Le 4 chiavi della felicità

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Le 4 chiavi
della felicità

 

Quando cominciamo
a diventare più autentici,
più in sintonia con noi stessi
invece che focalizzati
sulle cose esterne,
la felicità arriva
automaticamente!

 

 
Da un articolo di Anando apparso su Osho Times n. 202
 

ANANDO




Che cos’è che ci rende felici?

Osho ci dà quattro chiavi sulle quali focalizzarci per sviluppare la felicità dentro di noi. Naturalmente la sua meta non è la felicità in se stessa, la sua meta è portarci a una totale trasformazione di noi stessi. La sua meta è l’estasi, che è ancora più in alto della felicità. Dice che quando cominciamo a diventare più reali e autentici, più in sintonia con noi stessi invece che focalizzati sulle cose esterne, allora la felicità arriva automaticamente, come un’ombra. Parte del processo di trasformazione, spiegava già negli anni ‘60, è di trasformare le nostre emozioni impure in emozioni pure, attraverso lo sviluppo di quattro qualità.

1. L’allegria

Osho dice che sul “percorso spirituale” è indispensabile avere un atteggiamento festoso, celebrativo, allegro. Se riesci a vivere la vita come una grande risata, ti sarà più facile entrare in meditazione, più facile scoprire il vero “te”.
Se vivi la vita come dolore e tristezza, diventa un peso e allora non sarai capace di raggiungere livelli di meditazione profondi.
La tristezza è solo un’abitudine. Anche l’allegria può essere coltivata come un’abitudine. Dobbiamo solo cominciare a cercare nella vita le cose che sono piene di luce, non di buio, perché il modo in cui guardiamo la vita ha un effetto diretto su ciò che si sviluppa dentro di noi. Se vediamo luce e radiosità dappertutto, dice Osho, ci sentiamo leggeri, irradiamo luce e proviamo gioia. La vita non ha significato di per se stessa, tutto dipende da come la guardi. “Lascia andare la tua tristezza e di’ sì alla gioia. Lascia che la tua vita diventi una canzone”.

2. La compassione

Ammettiamolo, di solito quando guardiamo le persone, i nostri pensieri sono più di critica che di compassione o di empatia. Osho dice che c’è un cuore anche dentro le persone peggiori e che se sei capace di vederlo diventerai pieno di compassione. E avverte che non si tratta di pietà, che ci fa sentire superiori all’altro e ci spinge a cercare di cambiarlo o di aiutarlo. L’empatia e la compassione implicano amore e accettazione delle persone così come sono. E se puoi comprendere la compassione, dice, allora saprai come diffondere la felicità agli altri e questo a sua volta svilupperà il centro della felicità dentro di te. Se, al contrario, continuerai a essere crudele, critico e pieno di giudizi verso gli altri, nutrirai solo la tua infelicità. Noi diventiamo ciò su cui si focalizzano i nostri pensieri.

3. L’amorevolezza

Gli scienziati sostengono che buoni amici e compagni hanno sulla felicità un effetto più grande del no­stro... conto in banca. Relazioni amo­revoli e amichevoli non agiscono solo sulla felicità, ma anche sulla salute, perché il nostro cervello controlla molti dei meccanismi del corpo responsabili delle malattie. E proprio come lo stress può far scattare una malattia, sembra che l’amicizia, e la felicità che questa porta, possano alzare di molto il livello della nostra resistenza alle malattie.
Osho dice che tutti noi abbiamo una sorgente di amichevolezza dentro di noi, ma che la vita ci dà poche opportunità di svilupparla. Anzi, la maggioranza delle persone muore senza aver affatto sviluppato questa sorgente, perché ciò che chiamiamo “amicizia” di solito è solo ipocrisia e gentilezza puramente formale.
Dice che dovremmo costantemente creare un’atmosfera di amorevolezza e amichevolezza intorno a noi, mandare onde di energia del cuore. Un esercizio che aveva suggerito, ancora negli anni ‘60, era di fare ogni giorno una o due cose per gli altri, senza aspettarsi niente in cambio.

4. La gratitudine

Nel campo di meditazione che stava tenendo quando ha parlato di queste quattro “chiavi”, Osho mise subito in chiaro che non ci dovevano essere mugugni o lamentele, né sul cibo né sulle camere… e neanche sulle zanzare! Disse che lamentarsi avrebbe ostacolato le loro esperienze di meditazione, perché una mente che si lamenta non può essere mai in pace. (vedi brano di Osho sotto)

Ci sono così tante cose nella vita di cui essere grati e se riusciamo a focalizzarci su quelle cose, se possiamo iniziare a provare e a esprimere di più la gratitudine, Osho dice che la nostra vita cambierà tantissimo. Ci ritroveremo pieni di pace e di un grande senso di mistero e meraviglia.

Queste sono le quattro chiavi che Osho ci dà, dicendo che se possiamo svilupparle dentro di noi, creeranno un’espansione interiore del nostro essere, perché non dipendono dagli altri, sgorgano direttamente da dentro, dal nostro essere. E siccome non dipendono da sorgenti esterne, non sono temporanee o transitorie, ma durano per sempre.

Anando
 


La mente che si lamenta

E ora ricordate quest’ultima istruzione: non brontolate, non lamentatevi di nulla. Smettetela di lamentarvi, per tre giorni. Non brontolate se il cibo non è buono. Non lamentatevi se di notte vi mordono le zanzare. Per tre giorni lasciate che ci sia totale accettazione di qualunque cosa accada.
Le zanzare ovviamente ci guadagneranno qualcosa, ma voi guadagnerete molto, molto di più.
Se il cibo non è buono,
farà un po’ male al vostro corpo, ma vi farà molto più male se brontolerete.
E c’è una ragione per non lamentarsi: una mente che si lamenta non è mai in pace. Le nostre lamentele sono di poca importanza,
ma ciò che perdiamo
è qualcosa di immenso. Quindi non brontolate;
per tre giorni stabilite con chiarezza che non vi lamenterete di nulla.
Quel che è, è. Comunque sia, è ciò che è.
Accettatelo completamente.
Allora questi tre giorni saranno meravigliosi. Per tre giorni lasciate perdere tutte le cose di poca importanza.

Tratto da:
Osho, L’occhio del ciclone, NSC Editore

 

Anando e Siddho terranno un weekend 
"Liberi di Essere... felici" 
a Milano tra pochi giorni...
 

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