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Il cerchio completo

Poona 1974. Un altro toccante episodio della storia di Krishna Prem, ricercatore a tutto tondo, che sotto la guida di Osho ha usato la sessualità e l’amore, etero e non, per procedere nel cammino

 
 
Da un articolo apparso su Osho Times n 222
 
 

Antefatto: in precedenti capitoli del suo libro, Krishna Prem ha ricordato molte situazioni, accadute in vite passate, in cui era in relazione con persone della sua vita presente, alcune delle quali a Poona con lui. Una di queste è Rani, con la quale era stato sposato e aveva avuto un figlio, ora Shantidas, anche lui a Poona, nella cerchia dei loro amici.


Il ricordo di esser stato il marito di Rani mi dava il tormento e continuava a tornarmi in mente la proposta di sposarci di nuovo che le avevo fatto,  per scherzo, qualche settimana prima. Mi chiedevo se non fosse stata una premonizione più che una battuta. 

La reminiscenza di esser stato sposato con lei era una cosa: potevo digerirla e rimuoverla con facilità, l’avevo già fatto con altri ricordi, ma quella che non riuscivo a togliermi di dosso era la sensazione di fondo che quanto era successo tra noi fosse rimasto in sospeso, che ci fosse ancora qualche atto da recitare. E una parte di me voleva solo andare avanti, chiudere il cerchio, ripulire il karma. Ma era anche vero che lei mi spaventava un po’, principalmente per la sua predisposizione al sogno, per il suo sembrare più a suo agio nel mondo della fantasia che non alla chiara luce del giorno. Il mio dubbio era se fosse in grado, come me, di vedere le cose in prospettiva, senza farsi coinvolgere. Avevo sentito il suo sguardo su di me in quei giorni e avevo il sospetto che avesse in mente la stessa cosa. Finalmente, una sera, fu lei ad affrontare l’argomento. 

“È un po’ che ci penso” ammisi io. “Non posso negare che ci sia ancora qualcosa da risolvere”. 

“Quindi?” chiese lei con calma, rilanciando la palla a me. 

All’improvviso sentii che dovevo andare fino in fondo. Apprensivo o no, la mia curiosità eclissò tutto il resto. 

Seduti a discutere tutta la faccenda, feci del mio meglio per mettere le cose in prospettiva, per assicurarmi che lei comprendesse esattamente la situazione. 

Quando terminai, una ventina di minuti dopo, era difficile stabilire se le mie parole fossero arrivate o meno. Lei mi assicurò di sì, di avere un quadro preciso, insistendo che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Anche lei era consapevole, mi disse, che una relazione lasciata in sospeso va completata. “Dopotutto” disse “ne ho parlato con Osho ed è stato molto chiaro con me. Va tutto bene. Va davvero tutto bene”.

“Senza alcuna garanzia? Ricorda che sto andando a fondo in questa faccenda per un altro motivo”. 

“Ho capito” insisté lei. “Va tutto bene”. 

 

Qualche giorno più tardi, con Divy, Prageet, Virag e Pathika – amica di Rani – chiassosamente al seguito, dopo un’ora di carte carbone sbiadite e formulari in triplice copia in uno squallido ufficio comunale di Poona, io e Rani diventammo legalmente marito e moglie. 

“Ricorda il motivo per cui lo stiamo facendo” le rammentai nel rickshaw sulla via di ritorno all’appartamento. Lei mi sorrise, tutta innocente, con il suo bouquet da sposa appoggiato sul cuore, senza aprire bocca.

Quella notte, con l’appartamento ridotto a un caos dalla bisboccia di una cinquantina di amici accorsi al ricevimento di nozze, piatti ripuliti fino all’ultima briciola e bicchieri mezzo pieni disseminati su ogni superficie disponibile, me ne andai a letto nella mia stanza come al solito. Ma non riuscii a prendere sonno. Mi sentivo sotto il fuoco crociato di due energie: quella di Divy (con lui avevo da anni una relazione) nell’altro lato della stanza e quella di Rani al di là della parete. Non sapevo che fare. 

E la mia energia? Guardandomi dentro vidi chiaramente che voleva stare con Rani. 

“Divy?” sussurrai, per vedere se lui era sveglio. 

“Lo so, Krishna, lo so” disse tranquillamente. “Ti trasferirai da Rani”. 

“Per te va bene?” chiesi “Non voglio ferirti, ma devo andare a fondo di questa cosa”. 

Lui si tirò su facendo perno su un gomito e mi guardò. Riuscivo a vedere il suo volto nella penombra e mi sentii rassicurato: era calmo e inalterato. “Ti amo, lo sai” disse lui “e voglio che tu sia felice qualunque cosa succeda. Non preoccuparti per me. Va’ da lei”. 

E così feci. 

 

Dalla notte del matrimonio, la nostra prima notte insieme come marito e moglie, per quanto inaspettata seppure inevitabile, con Rani fu bellissimo. 

Sebbene avvertissi che lei lo avrebbe voluto, non potevo dire di essere innamorato di lei. C’era però un affetto profondo, una tenerezza, una cura, e non ero affatto chiuso alla possibilità che un giorno tra noi avrebbe potuto esserci amore. In lei c’era una nuova aria di tranquillità, un’aura di benessere, un senso morbido e rotondo di completamento che prima non c’era. Aveva l’aspetto appagato di una donna in cui tutti i fluidi vitali scorrono senza ostacoli. 

Dal punto di vista sessuale stavamo ancora facendo conoscenza. Eravamo nella fase esplorativa, i nostri corpi e i nostri ritmi stavano familiarizzando, ma fondamentalmente fare l’amore era bello. E frequente. 

Considerato il fatto che io e Divy stavamo insieme da tre anni, il suo atteggiamento mi aveva stupito e aveva suscitato, sia in me che in Rani, un nuovo senso di rispetto e ammirazione nei suoi confronti. Se qualcuno avesse lasciato me per stare con un’altra persona e, nel caso specifico, con una persona che viveva nella stanza accanto e apparteneva a un sesso che precludeva ogni competizione, sarei andato su tutte le furie. Ma Divy fu incredibile. Non si limitò ad accettare totalmente la situazione, ma pareva anche sinceramente felice di ciò che stava succedendo tra me e Rani, due persone che amava. Io avrei seguito la mia energia comunque – non avevo scelta – ma il fatto che Divy fosse comprensivo e solidale era un grande sollievo per me. 

Ma stava succedendo dell’altro ed era a quello che dovevo rivolgere la mia attenzione. Da dove fosse arrivato non lo so – non ricordavo di aver mai sentito Osho parlarne – ma la prima volta che andai da Rani ero molto consapevole del fatto che era di vitale importanza che non mi perdessi durante l’atto sessuale, che rimanessi distaccato, un testimone, specialmente durante l’orgasmo. Sapevo anche di non dovermi trattenere, di poter lasciare che il corpo facesse ciò che desiderava fare, ma dentro dovevo rimanere un osservatore. In qualche modo sapevo anche che il trucco stava nel mantenere la mia consapevolezza focalizzata al centro della fronte, nel terzo occhio. Ero po’ sorpreso da tutto ciò e mi chiedevo, mentre aprivo la porta della sua stanza, da dove potesse arrivare. Ma il senso che fosse giusto era innegabile. E andando da lei quella notte mi ero sentito davvero un ricercatore, un uomo che si avvicina a un tempio più che un marito che raggiunge la sua sposa. 

Fu nel secondo giorno trascorso assieme che iniziai a notare che nel mio corpo stava succedendo qualcosa di nuovo. Dapprima fu quasi impercettibile, ma quando chiusi gli occhi e rimasi a osservare, si fece più chiaro, più distinto. Dentro di me si era attivato una sorta di circuito. A partire dai genitali, dall’interno curvava verso l’alto, girando, una volta raggiunto il cuore, nuovamente verso il basso, completando il cerchio. Mentre osservavo continuava a girare ripetutamente come una ruota panoramica, tracciando cerchi dentro di me. 

E anche quando avevo gli occhi aperti ed ero impegnato in altre attività – leggere, parlare o mangiare – riuscivo a avvertire il suo moto circolare. 

Alle otto del mattino seguente – il sole sfiorava le cime degli alberi che si stagliavano alte contro un cielo senza nuvole – seduto di fronte a Osho, sentii Teertha leggere il sutra di quella mattina e catturò subito la mia attenzione: era uno dei detti di Gesù più strani, almeno fino a quel momento. 

“Gesù vide allattare dei bambini” leggeva delicatamente Teertha. “Rivolto ai suoi discepoli: ‘Questi bambini sono come chi entra nel regno’. Gli domandarono: ‘Dunque se saremo bambini, entreremo nel regno?’. Gesù rispose: 'Quando di due farete uno, l’interno come l’esterno, l’esterno come l’interno e il sopra come il sotto, e quando riunirete il maschio e la femmina in un unico essere, in modo che il maschio non sia maschio e la femmina non sia femmina, a quel punto entrerete nel regno’.

Quando finì di leggere mi diedi un’occhiata in giro e su ciascun volto che scrutai scorsi lo stesso sguardo confuso che avvertivo sul mio. 

“È uno dei detti più profondi di Gesù” cominciò Osho lentamente “e uno dei più importanti per un ricercatore. È anche il più difficile da realizzare, nel senso che, se lo si realizza, non resta più niente altro da realizzare. 

Un santo, un saggio, diventa come un bambino in un senso completamente diverso: ha trasceso, è andato al di là della mente, perché ne ha compreso la futilità. Ha compreso quanto sia assurdo essere un uomo di successo in questo mondo e ha rinunciato al desiderio di affermarsi, di fare colpo sugli altri, di essere il migliore, la persona più importante. Il desiderio di appagare l’ego. È arrivato a comprenderne l’assoluta inutilità. La comprensione in sé trascende: basta la comprensione in sé e immediatamente sei trasformato, in un’altra dimensione.

E poi c’è una nuova infanzia, definita la ‘seconda infanzia’. Gli hindu hanno definito quella fase dwij, ‘nato due volte’. Rinasci, ma è una nascita diversa, non accade attraverso un padre e una madre. Accade proprio da te stesso, non dall’incontro di due corpi, non dalla dualità. È attraverso te stesso che nasci.

Questo è il significato della nascita di Gesù, che è nato da una madre vergine. Ma la gente prende sempre tutto alla lettera e così si lascia sfuggire il vero significato. Nascere da una madre vergine significa nascere dall’uno: l’altro non è presente, perciò chi può corrompere la verginità? Chi può penetrarla? Rimane incontaminata, perché l’altro non è presente. 

Gesù è nato da un’unione sessuale, come tutti, ed è giusto che sia così. Gesù è uguale a te nel seme, ma fiorisce in maniera completamente diversa, perché è nato una seconda volta. È nato un uomo nuovo: Gesù, il figlio di Maria non esiste più, ha dato vita a se stesso. 

Secondo l’antica setta degli Esseni, quando un uomo si trasforma, diventa il padre di se stesso. (…)

Un uomo non è solo un uomo, è anche donna; una donna non è solo una donna, è anche uomo, perché entrambi nascono da due persone. Tuo padre continua a esistere in te, tua madre continua a esistere in te, perché entrambi vi hanno hanno preso parte, entrambi si sono incontrati nel tuo corpo e il loro flusso continua a scorrere. Tu sei due. E se sei due, come puoi sentirti a tuo agio? Se sei due, ci sarà un conflitto costante. Se sei due poli opposti insieme, ci sarà sempre una tensione. Questa tensione non può scomparire, eppure cerchi sempre di scoprire come fare a essere in silenzio, in pace, come conseguire la beatitudine. È impossibile, perché sei due!

Per essere in silenzio è necessaria l’unità.

Così come sei ora, non c’è niente da fare. Se non rinasci, se non diventi il padre di te stesso, se non scompare la tua dualità e non diventi uno, non c’è niente da fare.

Quando la donna dentro di te e l’uomo dentro di te si incontrano diventano un cerchio. Non lottano, scompaiono. Si annullano a vicenda e rimane l’unità: questa unità è verginità”.

“Dunque, cosa bisogna fare?” lo sentii chiedere, un milione di pensieri dopo. “Dentro” diceva “deve essere creato un cerchio”. Scattai sull’attenti. “Questo non me lo devo perdere!”. 

“Gesù” continuò “non ha detto con esattezza cosa si deve fare, perché quei segreti non possono essere rivelati apertamente, possono essere dati soltanto ai discepoli. Gesù deve averli svelati ai suoi discepoli, perché dire semplicemente ‘Diventa uno’ non porterà mai nessuno a esserlo. Dire semplicemente che il maschio deve essere femmina e che la femmina deve essere maschio non porterà nessuno a essere uno… Perché questa è la meta. Dunque, qual è il metodo?

Gesù deve aver mantenuto segreto quel metodo... 

Vi darò alcune indicazioni, tuttavia, su come si può fare.

Questi metodi devono essere sperimentati solo sotto la guida di un maestro, in modo che possa continuamente osservare cosa vi succede. Vi darò alcune indicazioni, perché sono qui e se volete sperimentare, potete farlo.

La prima cosa: quando fate l’amore è il momento giusto per cercare la donna o l’uomo interiore. Quando fai l’amore, tieni gli occhi chiusi, trasformalo in una meditazione. La donna all’esterno aiuta sempre la donna interiore a risvegliarsi. E quando fai l’amore, le tue energie interiori, sia maschili che femminili, raggiungono un culmine. Quando arriva l’orgasmo non si verifica tra te e la donna all’esterno, accade sempre tra te e la tua donna interiore.

In quel momento culminante, non rivolgere più la tua attenzione all’esterno, altrimenti non ti accorgerai che dentro di te sta accadendo qualcosa di meraviglioso, qualcosa di molto misterioso: stai diventando un cerchio. Il tuo maschio e la tua femmina si incontrano...

Se lo farai un po’ di volte, immediatamente diventerai consapevole del fatto che la donna o l’uomo esteriori non sono necessari. Può accadere senza l’altro. L’altro è solo uno stimolo. Quello stimolo può essere creato dentro. E se sai come fare, puoi farlo dentro di te. Ma è una cosa di cui fare esperienza, solo così si arriva a conoscere, io non posso dirti come. Devi osservare, guardare, solo così saprai come si muovono le energie e come accade l’orgasmo; e poi, come si separano e di nuovo tornano a essere due.

Per cui, chiudi gli occhi e osserva cosa accade dentro di te. Non cercare di forzare le cose, limitati a osservare ciò che accade. E arriverà il momento in cui quel cerchio interiore resterà per sempre. Con l’aiuto dell’altro non può restare per sempre, perché l’altro si deve staccare, la separazione è inevitabile. Ma dentro non occorre separarsi. Se accade il matrimonio interiore non esiste divorzio.

Ed è ciò che intende Gesù: ‘Quando riunirete il maschio e la femmina in un unico essere, in modo che il maschio non sia maschio e la femmina non sia femmina, a quel punto entrerete nel regno’. A quel punto sei entrato. Sei diventato perfetto, non sei diviso, sei diventato indivisibile. Ora hai un sé. Ora hai la libertà e l’indipendenza. Ora non ti manca nulla, sei completo in te stesso. E fino a quando questo cerchio non accade, continuerà a mancarti sempre qualcosa e dipenderai dagli altri per realizzarlo.

Meditate su queste parole di Gesù e su ciò che ho detto. Provate. Ma se volete provare, fatemelo sapere. Se iniziate a lavorare per creare il cerchio interiore, tenetemi continuamente al corrente di cosa succede...

Per cui, ricordate che è necessario compiere uno sforzo molto equilibrato. E molte altre cose. Se volete lavorare in questa direzione, ve le dirò, ma solo personalmente. Per questo Gesù parla sempre della meta e non parla mai del metodo. Il metodo deve essere dato personalmente, è un’iniziazione”.

Quella sera ci ritrovammo in gruppo davanti al cancello 33, in attesa che Mukta ci accompagnasse da Osho. Mentre ci conduceva lungo il viale alberato e coperto di ghiaia che porta a lui, si avvicinò a me e mi sussurrò all’orecchio: “Dice di sederti alla sua destra”. 

Fui colto alla sprovvista, ma non rimase tempo per fare domande: avevamo svoltato l’angolo della casa e Osho era seduto sotto la tettoia del garage esterno, con Vivek accanto, le mani appoggiate sul grembo. Ci disponemmo in semicerchio di fronte a lui, io alla sua destra, come suggerito da Mukta. “Krishna Prem?” mi invitò lui delicatamente con lo sguardo ancora rivolto al giardino.

“Osho” iniziai “quel cerchio di energia di cui hai parlato stamattina? Be’, mi sta succedendo da qualche giorno”. 

La sua testa si girò di scatto verso di me, veloce come un proiettile. “Sei assolutamente sulla strada giusta!” disse quasi gridando, lasciandomi scosso dall’impatto improvviso di tutta quell’energia. E poi più gentilmente disse: “Racconta”. 

E gli raccontai di quando andai la prima notte da Rani, di come sapessi che avrei dovuto osservare senza perdermi, ma ignorassi come facessi a saperlo – al che lui sorrise sommessamente – e di come avessi realizzato che il cerchio di energia fosse in qualche modo collegato al rapporto sessuale. “E poi ne hai parlato stamattina” conclusi. 

“Sei assolutamente sulla strada giusta” disse ancora una volta. “Continua solo a osservare – non occorre fare altro – e pian piano il cerchio di energia andrà sempre più in profondità dentro di te. E un giorno il tuo uomo interiore e la tua donna interiore si incontreranno e sarà un’esplosione. Quella è la nascita vergine. Ma tienimi informato su ciò che accade. 

Ancora una cosa. Crea una bellissima atmosfera per fare l’amore: candele, musica, incensi. Sarà d’aiuto. 

“Bene, Krishna Prem,” aggiunse, dando buffetti nell’aria sopra la mia testa. “Quello che sta succedendo è bellissimo”.

Rani mi aspettava al cancello, ma prima che potesse parlare la strinsi al petto, cingendole con un braccio la vita e con l’altro raccogliendole la testa contro la mia spalla. “È stato così bello, Rani” le dissi delicatamente all’orecchio. “È stato tanto, tanto bello. Ha detto che siamo assolutamente sulla strada giusta. Sono state proprio le sue parole: assolutamente sulla strada giusta!”.

“Andiamo!” gridai, andandomene via lungo il viale un po’ trotterellando, un po’ saltellando, trascinandola dietro di me. “Vieni, andiamo a casa!”.

D’un tratto mi ricordai di una cosa. “Hai del denaro con te?” chiesi da dietro la spalla. 

“Un po’” rispose lei senza fiato. 

“Bene! Voglio fermarmi a prendere qualche candela e qualche incenso lungo la strada”. 


KRISHA PREM IN QUEGLI ANNI


Tratto dal libro di Jack Allanach (Swami Krishna Prem) Osho, India and Me, A Tale of Sexual and Spiritual Transformation (disponibile, in inglese, www.lulu.com).

 

Il testo di Osho è tratto da Il seme della ribellione, Vol. II, Ed. Oshoba

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