Ciao!
Il mese scorso in un raro sabato libero da impegni avevo proprio bisogno di staccare totalmente, sono quindi andato a fare una passeggiata in montagna. C’erano ancora neve e ghiaccio sui sentieri e io non ero attrezzato, così dovevo stare molto attento ai miei passi: appoggia bene il piede, senti se tiene o scivola, sposta il peso. Guardare in giro il panorama era lavoro delicato da fare... certo non mentre spostavo i piedi. Dopo un quarto d’ora così ero in un profondo stato di silenzio: tutta quella presenza attenta aveva portato la meditazione nella mia passeggiata, senza badarci... E ho pensato “certo che se mi muovessi così nella vita di tutti i giorni mi troverei a essere in meditazione 24 ore al giorno senza fatica!”.
La presenza totale nel presente della mia passeggiata in montagna era anche facilitata dal fatto che non dovevo prendere grandi decisoni sulla direzione: bastava semplicemente seguire l’evidentissimo sentiero.
Tornato a casa racconto la cosa a un mio amico che da giovane correva in bici. E lui mi dice “È un tipo di consapevolezza del movimento ben diverso da quello che dovevo tenere io in bici, tu a piedi guardavi in basso lì davanti a te lasciandoti guidare dal sentiero, io in bici dovevo tenere su la testa ed essere ben consapevole di cosa c’era più avanti di me, dovevo essere sempre almeno 50 metri avanti. Dovevo vedere le buche nella strada, prevedere in tempo le salite e discese per cambiare il rapporto al momento giusto… Oltre naturalmente a sapere anche dov’ero e dove stavo andando”.
Sulla consapevolezza del movimento, questo amico mi dava una prospettiva in più... allora ho pensato alle varie situazioni... fino ad arrivare per esempio a un’astronave che deve raggiungere Plutone. La consapevolezza del cosmonauta non può perdere di vista il punto di arrivo là lontanissimo nello spazio che nemmeno lo può vedere coi suoi occhi, ma guai perdere la consapevolezza della direzione, la sua sfida è tutta lì. Vagherebbe per sempre nello spazio siderale. E pur non avendo un sentiero o una strada da seguire, i passi da fare nel presente sono tutti in funzione della meta.
Tornando alla meditazione... è vero che Osho dice che “il sentiero si crea camminando” e che non ci sono percorsi fissi da seguire. Ma anche stando totalmente nel presente un certo senso di orientamento ci vuole, facessi anche un passettino alla volta, devo decidere se girare il passo verso destra o verso sinistra... insomma ci vuole comunque un senso di orientamento. Puoi anche non focalizzarti sulla meta, ma... “E adesso da che parte giro?” o “Sarà meglio far così o far cosà?” te lo chiederai spesso...
Per questo Osho, non a caso, ha parlato per 30 anni di ogni possibile direzione che si può prendere nel cammino della consapevolezza. Pur senza darci regole fisse di percorso, le sue parole sono comunque delle vere e proprie lanterne sulla via, che al momento giusto possono aiutare tremendamente.
Ci sono poi delle frasi di Osho che ti colpiscono in modo particolare e non sai bene perché... E a ognuno di noi colpisce una cosa diversa... Per esempio una mia amica scriveva tempo fa che per lei ogni volta che sentiva esitazione nel fare qualcosa a causa della paura, aveva registrato lì nella sua mente, come un faro nella notte, una certa frase di Osho: “Ricorda sempre: qualsiasi cosa non ti piace - affrontala. E qualsiasi cosa vorresti evitare, non evitarla mai. Qualsiasi cosa ti fa paura, entra in essa. Questa è l’unica maniera per farla finita. Altrimenti continuerà a seguirti… come un’ombra.”
Anche tu magari senza saperlo porti con te qualche lanterna che ti aiuta nei momenti significativi... forse avuta da Osho o da un altro maestro... Parole che nei momenti del bisogno arrivano a indicare la direzione da prendere.
Io per esempio ogni volta che faccio meditazione mi ricordo di una storiella zen sentita una sola volta nel 1980 da Osho, mai più né sentita o letta. Eppure da allora è lì scolpita nella roccia, come una sentinella sul mio cammino. Era un racconto zen di quelli difficilissimi da comprendere di primo acchito, almeno per me. Alla fine della storia c’era il momento in cui il discepolo dopo averne provate di ogni era vicino al passo finale che il maestro aiutò a fare in modo misterioso... arrivò il discepolo, il maestro lo guardò tenendo in mano un arco e una freccia. Guardando il discepolo, prese la freccia e battè sulla corda dell’arco tre volte. Bong! Successe il miracolo nella consapevolezza del discepolo che si inchinò immediatamente in gratitudine (naturalmente poi Osho spiega nei dettagli cosa è successo... Ma non è quello che mi fa da lanterna). La luce invece, non so perché, mi arriva da qui: il maestro invece di riconoscere il salto fatto dal discepolo in questo modo misterioso, gli disse quasi frustrato che... "bene hai capito tantissimo, ci sei quasi... il tuo inchino ai tre colpi lo dice con chiarezza. Ma hai avuto fretta... dovevi aspettare il quarto colpo... coi primi tre ti ho ucciso, con il quarto sarebbe arrivata la resurrezione."
Ecco nella mia meditazione ho sempre l’allerta di non avere fretta di fermarmi, di non chiudermi dopo la magia "dei primi tre colpi"... potrebbe esserci un misterioso quarto colpo dietro l’angolo...
E questa allerta la sento ancora più forte nei ritiri di meditazione, o nei grandi eventi speciali dove l’energia è altissima... Dove un misterioso “quarto colpo” potrebbe arrivare a sorpresa dal nulla, come per esempio a “Meditando insieme”, un vero gioiello pieno di sorprese, in arrivo tra due settimane.
Prima di vederci lì ecco anche oggi due articoli tratti dalla rivista Osho Times... peccato non riceverla a casa tutti i mesi!!! Buona lettura, Akarmo
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Il 16° Lama Karmapa
parla di Osho
Questa straordinaria intervista a un vecchio discepolo indiano di Osho, in visita al 16° Lama Karmapa, è stata pubblicata in origine al fondo di uno dei primissimi libri di Osho, The Silent Explosion...
Da un articolo apparso sull'Osho Times
Quando arrivammo, in auto, il monastero era chiuso. Ero molto deluso e mi chiedevo se sarei mai riuscito a incontrare Sua Santità o almeno a vedere l’interno del monastero.
Poi all’improvviso un lama si avvicinò e disse: “Vuoi incontrare Guruji?”. Risposi: “Sì, sono venuto per questo”. Mi portò immediatamente nel luogo dove si trovava Sua Santità. Mi disse che c’erano alcuni stranieri con lui e che avrei dovuto aspettare un po’ di tempo. Dissi: “Non mi dispiace affatto aspettare”. Mi chiese il nome e l’indirizzo. Mi presentai come Swami Govind Siddharth di Bombay. Entrò e con mia sorpresa uscì subito dicendo: “Sua Santità vuole vederti immediatamente”. Entrai e mi accolse come se mi stesse aspettando. Ecco come arrivai alla sua presenza.
Entrai e gli toccai i piedi. Mi mise subito le mani sulla testa...
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Spunti per creare
Da Osho a tu per tu coi discepoli.....
Un raro brano di Osho apparso sull'Osho Times
Un sannyasin dice a Osho: “A volte penso che la creatività – dipingere, scrivere, fare cose – sia uno strumento di crescita, altre volte penso che sia una fuga…”
Osho: Non è una fuga, no! È molto, molto utile. Diventa più creativo e crescerai verso il tuo essere più facilmente, in modo più fluido, perché quando crei, crei due cose: l’oggetto che prende vita all’esterno e il creatore che prende vita all’interno...
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