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Morte totale o vita eterna?

Osho, vuoi dirci qualcosa sulla morte di tuo padre, accaduta ieri?


Un prezioso brano di Osho apparso su Osho Times n. 238

 


 

osho




Non è stata per nulla una morte. Oppure è stata una morte totale. Ambedue le affermazioni significano la stessa cosa. Speravo proprio che morisse in questo modo. È morto in un modo che dovrebbe essere l’ambizione di tutti: è morto in samadhi, è morto totalmente disidentificato dal corpo e dalla mente. 

Durante il mese che ha passato in ospedale, sono andato a trovarlo solo tre volte. Andavo a trovarlo ogni volta che sentivo che era proprio al limite. 

Le prime due volte ho avuto un po’ di paura che avrebbe dovuto reincarnarsi ancora, se fosse morto; c’era ancora una piccola identificazione col corpo. La sua meditazione diventava ogni giorno più profonda, ma alcuni legami col corpo erano ancora intatti, non erano ancora stati spezzati.

Ieri sono andato a trovarlo: ero immensamente felice che fosse pronto a morire di una “giusta” morte. Non era più interessato al suo corpo. Ieri mattina presto, alle tre, ha avuto il primo barlume di eternità e immediatamente è diventato consapevole del fatto che stava per morire. Era la prima volta che mi mandava a chiamare, le altre due volte ero andato di mia iniziativa. Ieri mi ha chiesto di andare, perché era sicuro di morire presto. Voleva salutarmi e lo ha fatto in  modo meraviglioso, senza lacrime agli occhi, senza più alcun desiderio di vivere. 

Quindi, in qualche modo, non è una morte, ma una nascita nell’eternità. È morto nel tempo ed è nato nell’eternità. Oppure si può definirla una morte totale, totale nel senso che adesso non tornerà mai più. E questa è la conquista finale, non esiste nulla di più elevato.

Ha lasciato il mondo in profondo silenzio, gioia, pace. Ha lasciato questo mondo come un fiore di loto e valeva la pena di celebrare. 

Queste sono le occasioni che avete per imparare a vivere e a morire. Ogni morte dovrebbe essere una celebrazione, ma può essere una celebrazione solo se ti porta su piani più elevati di esistenza.

È morto illuminato. E vorrei che ognuno dei miei sannyasin morisse in questo modo. 

La vita è brutta se non sei illuminato e persino la morte diventa meravigliosa se sei illuminato. La vita è brutta se non sei illuminato, perché è una sofferenza, un inferno. La morte diventa una porta verso il divino se sei illuminato: non è più una sofferenza, non è più un inferno. Al contrario è in realtà uscire dall’inferno, uscire da tutte le sofferenze.

Sono immensamente contento che sia morto nel modo in cui è morto. 

Ricorda: quando la meditazione si fa più profonda, ti distacchi sempre di più dalla tua struttura di corpo-mente. E quando la meditazione raggiunge la sua vetta estrema, puoi vedere tutto.

Ieri mattina era assolutamente consapevole della morte, del fatto che era arrivata. E mi ha chiamato. Era la prima volta che mi chiamava e nel momento in cui l’ho visto, ho visto che non era più nel corpo. Tutti i dolori fisici erano scomparsi. 

I medici erano meravigliati: il corpo funzionava in maniera perfettamente normale e la possibilità che morisse era l’ultima cosa che i medici avrebbero potuto immaginare. Nei giorni precedenti avrebbe potuto morire in qualsiasi momento. Aveva dolori molto forti e c’erano molte complicazioni: il cuore non funzionava bene, il polso si sentiva sempre meno, c’erano coaguli nel cervello, in una gamba, in una mano…

Ieri era assolutamente normale. I medici lo avevano visitato e avevano detto che non era possibile, che oramai non c’era più alcun problema, alcun pericolo. Ma è così che succede. Il giorno del pericolo, secondo i medici, non appariva pericoloso. Le prime ventiquattr’ore, quando era stato ricoverato in ospedale un mese prima, erano state le più pericolose: avevano avuto paura che morisse. Ma non successe. Poi le ventiquattr’ore seguenti continuarono a essere indecisi se si sarebbe salvato o meno. Un chirurgo aveva persino suggerito l’amputazione totale della gamba, perché se i coaguli si fossero diffusi, sarebbe stato impossibile salvarlo.

Ma io ero contrario all’amputazione, perché tanto prima o poi bisogna pur morire, perché quindi mutilare il corpo e creare ancora più dolore? E il semplice sopravvivere in se stesso non ha nessun significato, allungare semplicemente la vita non ha nessun significato. Avevo detto di no ed erano rimasti sorpresi. Quando poi era sopravvissuto per quasi quattro settimane avevano pensato che avessi ragione io, che non era necessario tagliargli la gamba. La gamba stava diventando di nuovo vitale e funzionale. Aveva anche ricominciato a camminare, cosa che il dottor Sardesai riteneva miracolosa: non avevano mai neanche sperato che sarebbe stato persino in grado di camminare.

Ieri era perfettamente normale, tutto era normale. E questo mi aveva fatto capire che a quel punto era possibile che morisse. Se prima della morte accade la meditazione, tutto diventa normale. Si muore in perfetta salute, perché in realtà non si tratta di morire, ma di entrare in un piano più alto. Il corpo diventa un gradino. 

Ieri era perfettamente normale, tutto era normale. Meditava da anni. Era un uomo speciale… È molto raro trovare un padre come lui. Un padre che diventa discepolo del proprio figlio è raro. Il padre di Gesù non osò diventare discepolo, il padre di Buddha esitò per anni prima di diventare discepolo. 

Ma lui meditava da anni. Sedeva in meditazione tre ore tutti i giorni, dalle tre alle sei di mattina. Ha continuato anche ieri, all’ospedale. 

Ieri è successo. Non si sa mai quando può succedere. Bisogna continuare a scavare… E un giorno si raggiunge la sorgente d’acqua, la fonte della consapevolezza. Ieri è successo, è successo al momento giusto. Se avesse lasciato il corpo solo un giorno prima, si sarebbe reincarnato presto, c’era ancora un po’ di attaccamento. Ma ieri lo specchio era totalmente pulito. Ha raggiunto la non-mente, è morto come un Buddha. Cosa si può avere di più dello stato del Buddha?

Il mio lavoro consiste nell’aiutare tutti voi a vivere come dei Buddha e a morire come dei Buddha. 

La morte di un Buddha è entrambe le cose! Non è una morte perché la vita è eterna. La vita non inizia con la nascita e non finisce con la morte. 

Siete nati e siete morti milioni di volte: sono brevi episodi nell’eterno peregrinare. Ma siccome siete inconsapevoli non riuscite a vedere cosa c’è al di là della nascita e della morte. Quando diventerete più consapevoli, potrete vedere il vostro volto originario. 

Ieri ha visto il suo volto originario. Ha udito il suono di una sola mano, ha udito il suono senza suono. Quindi non è una morte: è il raggiungimento della vita eterna. D’altra parte la si può chiamare una morte totale, morte totale nel senso che non ritornerà mai più. Celebriamo!

 

osho

 

Tratto da: Osho, Be Still and Know #9

Tradotto in italiano su Morte, la grande finzione, Om Edizioni



Continua su Osho Times n. 238




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