualsiasi cosa tu faccia dopo quel passo sarà sbagliata. Sei già nella direzione sbagliata.
La direzione giusta è vedere che l’ego non esiste. Che è un’ombra. Non puoi lottare contro l’ego. È un’assenza. L’ego esiste solo perché non sappiamo chi siamo. È come l’oscurità: la luce non c’è, ecco perché c’è l’oscurità. Quando c’è la luce, l’oscurità semplicemente scompare. E anzi, dire che scompare non è corretto, perché in realtà non c’è mai stata. Quando arriva la luce, sai semplicemente che l’oscurità non è mai esistita. Era solo assenza.
Quindi l’ego è solo l’assenza della conoscenza di sé.
Può sembrare molto paradossale, ma lasciamelo dire, perché diventerà un seme nel tuo cuore. Questo sarà un nuovo inizio nella tua vita. Quando il sé non c’è, c’è l’ego. Quando tu non ci sei, c’è l’ego. Quando tu ci sei, l’ego non c’è più. Quindi una persona senza ego non è una nullità. La persona senza ego è una persona autentica, un individuo. La persona senza ego non è non assertiva. Quando è necessario, può essere assertiva come chiunque altro, ma solo quando è necessario.
Quando non è necessario, non si mette in mostra. Ma quando è necessario, quando ce n’è davvero bisogno, una persona non egoica può essere assolutamente assertiva, perché non ha paura che l’ego prenda possesso di lei. Nella sua umiltà, può essere assertiva.
Ecco perché Gesù era molto assertivo. I cristiani sono sempre stati preoccupati per questo, perché da un lato Gesù diceva: “Ama i tuoi nemici”, “Compiaci i tuoi nemici”. Insegnava l’umiltà, la modestia, ma lui personalmente era molto assertivo: ha scacciato i mercanti dal tempio!
Era molto aggressivo, quasi violento. Li ha scacciati. Ed erano in tanti e lui era solo. Doveva essere molto arrabbiato, furioso, ma era comunque umile. Persino quella rabbia scaturiva dalla sua umiltà. Persino quella ribellione faceva parte della sua umiltà. Lui non c’era. Non era Gesù, figlio di Maria, a scacciare i mercanti dal tempio. Era dio stesso. Era il “capo” in persona.
C’è una storia sufi di Jalalluddin Rumi.
Un amante va a casa della sua amata. Bussa alla porta e l’amata chiede: “Chi è? Chi bussa alla porta?”.
L’amante dice: “Sono io. Non mi riconosci?”.
C’è silenzio e infine l’amata dice: “Questa casa è troppo piccola. Non può contenere te e me insieme. Sarebbe molto difficile. Vai via e torna quando sarai pronto”.
Turbato, molto confuso, l’amante va nel deserto e medita su ciò che è accaduto. Perché è stato respinto? Poi, a poco a poco, nella sua coscienza prende forma ciò che è accaduto. Quindi torna. Bussa di nuovo alla stessa porta e riceve la stessa domanda: “Chi è? Chi bussa alla porta?”.
Dice: “Non c’è nessuno. Solo tu”. Improvvisamente e immediatamente la porta si apre.
Questa è la storia, una parabola molto significativa. Lascia che sia il mio vangelo per te. Nel momento in cui lasci cadere l’io, nel momento in cui riesci a dire: “Ci sei solo tu, io non ci sono”, le porte si aprono. Improvvisamente sono tutte aperte.
In realtà sono sempre state aperte. A causa dell’”io” eri incapace di vedere. A causa dell’io, gli occhi non erano in grado di vedere. L’io era come una tenda oscura. Eri accecato dal tuo stesso io. Non appena dici: “Non ci sono”, la tenda scompare.
Le porte sono sempre state aperte.
C’è un’altra parabola su una mistica sufi, Rabiya-el-Adavia.
Udì un altro mistico, Hassan, piangere e singhiozzare davanti alla porta di una moschea, dicendo: “Dio, quando aprirai la tua porta? Ho bussato infinite volte. Sono passati anni e sono oramai vecchio. Quando aprirai la tua porta?”.
Rabiya era proprio lì vicino e cominciò a ridere di una risata folle. Hassan si voltò e disse: “Perché ridi, Rabiya? Ho fatto qualcosa di sbagliato? La mia preghiera è sbagliata?”.
Lei disse: “Sì, certamente, assolutamente, perché le porte sono sempre aperte. Di che assurdità stai parlando? Guarda, le porte sono sempre aperte. Non sono mai state chiuse, non sono mai state chiuse. E tu dici: ‘Dio, apri le porte!’. Chi stai cercando di prendere in giro? Guarda!”.
Si dice che Hassan guardò e le porte erano davvero aperte e finalmente entrò.
Le porte sono sempre aperte.
Ma ricorda, ripeto, non reprimerlo. Comprendi solo che non è. Cerca solo di guardare dove si trova: non lo troverai mai e quel non trovarlo diventerà una rivelazione. Da quella rivelazione nasce un’umiltà che non è contro l’ego, che è semplicemente assenza dell’ego, che non è contraria all’ego, che non ha alcun contatto con l’ego, quindi l’ego non può corromperla. È assolutamente discontinua con l’ego, quindi l’ego non può gettare un’ombra su di essa. È assenza dell’ego e presenza del sé.
Abbandona la terra dell’ego e diventa, veramente, per la prima volta un individuo. Questa parola, individuo, è bellissima: significa indivisibile, che non può essere diviso.
Ora, con l’io, sei una casa divisa, perché non hai un solo io, ne hai molti. Tutti hanno la nozione molto errata di avere un solo io: tutti hanno molti io.
Gurdjieff diceva che ogni essere umano è come una casa il cui padrone dorme, o che è partito e non torna da molti anni. I servi alle cui cure è stata affidata la casa, che sono stati incaricati di prendersi cura della casa, a poco a poco hanno completamente dimenticato il padrone. Ogni servitore pensa di essere il padrone.
Vai al mattino e vedi un servitore sui gradini. Chiedi: “A chi appartiene questa casa?”. Lui risponde: “A me”. Vai al pomeriggio e incontri un altro servitore in giardino e chiedi: “A chi appartiene questa casa?”. Lui risponde: “A me”. Vai alla sera e vedi la guardia notturna e anche lui dice: “Appartiene a me”.
Nelle ventiquattr’ore vedrai molti io passare, andare e venire, molti servitori che rivendicano la proprietà. Qualche servitore sarà seduto sul trono per pochi minuti, un altro per delle ore, un altro per giorni, ma nessuno è il padrone e il padrone è profondamente addormentato. Quel padrone è il sé.
Quindi cerca di capire che l’ego è una barriera non esistenziale, una barriera immaginaria che ci fa sentire separati dall’esistenza. Una volta caduta, compresa, quella barriera, la separazione scompare. E non sei più separato dentro di te, non sei più separato all’esterno. Dentro e fuori diventano uno, l’interno e l’esterno diventano uno. Ed è questo il vero obiettivo della religione. 1
Senza sforzo
Quando dico senza sforzo, non intendo diventare pigro. Quando dico senza sforzo, intendo non sforzarti. Vai piano.
C’è un detto di Gesù... Disse ai suoi discepoli: “Guardate i gigli nel campo, non fanno alcuna fatica”. È vero che non fanno alcuna fatica, ma è vero anche il contrario: che compiono ogni sforzo possibile, ma quello sforzo è senza sforzo. Le radici lavorano continuamente sottoterra alla ricerca di sorgenti d’acqua, nutrimento. In superficie può sembrare che non lavorino, ma ogni pianta, ogni albero lavora. Le foglie lavorano continuamente con i raggi del sole, li trasformano in vitalità. L’albero lavora continuamente con l’aria, inspirando, espirando, ma Gesù ha comunque ragione quando dice: “Non fanno fatica”. È uno sforzo senza sforzo. Non c’è fatica in esso; non si sforzano. Rimangono in let-go e lasciano che la vita agisca attraverso di loro.
Quindi non fraintendetemi quando dico di non fare alcuno sforzo. Voglio dire, fate tutto lo sforzo che potete, ma rimanete senza sforzo; non sforzatevi, non fate fatica. Andate con leggerezza.
In Oriente una calamità ha colpito milioni di persone, perché pensavano che non ci fosse bisogno di fare nulla. Tutto è una benedizione di dio: se vuole dare, darà. Per questo c’è tanta povertà in Oriente, tante malattie, malattie della mente... Le persone sono quasi morte. In Occidente è accaduto esattamente l’opposto. Anche questa è una calamità. Le persone lavorano e si sforzano, senza mai dare una possibilità a dio, nemmeno un piccolo spazio perché faccia qualcosa per loro.
Entrambi sono estremi stupidi.
L’uomo intelligente è sempre nel mezzo. La via dell’intelligenza è la via di mezzo. Quindi fate e tuttavia non sforzatevi; lavorate e tuttavia rimanete senza sforzo. È un paradosso, ma presto ci prenderai la mano. È un clic che accade un giorno all’improvviso.
Stai camminando... sei andato a fare una passeggiata e all’improvviso scatta. E sai che non ti stai sforzando, stai semplicemente camminando. Non c’è alcuna tensione. Non c’è un obiettivo... Non stai andando da nessuna parte. Sta accadendo per pura energia. A volte, guardando il cielo, una canzone sorge nel tuo cuore e inizi a cantare. Ti accorgi che non c’è sforzo. Non lo stai facendo, ti sta accadendo. Sei diventato un veicolo.
È un dono. Se sei aperto, accade.
Continua a lavorare, ma non affaticarti. Il lavoro continua, ma diventa preghiera. Il lavoro continua, ma è più per amore e non c’è più una mente che insegue obiettivi. L’obiettivo non è importante, il risultato è irrilevante. Lavori semplicemente perché ti piace. Allora non c’è sforzo. Non lavori per una ricompensa. Lavori semplicemente perché sei vivo. Lavori perché sei così vitale, così energico, che l’energia deve essere trasformata in creatività. Lavori come una madre lavora per suo figlio, come un amante lavora per la sua amata, come una donna lavora per il suo uomo. Così lavori per dio.
Ci ha dato così tanto e rispondiamo ai suoi doni. Ciò che possiamo offrire non è molto, ma anche il solo gesto è bello. Dio ci ha dato tesori infiniti, che tu lo sappia o no. Non possiamo dare nulla in cambio, non abbiamo nulla da dare. Ma comunque lavoriamo come gesto e trasformiamo il nostro lavoro in preghiera.
Se il lavoro non diventa preghiera è nevrotico. Se la preghiera non diventa lavoro è falsa.
La preghiera senza lavoro è falsa, è fasulla, una sorta di ipocrisia. E il lavoro senza preghiera è nevrotico, ossessivo, compulsivo. Quando lavoro e preghiera si incontrano, all’improvviso ti ritrovi nel mezzo di entrambi, godendo di entrambi e si instaura un grande processo alchemico. Sei sia attivo che passivo, perché la preghiera è passiva e il lavoro è attivo. Sei sia uomo che donna perché la preghiera è femminile e il lavoro è maschile. Quando lavoro e preghiera si incontrano, il tuo Yin e il tuo Yang si incontrano e c’è una grande gioia dentro il tuo essere: sei tornato a casa, il cerchio è completo. Ecco perché un uomo il cui lavoro è diventato preghiera ha una grazia immensa attorno a sé. È un cerchio completo: non manca nulla.
Tutto è come dovrebbe essere. Sei appagato. Sei così benedetto che puoi benedire la vita intera. 2
Resa
Osho,
ho una domanda un po’ complicata. Riguarda dipendenza e resa. Sono una persona dipendente e faccio difficoltà a prendere decisioni. Sento di essermi arreso a te, ma non voglio usare questa resa come scusa per non usare la mia forza.
È giustissimo. La resa non è affatto dipendenza. La resa ti rende indipendente come nient’altro. La resa non ti toglie il sé, ti toglie semplicemente l’ego. E sono cose totalmente diverse. Quando l’ego è abbandonato, per la prima volta diventi veramente un individuo. L’ego era solo una falsa individualità, una pseudo-individualità, un impostore, una contraffazione; non era reale. Nella resa abbandoni l’ego, la contraffazione, per diventare ciò che sei veramente. Non è affatto dipendenza.
Nella resa diventi indipendente. E quando ti arrendi a me, non ti arrendi a nessuno in realtà, perché non c’è nessuno. Ti arrendi a un nulla, a un grande nulla.
Guardami. Sono solo una porta, un grande passaggio da attraversare. Sono solo un vuoto. Puoi passare attraverso di me, tramite me, e arrivare al tuo essere. Non sono un ostacolo.
Quindi ricordalo. Devi capirlo in modo assolutamente chiaro: la dipendenza non ha nulla a che fare con la resa. Se la resa diventa dipendenza, hai fallito. Stai ancora giocando allo stesso gioco dell’ego. Ora l’ego sta giocando al gioco della resa, ma c’è. Ora l’ego dice: “Mi sono arreso”.
Quando sei veramente arreso, non c’è nessuno che dica: “Mi sono arreso”. Non rimane nulla: solo una chiarezza di visione, una trasparenza di visione. Guardi le cose con più leggerezza e non ti proietti su di esse. La decisione arriva momento per momento: non la manipoli, non controlli più la tua vita. Vivi in un let-go e a ogni istante rispondi.
Ci sono due modi per vivere una vita. Un modo è gestirla, controllarla, pianificarla, prendere le decisioni dal passato e imporle al futuro. Questo è ciò che tutti fanno, creando un inferno nella loro vita. Un altro modo, il modo di vivere illuminato, è non portare con sé alcun piano, non portare con sé alcuna decisione del passato, ma semplicemente aspettare che arrivi il momento e rispondere con la propria totalità.
Nella resa, diventi totale: quando lasci andare l’ego, rinunci ai tuoi piani, al tuo passato, al tuo futuro, rinunci alla tua mente. Resta solo il vuoto. Agirai da quel vuoto. Quelle non saranno reazioni, saranno azioni. Non sarai tu a decidere, saranno decise dalla tua totalità.
Sono qui per aiutarti a diventare il più indipendente possibile. Se diventi dipendente da me, ti lasci sfuggire l’opportunità. Non voglio che ti appoggi a me, perché questo ti renderebbe zoppo. Se inizi a camminare con le mie gambe e inizi a vedere attraverso i miei occhi, diventerai cieco, sarai handicappato.
Impara da me, ma sii te stesso. Rimani disponibile a me, ma non diventare un imitatore. Rimani aperto, vulnerabile, ma senza bisogno di seguirmi. È una cosa delicata e ci vuole una grande sensibilità per capirla.
Il tuo problema è reale e deve essere affrontato. Due cose sono possibili semplicemente: o diventi un egoico e dici “Non posso arrendermi” – è semplice – oppure dici “Mi arrendo e divento dipendente”. Anche questo è semplice, entrambe le cose lo sono.
Ciò che dico è di arrenderti e rimanere te stesso. Sto chiedendo un paradosso, ma in quel paradosso c’è bellezza e benedizione. 3
Dio
Dio è sempre potente, tutto il resto è momentaneo. Tranne dio, niente è sempre potente. Tutto sale, scende; la marea sale e scende. Niente rimane eternamente uguale tranne dio, quindi coloro che non sono radicati in dio sono come pezzi di legno alla deriva, in balia delle onde e dei venti. Non hanno alcun destino; la loro vita è accidentale. La vita accidentale non può conoscere l’essenziale; e conoscere l’essenziale significa conoscere se stessi. E conoscendo se stessi si arriva a conoscere l’esistenza e i suoi misteri. La serratura è nascosta dentro di te. Se quella serratura non è aperta, l’esistenza rimane un segreto.
Il sannyas è una chiave, una chiave maestra, per sbloccare il tuo essere interiore. E il primo passo è arrendersi a dio. Pensa a te stesso come a un nulla: dio è tutto. Lascia che questa sia la tua meditazione e preghiera: cancella te stesso, semplicemente scompari. In quel vuoto discende il divino. Quel vuoto è un obbligo, perché solo in quello spazio dio può accadere.
E con dio sei anche eternamente potente. Con dio sei immortale. Senza dio c’è la morte; con dio non c’è morte. Senza dio sei solo un corpo; con dio diventi un’anima. 4
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Testi di Osho tratti da:
1. The Great Nothing #17
2. The Great Nothing #19
3. The Great Nothing #4
4. Snap Your Fingers, Slap Your Face and Wake Up! #1