Gli occhi... e la barba

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Gli occhi... e la barba

Osho racconta un episodio
dei suoi anni da studente
!

 

Preziosi testi apparsi su Osho Times n. 211

 

Iniziai a vincere gare di oratoria da bambino, alle elementari, e la cosa continuò fino a quando lasciai l’università... vinsi centinaia di premi. Non esisteva una sola scuola superiore, in tutta la nazione, in cui non avessi parlato e vinto, a parte una.
Solo una volta non fui il vincitore, per una ragione molto semplice; tutti restarono stupiti, perfino la ragazza che vinse, perché mi disse: “Non posso credere di averti sconfitto!”.
L’intera platea – c’erano almeno duemila studenti – tutti protestarono per quell’ingiustizia, perfino il preside. Mi chiamò e mi disse: “Mi spiace, sei sicuramente tu il vincitore” e mi diede il suo orologio, dicendo: “Questo è molto più prezioso della coppa data a quella ragazza”. E lo era davvero: era d’oro. Ho ricevuto in dono migliaia di orologi, ma mai uno così bello: era un capolavoro. Mi diede il suo orologio e disse: “Perdonami, perché eri certamente tu il vincitore: ti devo confessare che il giudice è innamorato della ragazza che ha vinto. È uno sciocco. Lo dico sebbene sia un mio professore e un mio collega. Ma questa volta ha superato ogni limite”.

Il preside che mi regalò il suo orologio si chiamava B.S. Audholia. Spero sia ancora vivo. Quella sera mi disse: “Mi dispiace” ed era vero: licenziò quel professore. E mi disse che se mai avessi avuto bisogno di qualcosa, avrei semplicemente dovuto dirglielo: avrebbe fatto tutto il possibile. In seguito, quando avevo bisogno di qualcosa gli scrivevo due righe e immediatamente mi risolveva il problema. E non mi chiese mai alcuna spiegazione.
Una volta gliene chiesi la ragione e mi rispose: “Ti conosco! Hai chiesto qualcosa e sarebbe sciocco da parte mia domandarti spiegazioni. Mi forniresti tante ragioni, senza alcuna necessità. Inoltre, se hai chiesto qualcosa, mi è impossibile credere che tu l’abbia fatto senza averne veramente bisogno. Ti conosco. E questa è una ragione sufficiente per me!”.
Lo guardai. Non mi aspettavo che il preside di un istituto così famoso fosse così saggio. Rise: “È un caso che io sia il preside, in realtà, non dovrei esserlo. È stato un errore dell’amministrazione”. Non glielo avevo chiesto, ma deve avermi letto in faccia.
Da quel giorno iniziai a farmi crescere la barba: non è possibile leggere molto dietro una barba. È pericoloso quando il viso è così esplicito. Bisogna fare qualcosa, per non essere un semplice libro aperto.

Sei mesi dopo, quando ci incontrammo di nuovo, mi chiese come mai mi fossi fatto crescere la barba.
Dissi: “Per colpa tua. Dicesti di avermi letto in faccia: adesso il mio volto non sarà così facile da leggere!”.
Rise: “Non puoi nascondere ciò che è racchiuso nei tuoi occhi. Perché non inizi a portare gli occhiali da sole, se veramente lo vuoi nascondere?”.
Dissi: “Non posso, perché non posso creare alcuna barriera tra i miei occhi e l’esistenza. È il solo ponte grazie al quale ci incontriamo, non esiste altro”.
Per questo un cieco infonde tanta pena ovunque, a tutti: è un uomo privo di un collegamento, ha perso il contatto. Oggi le ricerche affermano che l’ottanta percento del nostro contatto con l’esistenza avviene tramite gli occhi. Forse hanno ragione, forse è più di questo: alla fine si potrà dimostrare che è molto di più, addirittura il novanta o il novantanove percento. Gli occhi sono l’uomo.

Buddha non può avere gli stessi occhi di Adolf Hitler... o pensate che sia possibile? Ma lasciamoli perdere, non erano contemporanei. Gesù e Giuda erano contemporanei; non solo, erano maestro e discepolo. Tuttavia io dico che non potevano avere gli stessi occhi, la stessa qualità. Giuda deve aver avuto gli occhi astuti, da vero ebreo. Gesù deve aver avuto gli occhi di un bambino: sebbene fisicamente non lo fosse più, psicologicamente lo era. Perfino sulla croce, morì come se fosse stato nel ventre della madre; era fresco come se il fiore non si fosse mai aperto, ma fosse sempre rimasto un bocciolo: non aveva mai conosciuto ciò che di brutto esiste dovunque. Gesù e Giuda vissero e viaggiarono insieme, ma non penso che Giuda abbia mai guardato Gesù negli occhi. Altrimenti le cose sarebbero andate diversamente.
Se Giuda avesse raccolto il coraggio sufficiente per guardare Gesù negli occhi, almeno una volta, non sarebbero esistiti né crocifissione né “crocianesimo”. Voglio dire cristianesimo, io lo chiamo così!
Giuda era astuto. Gesù era così semplice che lo si poteva chiamare il folle. È ciò che Fëdor Dostoevskij dice nel suo romanzo più creativo, L’Idiota.
Sebbene non sia stato scritto per parlare di Gesù, Dostoevskij era così pervaso dal suo spirito, che Gesù è presente in qualche modo. Il personaggio principale del romanzo altri non è che Gesù. Non è espresso né esistono paragoni o somiglianze, ma leggendo L’Idiota, qualcosa inizierà a vibrare nei vostri cuori e sarete d’accordo con me. Sarà un accordo che non nasce nella testa: sarà un accordo più profondo di quanto permetta la semplice immaginazione. Sarà nel battito stesso dei vostri cuori, un vero accordo.

Tratto da: Osho, Bagliori di un’infanzia dorata, Edizioni Mediterranee

 

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