Ciao!

Sarebbe stata la mia ultima occasione, almeno per un certo tempo, ma ancora non lo sapevo. Il giorno dopo avrebbero sigillato tutta la Lombardia, ma quel giorno ero ancora libero di farmi una bella gita in montagna. Weekend, sole, neve, aria e luce, non ne potevo più di sentir parlare di epidemie… E via per una giornata all’aria aperta, senza pensieri.
Avevo prenotato il pranzo su al rifugio che si raggiunge con una camminata di un’oretta ed ero piuttosto in ritardo. Poco prima di arrivare nel luogo dove avrei lasciato l’auto, stavo guidando molto veloce… Una pattuglia di carabinieri dietro a una curva mi segnalò di accostare. “Cavolo, mi han beccato, stavolta una bella multa non me la toglie nessuno”.
Ma fui sorpreso dal vedere che non era quello il motivo della fermata: il loro lavoro in quel momento era controllare i documenti su auto fermate a caso. “L’ho schivata!”.
Tiro giù il finestrino. “Prego carta di circolazione, patente e assicurazione”.

Erano in due, uno prese i miei documenti e andò all’auto di servizio dove avevano il computer per il controllo. Il collega rimase di fianco alla mia portiera e iniziò a farmi domande.
Fino a quel momento, anche per via dei capelli corti, non mi ero accorto che era una ragazza. Mi chiese dove stavo andando, ma era chiaro che era solo una conversazione, non un interrogatorio. Le raccontai un po’ e poi lei iniziò a raccontarmi della sua vita. Era di Milano, ma l’avevano trasferita lì in montagna e non era proprio l’ideale per lei… Certo, l’aria buona, ma non c’era proprio nient’altro. Inoltre era andata a sciare ed era caduta, facendosi male ai legamenti di un ginocchio. “Non so ancora se operarmi o aspettare”. Le raccontai di un mio amico a cui era successa la stessa cosa e via discorrendo. Il collega al computer aveva problemi di connessione alla rete e così rimanemmo lì per una ventina di minuti, non dico a flirtare, ma quasi… Era una bella ragazza simpatica e in un umore da happy hour del venerdì sera.
Ma la scena era da vedere: lei era un militare in divisa, con grosso giubbotto antiproiettile e mitra spianato davanti a lei con la mano sul grilletto e la canna che ondeggiava pericolosamente a due spanne dalla mia testa… Ogni tanto mi estraniavo dalla situazione per vedere la scena dall’alto e non sapevo bene se sorridere o preoccuparmi.
 

Comunque poco dopo il collega riuscì a connettersi e quindi ci salutammo.
Qualche minuto dopo camminando, sulla neve verso il rifugio, ho rivissuto la scena e son stato pervaso da un senso di universalità degli esseri umani… Nonostante il suo mitra spianato e il ruolo da controllore minaccioso, avevo incontrato un essere umano, non un ruolo, e ho pensato che sotto le nostre divise, fisiche o psicologiche, pulsa in tutti un cuore che ci accomuna. 
Più in profondità, sotto il fumo creato dai desideri superficiali della mente, esistono spazi che ci avvicinano gli uni agli altri con aspirazioni simili, simili bisogni e sensibilità affini. 
Anzi Osho dice che sotto ai desideri è vivo in realtà un unico grande bisogno identico per tutti: “Ci sono migliaia di desideri, ma per quanto riguarda l'anelito profondo ce n'è solo uno: tornare a casa”.

È la voce che ci guida… In questo anelito siamo tutti uguali, siamo tutti fratelli e sorelle nello stesso pellegrinaggio.
Ma se sotto sotto siamo tutti così uguali, perché nella realtà siamo invece tutti così lontani se non addirittura antagonisti gli uni agli altri? Perché non sentiamo l’altro dentro di noi?
 

Risponde Osho: “Ti chiedi perché non riesci a vedere attraverso gli occhi degli altri. È perché sei ancora circondato dal tuo ego, dai tuoi desideri. Vivi in una piccola gabbia, fatta con le tue stesse mani. Dovrai uscirne. Dovrai espanderti nell’intera esistenza, poi forse la tua domanda avrà una risposta. 
È possibile vedere attraverso gli occhi dell’altro ed è possibile sentire attraverso il suo cuore, ma per questo dovrai abbassare tutte le barriere del tuo ego. Dovrai andare così in profondità nella meditazione da diventare universale.
Restando sulla circonferenza non esistono due persone uguali, ma tutti sono uguali al centro, non solo le persone… anche gli alberi e le rocce sono uguali al centro. Chiama quel centro ‘anima’ e ti sarà più facile capire. Le nostre anime sono la stessa anima e là ci incontriamo e siamo una cosa sola, ma i nostri corpi e le nostre menti sono diversi, lì siamo separati".

Questo lo dicono anche poeti e filosofi, ma Osho dopo aver dipinto un bel paesaggio ci dice anche come andarci a vivere concretamente:
 

“Chi è alla ricerca del reale ha iniziato a cambiare la sua direzione, a spostare la sua attenzione, passando dagli altri a se stesso. Si rivolge verso la propria interiorità e riversa tutta la sua consapevolezza sul proprio essere. In quel riversarsi si rigenera, diventa nuovo, rinasce e trova la sua gioia nella quiete della meditazione.
E nella meditazione accade la resa, si lascia andare al tutto. Nulla è escluso, tutto è incluso, dai sassi alle stelle, dal filo d'erba al sole. Tutto è incluso: tutta questa grande festa, organica ed estatica, che chiamiamo universo.
È un'estasi immensa incontrarsi e fondersi in esso, dissolversi lì. Questo è lasciarsi andare… 
Il fiume che si immette nell'oceano è una resa. Due amanti che si dissolvono l'uno nell'altro è una resa. Ma queste sono piccole rese, solo indicative, dita che indicano la luna.
La resa finale è la tua individualità che si riversa nell'universalità. Lì diventi parte del tutto”.

Questo cammino verso l’universalità Osho lo affronta da diversi punti di vista in centinaia di libri diversi. Arricchisce di dettagli, spiega come superare gli ostacoli, risponde alle domande dei ricercatori che stanno percorrendo questo sentiero, ciascuno a un livello diverso. E in ogni libro c’è una perla unica… Su oshoba.it trovi tutti i libri di Osho. Li hai mai visti tutti insieme? Guarda che varietà.

E anche oggi ecco due begli articoli tratti dalla rivista OshoTimes: riceverla a casa tutti i mesi è il modo migliore per restare in contatto con l’energia del mondo di Osho, abbonati. Buona lettura, Akarmo