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newsletter n. 042

Ciao! 
Non so a te, ma a me ogni tanto capita… vedo un film con un famoso attore che in altri film fa, che ne so, l’Uomo Ragno, o Cat Woman, o Batman… un supereroe insomma. Ma in questo film è uno normale, con i problemi di tutti. E mentre è lì che si sta beccando una manica di botte da qualcuno io penso: “adesso tira fuori il costumino da supereroe e le sue capacità acquisite nell’altro film e li massacra tutti”. E invece no, il poverino va avanti a fare una brutta fine senza nessuna speranza di salvezza. Si è dimenticato completamente che può anche essere un altro, uno coi superpoteri... ma come, non ti ricordi di tutto quello che sai, di quello che sei?
Per fortuna le persone nella vita normale si ricordano delle loro diverse personalità anche opposte e le usano a loro piacere, passando da una all’altra scegliendo bene quella più funzionale alla situazione… o no?
Ahimè siamo tutti un po’ come il povero Batman che si prede una manica di botte essendosi dimenticato l’altra sua personalità. E chi ha per così dire “fregato” Batman, l’attore, è stato il regista che gli ha imposto un copione rigido. E nel nostro caso? Cos’è che ci blocca dentro una personalità che non ci piace o che non funziona con la situazione, che ci dà solo delle sofferenze o che non è capace di gioire? Come un attore identificato al 100% con una parte fissa adatta non a questo ma a un altro film, ci identifichiamo con il copione sbagliato… o addirittura superato, vecchio, morto.
Scoprire cosa ci blocca è il grande viaggio della consapevolezza, della presa di coscienza delle nostre parti nascoste, in altre parole è il viaggio verso il risveglio.
E il metodo? Osho dice che per tutte le nostre diverse malattie, lui ha un’unica medicina che funziona con tutto: la meditazione. Ed è il perno anche intorno a cui nasce e cresce la sua rivista, l’Osho Times, da cui sono tratti gli articoli di questa newsletter quindicinale che spero gradirai. Buona lettura - Akarmo



La medicina
dell'anima


Per riscoprire
fiducia in sé
e nella vita



Intervista a Dakshina e Anatta,
due delle co-direttrici di
Osho Gautama Multiversity
.

Da un articolo apparso su Osho Times



Marga: So che a Gautama avete due programmi speciali, l’Addiction Program, dedicato alle tossicodipendenze e Oltre la depressione, di cui tu, Dakshi­na, sei responsabile. Puoi parlarmene?
Dakshina: Premetto che tutti gli insegnanti e gli operatori che lavorano qui a Gautama si sono formati alla Humaniversity che del resto, in origine, nasce proprio come comunità terapeutica. Entrambi i programmi utilizzano quindi, come base, un programma intensivo di due settimane, il Tourist Program, che costituisce appunto il caposaldo della Humaniversity e del lavoro di Veeresh. Per la depressione si ripete il programma due volte, per la dipendenza anche quattro, talvolta, perché la “corazza” è un po’ più dura.
..

 


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Dissolversi
nel cielo
infinito


Da un incontro
a tu per tu
con il maestro


Un prezioso testo di Osho


Per molti anni nella prima Pune Osho teneva incontri serali, darshan, con un numero ristretto di persone – discepoli e visitatori – durante i quali in dialoghi a tu per tu – le persone venivano a sedersi proprio davanti a lui! –  rispondeva alle loro domande e inoltre dava il sannyas a chi decideva di impegnarsi in modo evidente (accettando un nuovo nome ad es.) a far diventare la meditazione sulla via di Osho, il proprio percorso di vita. Nelle spiegazioni che Osho dava dei nuovi nomi, proprio come nelle risposte a domande personali frequenti nei suoi discorsi, si trovano spunti preziosi per tutti, non solo per la persona a cui venivano dette le parole... ecco un assaggio di uno di quei rari momenti...

Osho: Il tuo nuovo nome è Ananda Neelamber. Ananda significa beatitudine, Neelamber significa cielo blu: un cielo blu pieno di beatitudine. Il blu è simbolo di profondità. Il cielo non è davvero blu, sembra blu solo a causa della sua infinita profondità.
Profondità abissale... e devi scomparire in quella profondità abissale. Non è come caderci dentro, perché se ci cadi la profondità non può essere molta visto che tu ci sei ancora; sarai tu a renderla poco profonda.
Scendere nell’abisso è più simile a scomparire
...

 


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