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Donne Illuminate
La più importante discepola di Ramakrishna e la “maestra” di Meher Baba: due modi singolari di vivere la spiritualità, nel racconto di Osho
Preziosi testi apparsi su Osho Times n. 215

SARAI MIA MADRE!
Sharda (o Sarada) Devi
(1853-1920)
Sharda era una donna fuori dal comune. Lei e Ramakrishna non ebbero mai un rapporto moglie-e-marito fin dal primo giorno, quando lui aveva solo quattordici anni e andò a casa di lei, con i suoi genitori e parenti, per vedere se gli piaceva o no.
Sua madre gli aveva messo in tasca una rupia, in caso di bisogno, perché dovevano andare nella città vicina. Una rupia era più che sufficiente in quei giorni; si poteva vivere comodamente tutto un mese con una rupia.
Quando Sharda si presentò – nel modo tradizionale, in cui la ragazza arriva con del cibo e porge i piatti a tutti gli ospiti ed anche è il momento in cui il ragazzo e i genitori possono vederla – e offrì il piatto pieno a Ramakrishna, gli occhi di lui erano pieni di lacrime. Tirò fuori la sua rupia, la mise ai suoi piedi e glieli toccò.
I suoi genitori pensarono: “Cosa sta facendo? Ha rovinato tutto”. I mariti non toccano i piedi delle loro mogli, anche se le mogli possono toccare i piedi del marito. “E mettendo questa rupia ai suoi piedi e toccandoglieli, cosa pensa, che sia una dea, o qualcosa di simile?”.
Chiesero a Ramakrishna: “Ti piace la ragazza?”.
Lui rispose: “Immensamente”.
Si sposarono. Anche la famiglia della ragazza era un po’ titubante sul fatto di lasciare che questo matrimonio accadesse, perché il ragazzo sembrava un po’ matto. Nessuno aveva mai visto una cosa simile. Ma era un giovane così amabile, sano, silenzioso e bello, che non poterono rifiutare. E Sharda fu perentoria sul fatto che, se mai avesse sposato qualcuno, sarebbe stato Ramakrishna. Le dissero: “Sei pazza? Perché ciò che ha fatto dimostra semplicemente che potrebbe fare qualsiasi cosa”.
Ma Sharda disse: “Qualcosa nelle sue lacrime, qualcosa nel suo toccare i miei piedi, ha toccato il mio cuore. Ora non posso essere la moglie di nessun altro, sarebbe un inganno. L’ho già accettato come il mio signore”.
Si sposarono. La prima notte, la prima cosa che Ramakrishna fece fu sederla in alto su uno sgabello e adorarla. Era una ragazzina, aveva forse solo tredici anni. Lei chiese cosa stesse facendo e Ramakrishna disse: “Da oggi sarai mia madre, io sarò tuo figlio. Non dirlo a nessuno, altrimenti penseranno che siamo pazzi. Quindi, per il mondo esterno io sarò tuo marito, tu sarai mia moglie, ma per quanto ci riguarda, sarai mia madre e io sarò tuo figlio”. E fu così che rimasero: madre e figlio.
Quando Ramakrishna si ammalò di cancro alla gola, Sharda gli disse: “Questo è insopportabile, ami così tanto il cibo e prepararti da mangiare è la mia sola preghiera. Perché non chiedi a dio di rimuovere questo cancro? Se glielo chiedi, accadrà!”.
Ramakrishna rispose: “Se lo dici tu, chiederò”. Chiuse gli occhi, poi li aprì e disse a Sharda: “Mi dispiace. Ho chiesto, ma dice: ‘Hai mangiato da questa gola per tutta la vita. Ora, perché non mangiare attraverso la gola di Sharda, dei tuoi discepoli? Tutte quelle gole sono tue!’. E ha ragione, quindi mangerò... Perciò non essere triste. C’è la possibilità di una tale unità organica che la tua gola può diventare la mia, che le tue mani possono diventare le mie. E se non accade, vuol dire che non c’è amore”.
L’amore è il più grande miracolo che esista. Naturalmente, non c’è potere più alto dell’amore. 1
Poco prima della morte, quando il medico disse: “Ora è finita”, Sharda, cominciò a piangere. E queste furono le ultime parole che Ramakrishna le disse: “Non piangere, perché non ho intenzione di morire. Ciò che il medico dice vale solo per i vestiti. Per quanto ne so, non c’è cancro in me, il cancro si applica solo ai vestiti. Quindi ricorda, quando i medici diranno che sono morto non crederci, credi a me: vivrò”.
E Sharda fu l’unica vedova, in tutta la storia dell’India, che non diventò mai vedova! Le vedove indiane, quando il marito muore, devono cambiare il loro modo di vivere, il loro stile di vita.
Non possono indossare vestiti colorati, perché il colore è uscito dalla loro vita. Non possono portare ornamenti, perché: per chi?
Ma Sharda continuò a vivere come quando Ramakrishna era vivo. E la gente pensava che fosse impazzita e andavano a dirle: “Ora butta via gli ornamenti, in particolare i braccialetti. Spezzali! Sei una vedova”. E lei rideva e diceva: “Devo credere a voi o a Ramakrishna? Perché mi ha detto: ‘Solo i vestiti moriranno, non io’. E io ero sposata con lui, non con i suoi vestiti. Quindi devo dar retta a voi o a Ramakrishna?”.
Ascoltò Ramakrishna e rimase sua moglie fino all’ultimo. E visse in estasi, perché averlo ascoltato la trasformò. Si accorse di un fatto: che il corpo non è la realtà. Continuò con il suo vecchio stile di vita.
Preparava il letto ogni sera, poi andava nella stanza di Ramakrishna e diceva: “Paramhansdev, vieni adesso, è ora di andare a dormire” e non c’era nessuno. E preparava da mangiare, cantando felice, come aveva sempre fatto. Poi andava a chiamare Ramakrishna: “Vieni, Paramhansdev, è pronto da mangiare”.
Probabilmente sapeva qualcosa...
E non fu per un giorno, ma per molti anni.
Quel semplice messaggio di Ramakrishna – “Solo i vestiti moriranno, non io” – fece di lei una donna illuminata.2
Fu un matrimonio tra una devota e il suo maestro. Sharda era una devota, non era solo sua moglie, cosa di secondaria importanza. E fu così che accadde. Ramakrishna morì e Sharda non pianse nemmeno, continuò a vivere come se Ramakrishna fosse stato ancora vivo.
La gente pensava che fosse impazzita. No, non era pazza. Era la gente a essere pazza. Lei aveva compreso tutto. Quando stava morendo a sua volta, le sue ultime parole – a tutti i discepoli che avevano iniziato ad amarla come maestro, in assenza di Ramakrishna e che cominciarono a piangere – furono: “Aspettate, cosa state facendo? Avete dimenticato quello che Ramakrishna mi ha detto? Che non se ne sarebbe andato? Neanche io me ne vado. Siate in beatitudine, siate felici che anche io mi sto liberando dal corpo. Gioite perché ora posso fondermi in Ramakrishna, nella sua universalità”.
Questa è la condizione del devoto, ma essere un discepolo non è cosa da poco, è un passo necessario verso l’essere un devoto. 3
UN BACIO FATALE
Hazrat Babajan
(circa 1806-1931)
Quando una persona si illumina, almeno per un periodo transitorio, per un intervallo – e per quanto tempo dipenderà dall’individuo – diventerà inattiva. I desideri si sono arrestati e tutte le azioni che compiva nascevano sulla spinta dei desideri, quindi come potrebbero continuare? Cesseranno.
Ma lasciando andare desideri e azioni, l’energia si accumulerà e poi inizierà a muoversi.
Quando si muoverà, il modo in cui accadrà cambierà da individuo a individuo, ma si muoverà. Ci sarà un vuoto, un periodo di transizione, un intervallo. Io lo definisco un periodo di gestazione. Il seme è nato, ma ora sarà in gestazione per almeno nove mesi. E può sembrare strano, ma succede. Questo periodo di nove mesi è molto importante. Più o meno nove, otto o dieci mesi, sarà il periodo di transizione, in cui si diventa inattivi.
Anche l’inattività sarà diversa. Qualcuno potrebbe diventare così inattivo da sembrare in coma. Tutto si arresta.
A Meher Baba successe così. Per un anno fu in coma. Non poteva nemmeno muovere le membra. L’azione era impensabile, non poteva nemmeno stare in piedi, perché persino la voglia di stare in piedi se n’era andata. Non poteva mangiare, doveva essere imboccato a forza. Non poteva fare niente! Per un anno diventò semplicemente inerme, un bambino impotente. Fu un periodo di gestazione e poi, improvvisamente, nacque un uomo diverso.
L’uomo che era diventato inattivo non esisteva più: una nuova energia, l’energia accumulata.
Vive e vite di energia dissipata provocano questa intervallo, perché non resta abbastanza energia. Quando non c’è più il desiderio a chiedere, a provocare, a stimolare si crolla!
La tua energia non è davvero energia, è solo un tira e molla. Continui a correre perché l’obiettivo sembra sempre a portata di mano: ancora un piccolo sforzo e lo raggiungerai! Continui a farti forza, in qualche modo ti trascini e corri.
Ma quando l’obiettivo non c’è più, quando non c’è più il desiderio, crolli. Ci sarà un periodo di inattività. Se riesci a essere paziente in questo periodo di inattività, dopo rinascerai. Poi l’energia comincerà a muoversi senza desideri.
Ma comunque dipende. Può accadere improvvisamente come è successo a Meher Baba: il suo fu un caso improvviso. Successe a Bombay. Successe grazie al bacio di una vecchia signora, Babajan. Meher Baba era solo di passaggio, di ritorno dalla scuola. Babajan era una vecchia mistica Sufi, una vecchia signora che rimase seduta sotto un albero per anni e anni. Meher Baba stava passando e Babajan lo chiamò. Conosceva quella vecchia signora. Era rimasta seduta per anni sotto l’albero e lui passava da quella strada tutti i giorni per andare a scuola e tornare a casa. Lo chiamò e lui le si avvicinò. Lei lo baciò e lui cadde come morto sul colpo. Dovettero portarlo a casa.
Per un anno il bacio rimase su di lui ed era in coma. Può accadere improvvisamente come in questo caso. Quello fu un grande transfer e Babajan morì subito dopo, perché fino a quel momento aveva solo aspettato di passare a qualcuno tutta l’energia. Quella era la sua ultima vita e non ci fu abbastanza tempo nemmeno per spiegare ciò che stava dando. E, inoltre, non era il tipo da spiegare.
Era una mistica silenziosa. Non aveva toccato nessuno per anni. Aveva solo atteso quel momento, quando avrebbe baciato una persona e trasferito tutta l’energia in un singolo atto. Prima di ciò non aveva toccato nessuno, quindi quel tocco doveva essere totale.
E quel bambino era totalmente ignaro di ciò che stava per accadere. Era pronto – altrimenti il transfer non sarebbe stato possibile – ma lui non ne era consapevole. Aveva lavorato nelle sue vite passate e ora stava crescendo. Ne sarebbe diventato consapevole in seguito, ma in quel momento era completamente all’oscuro. Accadde così all’improvviso che dovette attraversare una seconda gravidanza. Per un anno fu come se non esistesse. Gli furono somministrati molti farmaci; molti, molti medici e dottori cercarono di aiutarlo, ma non c’era niente da fare. E la donna che avrebbe potuto fare qualcosa era scomparsa, era morta. Dopo un anno era un altro uomo, completamente diverso.
Se accade così all’improvviso, è un coma profondo. Se succede attraverso l’esercizio, non è mai un coma così profondo.
Se fai esercizi di consapevolezza, di meditazione, non accadrà così all’improvviso. Arriverà così gradualmente che non sarai nemmeno consapevole di quando è successo. Una dopo l’altra ci saranno l’inattività e l’attività, e molto gradualmente, dentro di te tutto sarà cambiato. E il desiderio scomparirà, l’attività si arresterà, ma nessuno potrà mai percepirti come letargico o inattivo.
Questo è il processo graduale. Chi segue lo Yoga o qualsiasi altro metodo non sentirà questo evento improvviso. Esistono anche metodi in cui diventano possibili avvenimenti improvvisi, ma bisogna essere preparati. Babajan non preparò mai quel ragazzo, non chiese mai nemmeno il suo permesso. Fu una cosa unilaterale: semplicemente trasferì l’energia. Anche i monaci Zen usano il transfer, ma prima di trasferire preparano il terreno. Se una persona è predisposta a ricevere l’energia, questa reazione non ci sarà. Potrà sentirsi letargica per alcuni giorni, per alcuni mesi, ma fuori nessuno percepirà che tutto all’interno è diventato inattivo. Ma questo ha bisogno di preparazione e può accadere solo nelle scuole. E quando dico “scuola”, voglio dire un gruppo che lavora insieme.
Babajan era sola, non ebbe mai alcun discepolo. Non c’era una scuola, non c’era un seguito in cui lei avrebbe potuto preparare qualcuno. E, inoltre, non era il tipo. Non era un insegnante, non sapeva insegnare. Ma doveva dare l’energia a qualcuno, a chiunque passasse e per cui lei sentisse: “Ora è il momento e questa persona sarà in grado di sostenerla”. Solo così avrebbe potuto trasmetterla.
Quindi dipende. L’inattività è destinata a verificarsi, in diversa misura, ma ci sarà, un periodo ci sarà.
E solo allora è possibile rinascere, perché tutto il meccanismo deve cambiare completamente. La mente cade, le vecchie radici cadono, le vecchie abitudini cadono, la vecchia associazione tra stato di coscienza e desideri, consapevolezza e mente cade. Tutto ciò che è vecchio cade e tutto deve essere nuovo.
È necessaria un’attesa, è necessaria la pazienza. E se si è pazienti, non si deve fare nulla: basta aspettare. L’energia comincia a muoversi da sola.
Pianta il seme e poi aspetta! Non avere fretta; non andare ogni giorno a muovere il seme per vedere cosa sta succedendo. Mettilo dentro e aspetta. L’energia farà il suo corso. Il seme morirà e l’energia germoglierà e inizierà a muoversi. Ma non essere impaziente.
Bisogna aspettare.
E più grande è il seme, più grandiosa è la possibilità, la potenzialità dell’albero che nascerà, più lunga sarà l’attesa. Ma arriverà. Arriva! Più profonda è l’attesa, prima arriva. 4
Testi di Osho tratti da:
1. From Bondage to Freedom #28
2. Il Libro del Nulla, Edizioni Mediterranee
3. Il mondo è in fiamme, Urra/Feltrinelli
4. The Ultimate Alchemy, Vol. 1 #4
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