Il tempo per meditare

Un semplice segreto

Stamane, di nuovo, sei “arrivato” fino a me e sono perplessa: conosco il modo cui vengo toccata dal sole, il modo in cui il tuo volto entra nei miei occhi, e la tua voce nelle mie orecchie. Conosco le comuni cinque porte che si aprono sul mondo; però mi chiedo cosa sia questo sesto senso che avverte la tua presenza. Da quale porta passi per toccarmi in modo così profondo, e perché è sempre al mattino che lo avverto di più? La sensibilità è forse legata al ritmo della giornata?
Per favore, potresti parlare dei sensi e della ricettività?


Siamo tutti parte dell’incredibile e incommensurabile unità organica dell’esistenza. Tutto in noi è in rapporto con l’erba, gli alberi, le stelle; nulla è separato. L’alba non è soltanto qualcosa che accade là fuori: qualcosa accade anche dentro di te. Al sorgere del sole si accompagna una consapevolezza armonica su tutto il pianeta: gli alberi si risvegliano, i fiori sbocciano, i fiori di loto si schiudono, gli uccelli all’improvviso iniziano a cantare.
Anche dentro di te qualcosa inizia a risvegliarsi. La notte è finita: una parte della tua consapevolezza, che era addormentata, si desta, fresca, rinvigorita, più pulita, più giovane, dopo il riposo. Per questo, al mattino, è facile essere aperti e disponibili. La sera è un po’ più difficile; e a mano a mano che la notte si fa più profonda, diventa sempre più difficile. La maggior parte dei bambini nasce al mattino, poco prima o poco dopo il sorgere del sole. D’altra parte, una volta appreso a essere aperti e disponibili e ricettivi, non è impossibile essere ricettivi la sera o persino nel cuore della notte.
È per questo motivo che i Sufi hanno scelto il cuore della notte come momento per la meditazione; infatti, se riesci a meditare nel cuore della notte, allora farlo durante il resto del giorno, in qualsiasi momento – la mattina, il pomeriggio, la sera – sarà molto facile.
I Sufi iniziano dal punto più difficile. Occorre un po’ di tempo, ma la loro aritmetica è corretta: la persona che riesce a meditare nel cuore della notte, quando l’intera esistenza sta precipitando in un sonno profondo… e lei rimane sveglia, come un’isola in mezzo all’oceano. All’inizio può essere difficile, ma in seguito lo troverà immensamente gratificante, perché allora, in qualunque momento, in qualsiasi ora, la meditazione sarà assolutamente semplice.
Ma la maggior parte delle religioni ha scelto la mattina – appena prima del sorgere del sole è il momento migliore, perché la natura intera ti è di sostegno: non sei in alcun modo in conflitto con l’esistenza. La natura intera si sta risvegliando, e tu puoi semplicemente lasciarti trasportare da questa energia di risveglio. A eccezione dei Sufi, tutte le religioni hanno scelto il mattino, per iniziare a meditate. Anche questo è corretto: perché non cominciare dalla cosa più semplice e procedere verso quella più difficile?
Dunque, hai ragione quando dici che è sempre al mattino che avverti di più la mia presenza. La mia presenza è sempre con te; è solo che al mattino l’avverti di più.
Il sole può essere sorto, ma se tieni chiuse le imposte, per te è ancora notte. Il mondo intero può essere colmo di luce… ma tu puoi tenere gli occhi chiusi e rimanere al buio. Quindi ricorda, tutto dipende da te. Io sono disponibile ventiquattr’ore su ventiquattro, esattamente allo stesso modo.

Tu dici: Stamane, di nuovo, sei “arrivato” fino a me e sono perplessa: conosco il modo cui vengo toccata dal sole, il modo in cui il tuo volto entra nei miei occhi, e la tua voce nelle mie orecchie. Conosco le comuni cinque porte che si aprono sul mondo; però mi chiedo cosa sia questo sesto senso che avverte la tua presenza. Da quale porta passi per toccarmi in modo così profondo?
In realtà in Oriente abbiamo sempre pensato al sesto senso. Ci sono cinque sensi che vanno al di fuori di te, vanno nel mondo, verso la realtà oggettiva che ti circonda. Il sesto senso, che con un altro termine è stato chiamato terzo occhio, serve per andare all’interno. Se mi senti in maniera profonda, significa che il tuo terzo occhio mi percepisce – quella è la porta sulla cui natura ti interroghi. Si trova esattamente in mezzo alle sopracciglia, ed è conosciuta da almeno diecimila anni, in Oriente.
Ti stupirà, e gli indiani rimarranno scioccati. In realtà, per le donne sposate in India si è soliti apporre un segno rosso sul terzo occhio; nessuno si è mai preoccupato di chiederne il motivo. Inoltre, quel segno rosso viene tolto, se la donna diventa vedova. Ebbene, quel segno rosso impedisce alla donna di entrare in contatto con il divino: la sua divinità è il marito! E se entrasse in contatto con il divino, suo marito perderebbe in pratica ogni significato. L’uomo ha usato contro le donne ogni sorta di strategie: ha utilizzato addirittura le scoperte spirituali per schiavizzarla.
Il colore rosso ha una sua valenza: la psicologia e la scienza dei colori spiegano che, qualsiasi colore tu veda all’esterno… per esempio, se vedi qualcosa di rosso, una cosa è certa: quella cosa non è rossa. Appare rossa: i raggi solari includono tutti e sette i colori dell’arcobaleno, e quando quei raggi toccano qualcosa, se tutti i raggi vengono assorbiti, ecco che vedi quella cosa come nera; se tutti i raggi vengono respinti, e nulla viene assorbito, ecco che vedi quella cosa come bianca. Per questo motivo il nero ha acquisito delle associazioni con la morte e il diavolo, mentre il bianco è diventato il simbolo della rinuncia, della semplicità, della purezza. E se il raggio rosso viene riflesso, se non viene assorbito, mentre tutti gli altri raggi vengono assorbiti, ecco che vedi quella cosa come rossa; se invece è il blu a non essere assorbito, ecco che vedi quella cosa come blu. Infatti, il raggio che viene respinto cade sulla tua retina e lascia l’impressione che quell’oggetto abbia un colore specifico.
E perché mai è stato usato un segno rosso, per le donne sposate? Si tratta di una scienza elementare: il raggio rosso è il più potente nel risvegliare ciò che è addormentato. È il raggio più potente perché colpisce più in profondità e può risvegliare l’energia assopita: può aprire il terzo occhio. E, utilizzando quel segno rosso sul terzo occhio, si impedisce al raggio rosso di operare; in questo modo la donna resta dissociata, non ha alcuna connessione con il divino: le sue soglie sul trascendente restano chiuse.
Si tratta di un’attitudine caratteristica dello sciovinismo maschile. E nel momento in cui la donna resta vedova, immediatamente, come prima cosa le viene tolto quel segno rosso sulla fronte. Infatti, adesso si ha paura che la donna entri in contatto con un altro uomo; e il modo migliore per impedirlo è portarla in contatto con il divino. In questo modo non avrà più alcun interesse per relazioni di natura inferiore; conoscerà la qualità d’amore più elevata: la preghiera, la fiducia.
In India alla donna è vietato utilizzare vestiti di qualsiasi colore, fatta eccezione per il bianco; e questo simboleggia il suo aver rinunciato al mondo. Sebbene sia viva, non è più parte della vita!

Quando il Maestro dà l’iniziazione al discepolo, ne tocca il terzo occhio con il suo dito. Le dita sono le parti più significative, per ciò che concerne l’energia. Infatti, l’energia non si può muovere, partendo da qualcosa che sia rotondo; per esempio, l’energia non si può fuoriuscire dalla testa. Nell’intero corpo, l’energia può fuoriuscire dalla punta dei piedi, oppure dalle dita delle mani: ha bisogno qualcosa di appuntito, come le dita, per poter uscire dal corpo.
E il discepolo tocca i piedi del Maestro: quello è uno dei punti in cui l’energia del Maestro è disponibile. E il Maestro tocca con la sua mano la testa del discepolo: in questo modo, la bioenergia del Maestro e del discepolo diventa un circuito. E questo cerchio genera un’incredibile sensazione di beatitudine, di dolcezza, di un amore che non è biologico bensì spirituale.
L’Occidente non ha alcuna cognizione di queste esperienze!
Oggi però, quantomeno dalla scienza occidentale, viene riconosciuto che l’energia umana è anche una forma di elettricità di tipo speciale. Si tratta di bioelettricità, e la sua caratteristica è questa: l’energia che trovi all’esterno è qualcosa di materiale, mentre l’elettricità che opera nel tuo corpo è spirituale. È qualcosa di vivo: è energia vivente! Per questo è stata denominata bioelettricità: elettricità vivente.

SI tratta dunque del tuo terzo occhio… e la mattina è il momento potenzialmente migliore per quanto riguarda la sua ricettività. Dunque, nel momento in cui accade, dovresti rimanere più vigile: chiudi gli occhi, in modo che nessuna energia si muova verso l’esterno, e l’intera energia diventa disponibile per il terzo occhio.
E quando succede, lascia che accada, senza alcuna paura, perché non ti può fare alcun male. Non ha mai fatto male a nessuno, in nessun caso; se gli dai il tuo pieno sostegno, il terzo occhio ti può mettere in contatto con l’intera esistenza. Il centro del tuo essere, per la prima volta, entrerà in contatto con il centro dell’universo. È una grande esperienza estatica.
All’inizio accadrà solo al mattino. Poi, a poco a poco, man mano che ti ci abitui, potrà accadere in altri momenti. Ma quando accade, assecondala, senza riluttanza, senza resistenze, perché anche un pochino di paura può far rimanere chiusa la porta. Sii amorevole e abbi fiducia, così la porta rimarrà aperta.
E devi portare questa esperienza fin nel cuore della notte. Quando raggiungi la medesima esperienza nel mezzo della notte, come quando accade al mattino, hai conquistato un mondo nuovo, uno spazio nuovo. Adesso per l’intero arco delle ventiquattro ore rimarrai disponibile a ciò che è al di là di te: una sottile corrente di freschezza, di musica, di danza, scorrerà di continuo dentro di te. Una gioia sottile ti pervaderà per tutto il giorno; sarà presente persino mentre dormi: andrai a dormire colmo di gioia e ti risveglierai con la stessa gioia.
Devi ricordare un semplice segreto: l’ultimo pensiero quando vai a dormire la sera è sempre il primo con cui ti risvegli il mattino. Puoi osservarlo e rimarrai sorpreso – come mai è così? Hai dormito per sei, sette o otto ore. L’ultimo pensiero, qualunque fosse, l’ultimo moto interiore, l’ultimo stato d’animo sarà sempre il primo stato d’animo il mattino. Infatti, puoi essere addormentato, ma quello che hai lasciato mentre ti addormentavi rimane fermo alla tua porta. Quando ti svegli, quel visitatore è ancora lì, non se n’è andato.
È per questo motivo che molte religioni hanno scelto come momento per la preghiera proprio l’istante prima di addormentarsi. Questo perché, se riesci ad addormentarti in un’attitudine di preghiera, in pace, in silenzio, quell’atmosfera ti pervaderà per tutta la notte: l’intera notte diventerà una preghiera. Se ti addormenti meditando, la notte intera diventa meditazione.
Le persone continuano a dirmi di non avere tempo per meditare. E tutte le volte che qualcuno me lo dice, do questo suggerimento: “Puoi meditare almeno otto ore ogni giorno”.
Quella persona mi guarda scioccata: “Cosa dici, otto ore? Non ho neppure otto minuti”.
Allora spiego: “Non intendo dire durante il giorno: comincia a meditare mentre stai andando a letto e, meditando, addormentati a poco a poco. Ma la meditazione dovrebbe essere l’ultima cosa che fai mentre precipiti nel sonno. In quel caso, al mattino, la prima cosa che ricorderai sarà uno stato di profonda meditazione”. E rimanere in meditazione per otto ore ha un’importanza incredibile: trasformerà tutta la tua vita!

Il papa e un famoso rabbino ebreo muoiono e arrivano alle porte del paradiso nello stesso istante. San Pietro li accoglie e consegna al papa un tagliando, dicendogli di mettersi in coda per l’assegnazione di una stanza in un motel. Poi, il papa osserva allibito San Pietro che scorta il rabbino ebreo verso una limousine con sedili foderati in velluto che lo porta verso una villa superlussuosa.
Passano alcuni giorni, alla fine il papa non regge più quella situazione e va da San Pietro per lamentarsi: «Senti, Pietro, sono stato un tuo servo fedele per tutta la vita, e ho sempre rispettato il celibato; e quando finalmente arrivo in paradiso mi spedisci a fare la coda per l’assegnazione di una stanza in un motel, che scopro di dover dividere con Madre Teresa! E poi ti vedo mandare quell’insignificante rabbino ebreo in una villa di lusso, su una limousine? Lui ha l’aria condizionata, splendide ragazze giovanissime al suo servizio per l’intera giornata… come lo spieghi?»
«Sentimi bene, polacco,» scandisce San Pietro «tu non capisci: non abbiamo mai avuto un rabbino ebreo qui in paradiso. Questa è la prima volta, per questo gli è stata accordata un’accoglienza speciale!»

Il paradiso è così vicino che ci puoi entrare in questo preciso istante! Ma pochissime persone riusciranno a farlo, per il semplice motivo che non ne conoscono l’accesso.
Tutte le religioni che si sono sviluppate al di fuori dell’India non sanno nulla del terzo occhio. Nelle loro scritture non se ne parla affatto. E se il terzo occhio non si apre, le porte del paradiso restano chiuse; infatti, il paradiso si trova all’interno del tuo stesso essere.
Puoi avere tutte le conoscenze possibili e immaginabili; puoi essere un grande rabbino. Puoi essere un papa, altamente rispettato; con milioni di persone che ti seguono. Comunque non sai che il paradiso che stavi cercando non è all’esterno del tuo essere: è qualcosa dentro di te. E il mio sforzo consiste nel bussare al tuo terzo occhio: non è altro che un bussare alla porta giusta!
Una volta che sarai consapevole che questa è la porta che ti mette in contatto con il Tutto – puoi anche chiamarlo “il divino” – irraggiungibile se quelle porte sono chiuse: il divino potrebbe anche essere fermo vicino alla soglia, eppure tu non ti sentirai in contatto con lui.
Io ho i miei modi di continuare a bussare al tuo terzo occhio, ho i miei modi sottili. E si tratta di un’osservazione molto accurata da parte tua: quale porta uso per entrare in te?
Mi dici: Conosco il modo cui vengo toccata dal sole, il modo in cui il tuo volto entra nei miei occhi, e la tua voce nelle mie orecchie. Conosco le comuni cinque porte che si aprono sul mondo; però mi chiedo cosa sia questo sesto senso che avverte la tua presenza.

È proprio in mezzo alle sopracciglia. E la prossima volta, quando senti che ti sto “toccando”, osserva con attenzione: sentirai qualcosa che si apre tra le sopracciglia – una sensazione che penetra sempre più in profondità, finché non raggiunge il tuo essere.
E una volta che questa porta inizia ad aprirsi ripetutamente, molte altre cose cominceranno a entrare in te da questa stessa soglia: hai visto la rosa con i tuoi occhi esterni, ma non l’hai vista attraverso l’apertura del terzo occhio. Dal terzo occhio, la rosa è psichedelica, è circondata da un’aureola, irradia luce; è così viva che non riesci a pensare di averla mai vista prima.
Il verde degli alberi diventa molto più verde, a tal punto che tutto diventa straordinario: ci si sente colmi di meraviglia per ogni cosa. Semplici sassolini colorati sulla spiaggia sembrano diamanti, rubini, smeraldi, perché tutti emanano luce; dobbiamo solo osservarli usando il senso giusto.
Il sesto senso è il senso che ha reso l’uomo consapevole dell’esistenza della qualità divina nel mondo. Ed è il solo senso che permette al discepolo di essere promosso a devoto. È il senso che permette al Maestro di entrare nel centro più intimo del discepolo, quello è il centro che rende di Maestro e discepolo un’unica anima in due corpi.
Ed è il centro che finalmente ti rende consapevole del fatto che la tua essenza e l’essenza dell’esistenza non sono separate – sono una cosa sola. Sei ritornato a casa.

Tratto da: The Hidden Splendor #20 Prima domanda