Conoscere è impossibile
Conoscere è impossibile
Fino a quando, improvvisamente, sai...
Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n. 319

Lascia che questo sia il tuo tempio
Stamattina leggevo la storia di un maestro Zen.
Quando andò a trovare il suo maestro, questi gli chiese: “Cosa hai fatto finora?”.
Lui rispose: “Ho viaggiato, cercato e ricercato”.
Il maestro disse: “Sai cosa stai cercando, per cosa stai viaggiando?”.
Lui rispose: “Non lo so!”.
Il maestro rise fragorosamente e disse: “È esattamente il luogo che tutti cercano!”.
Quando riesci a comprendere di non sapere, sei arrivato. La conoscenza è un’illusione e comprendere che non c’è modo di comprendere alcunché vuol dire diventare saggi.
Sapere che non c’è alcuna possibilità di conoscere...
Nessuno ha mai conosciuto nulla e nessuno lo farà mai, perché la vita è un mistero. Non può essere conosciuta! Può essere vissuta, ma non può essere conosciuta. Non esiste alcuna spiegazione. Per la natura stessa delle cose la vita non può essere spiegata, è inspiegabile. Quindi sapere che non c’è modo di conoscere è una grande consapevolezza. E “Non lo so!” è la risposta giusta a ogni domanda.
Se riesci a stabilizzarti nel tuo non sapere, se questo “Non lo so” riesce a cristallizzarsi veramente, l’“io” scomparirà, perché l’“io” esiste solo con la conoscenza.
Se non sai, non puoi esistere. L’ego si nutre di conoscenza. Una volta persa la conoscenza, l’ego scompare automaticamente. E rimane qualcosa che non è né te né me, che non è né io né tu. Rimane qualcosa di immensamente misterioso.
Henry Miller era malato, era molto vecchio, credo ottantadue o ottantaquattro anni, e qualcuno gli disse: “Sei malato e chi lo sa? Forse sei in punto di morte. Se dovessi concentrare tutta la tua comprensione della vita in una sola parola prima di morire, cosa diresti?”.
Lui aprì gli occhi e disse: “Mistero!”.
Questo condensa l’intera esperienza.
Quindi le persone che affermano di sapere sono le più stupide. La saggezza deriva dal riconoscimento di un’ignoranza enorme.
Quindi indugia in questo “Non lo so!”. Lascia che questo sia il tuo tempio. Rilassati in esso, riposa in questa ignoranza. È pura, è innocente, è beata.
E se riesci a riposare nella tua ignoranza, avrai pace e beatitudine e avrai tutto ciò di cui un uomo ha bisogno. Ma indugia in questo “Non lo so!”. Lascia che sia la tua meditazione...
E quando la conoscenza si affaccia, ridici su: stai tornando a essere sciocco. Ogni volta che inizi a pensare: “Lo so”, fai attenzione! Stai di nuovo cadendo nella trappola dell’illusione.
L’ignoranza è primordiale. È il fondamento stesso dell’esistenza. Arriva con te e quando te ne andrai, la porterai con te. E tutta la conoscenza è come un sogno: fasi passeggere.
È sorprendente che le persone non scrutino mai nella propria conoscenza, altrimenti si accorgerebbero di non sapere nulla! Quando Ouspensky si recò per la prima volta dal suo maestro, Gurdjieff, questi lo scrutò: era un uomo di conoscenza, questo Ouspensky. Era già famoso in tutto il mondo, un grande autore, un matematico, molto colto. Il suo libro, Tertium Organum, uno dei libri più eruditi mai scritti, era stato pubblicato di recente. Anche in quel libro, Ouspensky affermava che esistessero solo tre libri al mondo di una certa importanza. Il primo era l’Organum di Aristotele, il secondo era Novum Organum di Bacone e il terzo era il suo libro, il Tertium Organum. Quando si recò da Gurdjieff, questi lo guardò negli occhi, gli diede un foglio di carta e gli disse di andare nell’altra stanza a scrivere su un lato del foglio tutto ciò che sapeva e sull’altro tutto ciò che non sapeva.
Gurdjieff disse: “Questo è molto importante, perché solo dopo che lo avrai fatto potrò parlarti. Qualunque cosa tu sappia, scrivila chiaramente. Non ne discuteremo mai, perché la sai, quindi che senso ha? E qualunque cosa tu non sappia, scrivila dall’altra parte: lavoreremo su questo”.
Ouspensky racconta: “Era una notte fredda e iniziai a tremare. Sebbene ci fosse un fuoco acceso nella stanza, iniziai a tremare, a sudare... Un sudore freddo. Non avevo mai provato una paura tale: come se stessi per morire! Provai a scrivere, ma non veniva fuori nulla: ero bloccato. Non riuscivo a scrivere quello che sapevo. Anzi, più ci pensavo, più sentivo di non sapere nulla. Dopo un’ora dovetti uscire, restituire il foglio e dire: ‘Non so niente, quindi puoi iniziare!’”.
Gurdjieff disse: “Allora c’è una possibilità. Si cresce quando si accetta la propria ignoranza”.
Quindi “Non lo so” è una delle risposte più belle a qualsiasi domanda. Rimani in essa, riposati in essa. E se riesci a ricordarla, non serve altro: diventerà la tua porta.
Ho coniato una nuova beatitudine, proprio come le beatitudini di Gesù: “Beati i miti” e “Beati i poveri in spirito”. Io dico: “Beati gli ignoranti!”.1
Stai solo giocando
Ogni conoscenza è superflua. La conoscenza in quanto tale è superflua. E ogni conoscenza crea solo l’illusione di sapere: non sappiamo nulla. Puoi vivere con un uomo per tutta la vita e pensare di conoscerlo, ma non lo conosci. Puoi dare alla luce un figlio e pensare di conoscerlo, ma non lo conosci.
E qualsiasi cosa pensiamo di sapere è molto illusoria.
Qualcuno ti chiede: “Cos’è l’acqua?” e tu rispondi: “H₂O”: stai semplicemente giocando. Nessuno sa cosa sia l’acqua né cosa sia H né cosa sia O.
Stai solo mettendo delle etichette. Poi qualcuno ti chiede cos’è questo H, questo idrogeno, e tu passi alle molecole, agli atomi, agli elettroni... Ma stai di nuovo soltanto dando dei nomi. Il mistero non è dissolto, il mistero è solo rimandato. E alla fine, resta un’ignoranza enorme. Nessuno sa cosa sia un elettrone.
All’inizio non sapevamo cosa fosse l’acqua, ora non sappiamo cosa sia l’elettrone, quindi non siamo arrivati ad alcuna conoscenza. Abbiamo giocato a dare nomi alle cose, a etichettarle, a categorizzarle, ma la vita rimane un mistero.
L’ignoranza è così profonda e così suprema che non può essere eliminata. E una volta compreso ciò, ci si può riposare in essa. È così bella, così rilassante, perché a quel punto non c’è più alcun posto da cercare. Non c’è più nulla da conoscere, perché nulla può essere conosciuto. L’ignoranza è suprema. È immensa e vastissima.
Tutto ciò che sappiamo è illusorio. In qualche modo, riusciamo a illuderci di conoscere. Un amico ti presenta a qualcuno, gli dice il tuo nome, le tue qualifiche, il tuo paese d’origine e pensa che tu sia stato presentato. Ma rimani completamente non presentato, perché tu non sei il tuo nome né il tuo paese né la tua religione. Tu sei quella immensa ignoranza interiore.
Ma quando uso la parola ignoranza, non la uso in senso negativo, non intendo l’assenza di conoscenza. Per ignoranza intendo qualcosa di molto fondamentale, molto presente, molto positivo. È come siamo. È la natura stessa di dio a rimanere misteriosa. È nella natura stessa delle cose rimanere misteriose. Tutto è illusorio ed è per questo che è così bello. Se un giorno l’uomo riuscisse a conoscere tutto, non gli resterebbe altro che suicidarsi.
Possiamo continuare a conoscere, conoscere e conoscere, senza mai arrivare a nulla: l’ignoranza rimane intatta, indisturbata.
Giungere alla comprensione di questa ignoranza significa illuminarsi. Da qui il detto socratico: “So solo una cosa: che non so nulla”. Ecco cosa significa illuminazione.
Se riesci ad accettare la tua ignoranza, ad accoglierla, ad apprezzarla, a gioirne, a deliziarti – perché è così che stanno le cose: nulla si sa, nulla si può sapere e tutto è misterioso – la tua vita avrà un che di magico.
La logica scomparirà e la tua vita sarà più magica; un incanto, una grazia immensa saranno presenti, perché ora non ci sono confini: nulla è definito. Questo indefinito è dio. E io definisco questa ignoranza divina. Il desiderio di conoscere è un desiderio egoico, perché attraverso la conoscenza vogliamo diventare potenti. Sì, Bacone ha ragione quando dice: “La conoscenza è potere”. E ciò che ricerchiamo è in realtà il potere. Passiamo attraverso la conoscenza. Vogliamo conoscere, perché conoscendo possiamo manipolare.
La parola scienza significa conoscenza e la parola religione dovrebbe in realtà significare ignoranza. È l’esatto opposto.
La scienza è lo sforzo di conoscere le cose e la religione non è uno sforzo per conoscere, piuttosto, è uno sforzo per vivere qualunque cosa sia, per rilassarsi in essa e celebrarla.
Se si riesce a riposare nella propria ignoranza, non ci sono problemi, non ci sono ansie. La mente a poco a poco scompare e non crea più increspature.
Quindi, assaporate un po’ di ignoranza e avrete un assaggio di me. Non sono un uomo di conoscenza. In realtà non so nulla, perché nulla può essere conosciuto; non è possibile. Se qualcuno afferma di sapere qualcosa, sta affermando l’impossibile.
La conoscenza è impossibile. E questa consapevolezza – che la conoscenza è impossibile – è una comprensione radicale. A quel punto ti rivolgi alla religione. C’è una conversione, una svolta di centottanta gradi. E ti sposti in un altro mondo: il mondo dei misteri, il mondo della magia, il mondo dell’amore e del cuore. La testa cerca di conoscere, il cuore cerca il piacere. La conoscenza crea noia, mai piacere! Il piacere è sempre nuovo e sempre fresco. 3
Ogni essere umano è Adamo
La beatitudine non è mai sapiente e un uomo di conoscenza non è mai beato. Solo gli innocenti possono essere beati, solo i bambini possono essere beati. Solo coloro che non sanno possono essere beati.
Più si sa, minore è la possibilità di essere beati.
Questo è il significato della storia biblica di Adamo cacciato dal giardino dell’Eden: mangiò il frutto dell’albero della conoscenza e diventò sapiente, diventò colto. Perse la sua innocenza. Non era più un bambino e l’ego fece il suo ingresso. L’ego entra sempre attraverso la conoscenza. La conoscenza è un possesso molto sottile e ti separa dall’esistenza.
Quindi, se riesci a capirlo e a esserne consapevole, non accumulare conoscenza. E ogni volta che ti accorgi di aver accumulato qualcosa, abbandonala! Non c’è bisogno di rinunciare a nulla se riesci a rinunciare alla conoscenza. Ed è proprio questa l’ironia: le persone rinunciano a tutto, ma non rinunciano mai alla conoscenza.
Rimani ignorante e innocente e ritornerai nel giardino dell’Eden. Nessuno può sbarrarti la strada, le porte non sono chiuse per te.
Questa storia biblica è davvero
di enorme importanza. Ci sono migliaia di parabole, ma niente che possa reggere il confronto. È una grande comprensione!
Adamo non fu cacciato dal paradiso perché commise un peccato. No. Non fu cacciato dal cielo perché disobbedì. No. Diventò sapiente, non era più innocente, era corrotto. La conoscenza corrompe. Quindi, se riesci a evitare la conoscenza, cadrai in una profonda pace, silenzio e beatitudine.
La parola abodha ha entrambi i significati: può significare innocente e può significare ignorante.
L’ignoranza è innocente e l’innocenza è ignorante. Sono due facce della stessa medaglia, opposte e inverse. Non sono separate. Ecco perché Gesù continua a dire: “Se non tornerete bambini, non entrerete nel regno di dio”. E come puoi tornare bambino? Si ritorna bambini quando si rinuncia alla conoscenza.
In realtà non è un grande problema rinunciare alla conoscenza, perché è tutta una fandonia. Nella natura stessa delle cose, la conoscenza non è possibile. Non si può conoscere nulla. L’ignoranza è fondamentale, l’ignoranza è eterna, non può essere spezzata. Tutta la conoscenza è in superficie e basta andare un po’ più in profondità e scopri che scompare.
Dici di conoscere tua moglie, di conoscere la tua ragazza, ma cosa ne sai? Dici di conoscere te stesso, ma cosa ne sai?
Osserva attentamente ogni cosa che affermi di sapere e prima o poi comprenderai di non sapere.
L’esistenza non è accessibile alla conoscenza. È chiusa... Adamo è stato scacciato. È chiusa alla conoscenza. È accessibile all’amore, ma è chiusa alla conoscenza.
L’amore è innocente. Quindi esiste un modo di conoscere che è più simile all’amore che alla conoscenza. E ci sono due modi di conoscere: uno è la via della conoscenza e l’altro è la via dell’innocenza, la via dell’amore.
Quando ami una persona, conosci, eppure non puoi rivendicare una conoscenza. Conosci in modo sottile, eppure ogni pretesa di sapere sarebbe sbagliata: non puoi rivendicarla. L’oggetto del tuo amore rimane misterioso: conosciuto, eppure misterioso. E l’intera esistenza è il tuo oggetto d’amore.
Sannyas è innamorarsi dell’esistenza.
Questo è il mio messaggio: continua ad abbandonare la conoscenza e rimani innocente. E sarai in grado di disfare ciò che ha fatto Adamo. Ogni essere umano deve disfarlo, questo è il senso della storia biblica: che ogni essere umano soffre perché Adamo ha commesso un errore, perché ogni essere umano è di nuovo Adamo. Ogni essere umano vive nel giardino dell’Eden durante l’infanzia. Non è una storia fattuale, è una storia psicologica. Ogni bambino rinasce in quella parabola: vive nell’innocenza, si gode beatamente tutto ciò che ha a disposizione, poi un giorno improvvisamente perde quell’innocenza e diventa corrotto, diventa sapiente.
La società è il serpente, la scuola è il serpente, l’università è il serpente. Il serpente fu il primo studioso del mondo.4
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Testi di Osho tratti da:
1. Blessed Are the Ignorant #3
2. Blessed Are the Ignorant #5
3. Blessed Are the Ignorant #1
4. Blessed Are the Ignorant #10