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newsletter n. 062

Ciao!
Chiacchierando con vecchi amici, giorni fa, abbiamo rivissuto un bel pezzo delle nostre storie con Osho e con la meditazione. C'era un tempo in cui la tendenza era di stare in India, a Pune, intorno a Osho, il più possibile: 6 mesi con Osho, poi qualche mese in Italia a guadagnare dei soldi per poi tornare a vivere nella sua Comune in India... e via con questo ritmo che è andato avanti per anni, anche dopo che Osho ha lasciato il corpo.
In questo ripetuto andare e venire c'era un gioco di equilibrio da trovare: intorno a Osho la meditazione avveniva in modo spontaneo, ma poi tornando in Italia era tutto un po' più difficile. E così, ricordo, succedeva spesso che si meditava per 6 mesi a Pune e poi invece, per altri 6 mesi in Italia, si faceva tutt'altro... in attesa di poter tornare in India a meditare.
Alcuni anni dopo che Osho aveva lasciato il corpo, e io ero ancora in questo ritmo, ricordo che una sera rientrando a casa dopo il lavoro, nel periodo in Italia, mi folgorò una comprensione dolorosa, "sto buttando via la mia vita!". Che senso ha meditare 6 mesi e poi per altri 6 "perdersi" nel fare? La mia dimensione di meditazione deve essere una cosa di tutti i giorni, non un part-time stagionale.
Così da quel momento, quando tornavo a casa dal lavoro, ogni giorno mi sedevo in meditazione per una o due ore, finché non riuscivo a trovare quello stesso spazio di silenzio, pace e presenza che trovavo quando meditavo a Pune. Solo dopo averlo raggiunto riaprivo gli occhi e "tornavo nel mondo". E così nel tempo si creò un'armonia, una continuità, tra il periodo in cui stavo a Pune e quello in cui ero in Italia.
All'inizio la difficoltà principale che ho trovato io, come so che trovano molti, è sedersi in meditazione, chiudere gli occhi e passare alla sfera interiore lasciando fuori il mondo... non è cosa che succede spontaneamente. La mente va avanti anche per l'intera ora di meditazione a ravanare nelle questioni della giornata, la gente, i problemi, le cose da dire rimaste in sospeso... ci vuole una tecnica che aiuti. Le Meditazioni Attive di Osho sono studiate proprio per venire incontro a questa esigenza: riuscire a rallentare almeno per qualche minuto al giorno la macchina incessante della mente.
La cosa che a me ha aiutato, e aiuta moltissimo tuttora, è mettere su un audio o un video di Osho. Il suo parlare, nel giro di pochi minuti, mi distoglie dagli impegni della giornata e velocemente e senza sforzo entro in uno spazio di meditazione molto nutriente! Non a caso dice Osho: “Come darti un assaggio della meditazione è stata la ragione fondamentale del perché ho parlato per più di 35 anni."

Come aiuto alla tua meditazione trovi una bella selezione di audio e video discorsi di Osho su oshoba.it.
Intanto ecco in regalo, con questa newsletter quindicinale, altri interessanti articoli tratti dall'Osho Times di alcuni numeri passati. Buona lettura, Akarmo



La donna...
anche in Italia



Intervista ad Ameeta, organizzatrice dei gruppi per donne di Shunyo

 

Da un articolo apparso sull'Osho Times

Marga: Tu organizzi i gruppi per donne di Shunyo in Italia da tanto tempo, oltre a farle da assistente. Di recente hai iniziato, anche su incoraggiamento della stessa Shunyo, a condurre dei cerchi di donne, delle serate. Raccontami…

Ameeta: I gruppi di donne sono una costante nella mia vita da quindici anni. È qualcosa che si ripete tutti gli anni, sia come assistente che come organizzatrice, e anche nella mia vita di tutti i giorni mi piace stare in mezzo alle donne, mi dà nutrimento. Nei momenti difficili – ma non solo – mi rendo conto che spesso ho vicino a me delle donne a darmi sostegno. Quando sono in quei momenti ho bisogno di ricontattare lo spazio del cuore, quell’energia, e sento che con le donne è più facile.È una cosa che mi colpisce sempre. Ad esempio, l’ultimo cerchio che ho fatto è iniziato in un modo non molto semplice...


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Il seme non
muore mai


Osho risponde alle domande di due discepoli sul cammino spirituale


Un prezioso testo di Osho apparso su Osho Times

 

Domanda: Osho, conosco la relazione maestro-discepolo, essendo da anni accanto a te. Potresti parlare della relazione discepolo-discepolo?

Osho: Non esiste nulla di simile. I discepoli in passato hanno creato delle organizzazioni. È stato il loro modo di essere in relazione, di “essere cristiani”, di “essere musulmani”, di appartenere a una religione, a una fede e, in virtù di questo, di sentirsi fratelli e sorelle. Vivere e morire per la fede.
Tutte le organizzazioni sono nate dalle relazioni tra i discepoli. In realtà, due discepoli non sono affatto connessi tra loro. Ogni discepolo è connesso con il maestro per mezzo della sua individuale capacità. Un maestro può essere connesso a milioni di discepoli, ma la connessione è personale, non organizzativa. I discepoli non hanno alcun rapporto. Sì, hanno una certa amichevolezza, una certa amorevolezza.
Evito la parola “relazione”, perché è vincolante. E non la chiamo amicizia, ma “amichevolezza”, perché sono tutti compagni di viaggio che camminano sullo stesso sentiero, in amore con lo stesso maestro, ma sono legati gli uni agli altri attraverso il maestro, non direttamente
...


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